Provincia di Torino
Vigone (TO) : Edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
Tutta la zona del pinerolese apparteneva nel 1300 ad un ramo collaterale dei Savoia, i Savoia-Acaja, la cui capitale era Pinerolo e che possedevano anche il titolo di Signori di Vigone. Il ramo Acaja si estinse dopo circa 120 anni e territori e titoli tornarono al ramo principale dei Savoia.
Vigone conserva un impianto medioevale con numerose case decorate in cotto, i portici che costeggiano tutta la via centrale, palazzi a torre degli Acaja.
1) Casa dei Principi d’Acaja e del Fidlè; secolo XIII-XIV, Piazza Palazzo Civico, 32.
Il bel palazzo medievale era la residenza vigonese degli Acaja; ha subito purtroppo delle modifiche nel corso dei secoli, che lo hanno parzialmente snaturato.
Di proprietà privata, non accessibile all’interno. L’esterno presenta muratura a vista con cornici marcapiano in cotto. Originariamente terminava con merlatura ghibellina o a “coda di rondine”, in seguito tamponata per formare un loggiato all’ultimo piano del palazzo.
Conserva finestre archiacute con bifore. (Immagine in alto e in basso)
2) Torre Acaja di Casa Cimossa, Via Umberto I, 23 (ang. Via Oggero Bessone)
Risale al XIV secolo e fu edificata come sede amministrativa dei beni dei principi d’Acaja.
Subì successive modifiche a partire dal XVII secolo.
Portico a pianterreno; primo piano con finestre originali tamponate parzialmente. Il secondo piano conserva larghe finestre archiacute (in origine forse con bifore) ed è concluso da cornice marcapiano in cotto. L’ultimo piano è un loggiato.
3) Casa Torre. Palazzo Famiglia Della Riva, secolo XV, Via Umberto I, 35
L’edificio è in muratura a vista con buche pontaie. Rimangono lacerti di cornici in cotto di finestre.
Purtroppo molto rimaneggiato e alterato: scomparse le finestre a bifora che sono state tamponate o nelle quali sono state inseriti infissi moderni.
4) Palazzo in Via Umberto I, 1. Conserva tracce delle cornici medievali in cotto del portico e della finestre al primo piano.
Informazioni:
Nel centro storico di Vigone.
https://www.parallelo45.com/p45gallery_display.asp?Foto=150&Cat=5001
Fonti:
Fotografie dai siti sopra indicati
Data compilazione scheda:
23 ottobre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.T.




Pinerolo (TO) : Museo Civico di Arte Preistorica
Descrizione del materiale esposto.
In tutti i continenti della terra sono state ritrovate espressioni (pitture, incisioni e sculture) di Arte Preistorica. Il Museo presenta una selezione di calchi tridimensionali che riproducono alcune tra le più rilevanti incisioni rupestri ritrovate in Europa.
Il percorso è suddiviso in 4 sale; la prima è dedicata a incisioni ritrovate in alcuni stati esteri, la seconda a incisioni presenti in Italia, la terza e la quarta all’area del pinerolese. La prima sezione presenta calchi di incisioni del Monte Bego (Valle delle Meraviglie e Val Fontanalba), nelle Alpi Marittime Francesi, di Tanum (nel nord del Bohuslän), in Svezia e della Galizia, in Spagna.
Nella seconda sezione sono esposti calchi di incisioni della grotta del Romito a Papasidero in Calabria (unico calco di un’incisione risalente al Paleolitico presente nel Museo), della Val Camonica, valle lombarda ricchissima di incisioni rupestri e di Monte Bracco, in provincia di Cuneo.
Nella terza sezione sono esposti calchi delle incisioni della Val Pellice e della Val Germanasca; nell’ultima sezione quelli della Val Chisone.
In questo percorso espositivo viene offerto al visitatore un duplice approccio alle immagini: quello oggettivo, che rimanda ai siti originari dove i calchi sono stati rilevati, e quello soggettivo, che lascia a ciascuno la libertà di interpretare queste antichissime figure, capaci ancora oggi di suscitare stupore ed emozioni.
Informazioni:
Palazzo Vittone, Piazza Vittorio Veneto 8. Tel. 3450868633
Email: museicivicipinerolo@munus.com
Fonti:
testo tratto da: http://www.comune.pinerolo.to.it/web/index.php/servizi/aree-tematiche/arte-e-cultura/33-musei/84-museo-civico-di-arte-preistorica
Data compilazione scheda:
ottobre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza: GAT
Chieri – frazione Pessione (TO) : Castello di Fortemaggiore
Storia e descrizione del sito:
La concentrazione di castra in quest’area del Chierese meridionale (Fortemaggiore, Castelguelfo, Fontaneto, Mosi, Ponticelli e il castello di Mosetti, vedi schede relative) era indirizzata al controllo capillare e presidio di una zona agricola ricca di corsi d’acqua nella piana degradante verso il rio Banna. Tale processo prese avvio nel XII secolo e conobbe a cavallo di Duecento e Trecento una significativa accelerazione.
Il castrum Formagerii è già menzionato negli Statuti Civili di Chieri del 1313 ed è ancora menzionato con la stessa denominazione nel 1495.
Oltre al castrum vero e proprio caratterizzato dalla presenza di una torre rotonda, manufatto poco diffuso localmente, sopravvivono i muri perimetrali est e nord che racchiudevano una vasta corte centrale. Le cortine presentano un accurato apparecchio murario “testa-croce” con giunti di malta rigati e fascia decorativa a intonaco che mette in evidenza le mensole scalari. Non è possibile chiarire se e in che modo le cortine si collegassero all’edificio con torre. Sono ancora riconoscibili l’innesto di una cortina muraria che chiudeva il complesso a sud e tracce di una porta.
Informazioni:
Cascina di proprietà privata. Sito nella località di Fortemaggiore, poco discosto da Pessione a circa quattro chilometri da Chieri. (Chieri – Frazione Pessione -TO)
Fonti:
Fotografie 1, 2 e 3 GAT.
Bibliografia:
G. VANETTI, Chieri ed il suo territorio, Edizioni Corriere, 1995.
– Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Torino, a cura di M. VIGLINO DAVICO, A. BRUNO JR., E. LUSSO, G. G. MASSARA, F. NOVELLI, Torino 2007, p. 95
A. A. SETTIA, L’incastellamento nel territorio chierese fra XI e XV secolo secondo le fonti scritte (cenni), in «Quaderni della sezione Piemonte Valle d’Aosta Istituto Italiano dei Castelli», I (1976), pp. 9-19.
Data compilazione scheda: settembre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza: Mauro Marnetto – GAT
Chieri – frazione Pessione (TO) : Castelguelfo
Storia e descrizione del sito:
La concentrazione di castra in quest’area del Chierese meridionale (Castelguelfo, Fortemaggiore, Fontaneto, Mosi, Ponticelli e il castello di Mosetti, vedi schede relative) era indirizzata al controllo capillare e presidio di una zona agricola ricca di corsi d’acqua.
Il castello fu dei Romagnano, degli Acaia e dei Provana e venne trasformato nel corso del XVIII secolo in residenza signorile dai Gautieri. Per l’impianto e l’apparato decorativo, l’edificio è stato datato alla metà del XIV secolo, anche se la prima traccia scritta compare in un documento del 1425.
La costruzione si presenta oggi come un massiccio parallelepipedo in laterizio, d’impianto regolare circondato da fossato. Le cortine murarie merlate sono difese da bertesche angolari decorate con fasce multiple di pseudo archetti in laterizio; l’ingresso è presidiato da una slanciata torre quadrata, che presenta una struttura muraria laterizia decorata, sotto il coronamento, da una fascia a mensole scalari. Tipologia comune a molte torri piemontesi.
Le trasformazioni del complesso ad uso residenziale, avvenute in epoca barocca, e soprattutto tra XIX e XX secolo con gusto neo gotico, hanno comportato l’inserimento di tre ordini di finestre in rottura di muro e altre modifiche nella divisione dei vani interni e nell’apparato murario, ma la struttura resta tuttora uno degli esempi più notevoli d’impianto fortificato regolare in territorio chierese.
Informazioni: Cascina di proprietà privata. Sito nella località omonima, poco discosto da Pessione a circa quattro chilometri da Chieri. (Via Castelguelfo – Chieri – Frazione Pessione -TO)
Fonti:
Fotografie 1, 2 e 3 GAT.
Bibliografia:
G. VANETTI, Chieri ed il suo territorio, Edizioni Corriere, 1995.
– Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Torino, a cura di M. VIGLINO DAVICO, A. BRUNO JR., E. LUSSO, G. G. MASSARA, F. NOVELLI, Torino 2007, p. 96
A. A. SETTIA, L’incastellamento nel territorio chierese fra XI e XV secolo secondo le fonti scritte (cenni), in «Quaderni della sezione Piemonte Valle d’Aosta Istituto Italiano dei Castelli», I (1976), pp. 9-19.
Data compilazione scheda: settembre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza: Mauro Marnetto – GAT
Trofarello (TO) : Castel Rivera
Storia e descrizione del sito:
Il Castello di Rivera non nasce come episodio fortificato isolato, ma all’interno di un preciso programma di fortificazione del territorio adottato dal Comune di Chieri tra XI e XIV secolo per il controllo della produzione agricola. La prima menzione del “castrum seu domun Riperiae” risale al 1352. Recenti studi hanno dimostrato come, molto probabilmente in castel Rivera sia da vedersi il castello di Celle, che nel 1228 i signori di Revigliasco, nell’atto di dedizione a Chieri, si riservavano di “castellare”. Decisiva a questo proposito appare la dichiarazione di Giovanni Vagnone dei signori di Trofarello, che nel 1482 affermava “quod dictum castrum Riperiae fuit et erat castrum Cellarum”.Si può così fissare il breve arco di tempo in cui venne edificato il castello definito dalle due principali date di costruzione: quella relativa alla torre centrale (post 1228) e quella relativa alla corte (ante 1352).
Posizionato all’estremo meridionale del territorio di Trofarello in contesto agricolo pianeggiante e ricco di corsi d’acqua, la pianta del castello si sviluppa attorno a una corte quadrata con cortine di lunghezza regolare e intersecate nei loro vertici da tre, un tempo quattro, torri angolari a sezione circolare e un tozzo torrione cilindrico, che costituiva il nucleo originario dell’insediamento, a metà del fronte orientale a fianco dell’ingresso. Si trattava di una fabbrica eccezionalmente moderna che già registrava la traslazione sulla cortina della torre maestra.
Particolarmente interessante sono gli apparati decorativi realizzati con motivi di mattoni ferrioli distribuiti sulle apparecchiature murarie di torri e cortine, con rilevante concentrazione sulla torre nord-est. Caratterizzata dall’uso di mattoni stracotti disposti di testa a comporre nella tessitura muraria motivi geometrici, (losanghe, triangoli rovesciati e chevron) . Come nel caso del castello dei Mosetti, anche qui il coronamento al di sotto dell’antico passo di ronda è decorato da un fregio a mensole scalari con una fascia a denti di sega. La scelta di nobilitare, nel suo assetto tardomedievale, il baluardo militare con tali apparati denota una matura consapevolezza che esula dai soli scopi difensivi: la dominazione chierese esigeva una manifesta rappresentazione del proprio prestigio.
La seconda fase costruttiva dopo il 1352, vide la costruzione di tre maniche residenziali addossate alle cortine perimetrali sud, ovest e nord da parte del consortile chierese dei Simeone dei Balbo. Completavano l’insieme un fossato con controscarpa.
Le condizioni in cui versa attualmente il complesso sono assai precarie.
Informazioni:
Cascina di proprietà privata. Sorge a sud dell’abitato di Trofarello, su un territorio prevalentemente agricolo ai limiti dell’area industriale di Trofarello (Str. Rivera del Bocchetto, 9).
Fonti:
Fotografie 1, 2 e 3 GAT.
Bibliografia:
PIOLATTO E., Castel Rivera: il regesto di un’antica fabbrica. Proposte metodologiche per il restauro, Tesi di Laurea. Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, a.a. 1996-97
– Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Torino, a cura di M. VIGLINO DAVICO, A. BRUNO JR., E. LUSSO, G. G. MASSARA, F. NOVELLI, Torino 2007, p. 105.
SETTIA A.A., L’incastellamento nel territorio chierese tra XI e XV secolo secondo le fonti scritte (cenni), in: Quaderni della Sezione Piemonte – Valle d’Aosta dell’Istituto Italiano dei Castelli”, I (1976).
Data compilazione scheda: settembre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza: Mauro Marnetto – GAT
Chieri (TO) : Cascina fortificata di Fontaneto
Storia e descrizione del sito:
Fontaneto con Mosi, Ponticelli e il castello di Mosetti, sorge sulla cosiddetta ‘via Alta’, che collega Chieri a Santena: la concentrazione di castra in quest’area del Chierese meridionale era indirizzata al controllo capillare di un territorio ricco di corsi d’acqua. Come gli altri nominati si tratta di edifici realizzati o riplasmati nel corso del XIV secolo, quando la base economica chierese era basata sulla coltivazione cerealicola e , dunque, dovevano fungere da castelli-deposito, forse di pertinenza comunale. Di certo sappiamo che se nel 1313 esisteva solo il toponimo Fontanetum, nel 1366 esisteva già qualche struttura, tanto che agli uomini locali al pari di quelli di altre località vicine, era ordinato dal vicario chierese di custodire il luogo giorno e notte.
Subì nel 1397 danneggiamenti anche gravi da parte delle truppe del condottiero di ventura Facino Cane. Nel 1495 è citata l’esistenza di un complesso piuttosto vasto, all’epoca posseduto da membri dell’hospicium dei Gribaudenghi. Nella seconda metà del XVI secolo è ripetutamente citato il castellum de Fontanè, parte del quale venduta nel 1591 da Gabriele Tana ai consignori di Santena. Nel 1748 i Savoia crearono la “contea di Fontaneto”, comprendente anche i Mosi, i Mosetti, Castelguelfo e Ponticelli per infeudarla dietro adeguato compenso a Giuseppe Levrotti e suoi successori.
Oggi si presenta come un massiccio corpo di fabbrica a due piani fuori terra separati da una cornice marcapiano in laterizi disposti a triangoli rovesciati sovrastati da una fascia “a denti di sega” sempre in mattoni con pochissime aperture (per di più moderne) al livello inferiore. Il fronte della casaforte si affaccia su una corte attorno alla quale si raccolgono le cascine, decorate con una semplice fascia marcapiano, che riprende quella dell’edificio principale. Se tale fascia delimitava la linea del tetto, è probabile che la sopraelevazione di tutti i fabbricati sia opera settecentesca dei Levrotti. Al centro della corte era presente un pozzo con tettuccio in coppi, ora non più esistente. Il complesso ha subito pesanti inserimenti di strutture moderne per l’adattamento alle esigenze del lavoro agricolo.
Informazioni: Cascina di proprietà privata. Seguendo la SS 29 Torino-Alba, immediatamente dopo l’ingresso dell’A21 TO-Piacenza deviare a sinistra in direzione di Chieri (Strada Vecchia di Chieri) fino alla località Fontaneto.
Fonti:
Le fotografie 1, 2 e 3 sono GAT.
Bibliografia:
G. VANETTI, Chieri ed il suo territorio, Edizioni Corriere, 1995.
Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Torino, a cura di M. VIGLINO DAVICO, A. BRUNO JR., E. LUSSO, G. G. MASSARA, F. NOVELLI, Torino 2007, p. 102
Data compilazione scheda: settembre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza: Mauro Marnetto – GAT
Santena (TO) : Torre di Ponticelli
Storia e descrizione del sito:
Ponticelli, con Mosi, Fontaneto e il castello di Mosetti, sorge sulla cosiddetta ‘via Alta’, che collega Chieri a Santena: la concentrazione di castra in quest’area del Chierese meridionale era indirizzata al controllo capillare di un territorio ricco di corsi d’acqua. Il castrum de Ponticelli è menzionato per la prima volta nel 1260 quando entra a far parte della giurisdizione chierese. La torre, per i suoi caratteri architettonici è però successiva, forse realizzata non prima dell’inizio del XV secolo, dai Benso che, con altri consignori di Santena, già dal 1338 esercitavano giurisdizione sul luogo. La tradizione infatti indica tale castello come dimora estiva del ramo cadetto degli stessi marchesi Benso, divenuti in seguito conti di Cavour. In esso fecero testamento Manfrino Benso nel 1351 e Manfredo nel 1362. L’antica chiesa di Ponticelli viene anche nominata in una bolla di papa Alessandro III del 1176.
Si tratta di una torre a pianta circolare, oggi inglobata in una cascina, che spicca per l’elevato sviluppo verticale. Costituisce la sola parte rimasta di un complesso di maggiori dimensioni e si presenta integra ad eccezione della merlatura che doveva essere presente al di sopra della fascia di fregio laterizio che oggi la conclude. Tracce sul paramento indicano l’aggancio con muraglie non più esistenti. La balconata lignea che collega la torre alla cascina può suggerire interventi di restauro ottocenteschi. La torre ha svolto anche per un certo periodo il ruolo di campanile, documentato dalla presenza di una campana nella grande apertura presente nella parte superiore.
Informazioni:
Cascina di proprietà privata.
Seguendo la SS 29 Torino-Alba, immediatamente dopo l’ingresso dell’A21 TO-Piacenza deviare a sinistra in direzione di Chieri (Strada Vecchia di Chieri) dopo circa 100 metri svoltare a sinistra in via Longoria.
Bibliografia:
G. VANETTI, Chieri ed il suo territorio, 1989
Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Torino, a cura di M. VIGLINO DAVICO, A. BRUNO JR., E. LUSSO, G. G. MASSARA, F. NOVELLI, Torino 2007, p. 99
Fonti:
Fotografie: Foto 1, 2 e 3 GAT.
Data compilazione scheda: settembre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza: Mauro Marnetto – GAT
Pancalieri (TO) : Cappella cimiteriale di Santa Maria della Pieve
Storia e descrizione del sito:
La Pieve fu citata per la prima volta nel diploma imperiale di Federico I del 26 gennaio 1159, nel quale si confermava al Vescovo di Torino la concessione delle donazioni fatte alla chiesa dai suoi predecessori. Dunque è stato ipotizzato che la piccola chiesa, in posizione soprelevata e strategica rispetto alle vie di comunicazione, potesse essere presente già nel IV-V secolo. L’antica Pieve di Pancalieri era situata con tutta probabilità nel luogo dell’attuale cimitero, perché il ponte che vi conduce si chiama ancora adesso “Punt d’la Piè” (Ponte della Pieve) e la Commenda che sorse in seguito era detta “Commenda della Plebe”.
Anticamente presso le Pievi sorgeva il cimitero, e probabilmente la Pieve di Pancalieri era già dedicata alla Madonna perché nella carta di donazione del 1157 del marchese Giacomo Romagnano e di sua moglie Agnese alla Chiesa di S. Giacomo dell’ospedale di Cortevecchia è nominata «una pezza di terra in cui si trova un cimitero dedicato a S. Maria con una casa situata in un luogo detto Rivoira che è in Pancalieri.» (Gabotto, Carte inedite e sparse del Pinerolese, S. S. S.)
Non si hanno successive notizie della Pieve di Santa Maria fino al 1364 quando compare fra le chiese della diocesi di Torino che pagavano il cattedratico al vescovo. Nella seconda metà Trecento la chiesa fu declassata a semplice ecclesia ed esclusa dalle dipendenze dirette del clero secolare legandola alla Commenda Gerosolimitana di Pancalieri, cui diede il nome.
“Commenda” era il termine usato dagli ordini cavallereschi per definire il capoluogo di una circoscrizione entro cui potevano essere incluse una o più case ed edifici, nel caso di Pancalieri, probabilmente anche una struttura ospedaliero-assistenziale.
La cappella rimase sotto il priorato generale dell’Ordine Gerosolimitano fino al 1956, poi passò al patrimonio del Comune di Pancalieri.
I lavori di restauro, conclusi nel 2019, hanno permesso di riportare alla luce un’ampia porzione dell’abside romanica all’esterno, celata da un muro di collegamento tra la cappella e l’adiacente fabbricato ad uso servizi, che nascondeva anche una monofora murata e la tipica decorazione ad archetti in laterizio
Così sono state restituite alla cappella le originarie cromie contrastando nello stesso tempo il processo di degrado che rischiava di portare alla perdita irreparabile degli elementi decorativi.
Durante il secondo lotto di interventi, dopo che fu rimosso un recente altare in muratura e l’intonaco dell’abside che era stata ridipinta con una velatura di un acceso color azzurro, è stato recuperato l’originario apparato murario in laterizio romanico, sono state riaperte le due splendide monofore simmetriche rispetto all’altare e restaurata la porzione riaffiorata di affresco della metà del XIV secolo, raffigurante una Madonna in trono con Bambino. Dell’affresco si è conservata solo la porzione inferiore, ma il ritrovamento è importantissimo poiché, per affinità stilistica, tecnica pittorica e materiali, potrebbe essere attribuito a Dux Aymo/Aimone Duce.
A questo pittore pavese, documentato tra il 1417 e il 1444, è anche attribuito, sulla parete sud, un piccolo ma preziosissimo frammento di affresco quattrocentesco raffigurante la “Messa di san Gregorio”. Si tratta di un’iconografia abbastanza rara in Piemonte, che rappresenta la miracolosa apparizione di Gesù Cristo a san Gregorio Magno mentre celebra la Messa.
Relativamente alle altre partiture architettoniche si è deciso, in accordo con la Soprintendenza, di recuperare la fase decorativa interna risalente al 1925. Si è così attuato un mutamento completo dell’aspetto estetico della chiesa, con la ridipintura totale di pareti e volta, ad esclusione dell’affresco della Messa di san Gregorio Magno e della porzione absidale.
Le pareti sono decorate con finti drappi trattenuti al centro delle campate da sorte di grandi bottoni o borchie, mentre l’elegante decorazione fitomorfa in volta concilia la vocazione terrena di Pancalieri dedita alla produzione di erbe officinali con la funzione di Cappella cimiteriale. Le essenze rappresentate hanno valenze simboliche religiose: la passiflora nel catino absidale, rimanda agli eventi della Passione Pasquale, al centro dei tondi in volta i soffioni del tarassaco simboleggiano la fugacità della vita umana, i fiori affascinanti, ma ingannevoli dello stramonio, perché velenosi, rappresentano l’erba del diavolo o delle streghe.
Informazioni:
A destra dell’ingresso del Cimitero, Via Circonvallazione.
Aperta per le festività dei Defunti e Ognissanti. Info Comune, tel. 011 9734102
https://artbonus.gov.it/1548-cappella-cimiteriale-santa-maria-della-pieve.html
http://www.comune.pancalieri.to.it/Home/Guida-al-paese?IDDettaglio=28090
Fonti:
Fotografie e notizie dai siti sopra elencati
Data compilazione scheda: 29-4-2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Bussoleno – Foresto (TO): Cappella della Madonna delle Grazie
Storia e descrizione del sito:
La Cappella della Madonna delle Grazie si trova ai margini della frazione Foresto, in un’area detta della Posta, a memoria del fatto che in questo luogo avveniva la sosta ed il cambio dei cavalli e delle carrozze che percorrevano la via Francigena. Ignota l’origine della cappella, però il ciclo di affreschi ne prova l’esistenza almeno a partire dall’ultimo quarto del XV secolo.
Presenta all’esterno un affresco con l’Annunciazione realizzata nell’ultimo quarto del XV.
Conserva al proprio interno un ciclo di affreschi quattrocenteschi, dedicato alle Storie dell’infanzia della Vergine o della Vita di sant’Anna e san Gioacchino tratte dall’apocrifo Protovangelo di Giacomo. La sua realizzazione è attribuita alla mano di Antoine de Lonhy, residente nel 1462 ad Avigliana. Il tema iconografico principale è distribuito sulle quattro volte della cappella, nelle quali sono visibili le scene di Gioacchino al Tempio, il Sogno di Gioacchino nel deserto, l’Incontro tra Gioacchino ed Anna alla Porta d’Oro di Gerusalemme, la Nascita della Vergine.
L’area absidale è occupata da un’intensa raffigurazione della Pietà o Compianto sul Cristo morto, mentre le pareti laterali ospitano due teorie di santi; a nord, da sinistra a destra: santa Caterina d’Alessandria, san Bartolomeo, san Pietro Martire, un santo benedettino (san Mauro?), san Sebastiano; sulla parete sud: santa Barbara, un santo benedettino (san Giusto?), sant’Antonio abate, un santo vescovo (san Biagio?), san Rocco.
Gli affreschi sono stati restaurati tra 2005 e 2006.
Informazioni:
Frazione Foresto – regione Polveriera 8, Cascina della Posta, Via gran Porta 1 . Visite guidate su richiesta. Su prenotazione per gruppi e scuole. Informazioni: tel. 0122/622640 www.centroculturalediocesano.it
Da non confondere con un’altra omonima cappella novecentesca sita in Borgata Argiassera.
Links:
https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/13-cappella-della-madonna-delle-grazie
https://www.chieseromaniche.it/Schede/709-BUSSOLENO-MADONNA-DELLE-GRAZIE.htm
https://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bussoleno/cappella-della-madonna-delle-grazie-foresto
Bibliografia:
Ludovici A.M., Pitture murali in Valle di Susa. I cicli affrescati al servizio della fede, Graffio, Borgone di Susa 2014, pp. 200-205
Fonti:
Immagini dai siti sopraindicati.
Data compilazione scheda:
25 novembre 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Novalesa (TO). Museo di Arte Religiosa Alpina
Storia del Museo:
Il Museo di Arte Religiosa Alpina a Novalesa è parte del Sistema Museale Diocesano di Susa ed è nato allo scopo di conservare e valorizzare le numerose ed importantissime testimonianze artistiche, alcune delle quali sono significative a livello europeo, ospitate presso la parrocchiale di Novalesa. Ospitato nei locali della cappella della Confraternita del SS. Sacramento, adiacenti alla seicentesca chiesa parrocchiale di Santo Stefano.
Descrizione delle collezioni:
Nel Museo vi è una straordinaria raccolta di oggetti d’arte dal VI al XVIII secolo, tra i quali spicca per importanza l’urna reliquiario di Sant’Eldrado, abate di Novalesa nel IX secolo, opera di argentiere renano-mosano del XII secolo.
La visita, oltre che nei locali rinnovati della Cappella della Confraternita, comprende anche l’adiacente parrocchiale, che ospita tra l’altro preziose tele della scuola del Caravaggio, del Rubens, di Le Moyne e di Daniele da Volterra, trasferite per volontà di Napoleone da Parigi all’ospizio del Moncenisio e di lì a Novalesa.
Informazioni:
Ex Cappella del SS. Sacramento, accanto alla Parrocchiale. Via Maestra, 19, Novalesa . Tel. 0122 622640
Prenotazioni sul sito http://www.centroculturalediocesano.it/museo-di-novalesa.html
Link:
http://www.centroculturalediocesano.it/museo-di-novalesa.html
https://vallesusa-tesori.it/it/luoghi/novalesa/chiesa-parrocchiale-di-santo-stefano
Fonti:
Fotografia dal sito https://vallesusa-tesori.it
Data compilazione scheda:
27 settembre 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese