Provincia di Alessandria

Ottiglio (AL) : Chiesa di San Michele a Moleto

746_8ottigliosanmichele

Storia del sito:
La prima documentazione riguardante il Comune di Ottiglio risale ad un documento del 1164, dove il paese viene citato tra le terre che l’Imperatore Federico I° concede al Marchese del Monferrato. L’insediamento di MOLETO è molto antico, come testimoniano i due edifici religiosi probabilmente anteriori all’anni Mille, le chiese di San Michele e San Germano, quest’ultima scomparsa. La chiesetta romanica di San Michele sorgeva in regione S. Michele tra Moleto e la Prera presso la cascina Cressano; l’area fu utilizzata per l’estrazione di marna cementifera. E’ stata ipotizzata una fondazione da parte dell’abbazia di S. Michele di Lucedio [RICALDONE 1999, p. 533]. Elencata nel 1298-99 come Ecclesia de Crexano nelle decime della diocesi di Vercelli, pieve di Rosignano, in unione con S. Germano [ARMO, p. 37]. La chiesa e parte del borghetto appartennero almeno dal sec. XV e fino al sec. XIX a monache di Trino, non residenti [RICALDONE 1999, p. 533].[notizie da: http://www.artestoria.net]
L’edificio venne smontato nel 1968 e trasportato nel suo luogo attuale dal luogo a causa dell’avanzare dell’attività estrattiva del tempo.
La ricostruzione non ha rispettato l’orientamento originario: ora la facciata è rivolta a est.

Descrizione del sito:
CHIESA DI SAN MICHELE. Edificio del XII secolo. Muratura in pietra da cantoni locale. Facciata a capanna. Piccola aula rettangolare con abside semicircolare più bassa e coperta da una semicupola in pietra, forata da una monofora a doppia strombatura e coronata esternamente da archetti pensili monolitici, poggianti su mensoline; analoga decorazione corre sui fianchi laterali della chiesa. Campaniletto a vela. Interno spoglio. Una lapide ricorda lo spostamento della chiesa dal sito originario. Sia sulle pareti esterne che all’interno si trovano graffiti sulla pietra da cantoni di varia epoca (uno è datato 1559) [ALETTO 2004, pp. 28-73].

Informazioni:
Comune tel. 0142 921129

Fonti:
Fotografie della chiesa di San Michele da: http://www.provincia.alessandria.it

Data compilazione scheda:
6 luglio 2012 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

746_9particolare.

Ottiglio (AL) : Chiese di Madonna dei Monti e di San Gottardo

Ottiglio MadMonti-abside

Storia e descrizione dei siti:
MADONNA DEI MONTI
Ricordata sin dal XIII secolo come “ecclesia Sanctae Mariae de montibus”, appartiene per ragioni storiche alla parrocchia di Grazzano Badoglio e fu a lungo contesa tra la comunità di Ottiglio e l’abate di Grazzano.
L’origine del santuario si fa risalire all’epoca degli Aleramici, fondatori e protettori dell’abbazia di Grazzano. Anche questa piccola chiesa campestre venne affidata alle cure dei Benedettini.
Dell’antico impianto romanico resta solamente la bellissima abside in conci di tufo, preservata dalle ingiurie del tempo mediante una copertura che univa la chiesa con l’adiacente fabbricato rurale destinato dapprima ad accogliere un eremita e successivamente, dal 1797, una piccola comunità di monaci dell’abbazia trappista di Tamiè, sfuggiti dalla rivoluzione; in seguito vi abitò un mezzadro che coltivava ciò che restava delle 26 moggia di terreno locale, un tempo di pertinenza dell’abbazia.
Nel XVI secolo, per far fronte al grande popolamento della zona, la chiesa fu ricostruita in stile gotico. Nel 1944 un incendio distrusse il campanile, ricostruito negli anni ’60 del Novecento con il contributo del cementiere Luigi Buzzi. Nel 1965 la chiesa fu completamente restaurata a spese dell’industriale Pininfarina: i lavori, compiuti sotto la supervisione del professor Umberto Clerici sovrintendente ai monumenti per il Piemonte, terminarono nel 1966, conferendo all’edificio un aspetto neogotico. [notizie dal sito del Comune di Grazzano Badoglio indicato sotto al n°2 ]
L’ABSIDE è divisa in tre parti da agili colonne che terminano con capitelli scolpiti a forma di foglia ed illuminata grazie a tre monofore dallo stile molto raffinato.
________________

CHIESA DI  SAN GOTTARDO.
Si trova in aperta campagna, nei pressi della cascina Prosio, a nord di Ottiglio. La chiesetta, di incerta origine, forse secolo XI poi rimaneggiata nel 1885 e restaurata nel 1992. , è formata da un’aula rettangolare con abside; l’intonaco, ormai scrostato, ha messo in risalto la muratura prevalentemente in pietra di cantoni.


Informazioni:

Chiesa Madonna dei Monti. Sorge sul colle denominato “Madonna dei Monti”, uno dei più elevati del Monferrato (379 m).  Comune di Ottiglio tel. 0142 921129 ; Parrocchia di Grazzano Badoglio tel. 0141 925123

Links:
http://www.comune.ottiglio.al.it/Cennistorici.php
http://www.comune.grazzanobadoglio.at.it

https://www.artestoria.net/book_0_1.php?loc=58
https://www.chieseromaniche.it/Schede/1175-Ottiglio-San-Gottardo.htmhttps://www.chieseromaniche.it/Schede/1175-Ottiglio-San-Gottardo.htm

Fonti:
Fotografie della chiesa di Madonna dei Monti tratte dal sito del Comune di Grazzano Badoglio.
Foto della chiesa di San Gottardo, le ultime due in basso, di Cristina Bargero.

Data compilazione scheda:
6 luglio 2012 – aggiornam. maggio 2014 – giugno 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Ottiglio Monti esterno

Ottiglio – S. Gottardo 1

 

 

 

 

 

 

 

 

Ottiglio – S. Gottardo 2

 

 

 

 

 

 

 

 

Orsara Bormida (AL) : Castello

orsaracastello_frontale

Storia del sito:
Nato come semplice torre di avvistamento intorno all’anno 1000, fu trasformato in Castello nel secolo XIV, con l’aggiunta di una torre ottagonale. È citato per la prima volta in un documento del 1196. Anticamente i feudatari, i Marchesi Malaspina, sono ricordati da Dante Alighieri, nel “Purgatorio” (Divina Commedia) che li ringrazia per l’ospitalità ricevuta durante una sua visita. Terreni e Castello passarono poi, per il matrimonio di Violante Malaspina, in proprietà ai Conti Lodrone che vi abitarono fino al 1530. Il castello venne ampliato nel XV e trasformato in residenza signorile nel corso del XVII e XVIII secolo. Dopo numerosi passaggi il Castello, dagli inizi del ‘900, è di proprietà della Famiglia Remondini di Genova che ha provveduto recentemente ad effettuare una profonda ristrutturazione degli interni, lasciati architettonicamente intatti, ma resi accoglienti per una continuativa fruizione abitativa. Anche gli arredamenti risalenti al Cinquecento e Seicento, sono rimasti intatti.
Legata proprio all’immagine del Castello, è stata avviata dai proprietari un’attività di produzione vinicola.

Descrizione del sito:
Il castello, dall’esterno, si presenta caratterizzato da tre torri: quella più antica e di dimensioni maggiori, posta nell’attuale zona residenziale, è la torre quadrata; ad un estremo della stessa zona è la torre ottagonale, mentre la torre di dimensioni minori, di forma cilindrica, parte integrante della cinta di mura di protezione del castello, ebbe funzione di torre di vedetta.
All’interno delle mura perimetrali del maniero, vi è un esteso giardino su due piani.
Nelle varie stanze del piano inferiore e nelle camere da letto del piano superiore vi sono arredi e mobili d’epoca intarsiati o dipinti; una stanza particolare è la biblioteca, insigne per la preziosa raccolta di libri storici su Orsara e sul castello stesso, come quelli sulle spese effettuate.
Nei sotterranei, i locali in passato adibiti a prigioni ed oggi a cantine, hanno volte a botte e a crociera; vi sono cunicoli, passaggi a scala e a corridoio un tempo utili anche per emergenze o per segretezza di spostamenti ed oggi fruibili come accessi particolari dei locali naturalmente isolati da mura spesse in pietra.

__________

Nei pressi del Castello sorge l’ORATORIO della Ss. Annunziata o dei Disciplinanti è la più antica chiesa del paese forse risalente all’anno mille; fu parrocchiale fino al 1660 e fece parte del ricetto del castello, collocato a breve distanza, in posizione leggermente soprelevata.
Di stile lombardo romanico, a navata unica con due cappelle laterali in prossimità del transetto, presenta affreschi secenteschi recentemente restaurati.
Fino al 1810 fu anche luogo di sepoltura degli orsaresi; i cadaveri erano deposti, senza bara, in due sepolcri scavati sotto il pavimento della chiesa, ricoperti da botole di pietra tuttora visibili o anche nel terrapieno intorno alla chiesa stessa.

Informazioni:
Di proprietà privata,  tel. 010 3624006 oppure 0144 367016; email: info@orsara.com

Links:
http://www.castellodorsara.com

http://www.comune.orsara.al.it

Fonti:
Notizie tratte dai siti sopra indicati; fotografia dal sito al n°1.

Data compilazione scheda:
13/1/2007 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Olivola (AL) : Chiese di San Pietro

olivola paesa

Storia e descrizione del sito:
CHIESA DI SAN PIETRO. Non si hanno notizie certe, ma si deduce dalle forme architettoniche che il campanile risale all’XI-XII secolo, mentre la restante parte della chiesa è successiva e architettonicamente meno interessante. Il campanile è interamente realizzato in conci di calcare locale o “cantoni”, decorato con archetti pensili e dentellatura. Forse era una torre di avvistamento a cui è stata successivamente addossata la chiesa e aggiunta la cella campanaria; infatti dall’interno della chiesa si nota la decorazione ad archetti anche su quel lato del campanile che è ad essa addossato.

La chiesa non è da confondere con la Parrocchiale, pure dedicata a San Pietro, ma d’epoca assai più tarda.

In Olivola vi è ancora un’altra chiesa con lo stesso titolo, detta di SAN PIETRO APOSTOLO-AUDITORIUM. Edificio tardo romanico, realizzato in muratura frammista di mattoni pieni e conci di calcare locale. La facciata è a capanna caratterizzata da due contrafforti d’angolo e da un semplice occhio centrale.

Informazioni:
La chiesa più antica, con campanile, sorge all’estremità meridionale del paese, su una piccola altura da cui si può vedere un bel panorama.  Via Luigi Pugno. Comune, tel. 0142 928141

Link:
http://www.comune.olivola.al.it/

Fonti:
Foto in alto tratta nel 2014 dal sito www.ilmonferrato.info.

Data compilazione scheda:
22 novembre 2011 – aggiorn. maggio 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese

olivola

Odalengo Grande (AL) : Torre di San Quirico

torre_quirico

Storia e descrizione del sito:
Odalengo Grande esisteva prima del secolo X. Appartenne ai Marchesi del Monferrato, ai quali fu confermato da Federico Barbarossa nel 1164. Seguì le sorti del Monferrato e fu infeudato a vari signori locali, tra cui i conti Gozzani di Treville. Scarsi sono i resti dell’antico castello.
Dell’antica Pieve di San Quirico resta solo il campanile romanico, detto oggi “torre di San Quirico”.
Di epoca romanica, il primo piano è in conci di tufo di bella fattura, decorato con archetti pensili intrecciati e dentellatura, la restante parte è in muratura di mattoni. Il secondo e terzo piano presentano monofore, il quarto e ultimo, bifore con colonnina centrale completa di capitello. In ricordo dell’antica Pieve venne realizzata vicino alla torre, alla fine dell’800, una cappelletta in stile ecclettico, sempre dedicata a San Quirico.

Informazioni:
Comune  tel. 0142 949021

Link:
http://www.comune.odalengogrande.al.it/monumenti.htm

Fonti:
Fotografia dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
22 novembre 2011 – aggiorn. maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Morsasco (AL) : Chiesa di San Vito e castello

320px-Morsasco-chiesa_san_vito1

Storia del sito:
La Chiesa, o pieve, di San Vito (o Vittore) è il più antico edificio presente nel comune di Morsasco, forse preesistente al paese stesso e dista poche centinaia di metri dal bellissimo centro storico. La prova dell’antichità è data, oltre che della struttura architettonica, anche dal Titolo che è antichissimo e tipico della primitiva Diocesi Metropolitana di Milano. L’edificio religioso presenta un’abside semicircolare alto medioevale (XI sec); la restante parte dell’edificio religioso denuncia diverse fasi costruttive; mentre la datazione del portico in facciata è incerta: scarne notizie ricavate dai conti del Comune del 1706 citato l’acquisto di duecento coppi per portico suddetto, con la spesa di £ 40 (di Genova). Il terreno intorno a S. Vito fu adattato a lazzaretto e divenne quindi cimitero nei primi anni del Seicento. Il gran numero di decessi a causa della peste rese, infatti, insufficiente il vecchio cimitero adiacente la Parrocchiale.
La chiesa versava in uno stato di avanzatissimo degrado degli affreschi interni e della rara copertura dell’abside, realizzata in lastre di Luserna. In seguito al terremoto del 21 agosto 2000, la zona absidale subì ulteriori danni. Nel 2003 venne realizzato il consolidamento strutturale ed antisismico del catino absidale. Gli affreschi sono stati restaurati recentemente.

La Pieve necessita di ulteriori urgenti restauri: https://www.restauroeconservazione.info/sos-san-vito/

Descrizione dei siti:
CHIESA DI SAN VITO. Nel corso dei secoli la chiesa subì vari interventi di piccola ristrutturazione, come testimonia la conformazione della tessitura muraria, con evidenti segni di saldature, aggiunte, ammorsature. In particolare, la zona absidale venne interessata da uno o più grandi crolli, che hanno potuto provocare una risistemazione anche massiccia dell’edificio religioso, forse prolungato nelle sue pareti laterali: la cortina muraria interna dell’emiciclo absidale, più o meno sino all’altezza delle strette aperture monofore, è costituita da grossi e lunghi conci di pietra arenaria, disposti secondo corsi abbastanza regolari in senso orizzontale; al di sopra di questo livello, e soprattutto in corrispondenza dell’affresco centrale, il materiale e la tecnica costruttiva palesano indubbiamente un intervento edilizio posteriore (materiale di recupero, rari pezzi di mattoni con scaglie o pietre di piccola pezzatura in abbondante malta). Tale operazione precede certamente la fine del XV secolo, epoca cui si può far risalire l’esecuzione degli affreschi.
Nell’interno del catino absidale vi è l’AFFRESCO della Crocifissione: alla sinistra del Cristo sono la Vergine Maria e un santo laico a cavallo, tradizionalmente riconosciuto come San Vito, titolare della chiesetta; alla destra, uno degli apostoli, fino ad ora individuato come San Giovanni (ha il volto e parte della figura rovinati al punto da non consentirne una certa attribuzione). Accanto a questi, infine, è Sant’Antonio Abate. La scena è riquadrata da una doppia cornice ocra e rossa, che probabilmente risolveva le linee principali dell’architettura absidale (tracce d’intonaco colorato permangono negli sguanci a doppia strombatura delle finestre e nella nicchia degli arredi sacri).
Le caratteristiche stilistiche e dell’abbigliamento dei personaggi consentono di datare l’affresco con buona approssimazione attorno al 1480.
Un altro affresco è presente nell’edificio: una Madonna in trono, di autore ignoto del sec. XV; situato alla sinistra dell’altare maggiore, nella posizione in cui la calotta absidale incontra la muratura settentrionale dell’aula. Raffigura la Vergine seduta su un rigido sedile, munito di schienale e braccioli, appena abbozzato e con una scarna decorazione; in braccio ha il Bambino, strettamente fasciato e rivestito da un largo colletto ricamato, che gli copre anche le spalle; l’abito della Madonna è una semplice tunica manicata (dal mantello spuntano i polsini), il cui colore originale deve aver subito una forte alterazione (è attualmente violaceo); anche il velo che le ricopre la testa è molto semplice e privo della gorgiera indossata invece dalla Madonna della Crocifissione. Questo particolare, insieme alla posizione ribassata dell’affresco rispetto a quello centrale, potrebbe far pensare ad una realizzazione leggermente posteriore, ma sempre nell’arco del secolo XV. La riquadratura della scena è in blu. L’autore di questo affresco possiede mezzi artistici più limitati, com’è evidente osservando la rigida ingenuità dei panneggi, che nascondono completamente e rendono quasi indefinibile la disposizione dei corpi, e la difficoltà con cui sono rese le mani. Questo maestro proviene da un ambito locale ed esiste la possibilità di un interessante confronto con l’autore del trittico di sant’Innocenzo, conservato nell’omonima chiesa di Castelletto d’Orba (AL).
Per approfondire la storia e gli affreschi vedi l’ALLEGATO  Morsasco san_vito -www.webalice.it-inforestauro

_______________

In Morsasco il CASTELLO si erge maestoso sulle case dell’antico ricetto a cui si accede passando attraverso un’alta porta, ricavata alla base della torre che presenta ancora le tracce del ponte levatoio. Superata la soglia, si sale seguendo il vicolo in pietra fino alla parrocchiale. Il castello, citato dal XIII secolo, appartenne ai Malaspina, ai Lodron, ai Gonzaga, ai Centurione e ai Pallavicino. Di notevole importanza strategica, nel corso dei secoli perse le caratteristiche militari, e si presenta, oggi, come una dimora signorile dai grandi saloni e dalle piacevoli sale.

Informazioni:
La chiesa di San Vito è nei pressi del cimitero.  Comune tel. 0144 73022

Il castello è nel centro storico.

Links:
http://www.inforestauro.org

http://www.comune.morsasco.al.it

Fonti:
Notizie dai siti sopra elencati.  Foto in alto da http://commons.wikimedia.org.
Foto  in basso di Antonella Barbara Caldini da www.inforestauro.org e dal sito:
https://www.kimia.it/it/referenze/consolidamento-chiesa-san-vito-morsasco

Data compilazione scheda:

21 novembre 2011 -aggiornamento maggio 2014 e febbraio 2023

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Morano sul Po (AL) : Necropoli dell’età del Bronzo

morano_po_tomba

Storia del sito:
Nel febbraio 1994 l’avvio di uno spianamento agricolo all’interno di una risaia in loc. Pobietto di Morano sul Po (AL) portava alla localizzazione di una necropoli dell’età del Bronzo finale con sepolture a cremazione, in parte collocate all’interno di recinti di forma circolare o rettangolare con tumulo terragno. Ad un primo recupero a carattere di urgenza seguiva, a partire dalla primavera 1995, un’indagine archeologica finanziata del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, articolatasi in quattro campagne ed ancora in corso, che ha portato (1998) al recupero di oltre quaranta tombe.

Descrizione del sito:
Il sito, collocato a quota 129 s.l.m. sulla sinistra idrografica del fiume Po, comprende un’area di 14.600 mq, resa piatta e uniforme da duecento anni di coltura a risaie. È ubicato in posizione molto favorevole lungo il Po, non lontano dalla sua confluenza con la Dora Baltea, ed in prossimità dello sbocco in pianura di itinerari terrestri che lungo le valli dello Stura e del Versa lo collegavano alla valle del Tanaro. Inoltre si trovava lungo un importante asse di navigazione fluviale che, a partire dall’XI secolo a.C., collegava l’alto Adriatico, la Pianura Padana e le aree transalpine.

Descrizione dei ritrovamenti:
La necropoli, ad esclusivo rito incineratorio, è caratterizzata dalla presenza di recinti di forma circolare e rettangolare con tumulo terragno. Le dimensioni dei recinti sono variabili e non sembrano in relazione allo stato sociale del defunto. I diametri oscillano tra un massimo di 6 m ad un minimo di 1,7 m. I recinti rettangolari hanno una larghezza compresa tra i 3,2 e i 5,2 m. I pozzetti hanno forma prevalentemente circolare con un diametro compreso tra i 60 e 80 cm e una profondità intorno ai 40-50 cm. Il rito dell’incinerazione è documentato in Piemonte dalla fine della media età del Bronzo (metà XV – metà XIV secolo a.C.) fino alla media età del Ferro (VI-V secolo a.C.), anche se forme di biritualismo compaiono ancora nella fase iniziale, come ad Alba. La cremazione appare comunque precocemente attestata in Piemonte già tra la fine dell’antica e gli inizi della media età del Bronzo, probabilmente con la deposizione dei resti cremati e del corredo direttamente nella fossa o in un contenitore deperibile (Casale Monferrato, loc. Vallare). Talvolta venivano collocati nella sepoltura anche altri recipienti fittili (vasi biconici, scodelle, tazze, bicchieri) forse come offerta o forse come recipiente per le offerte, rinvenuti sia a lato, sia all’interno, sia in appendici del pozzetto. A Pobietto la raccolta dei resti della cremazione sulla pira funebre sembra che si limitasse generalmente ad un recupero di tutti gli elementi scheletrici identificabili, senza la raccolta intenzionale di carboni e ceneri residuali del rogo. Gli elementi del corredo metallico, quasi sempre in stato frammentario e che verosimilmente avevano accompagnato il morto sulla pira funebre, erano stati raccolti e collocati all’interno dell’urna sempre adagiati al di sopra delle ossa, anche nelle deposizioni multiple. Il rituale funerario prevedeva in genere la collocazione sul rogo di prodotti vegetali coltivati (cereali, leguminose) o che crescevano spontaneamente nelle vicinanze dell’insediamento (uva, nocciole), di alimenti preparati con farine (pappe) e di parti di animali, forse talvolta contenuti anche nei recipienti, privi di resti ossei, che si rinvengono nelle sepolture, come sembrerebbe indicare la scodella accessoria della tomba 5/95, che conservava al suo interno diversi piccoli ciottoli, forse serviti a riscaldare il contenuto. Un’ulteriore conferma all’ipotesi dell’esistenza di pratiche connesse al culto dei morti, in cui trovava posto l’offerta di prodotti vegetali, viene dalle numerose fosse rituali rinvenute in tutti i settori della necropoli. II corredo metallico, generalmente in accordo con le determinazioni antropologiche, è costituito da oggetti di abbigliamento (spilloni, fibule), di ornamento (armille, anelli, anelli a spirale, orecchini, elementi di collana, bottoni), di uso personale (amo, ago da cucito) e raramente da armi (punta di lancia), presenti singolarmente o in diverse combinazioni. Nelle tombe maschili compaiono con maggiore frequenza soltanto oggetti di abbigliamento (spilloni, in numero variabile da uno a quattro; fibule ad arco serpeggiante in due pezzi, talvolta con arco rivestito, in un unico esemplare) o di uso personale. Solo raramente ed in numero ridotto sono documentati gli ornamenti, in genere un anello circolare o a spirale. Nelle tombe femminili invece agli oggetti di abbigliamento, solitamente una o due fibule ad arco semplice, si affiancano spesso elementi di ornamento, talvolta anche in numero rilevante; non sembra prevista dal rituale la collocazione di elementi di corredo specifico nelle tombe di bambini, la cui deposizione è attestata a Morano sul Po in due casi, sempre all’interno di sepolture multiple. Tra gli oggetti di uso personale si segnala la presenza di un piccolo ago da cucito di bronzo con salvapunta.

Informazioni:
Loc. Pobietto, il sito non è visitabile.

Bibliografia:
VENTURINO GAMBARI (a cura di), 1999, In riva al fiume Eridano, catalogo della mostra allestita sino al 2007 al Museo Civico di Casale Monferrato VENTURINO GAMBARI, PEROTTO, 1998, Morano Po. Necropoli dell’età del bronzo finale, in QuadAPiem, 14 pp. 211 -212

Fonti:
Articolo tratto dal testo  “In riva al fiume Eridano”,  sopra citato.
Immagini tratte dall’ALLEGATO  La civiltà di Pobietto

Data compilazione scheda:
23 settembre 2003 – aggiorn. maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Federico Vigo – Gruppo Archeologico Torinese

morano_po_piantina

Molare (AL) : Chiesa di Santa Maria di Campale

 molare_pieve-foto-Paolo-Albertelli

Storia e descrizione del sito:
La pieve di Santa Maria di Campale, romanico-gotica, fu la prima parrocchia di Molare e risale, nelle forme attuali, al XIII sec.
Ha facciata a capanna, piccolo campanile a vela. Di notevole pregio è l’abside rettangolare, formata da un’alternanza di mattoni e pietre, con archetti pensili e decorazioni di finissima fattura, un autentico gioiello architettonico in perfette condizioni. L’interno è a una navata, presenta un tetto a capriata e pavimento in cotto; sulle pareti tracce di affreschi quattrocenteschi, dovuti a varie mani. Tra i dipinti una Madonna del latte di squisita fattura sulla parete sinistra, accanto ad una Crocifissione, e un trittico su quella di destra, tutte opere databili tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500.

Molare conserva un bel centro storico di impianto ligure, nel quale spicca il CASTELLO della seconda metà del XVI secolo, forse modificato e ampliato a fine XIX secolo dal D’Andrade.

Informazioni:
Nel cimitero. Comune tel. 0143888121 (Non confondere con la parrocchiale “Nostra Signora della Pieve” che si trova in Via Umberto I.)

Links:
http://www.molare.net/molare/molare_la_storia.html#

Fonti:
Notizie e fotografie tratte nel 2011 dal sito sopracitato e da altri non più attivi nel 2020.

Data compilazione scheda:
20 novembre 2011 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

molare abside

Malvicino (AL): Pieve di San Michele

Storia del sito:
La chiesa è citata in un documento del 1179 ove si afferma che questa è tra le chiese che papa Alessandro III riconosce dipendere dal monastero di San Quintino di Spigno; in un altro del 1478 che sancisce il passaggio della cappella sotto la giurisdizione ecclesiastia del vescovo acquese. Ad un certo punto della sua storia la cappella passò sotto la giurisdizione di Santa Maria del Cauro di Montechiaro, anche se quando tale dipendenza viene segnalata, nel XV secolo, si tratta di un rapporto di fatto solo formale. Il momento di passaggio dalla dipendenza monastica alla funzione parocchiale, dovette incidere sensibilmente sull’aspetto architettonico della cappella che presenta infatti una significativa somiglianza di strutture con la pieve di Montechiaro.
Abbandonato, fu interdetto dal XVII secolo; oggi l’edificio è stato recentemente ben restaurato.

Descrizione del sito:
L’edificio è ad aula unica, presenta un tetto a capanna, murature in pietra a vista poco curate. L’abside semicircolare è illuminata da una monofora a doppio strombo di forma rettangolare. All’interno, capriate in legno e, nella zona absidale, frammenti di un affresco tardoquattrocentesco raffigurante il Giudizio Universale. La dedicazione all’Arcangelo Michele, protettore delle anime dell’aldilà, presidente del tribunale del Giudizio Universale e che pesava le anime sulla bilancia può essere in rapporto con il tema degli affreschi. Sulla parete destra dell’abside vi è la rappresentazione delle anime dei dannati, abbrancati violentemente e divorati dal demonio, mentre sulla sinistra si intravvedono alcune anime di beati che ascendono al cielo.

Informazioni:
La cappella si trova a circa 2 km dal paese, in località Prazzini, adiacente alla strada comunale che collega questo paese a Turpino e poi a Montechiaro d’Acqui, dove si presume fosse collocato il primitivo borgo. Si raggiunge da una strada sterrata. Comune tel. 0144 340882 .

Link:
http://www.comune.malvicino.al.it/ComSchedaTem.asp?Id=33509

http://lnx.iislevimontalcini.it/sitob/chiese/pieve/INDEX.HTM

https://www.chieseromaniche.it/Schede/1536-Malvicino-San-Michele-Arcangelo.htm

Fonti:
Notizie tratte anche dal sito http://web-archive-it.com, non più esistente nel 2020. Foto in alto e ultima in basso dal sito http://lnx.iislevimontalcini.it/

Data compilazione scheda:
20 novembre 2011 – aggiornamento maggio 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

malvicino smichele

Lu e Cuccaro Monferrato (AL) : Pieve di San Giovanni di Mediliano e altri monumenti medievali

Storia del sito:
L’antica Pieve di San Giovanni di Mediliano, fu fondata tra il VII e il IX secolo, in età carolingia. Nell’angolo sud-est dell’aula si apriva un piccolo sacrarium, destinato ad accogliere le lavature dei vasi sacri e i liquidi benedetti utilizzati durante i riti religiosi. Nella zona presbiteriale erano presenti il coro e un fonte battesimale. Viene ricordata per la prima volta come plebs Metiliani alla metà del X secolo. La chiesa fu ampliata in età romanica, e divenne sede di una canonica tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo. Nel 1479 tutti i diritti dell’antica pieve furono trasferiti alla chiesa di Santa Maria Nuova, all’interno del borgo che si era sviluppato sulla collina.
La pieve fu oggetto ancora di numerosi interventi, sia nel XV-XVI secolo, sia successivamente, quando venne quasi completamente riedificata, forse in seguito ad un periodo di scarsa frequentazione come si intuisce dalle prime visite pastorali. Nella seconda metà del XVII secolo la facciata fu rialzata e vennero aperte due finestre rettangolari “di devozione” accanto alla porta centrale; nella prima metà del sec. XVIII si costruì il timpano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Pieve visse un periodo di completo abbandono fino al 1992, quando il Comune di Lu avviò alcuni scavi e lavori di consolidamento.

Descrizione del sito:
Del periodo carolingio rimangono le due absidi, i resti delle fondamenta dei muri perimetrali e del fonte battesimale, parte del pavimento in coccio pesto, le tracce di un altare con base a colonna.

Nel comune di Lu vi è anche la CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA.
Costruita in stile romanico-gotico intorno alla metà del XV secolo, la chiesa fu edificata sulla preesistente Parrocchiale di San Pietro (divenuta la Cripta di San Valerio, tuttora visitabile). La facciata conserva lo stile originale, con un portale centrale in stile barocco del 1750 e un campanile di fine ‘800, alto 37 metri. L’interno, restaurato tra il 1853 e il 1859, è a croce latina a tre navate di ampie dimensioni.

Alla sommità del centro abitato di Lu, sorge la TORRE CIVICA, dotata di orologio, alta 30,7 metri, con un’area verde intorno. Fu eretta nel XV secolo e faceva parte di un gruppo di torri segnaletiche. Non è visitabile all’interno.

Descrizione dei ritrovamenti:
L’area circostante la’antica pieve di Mediliano ha restituito tracce di frequentazione in età pre-protostorica (2500-125 a.C.) e romana (I-III secolo d.C.), quando l’elemento principale era una villa,abitata almeno dalla fine del I secolo a.C. e rimasto polo di attrazione ancora in età gota e longobarda.
Tra il IV e l’VIII secolo, dove più tardi sorgerà la pieve, viene creata un’area funeraria, da cui proviene l’iscrizione di Livarna del V-VI secolo, che rappresenta la più antica epigrafe cristiana del Piemonte meridionale. Tale area ha restituito anche tombe medievali.

Per approfondire la storia della Pieve e i ritrovamenti vedi  ALLEGATO:  LU-Mediliano-www.associazionesangiacomo.it

Informazioni:
Il Comune di Lu Monferrato dal 1º febbraio 2019 si è fuso col vicino comune di Cuccaro Monferrato a formare il nuovo comune di “Lu e Cuccaro Monferrato”, del quale è capoluogo.
Comune, tel. 0131 741121.

Torre di Lu, Via Luigi Ornetti, 15

Link:
http://www.comune.lu.al.it

https://www.chieseromaniche.it/Schede/1564-Lu-San-Giovanni-di-Mediliano.htm

https://www.facebook.com/pievedimedilianoaLu/photos?locale=it_IT

Bibliografia:
DEMEGLIO P. (a cura di), La Pieve di San Giovanni di Mediliano a Lu (Alessandria): Indagini archeologiche 1991-1998, Palombi Editori, Roma 2004
DEMEGLIO P.; MICHELETTI CREMASCO M.; RUMERIO E., Antropologia di una popolazione rurale. I resti umani della pieve di San Giovanni di Mediliano a Lu, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2006

Fonti:
Info e fotografie dal sito del Comune; foto in alto da www.chiese romaniche.it

Data compilazione scheda:
14 dicembre 2011 – aggiornamento maggio 2014 e aprile 2025

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese

Lu-Mediliano- lapide

LU-S_-Maria-Nuova

Lu e Cuccaro Monferrato. Torre civica di Lu