Canavese
Piverone (TO) : reperti preistorici
Storia del sito:
Il gruppo etnico che si insediò nel Canavese, proveniva alla Liguria ed era originario, si presume, della zona uralo-altaica; successive testimonianze le ritroviamo anche in luoghi come Piverone ed il lago adiacente e risalgono all’età dei metalli (Bronzo medio e finale). Verso il IV secolo a.C. i Celti di origine germanica invasero le terre piemontesi e, lentamente, si mescolarono alle etnie autoctone, tanto che lo stesso Strabone, riferendosi alla Cisalpina, nomina i “popoli liguri e celtici che la abitano, quelli sui monti, questi al piano”; le notizie successive provengono da fonte romana, in particolare per quanto riguarda i Salassi e gli Ictimuli che abitarono il canavese. Dal punto di vista documentale, al momento attuale, le testimonianze archeologiche più cospicue sono riferibili all’età del Bronzo medio-tardo e Bronzo finale e riguardano siti terrestri e siti lacustri subacquei.
Descrizione del sito:
Le zone di rinvenimento dei reperti sono coperte
Descrizione dei ritrovamenti:
Il reperto più importante è una FORMA DI FUSIONE PER GLADI. All’inizio del ’900 in località Navione di Piverone è stata rinvenuta una forma di fusione composta da due grossi parallelepipedi in pietra ollare abbinati, di cui uno spezzato in due frammenti. Tre incisioni permettevano la fusione di spade di bronzo di tipo Erbenheim (Renanica) in tre lunghezze differenti, di cm 65, 72, 75; sono inoltre presenti numerosi sfiatatoi agli imbocchi di colata in corrispondenza delle punte delle lame. Nelle due parti della forma sono visibili i perni in rame o in bronzo ed i fori corrispondenti che servivano per assicurare la giusta sovrapposizione delle due metà. Questo reperto attesta attività metallurgiche della cultura dei Campi d’Urne, sul finire dell’età del Bronzo.
Il reperto è oggi conservato presso il Museo Archeologico di Torino.
Nella regione Navione (Nord-Ovest) e nei pressi del Gesiun (vedi scheda) sono stati scoperti numerosi resti di FORNACI primitive, insieme a scorie di fusione, frammenti di crogioli in pietra, di vasi e coppe in pietra ollare valdostana. La fornace meglio conservata si trova interrata presso la chiesa di San Pietro in Navione: è fatta in laterizi e creta, profonda oltre 1 m e con un diametro di quasi 3 m.
Sempre nella zona tra Piverone e Viverone sono stati trovati molti altri reperti, di difficile datazione (periodo pre-romano) in quanto non facilmente distinguibili da quelli di età romana.
Anche presso il Lago di Bertignano, località Cava di Purcarel, è stato individuato un VILLAGGIO LACUSTRE di capanne costruite su dodici ammassi di ciottoli di grosse dimensioni. Uno scavo eseguito nel luogo di tale villaggio avrebbe portato ad individuare materiali ceramici riferibili a due differenti strati, che possono indicare, anche se non si possono datare i reperti, due epoche differenti di frequentazione del sito.
Nel 1830 nella torbiera di Moregna (lato sud-ovest) fu rinvenuta casualmente una SPADA DI BRONZO “tipo Monza”, lunga 65 cm. Essa presenta un codolo a spina stretta e una base con due fori sotto alla quale due rientranze formano una strozzatura; la lama a sezione romboidale è lunga e stretta, con una costola centrale delimitata da due solcature. Attualmente è conservata al Museo Archeologico di Torino.
Informazioni:
I reperti sono stati trovati in diverse aree del comune di Piverone.
Links:
http://www.comune.piverone.to.it
Bibliografia:
MANDOLESI A., Paesaggi archeologici de Piemonte e della Valle d’Aosta, Editurist – Fondaz. CRT – Regione Piemonte – Assoc. antichità e arti subalpine, Torino 2007
Fonti:
Fotografia dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
08/10/2006 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Piverone (TO): ruderi del “Gesiùn”
Storia del sito:
Gli abitanti del luogo chiamano “Gesiùn” (termine accrescitivo di Chiesa) ciò che resta della chiesa romanica di S. Pietro di Sugliaco, che era la rettoria di un villaggio, Livione, nominato in un documento del 1209.
La chiesa è in stile romanico primitivo, datato presumibilmente al terzo quarto dell’XI secolo. L’edificio è oggi parzialmente in rovina.
Descrizione del sito:
Di robusta costruzione in pietrame, ha una sola navata piccolissima, lunga 4,62 m e larga 3,80 m. L’abside ha poi solo 80 cm di raggio. Le pareti, convenientemente stuccate, conservano ancora qualche traccia di affreschi; copriva la navata un soffitto a travi, forse capriate, di cui si vedono gli incastri nei muri. Oggi è privo del tetto e di parte dei muri laterali, ma conserva ancora l’arco di ingresso.
La navata è separata dal presbiterio da due rozze colonnine di pietra che lasciano supporre che fossero coperte da un rivestimento che le rendeva cilindriche. Esse hanno un semplice capitello cubico. La zona del presbiterio risulta così isolata dai tre archetti, le due colonne e un basso muretto laterale. È di modeste dimensioni, m 3,80 per m. 1, ed è coperta da una specie di volta a vela, con apertura rettangolare nel mezzo, dalla quale per mezzo di una scala a pioli si poteva passare par andare al campanile.
Il piccolo campanile tiene il posto di una cupola, collocata sopra il presbiterio: presenta quattro finestre coronate da un cornicione ad archetti semicircolari in cotto ed è sormontato da una copertura piramidale, forse di influsso d’oltralpe.
Informazioni:
Le rovine della chiesa sorgono poco lontano dal paese, in località Torrione. Comune di Piverone tel. 0125 72154
Links:
http://www.comune.piverone.to.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Gesi%C3%B9n_di_Piverone
Bibliografia:
FORNERIS G., Romanico in terra d’Arduino, Ivrea TO, 1978, pp. 134-138
SCIOLLA G.C., Il Biellese dal Medioevo all’Ottocento, Torino, 1980
Fonti:
Fotografia n° 1 e 2 da Wikipedia, in basso dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
05/10/2006 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Perosa Canavese (TO) : Torre-porta
Storia del sito:
Il Comune di Perosa Canavese nacque come piccolo centro attiguo al borgo di Moyrano in seguito andato perduto a causa delle pestilenze e delle scorrerie degli eserciti in transito; la sua storia è strettamente collegata, dall’XI al XVI secolo, alle vicende dei conti di San Martino e del loro castello. Centro fortificato di importanza strategica ed economica, fin da epoca romana, perché da esso transitava un’importante via di comunicazione tra Eporedia ed Augusta Taurinorum (via petrosa); tale strada passava dagli odierni Comuni di San Martino e Vialfrè.
Parzialmente distrutto alla fine del XIII secolo, poi nel XVI durante la guerra tra Francesi e Spagnoli, Perosa subì notevoli danneggiamenti, soprattutto in occasione dei numerosi assedi al castello del borgo di San Martino.
Con buona probabilità a Perosa esisteva un ricetto, non un castello, che sorgeva su un rialzo di circa m 2 rispetto al borgo sottostante a cui si accedeva dalla torre-porta posta nel punto più orientale.
Descrizione del sito:
Dell’antico ricetto rimane, molto manomessa, una cellula con mura in pietre poste a spina di pesce e la Torre-porta che, ancora oggi, sovrasta un tratto delle mura dell’Ayrale (un tempo deposito di animali, cereali e paglia) e dell’antica chiesa, situata a cavallo della vecchia Via del Castello.
La TORRE-PORTA è di forma parallelepipeda e aveva originariamente un’altezza di m 10,50. La struttura è quasi completamente in laterizio, solo nella zona inferiore vi sono ciottoli posti a spina di pesce, a testimoniare una più antica struttura. Il portale all’ingresso della torre è largo 2,75 metri e alto 2,90 metri dalla chiave; l’accesso era unico, con doppia chiusura: con ponte levatoio, di cui sono visibili i tagli dei bolzoni convergenti verso il basso, e con chiusura ad antoni di cui è visibile il cardine sinistro in pietra. Verso l’interno la torre, superiormente all’orizzontamento, era aperta ad arco. La torre terminava con merlatura bifida poi tamponata quando venne sopraelevata costruendo una cella campanaria.
Informazioni:
Nella parte più elevata dell’abitato. Info Comune, tel. 0125 739113
Links:
http://www.comune.perosa-canavese.to.it
Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Fonti:
Fotografia dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
03/09/2006 – aggiorn. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Pavone Canavese (TO) : Incisioni rupestri del Monte Appareglio
Storia del sito:
Sulla cima e sui pendii del Monte Appareglio vennero ritrovati cocci di ceramica grezza protostorica. Recenti indagini hanno evidenziato un abitato affacciato sull’antico corso della Dora Baltea, occupato continuativamente dal X sec. a.C. (Bronzo finale) sino all’età del Ferro, cui risalgono ceramiche e frammenti di bucchero. L’abitato venne abbandonato con la riorganizzazione del territorio legata alla fondazione di Eporedia.
In alcuni gruppi di rocce sono presenti petroglifi, soprattutto coppelle. Alcune incisioni sono state scoperte e segnalate dal Gruppo Archeologico Canavesano.
Descrizione del sito:
I gruppi di rocce incise più interessanti sono due.
Un piccolo blocco di roccia dioritica, a quota 340 m, con superficie sommitale piana immediatamente a fianco del sentiero presenta 19 coppelle a sezione conica o convessa e 2 vaschette ellittiche. Le coppelle sono di dimensioni medie, ravvicinate tra di loro e presentano una sezione convessa regolare, non molto profonda (tipica forma compatibile con esecuzione tramite strumento litico). Alcune coppelle-vaschette sono ellittiche. La n. 15 potrebbe essere un’incisione pediforme. Sette coppelle sono allineate lungo il bordo esterno della roccia. La roccia è una delle due con maggiore concentrazione di coppelle. Altre coppelle isolate si trovano lungo il sentiero, pochi metri a monte.
A quota 320, un blocco pseudo-parallelepipedo suddiviso in tre piani a causa della naturale fratturazione, sulla cui superficie superiore, in origine piana, ora in parte inclinata, si notano 22 coppelle, medie, uniformi, regolari, a sezione convessa e lievemente conica.
Informazioni:
Il rilievo di Monte Appareglio, Paraj Auta, cioè alta parete di roccia, si erge per m 356 ad est dell’abitato. Le incisioni sono sul versante sud-occidentale. (Cartina con indicazione approssimativa.)
Links:
http://www.rupestre.net/archiv/2/ar20.htm
Bibliografia:
GRUPPO ARCHEOLOGICO CANAVESANO, Materiali preistorici nell’anfiteatro morenico di Ivrea, “Archeologia Uomo Territorio”, n. 12, 1993.
AA.VV., Antichi segni sulla roccia. Mille e una coppella tra Paraj Auta e Canavese. Ed. Gruppo Archeologico Canavesano, Ivrea, 2006 MANDOLESI A.,Paesaggi archeologici del Piemonte e della Valle d’Aosta, Editurist, Antichità e Arti Subalpine e Fondaz. Cassa Risparmio di Torino, Torino, 2007
Fonti:
Fotografie dal sito sopra indicato.
Data compilazione scheda:
20/07/2007 – aggiorn. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese
Pavone canavese (TO) : Castello e Ricetto
Storia del sito:
Pavone fu insediamento umano attestato sin dall’età del Bronzo, documentato in epoca romana e sviluppato nel medioevo; nel suo territorio transitava la strada che da Eporedia (Ivrea) portava ad Augusta Taurinorum (Torino). Durante le invasioni degli ungari e dei saraceni a Pavone, intorno alla Chiesa romanica di San Pietro (X–XI secolo), fu costruita una cinta muraria, alta 4-5 metri, con all’interno alcuni edifici; questo era il primo nucleo del ricetto cioè il rifugio, ricovero, luogo fortificato dove gli uomini del contado tenevano al sicuro i raccolti e vi portavano in caso d’allarme la famiglia, gli animali e gli strumenti d’uso quotidiano.
Il 9 luglio dell’anno 1000 l’imperatore Ottone III di Sassonia concesse al vescovo d’Ivrea una giurisdizione sul territorio circostante la città comprendente anche Pavone. I Vescovi, nel secolo XI, fecero costruire fuori le mura una grande torre (dongione o mastio). L’area contenuta tra queste mura era di circa due ettari (lunga 200 metri circa da nord a sud e larga 60 metri da est a ovest). I vescovi si impegnarono, nel corso dei secoli, in numerose opere di ampliamento e fortificazione dell’insediamento: nel XII secolo aggiunsero al maschio un edificio composto da due piani dei quali il pianterreno era usato come stalla e il primo piano come residenza.
La costruzione venne abbellita nel secolo successivo e tra il 1326 e 1346 fu edificata anche una nuova ala a nord, caratterizzata da finestre ad arco acuto e da una torre-porta avente la funzione d’ingresso. Alla fine del XIV secolo ci furono dei nuovi interventi architettonici che riguardarono i torrioni a pianta circolare, inseriti nella cinta esterna, ed altre sale aggettanti verso l’area del cortile. Nel XV secolo venne costruito un muro merlato a divisione tra il cortile (del Vescovo) e la parte rustica (dove si trova la chiesa, allora di proprietà della popolazione locale). Vennero anche eseguiti alcuni restauri nelle cucine e costruita una scala a chiocciola interna.
Nel 1688 il duca Vittorio Amedeo II tenne accampamento militare tra Pavone e Romano e soggiornò nel castello di Pavone. Successivamente, nel corso del 1700, il castello fu abbandonato al degrado. Nel 1870 il castello venne espropriato dallo Stato italiano. Nel 1885 il portoghese Alfredo d’Andrade (architetto, viaggiatore, pittore, incisore e creatore, l’anno precedente, del Borgo Medioevale di Torino) acquistò il castello al prezzo di 7000 lire ed iniziò i lavori di restauro.
Storia e descrizione dei siti:
LA RICOSTRUZIONE DEL D’ANDRADE. L’architetto dedicò trent’anni della sua vita al castello, ne studiò le origini e lo ricostruì secondo le linee architettoniche degli edifici medievali piemontesi. Il castello oggi presenta alte torri quadrate e mura merlate, un arioso cortile con un bel pozzo, un giardino; nel parco vi è la chiesetta romanica di San Pietro. Stanze e saloni furono affrescati e decorati secondo le indicazioni del d’Andrade. Nel corso dei lavori, sulla collina nei pressi del castello, vennero scoperte alcune tombe e materiale di epoca romana, probabilmente resti di edifici, che però in seguito andarono distrutti. I lavori d’innalzamento della torre (dongione o mastio) terminarono nel 1915, anno della morte di Alfredo d’Andrade. Il figlio Ruy terminò i vari lavori di restauro rimasti incompiuti e nel 1924 fece costruire due tombe nella chiesa di san Pietro e nel 1926 vi fece traslare le salme di Alfredo d’Andrade e della moglie Costanza Brocchi. Fece anche sistemare gli affreschi, strappati 20 anni prima dal castello di Strambino.
Dal 1992 il castello di Pavone, è stato ristrutturato e trasformato in un hotel, ristorante e centro congressi.
IL RICETTO, localmente detto al plurale Ij Ruset, è situato nella parte alta del paese, a ridosso del castello. Restano ancora numerose cellule risalenti al XIV secolo e tuttora conservate allo stato originario. È pure ben conservata una delle torri-porte di accesso, a pianta quadrata.
Informazioni:
Il castello sorge su una collina che domina il borgo antico, di proprietà privata, tel. 0125 672111
Edifici del ricetto: info Comune tel. 0125 51445
Links:
http://www.comune.pavone.to.it
http://www.castellodipavone.com/
Bibliografia:
RAMELLA P., Castelli, torri, borghi e ricetti nel Canavese, Ivrea, 1986
RAMELLA P., Medioevo in Ivrea e canavese: castellani, armi da fuoco, mura di città, castello di Pavone, Ed. Bolognino, Ivrea, 2003
Fonti:
Fotografia da Wikipedia.
Data compilazione scheda:
08/03/2006 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Pavone Canavese (TO) : Cappella di San Grato
Storia del sito: Costruita sulle propaggini sud della Paraj Auta (vedi scheda “Pavone Canavese (TO) : incisioni rupestri sul Monte Appareglio”), la chiesetta, di cui si ha notizia già intorno al 1100, fu originariamente dedicata a San Giovanni di Quarto e solo il 7 settembre 1585, dopo un pellegrinaggio della comunità locale che si affidò a san Grato implorando la cessazione della peste, cambiò l’intitolazione. La cappella e anche il culto di san Grato, taumaturgo, a Pavone sono antichissimi e si ritiene che rappresentino l’opera di evangelizzazione della Chiesa verso la popolazione locale; infatti, sui monti di Pavone, è accertata la presenza di popolazioni a partire dall’età del Bronzo finale (X secolo a.C.) sino all’età romana. In origine l’unica navata era dotata di due campate a cui ne fu aggiunta un’altra nel XVII secolo, mentre nel secolo successivo fu edificato il campanile. La cappella viene descritta nel 1731 dal Curato di Pavone e viene indicato che, attigua alla cappella, a nord-est, c’è una casa con quattro stanze e due “crotte” (cantine). Questo edificio era abitato dal romito al quale era delegata la cura della chiesa e la coltivazione del vigneto e dei boschi attigui. La presenza del romito è attestata ancora all’inizio del ‘900. Sono in corso restauri dell’edificio.
Descrizione del sito: La cappella, con annesso Romitorio, si presenta oggi con una facciata barocca intonacata, l’abside è esternamente rettangolare, in pietra a vista come le pareti laterali. All’interno sono conservati pregevoli AFFRESCHI del 1424, opera di “Jacobus pictor civis Yporegie”, Giacomino da Ivrea: ai lati dell’altare le figure di san Pietro con la chiave del Paradiso e di sant’Andrea con la croce omonima (patroni di Pavone). Altri frammenti si notano nell’abside, dopo che venne tolta un’intonacatura successiva. La Cappella di San Grato conserva inoltre affreschi e dipinti di epoca più tarda, di buona fattura.
Informazioni: Comune tel. 0125 51445 oppure 0125 51009
Links:
http://www.comune.pavone.to.it/
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pavone_Canavese_Cappella_San_Grato_1.JPG
Bibliografia:
FERRERO F.G.; FORMICA E., Arte medievale in Canavese, Priuli & Verlucca Editori, Scarmagno (TO) 2003
Fonti:
Fotografie: in alto da commons wikimedia; in basso dal sito www.distrettoeporediese.it, non più attivo nel 2020.
Data compilazione scheda:
19 dicembre 2011 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Parella (TO) : torre medievale
Storia del sito:
Il castello di Parella, citato fin dal secolo XI, è situato in posizione eccellente sotto il profilo strategico. Il nucleo antico del castello apparteneva alla casata dei San Martino che nel 1260 si scisse nei rami di Loranzè, Parella e Castelnuovo. Il castello probabilmente venne molto danneggiato nel corso della rivolta dei Tuchini nel XIV secolo, allora i signori di Parella spostarono la loro residenza più a valle, nella zona pianeggiante, nei pressi di un’altra opera fortificata esistente, una sorta di torre di guardia sul pedagium, punto chiave della Via Grande verso Castellamonte, che faceva da sbarramento per la riscossione dei tributi relativi al diritto di passaggio. In quest’area si creò una nuova roccaforte che nei secoli subì molti rifacimenti e ristrutturazioni che ne modificarono l’aspetto esteriore, in particolar modo nel XVII secolo, quando l’edificio assunse un aspetto residenziale. Fino al XVIII secolo il castello fu di proprietà dei San Martino, dopo di che si susseguirono altri proprietari e di conseguenza anche altre modifiche e ristrutturazioni.
Descrizione del sito:
Del castello antico rimangono una parte delle mura e la trecentesca TORRE cilindrica. Costruita con fasce di ciottoli alternati a tre corsi di mattoni, termina con caditoie.
Informazioni:
Info Comune tel. 0125 76120
Links:
http://www.comune.parella.to.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Parella
http://www.provincia.torino.gov.it/speciali/venerdi_dal_sindaco/incontri/2007/070907.htm
Fonti:
Fotografia da http://www.provincia.torino.gov.it/
Data compilazione scheda:
15 dicembre 2011 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Ozegna (TO) : ricetto e castello
Storia del sito:
Alla metà del XIV secolo la comunità, feudo dei Valperga Rivara, possedeva un ricetto, circondato da mura e munito di torre; avendo richiesto protezione al conte di San Giorgio, questi pose la condizione che venisse costruito un castello che venne eretto sostituendosi a gran parte del ricetto nell’area nord-ovest, incorporandone le mura e la torre.
Nel 1433 il duca di Savoia espugnò il borgo e distrusse le mura. Quanto ci è pervenuto delle strutture del ricetto è quindi attribuibile alla fase di ricostruzione successiva, menzionata negli ordinamenti del 1451 e negli statuti comunali locali del 1458.
Consisteva originariamente in un’area rettangolare chiusa con porte d’accesso al lato sud, all’interno un asse distributore longitudinale (larghezza 4,40 – 5,00 m) e uno trasversale minore.
Descrizione del sito:
RICETTO. L’impianto edilizio, a minuta tessitura, è quello antico, a forma quadrangolare con due assi viari principali a croce, la via assiale è tuttora denominata Via Ricetto. La torre-porta di ingresso è avanzata rispetto alle mura.
Rimangono i resti della cinta muraria, oggi alta circa m 2, spessa m 0,80, costruita in ciottoli con corsi non continui a spina di pesce, nell’area verso nord e nell’isola a nord-est della parrocchiale. La torre semicircolare di cortina a nord è leggibile, anche se mozzata. La torre inglobata nel castello è costruita in pietra solo nella parte inferiore. Le cellule sono molto rimaneggiate, alte solo circa cinque metri, a due vani su piani sovrapposti, con murature in ciottoli posti a spina di pesce e aperture incorniciate in cotto. I tetti delle cellule sono molto sporgenti, sostenuti da mensole con puntoni. In una casa in via Castello rimangono due portali ad arco acuto, a triplice cornice di mattoni.
CASTELLO. Ha pianta a “L”, con tre torri quadrangolari a nord e una torre tonda nel lato meridionale. La costruzione, che doveva avere pianta quadrangolare, non venne terminata sui lati sud e ovest. Permangono alcune parti delle strutture del XIV secolo: due corpi ortogonali, uno caratterizzato da tre massicce torri quadrangolari; l’altro da un cortile porticato con un soprastante loggiato rinascimentale e da una torre cilindrica.
Informazioni:
Nel centro storico. Resti del ricetto tra Via Ricetto e Via Coperta. Il castello è di proprietà privata. Comune tel. 0124 428572
Links:
https://www.comune.ozegna.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/ricetto-
https://www.comune.ozegna.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-sec-xiii-
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Ozegna
Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
— Il Ricetto e il castello di Ozegna, a cura della Redazione del periodico ‘L Gavason.
Fonti:
Fotografie dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
09/10/2006 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Oglianico (TO) : Ricetto e torre-porta
Storia del sito:
Costruito dopo la prima metà del 1300, comunque dopo il 1329, per ricoverare gli abitanti e i loro beni in caso di scorrerie e saccheggi, in tempo di pace fungeva da deposito di derrate alimentari.
Edificato con ciottoli di fiume e alcuni laterizi di recupero d’epoca romana, su una superficie di 4900 mq, il ricetto è di forma quasi quadrata di circa m 70 di lato. Tuttora composto da 62 cellule edilizie raggruppate in otto isole, circondato da un muro di cinta in cui si apre l’imponente torre-porta. L’impianto viario è formato da una via principale in asse con la torre-porta e un anello interno; al centro due isole rettangolari a doppia fila di cellule e sei isole esterne a unica fila di cellule .
Il ricetto era circondata da un fossato alimentato dal rio Levesa che scorre esternamente alla cinta lungo il lato opposto a quello di ingresso. Dai documenti si sa che ancora nel XVII secolo la struttura aveva funzione difensiva.
Descrizione del sito:
Il ricetto è molto ben conservato, ad eccezione della cortina difensiva, della quale permangono ruderi sui fronti sud ed est, composti di muratura in ciottoli, di fattura grezza databile alla metà del XIV secolo.
Vedi anche scheda “Oglianico (TO) : Cappella di Sant’Evasio”.
La TORRE-PORTA ha struttura in pietrame di piccole dimensioni e parte in ciottoli con integrazioni posteriori in laterizio nel portale e nel campaniletto triangolare posto nell’angolo sud-ovest.
Di forma parallelepipeda, misura m 6,65 x 5,30, è aperta verso l’interno e suddivisa da impalcature di legno in quattro piani alti ciascuno circa m 4, cui si accede mediante scale mobili. La torre-porta aveva un passo carraio ed una postierla di cui vi sono rimaste solo tracce. Era dotata di ponte levatoio manovrabile dai bolzoni, di cui sono visibili all’interno le mensole.
Dell’antico assetto edilizio interno permangono l’impianto viario interno, con strade che avevano una larghezza tale da permettere il passaggio di due carri, e quattro edifici sul lato nord: cellule a due piani con una larga e bassa apertura ad arco a piano terra; l’accesso al piano superiore avveniva per mezzo di scale esterne, in molti casi erano presenti lobbie o balconi in legno. Oggi le isole esterne sono state ingrandite ed hanno inglobato le cortine e l’antica via di lizza (che circondava la cinta muraria).
Informazioni:
Info Pro Loco tel. 0124 349480
Links:
http://www.prolocooglianico.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Oglianico
Bibliografia:
G. SCALVA, C. BERTOLOTTO, Segreti affreschi a Oglianico, Hapax edit., Torino, 2005
M. VIGLINO DAVICO, I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Fonti:
Fotografia in alto da Wikipedia, in basso dal sito www.prolocooglianico.it
Data compilazione scheda:
15/11/2006 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Oglianico (TO) : Cappella di Sant’Evasio
Storia del sito:
Una delle cellule edilizie al centro del ricetto racchiude i resti della cappella campestre di sant’ Evasio, risalente al XI-XII secolo e documentata per la prima volta nel 1329. Quando fu costruito il ricetto vi venne inglobata, poi fu parzialmente demolita e utilizzata come magazzino; oggi è di proprietà comunale. Anticamente dedicata a sant’Evasio, fu intitolata al Santo Spirito.
La cappella ha l’abside decorata da affreschi del secondo quarto del XV secolo, purtroppo piuttosto deperiti. Il piano pavimentale della cappella è di circa m 1,5 più basso del piano stradale e testimonia che il ricetto è sorto successivamente alla cappella su una piattaforma rialzata artificialmente per esigenze di difesa.
Descrizione del sito:
Il catino absidale conserva il Cristo in mandorla circondato dai simboli degli Evangelisti, di stile arcaico, sotto gli Apostoli. Restano tracce del velario che chiudeva in basso il ciclo affrescato.
Nel cilindro absidale vi sono le figure dei dodici apostoli e – peculiarità della cappella – al centro la scena della Crocifissione con la Vergine e san Giovanni, che presenta caratteri più vicini a quelli di Jaquerio. La crocifissione è eccentrica rispetto al Cristo soprastante, forse perché dipinta successivamente; gli Apostoli sono in gruppi di tre di fronte o di profilo, tutti con in mano un libro.
Due figure grottesche, con funzione di telamoni, reggono due pietre inserite all’estremità di un sottarco dipinto.
Al di sotto degli ultimi tre Apostoli si vede, in una lacuna, un tratto di un affresco trecentesco sottostante picchiettato per far aderire il soprastante del Quattrocento.
Informazioni:
All’interno del ricetto (vedi scheda), nota anche con il nome di “Santo Spirito”. Pro Loco, tel. 0124 349480
Links:
http://www.prolocooglianico.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_di_Santo_Spirito_ed_Evasio
Bibliografia:
G. SCALVA, C. BERTOLOTTO, Segreti affreschi a Oglianico, Hapax edit., Torino, 2005
M. VIGLINO DAVICO, I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Fonti:
Fotografie e piantina da Wikipedia.
Data compilazione scheda:
15/11/2006 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese