Provincia di Alessandria
Gavi (AL) : Edifici medievali
Storia del sito:
Si suppone l’esistenza della stazione neolitica di Cavatium da cui il latino Gavium.
Sulla vetta del colle, nel periodo medievale, vi era un castello con due torri, del quale si ha notizie dall’anno 973.
Descrizione del sito:
IL PORTINO, nel vicolo Portino che si dirama da Via Mameli, è una porta turrita del secolo XII, a pianta rettangolare con arco ogivale sormontato da una bifora. Oggi è coperta da un tetto a 4 spioventi; originariamente la torre terminava con una merlatura.
È l’unica superstite delle quattro porte di accesso al Borgo sulle mura che un tempo scendevano dal Castello o Forte e circondavano l’abitato. La Repubblica di Genova, dopo l’assedio del 1625 da parte dell’esercito francese e sabaudo, fece completamente trasformare il Forte, che ebbe alterne vicende sino a oggi.
IL PALAZZO COMUNALE in via Mameli, è un edificio risalente al secolo XIII con elementi decorativi e strutturali che sono stati messi in evidenza da un recente restauro. Sulla facciata vi sono arcate in pietra a sesto acuto, due al piano terreno e due al primo piano.
Al primo piano sottili colonne sormontate da capitelli con foglie rivelano la presenza di due trifore, sormontate da una cornice scolpita a motivi geometrici tipici dello stile gotico.
LA PIEVE DI SANTA MARIA DI LEMORIS o di Lemme, sulla strada per San Cristoforo, era l’antica chiesa principale, costruita prima del 1000 su una roccia sporgente sul fiume Lemme. Da tempo sconsacrata e abbandonata, nel sito rimangono i resti della facciata, della campata centrale con l’abside (originariamente era a tre navate). Sostituita in seguito dalla parrocchiale di San Giacomo (vedi scheda). Per la storia vedi le pagine tratte dalla Guida edita dall’Accademia Urbense GAVI-SM-Lemoris
Rimangono tracce di affreschi con una lacunosa Madonna con Bambino e un san Pietro, presumibilmente risalenti al XII-XIII secolo. Vedi pdf: GAVI-Lemoris-affreschi
Informazioni:
Comune tel. 0143 642712. Parrocchia tel. 0143642700
Link:
https://www.comune.gavi.al.it/it
https://www.chieseromaniche.it/Schede/113-Gavi-Santa-Maria-di-Lemme-o-di-Lemoris.htm
Fonti:
Foto tratte dai siti internet sopra indicati.
Per la storia vedi anche il pdf: Gavi ww3.centrocasalis
Data compilazione scheda:
06 giugno 2005 – aggiornamento maggio 2014 – ottobre 2015 – maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Gavi (AL) : Chiesa parrocchiale di San Giacomo
Storia del sito:
La chiesa era sicuramente già finita nel 1172, come si rileva dai documenti di un processo ecclesiastico.
Purtroppo l’edificio subì pesanti rimaneggiamenti, prima con aggiunte gotiche nel XIII-XIV sec., poi con interventi barocchi nel XVIII sec.
Dal 1957 ha subito notevoli lavori di restauro per riportare in luce le originarie linee romaniche.
Descrizione del sito:
La facciata presenta un PORTALE costruito in blocchi di arenaria con rilevata strombatura formata da una serie di colonnine degradanti i cui capitelli sono costiuiti da due soli blocchi di pietra.
Le sculture dell’architrave e della lunetta sono di grande interesse perché presentano analogie con il coevo portale della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Castelnuovo Scrivia che fanno ritenere siano opera di quel magister Albertus che firmò la chiesa di Castelnuovo Scrivia.
Nell’architrave e nella lunetta è rappresentata l’Ultima Cena con i 12 Apostoli seduti dietro due tavoli, sei per parte ai lati del Cristo assiso in trono; nella parte superiore è scolpita una colomba-Spirito Santo e due angeli in volo con una prospettiva insolita.
Nel primo intradosso del portale vi è una cornice rotonda con figure umane e di animali fantastici. Sopra il portale la scultura mutila di Sansone a cavallo del leone.
Sul lato nord si è conservta l’unica abside, coronata da archetti e con una monofora centrale. La parete esterna nord presenta un piccolo portale sormontato da una lunetta con una scultura, molto abrasa, raffigurante un cavaliere su un quadrupede che è difficile identificare (una chimera?) che lotta con una fiera.
All’interno restano capitelli con fogliami e figure zoomorfe (grifo, leone, lupo, sirena) di probabile mano del Magister Albertus.
Lacerti di affreschi del XV secolo: una Madonna della Misericordia e, in controfacciata, i santi Sebastiano e Rocco.
Un pregevole polittico di Gandolfino da Roreto (attivo in Piemonte tra il 1493 e il 1520) che raffigura la Madonna col Bambino tra san Giacomo E san Giovanni Battista, è collocato sulla parete sud.
La Chiesa, sopra l’ultima campata della navata centrale, presenta un tiburio a pianta ottogonale non equilatera, con bifore; il tiburio è stato sopraelevato in epoca barocca con funzione di campanile.
Le altre sculture di Magister Albertus sono nella chiesa di Castelnuovo Scrivia che si trova a nord di Gavi, oltre Tortona.
Informazioni:
Sulla piazza principale del Comune. Ufficio parrocchiale tel. 0131.642700 oppure Comune tel. 0143.642712
Link:
www.comune.gavi.al.it/it
http://www.medioevo.org – San Giacomo a Gavi
Bibliografia:
Benso A., Gavi – Chiesa monumentale di San Giacomo Maggiore, Parrocchia Gavi, 2007
Fonti:
Foto in basso tratte dai siti sopra indicati
Foto in altro tratta dalla pagina Wikipedia: Chiesa di San Giacomo Maggiore
Data compilazione scheda:
12 maggio 2005 – aggiornamento maggio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Cremolino (AL) : Edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
IL CASTELLO E IL BORGO
Il Castello sembra risalire, nella parte più antica, al sec. XI. L’ampliamento che ce lo presenta nell’attuale veste risale al periodo dei Malaspina. Nato come punto di avvistamento e difesa, ha sempre conservato, nella sua architettura, questa caratteristica ed è considerato uno dei più pregevoli dell’Alto Monferrato. Vi si arriva superando un ponte levatoio dopo aver attraversato, in ripida salita, l’antico Borgo all’interno della seconda cerchia di mura fatte costruire nel 1460 da Isnardo Malaspina. Al Borgo si accede attraverso l’ANTICA PORTA MAGGIORE dove sono ancora visibili i segni del denominato “ponte sottano”. Sono presenti ancora segni della prima CERCHIA DI MURA (sec. X), più diacente il castello e fatta ricostruire, nel 1260, da Tommaso Malaspina. Restano anche i segni di una precedente porta, detta “Porta del Rampino”, fatta demolire arbitrariamente nel 1834.
IL SANTUARIO DELLA BRUCETA
Originariamente era una chiesa intitolata alla Madonna delle Grazie, perché la tradizione vuole che qui la Madonna apparve ad una ragazza sordomuta, che mentre era al pascolo, incontrò una signora che le chiese un agnello; la ragazza andò a chiedere il permesso ai genitori, tra lo stupore generale. Tornata sul luogo dell’apparizione udì la voce della signora che diceva “Io sono la Regina del Paradiso” e fu deciso di costruire lì una cappella in onore della Madonna delle Grazie, proprio a memoria della grazia concessa alla fanciulla sordomuta.
A seguito di una invasione saracena, nel 900 circa, che incendiò la cappella, dai resti venne recuperato intatto solo il dipinto su pietra della Madonna e da allora il nome fu mutato in “Bruceta” e conserva al suo interno il dipinto miracolato. Durante l’XI secolo il santuario assunse grande importanza nella zona. La chiesa della Bruceta nel secolo XI divenne, sotto il vescovo di Acqui san Guido, Parrocchia inferiore alle dipendenze della Pieve di Molare, ma quando iniziò la progressiva migrazione della popolazione verso i borghi, la chiesetta di campagna venne accorpata alla parrocchia di Cremolino, assieme alle altre due chiese di San Biagio e Sant’Agata, con bolla papale di Sisto IV (1473).
Meta di numerosi pellegrinaggi gode, a partire dal 1808, di una particolare indulgenza plenaria.
La chiesa conserva ancora una struttura per gran parte romanica, anche se ha subito vari restauri e ampliamenti; in particolare quello del 1820-23 modificò la precedente struttura, capovolgendone l’orientazione: dell’antica cappella rimasero solo parte del campanile (risalente al XII secolo) che fu soprelevato nel 1849 e l’abside, divenuta facciata. Fu ribassato il pavimento, alzato il tetto e il cornicione venne abbattuto. In seguito vennero gettate le fondamenta del muraglione sotto la chiesa, furono restaurati i cornicioni e l’architrave; fu poi atterrato l’arco vecchio e venne costruito un cantinotto. Il cosiddetto “occhio romano” della facciata risale a questo periodo, così come l’opera di marmorizzazione delle lesene.
Durante questi lavori fu danneggiato, anche se è ancora in buono stato, il ritratto su pietra della Madonna che tiene nella mano destra un libro e con il braccio sinistro stringe al seno il bambino nell’atto di benedire con la mano destra, mentre nella sinistra ha un globo terrestre sormontato dalla croce.
LA CHIESA DI SANT’AGATA
Non si hanno date precisa circa l’origine di questa chiesa; si sa con certezza che è stata, per molto tempo, una delle quattro parrocchie presenti nel territorio Cremolinese, incorporate poi definitivamente alla chiesa di San Benedetto nel 1474. L’architettura della chiesetta ha caratteristiche romaniche e presenta segni di ristrutturazioni e ampliamenti posteriori. Interessanti sono l’abside e la sua copertura in lastre di pietra, simile a quella della chiesa della Bruceta. I segni delle ristrutturazioni sono quasi tutti risalenti al Sei-Settecento. L’edificio ha subito un intervento di restauro negli anni settanta del secolo scorso.
ANTICO CONVENTO (ora Centro Studi Biblico Teologico) E PARROCCHIALE
La costruzione del Convento fu iniziata nel 1439 come dimora dei Padri Carmelitani, presenti a Cremolino dal 1440. Solo nel 1450 una bolla papale concesse che la parrocchia di San Benedetto (che si sarebbe poi chiamata di Santa Maria del Carmine), costruita a partire dal 1440, venisse affidata ai Carmelitani ai quali fu permesso di completare il convento con chiostro, cimitero (attualmente piazza Vittorio Emanuele II), campanile ecc. Dal 1475 al 1600 non si hanno più notizie della vita religiosa di quella comunità, a causa della distruzione e dello smarrimento della documentazione relativa, tranne l’esistenza, nel XVIII secolo, di una frattura fra comunità e frati. La questione si risolse durante la dominazione napoleonica con la soppressione dell’Ordine, l’incameramento dei beni, la demolizione di parte delle strutture e del chiostro. Le notizie successive riguardano la costruzione – dal 1876 al 1882 – della nuova chiesa parrocchiale.
Informazioni:
Comune tel. 0143 879037
Link:
http://www.comune.cremolino.al.it – Guida turistica
http://santuariodellabruceta.blogspot.it -Santuario N.S. della Bruceta
https://www.chieseromaniche.it/Schede/1015-Cremolino-Santa-Agata.htm
Fonti:
Foto tratte dai siti internet sopra indicati
Data compilazione scheda:
3 gennaio 2012 – aggiornamento maggio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Castelnuovo Scrivia (AL) : Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Storia del sito:
La chiesa rappresenta uno dei rari casi di datazione certa perché lo scultore Magister Albertus firmò la lunetta del portale nel 1183. La traduzione dal latino della scritta incisa è: “Io maestro Alberto, ho fatto nell’anno 1183 dall’incarnazione del Signore Nostro Gesù Cristo, regnante l’imperatore Federico (Barbarossa), essendo Otoba supervisore dei lavori”.
Non si sa chi fosse Otoba, se un capocantiere o un maestro, però è significativo e raro che “Albertus” si sia firmato e abbia potuto fregiarsi del titolo di magister. Di lui si sa poco; sono rimaste solo altre sculture in San Giacomo a Gavi (AL) e nel duomo di Genova.
La costruzione dell’edificio probabilmente fu favorita dal fatto che il comune di Castelnuovo, di parte ghibellina, fu alleato del Barbarossa e partecipò alla distruzione di Tortona nel 1155 ottenendo in cambio immunità, privilegi e fondi per opere pubbliche.
La chiesa venne rimaneggiata nel XIV, XVII e XX sec., ma gli interventi non furono tali da alterare l’impianto romanico.
Nella facciata si notano interventi del 1800 sulla parte più esterna del portale.
Descrizione del sito:
La chiesa presenta la facciata caratterizzata dal portale a falso protiro (con capitelli a crochet e piccoli leoni stilofori), relativamente semplice rispetto a altri esempi in area piacentina e pavese, dei quali subisce l’influsso.
Le sculture della lunetta rappresentano la lotta di Sansone col leone, un tema iconografico classico. Sansone è raffigurato con una lunga treccia mentre cavalca la belva in corsa. La scultura è uno dei lavori più pregevoli della scultura della seconda metà del XII sec. in area padana.
L’interno della Chiesa è a tre navate e venne rifatto all’inizio del 1600, pare su disegno di Pellegrino Tibaldi.
Di fianco al portale sinistro un affresco del primo 1400 con la “Madonna della Misericordia”. Si sono conservati alcuni capitelli romanici, probabilmente opera del magister Albertus con foglie e palmette di imitazione corinzia.
Affreschi e tele che ornano la chiesa datano al sec. XVI e successivi.
Le altre sculture di Magister Albertus in area padana si trovano nella Chiesa di San Domenico a Gavi (AL).
Informazioni:
Parrocchia tel. 0131 826185
Link:
Comune di Castelnuovo Scrivia
Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo
Bibliografia:
ARENA R., Magister Albertus tra Piemonte e Liguria, “Piemonte Romanico”, Torino, 1994.
RIZZI G., VOLTA S., Portale di Maestro Albertus. Collegiata dei Santi Pietro e Paolo, Castelnuovo Scrivia, Milano, 1991.
CARESIO F., Romanico in Piemonte, Ed. Di Camillo, Moncalieri, 1998.
Fonti:
Foto tratta dalla pagina Wikipedia: Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo
Data compilazione scheda:
12 maggio 2005 – aggiornamento maggio 2014
Nome del Rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Castelnuovo Bormida (AL) : Castello
Storia del sito:
Un castello, o piuttosto un receptum, fu fondato tra la fine del secolo X e i primi del secolo XI dai vescovi di Acqui in un’area loro donata da Ottone III imperatore. Si deve arrivare al 1040/1041 per riscontrare, in un atto di donazione di terreni, nonchè di attribuzione di rendite e pievi concesse da San Guido al monastero benedettino di San Pietro in Acqui, la prima testimonianza documentale dell’esistenza di un nuovo castello posto in prossimità del guado della via Emilia sulla Bormida, là dove in epoca tardo-imperiale doveva esistere la tenuta di un For’mentius da cui si ritiene sia derivato il toponimo di Formentiana. Il castello rimase sotto il controllo dei Vescovi di Acqui nel secolo XI e probabilmente sino ai primi del XII; successivamente passò in dominio dei marchesi di Monferrato, con diploma di conferma del possesso nel 1164 da parte di Federico Barbarossa e Guglielmo il Vecchio. Nel corso del Duecento vi furono infiltrazioni dei marchesi d’Incisa con dominio alessandrino-monferrino e con estromissione degli Alessandrini per opera dei marchesi di Monferrato, verso la fine del secolo. Nel corso dei secoli XV e XVI le fortificazioni del castello vennero, sempre su impulso dei Paleologi ed in particolare del marchese e condottiero Guglielmo VIII, ulteriormente ristrutturate e potenziate dai vari signori succedutisi nel tempo, anche con l’ampliamento costituito dal torrione quadrangolare successivamente rimaneggiato ed ancora esistente. Successivi feudatari furono gli Adorno genovesi tra il Trecento ed il Quattrocento; poi i Porro, gli Zoppi, i Sacco, i Moscheni, i Grasso, i Grillo e i Ferrari. Questi ultimi conservarono il titolo anche quando il Monferrato passò a Vittorio Amedeo II di Savoia nel 1708 ed a Castelnuovo venne conferita la dignità di marchesato nel 1738. Castelnuovo perse sempre più rapidamente la propria importanza strategica ed il castello cambiò gradatamente, nel corso dei secoli XVIII e XIX, la propria funzione ed il proprio aspetto da quelli di postazione fortificata di carattere prettamente militare a quelli di palazzo residenziale dei marchesi Ferrari.
Descrizione del sito:
Il castello si presenta come una grandiosa struttura in mattoni di forma trapezioidale, completa di fossato e di torre, frutto di una stratificazione di interventi succedutisi nel corso dei secoli.
Della costruzione primitiva del secolo XI rimangono soltanto una porzione della cinta muraria e la base della massiccia torre quadrata in pietra, coronata da beccatelli.
Successive modifiche strutturali ed aggiunte di corpi di fabbrica intervennero tra il secolo XIV ed il XVIII, dapprima finalizzate a potenziare le opere di fortificazione: probabilmente al tardo Quattrocento risale la costruzione, successivamente rimaneggiata, del bastione di forma quadrata che domina l’accesso al paese dalla strada proveniente da Cassine.
Informazioni:
Comune, tel. 0144 714535
Link:
https://www.comune.castelnuovobormida.al.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/
Bibliografia:
G. PISTARINO, Storia aperta di Castelnuovo Bormida, A.T. Pro Loco, Castelnuovo Bormida AL, 1996.
Fonti:
Foto in alto tratta dal sito del comune. Foto in basso tratta dal sito www.castelnuovobormida.net
Data compilazione scheda:
15 gennaio 2007 – aggiornamento maggio 2014
Nome del Rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Castelletto d’Orba (AL) : Castello e altri edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
Il paese conserva l’impianto medievale del borgo, dotato di ricetto, con tre porte urbiche, di cui se ne conservano due, e vari edifici dell’epoca.
Il CASTELLO ha una massiccia struttura quadrangolare, accentuata dalla posizione dell’edificio che domina l’intera località. La sua fondazione, forse anteriore all’anno Mille, sarebbe avvenuta per mano di Aleramo, marchese del Monferrato. L’attuale costruzione risale al XIII secolo. ma fu rimaneggiato nel XVII. Il castello fu di proprietà dei Marchesi di Monferrato fino al secolo XIV, passando poi, fino al XVII secolo, alla famiglia genovese degli Adorno. Restaurato all’inizio del XX secolo da Alfredo D’Andrade. Caratteristica architettonica sono i tipici elementi del gotico piemontese, come le numerose bifore con colonnine ed archi di marmo sormontate dai caratteristici “occhi di bue” e da una coronatura di merli ghibellini.
Il nucleo dell’antico ricetto era raggiungibile attraverso tre porte, una delle quali detta PORTA DELLA BERLINA, del XIV secolo, è ancora visibile; la porta della “Gagliarda” fu restaurata alla fine del XIX secolo dal D’Andrade e la porta dell’“Ajres” fu invece distrutta nel XVII secolo. La Torre Buzzi è invece di recente costruzione (inizio ‘900) in stile tardo gotico, forse ubicata nel luogo dove sorgeva l’antico castello obertengo distrutto nel XVI secolo.
CASA DEL MARCHESE Residenza estiva del Marchese del Monferrato risalente al XII secolo si affaccia sulla probabile porta denominata “Porta dell’Olmo”, forse guado sul torrente Albara.
CHIESA DI SAN ROCCO Il portale reca la data 1630, ma l’edificio è precedente, ipotesi supportata da una raffigurazione murale del santo risalente al XIV secolo. Adibita a lebbrosario nel XVI secolo, probabilmente aveva la stessa funzione già nel XII secolo. Al suo interno si può notare un altare policromo in legno del XV secolo.
Informazioni:
Link:
Comune di Castelletto d’Orba
https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_AL_Castelletto-Orba.htm
Fonti:
Foto e notizie tratte nel 2014 dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
12 novembre 2011 – aggiornamento maggio 2014
Nome del Rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Castellazzo Bormida (AL) : Chiesa di Santo Stefano
Storia del sito:
La chiesa di Santo Stefano era denominata “extra muros” per la sua lontananza dall’antico centro abitato. Di origine monastica, viene fatta risalire al secolo XI, sia per la presenza di cripta, sia per le tre absidi, simili a quelle di Santa Giustina a Sezzadio (vedi scheda).
Nel secolo XVI la chiesa versava in uno stato di abbandono, dovuta anche alla vertenza tra due istituzioni religiose che se ne contendevano il possesso. Lavori di recupero vennero svolti alla fine del 1500 e poi, dalla metà del 1600 fino al 1685, venne eseguito il rifacimento della facciata, delle volte di copertura e dell’interno, lasciando intatte solo le tre absidi, la cripta e parte delle murature perimetrali.
Nel 1997-98 si è proceduto ad un’opera di risanamento (costruzione di vespaio nella cripta e di un’intercapedine perimetrale) che ha confermato che la chiesa primitiva aveva le dimensioni dell’attuale.
Descrizione del sito:
La parte romanica di maggior interesse è la struttura esterna delle tre absidi, in laterizio, decorate da lesene, prive di finestre.
L’impianto della chiesa è a navata unica, con le absidi innestate direttamente nel transetto. La piccola cripta ha semplici colonne che reggono volte a crociera.
Altri resti di edifici medievali sono il “Torrione” e la “torre dell’orologio”(vedi sito del Comune in basso).
Informazioni:
Via Milite Ignoto, 24 — Info Comune tel. 0131 272801
Link:
http://www.comune.castellazzobormida.al.it – Chiesa di Santo Stefano
http://it.wikipedia.org/Castellazzo Bormida – Chiesa di S. Stefano
Bibliografia:
IENI G., Itinerari artistici nell’Alessandrino, Ed. Cassa di Risparmio di Alessandria, Alessandria, 1984.
MORETTI C., Catalogo di edilizia ecclesiastica nel territorio di Castellazzo Bormida, Ugo Boccassi editore, Alessandria, 2001.
Fonti:
Foto tratte dalle pagine internet del sito del Comune: Chiesa di Santo Stefano
Data compilazione scheda:
6 dicembre 2005 – aggiornamento agosto 2014
Nome del Rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Castellazzo Bormida (AL) : Chiesa della Trinità da Lungi
Storia del sito:
La Chiesetta, isolata nella campagna, come indicato nel nome, fu probabilmente edificata su un’area già dall’antichità dedicata al culto. Viene citata in un documento del 1134. Purtroppo fu manomessa e rimaneggiata nei secoli successivi, soprattutto nel 1731, quando le si diedero forme barocche.
Descrizione del sito:
L’impianto romanico è ancora visibile nella parte bassa della facciata (di mattoni con innesti in pietre grigie), nella quale si apre un portale ad arco a tutto sesto con architrave e lunetta senza decorazioni. La parte alta della facciata è un rimaneggiamento settecentesco, anche se vi sono ancora due lesene con capitelli a fogliame della prima metà del XII sec. e tre monofore con una larga cornice in pietra. La parte esterna a oriente conserva ancora elementi di muro con reimpiego di mattoni romani e tratti in pietrame a spina di pesce. Originariamente aveva tre absidi, delle quali si conserva quella centrale, ma con una soprelevazione che ha irrimediabilmente leso le proporzioni originali.
L’interno della chiesa ha maggiormente conservato le caratteristiche romaniche con tre navate e copertura a capriata. I pilastri sono a sezione quadrata con addossate semicolonne e lesene e danno una sensazione di forte verticalità. I capitelli, molto allungati rispetto al diametro, sono scolpiti con intrecci di animali, vegetali, mostri e sirene.
All’interno del cilindro absidale rimangono resti di affreschi.
Informazioni:
Comune, tel. 0131 272801
Link:
http://www.comune.castellazzobormida.al.i – Chiesa della Trinità dal Lungi
https://www.chieseromaniche.it/Schede/72-Castellazzo-Bormida-Trinita-da-Lungi.htm
Bibliografia:
IENI C. Itinerari artistici nell’Alessandrino, Alessandria, 1984.
CARESIO F., Romanico in Piemonte, Ed. Di Camillo, Moncalieri, 1998.
MORETTI C. Catalogo dell’edilizia ecclesiastica nel territorio di Castellazzo Bormida, Ed. Boccossi, Alessandria, 2001.
Fonti:
Foto in altro tratta dalla pagina internet: Castellazzo Bormida – SS. Trinità da Lungi
Foto in basso tratte nel 2014 dalla pagina del Comune.
Data compilazione scheda:
12 maggio 2005 – aggiornamento giugno 2014 e maggio 2024
Nome del Rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Cassine (AL) : Palazzo Zoppi, Chiesa di San Giacomo e altri edifici medievali
Storia del sito:
Nel territorio di Cassine vi furono insediamenti sin dalla tarda età del ferro; fu abitato dai Liguri Statielli e poi venne compreso del municipium di Aquae Statiellae. In epoca medievale, per la natura strategico-difensiva del sito posto su una collina, venne costruito il primo nucleo fortificato (castrum), nei pressi del piazzale della Ciocca, retrostante la chiesa di San Francesco e il Palazzo Comunale. Cassine comparve nella storia in documenti del 985 e del 995; l’imperatore Ottone II la concesse ad Aleramo, successivamente al Vescovo di Acqui. Attorno al castrum sorse l’insediamento che, tra il X e il XIII, acquistò sempre maggior consistenza, concretizzando un’autonomia comunale parallela all’emergere della nuova città di Alessandria, seppure già nel 1161 Federico I Barbarossa avesse investito Guglielmo di Monferrato del feudo di Cassine. Questo fatto costrinse i Cassinesi a doversi alleare con Alessandria, per difendere la propria autonomia comunale, sino alla pace del 1199. Nel 1203 Cassine venne denominata oppidum, termine che attesta l’esistenza di un nucleo fortificato con mura, torri e un castello sulla sommità della collina. Tra il XII e il XV secolo Cassine si trovò coinvolta, con alterne vicende, nelle guerre tra Alessandria e Genova, poi cadde alternativamente sotto la signoria dei Marchesi di Monferrato, dei Visconti e degli Sforza di Milano.
Nel XIV-XV secolo sorse un nuovo nucleo fortificato al limite superiore del paese (Guglioglio) e si definirono precise aree urbane che assunsero il nome delle porte ad esse collegate. Nel 1404 fu occupata da Facino Cane. Nel 1451 fu assediata da Guglielmo del Monferrato, nel 1556 occupata dalle milizie di Carlo V, nel 1644 dai Francesi e nel 1707 annessa ai domini sabaudi.
Descrizione del sito:
Il borgo medievale di Cassine conserva ancora alcuni pregevoli edifici risalenti al XV e XVI secolo: la più nota e interessante è la CASAFORTE QUATTROCENTESCA DEI CONTI ZOPPI (già degli SFORZA). Il complesso si presenta con una aggregazione di edifici tardomedievali, in cui il torrione a nord e i resti delle mura appartengono alla costruzione originaria, mentre il resto dell’edificio porta segni di aggiunte successive e della trasformazione in residenza signorile. La facciata, rimaneggiata, presenta una bella bifora.
Al primo piano si conserva parte di un importante ciclo pittorico di cultura lombarda della metà del XV secolo, con scene di caccia, di giochi e di vita cortese, ricche di raffigurazioni allegoriche e decorazioni geometriche tipiche del gotico cortese, nello stile del Pisanello, affini agli affreschi della casa dei Borromeo a Milano.
Nel cortile del palazzo, ad archi ribassati gotici, vi sono decorazioni pittoriche con motivi araldici e velari; vi si trova anche una cappella al cui interno sono conservati una pregevole tavola trecentesca di scuola piemontese che rappresenta la Madonna col Bambino e reperti romanico-gotici, provenienti dalla distrutta chiesa di S. Francesco di Valenza.
Altri edifici medievali sono:
CASA PERO, la cui facciata presenta elementi architettonici del periodo gotico (finestre ad ogiva tamponate) e all’estremità superiore resti di un fregio decorativo in mattoni;
CASA ARCASIO ora PAGLIA, bel complesso di vaste proporzioni con, all’interno, elementi murari medievali, un cortiletto tardo rinascimentale ed elementi litici di un portale cinquecentesco;
CASA MAZZOLENI ora CUTTICA DI REVIGLIASCO ha una facciata tardomedievale con in basso una struttura porticata e antiche botteghe;
PALAZZO BUZZI – PIETRASANTA, evidente esempio di trasformazione da una più arcaica struttura di casa-torre medievale ad un impianto tardo rinascimentale di casa-corte. L’antica torre medievale, con monofore e bifore tamponate e un fregio terminale in mattoni, è visibile all’estremità nord.
Nella parte più alta del paese, detta Guglioglio, si trova la CHIESA DI SAN GIACOMO che presenta esternamente sulla facciata e sul lato nord caratteri romanici e il cui interno, a tre navate, è il risultato di interventi di ristrutturazione che non permettono di leggere completamente la struttura originaria. Sul primo pilastro a sinistra è affrescata una Madonna con Bambino del XV secolo. Altri frammenti pittorici sono stati staccati e sono conservati parte in Palazzo Zoppi, parte nella Galleria Sabauda di Torino. Il campanile è del 1430.
Descrizione dei ritrovamenti:
In località San Giorgio, presso una cava, è stato scoperto un abitato ligure della seconda età del Ferro (IV-II secolo a.C.) e un edificio funerario a pianta quadrata, di età romana.
Informazioni:
Link:
http://www.comune.cassine.al.it – Palazzo Zoppi
http://www.comune.cassine.al.it – Chiesa di San Giacomo
http://www.comune.cassine.al.it – Palazzo Buzzi – Pietrasanta
Bibliografia:
ARDITI S., CUTTICA DI REVIGLIASCO G., Cassine note di analisi storica, territorio, insediamenti rurali e concentrico, Alessandria, 1986
ARDITI S., La collezione d’arte del conte Giovanni Zoppi in Cassine, in “Aquesana”, n. 8 (2001), pp. 41-61.
Fonti:
Foto tratte dalle pagine internet del sito del Comune sopra indicate.
Ultima foto tratta dalla pagina : Foto di Cassine
Data compilazione scheda:
5 febbraio 2006 – aggiornamento agosto 2014
Nome del Rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Cassine (AL) : Complesso conventuale di San Francesco e museo di San Francesco “Paola Benzo Dapino”
Storia del sito:
Il complesso conventuale di san Francesco risale al XII-XIV secolo e fu edificato in stile gotico lombardo nel sito del castrum. Dal 1291 si hanno indizi del trasferimento nel convento dei frati minori conventuali. L’arrivo dei francescani attesta un progressivo inserimento della comunità religiosa nel tessuto sociale della cittadina medievale. In San Francesco si svolgevano le adunanze della comunità nei momenti critici della sua vita. Se San Francesco adempiva al ruolo di sede comunitaria per la vita di Cassine, analoga funzione svolgeva l’ampio spazio antistante, utilizzato per il mercato annuale.
Non si conosce l’intera storia della Chiesa di San Francesco a causa della dispersione dell’archivio. La chiesa ha subito varie modifiche nel corso dei secoli: al 1430 risale un campanile, l’altro al 1614; al 1548 il portale classicheggiante. Nel XVII secolo vi furono due scorrerie di truppe francesi e un terremoto che provocò danni all’edificio della chiesa, cui si rimediò con la costruzione di due robusti contrafforti e il rifacimento delle prime due campate (alla fine del 1600).
Altri lavori vennero eseguiti dopo l’arrivo da Roma, nel 1713, delle spoglie di Sant’Urbano martire, unitamente ad una settantina di reliquie custodite in preziose teche lignee intagliate: venne sistemata una cappella destinata ad accogliere le spoglie del martire. Nel 1733 venne rifatto il pavimento, l’anno successivo vennero collocati il pulpito e gli stalli del coro. Con la soppressione per decreto di Napoleone iniziò il definitivo decadimento del complesso francescano: i Minori conventuali tornarono a Cassine nel 1830; un decennio più tardi furono sostituiti dai Padri Cappuccini che ressero il convento fino al 1858. Negli edifici del convento i frati, a metà Ottocento, aprirono scuole pubbliche che vennero mantenute anche dopo che il Comune acquistò il complesso. L’abside quadrata della chiesa venne restaurata nel 1928.
Nel 2011 è stato inaugurato il Museo che espone una serie di arredi in un unico organismo costituito dagli elementi superstiti del convento e con la realizzazione di una nuova struttura avente funzione di ingresso. Il complesso, adiacente la chiesa, si compone di tre ambienti: Sala Capitolare, Sacrestia e Quadreria.
Descrizione del sito:
La CHIESA DI SAN FRANCESCO ha la facciata in cotto, con coronamento di archetti pensili originali romanici, come nel fianco sud; il portale gotico fortemente strombato.
La chiesa presenta un impianto basilicale a tre navate, a cui se ne aggiunge una quarta costituita dall’insieme delle cappelle intercomunicanti sorte in fasi successive sul lato sud. I vari interventi di ristrutturazione in stile barocco non permettono di leggere completamente la struttura originale, con archi ogivali e volte a crociera cordonate. I capitelli sono prevalentemente cubici, dalla fattura molto semplice; in alcuni casi compaiono tipologie a forma svasata con una decorazione scultorea a carattere vegetale. Un ulteriore elemento artistico è la decorazione pittorica: tutte le superfici interne delle zone superiori della chiesa furono decorate, poco dopo l’edificazione, con fregi cosmateschi, finti conci alternati e finti marmi, fregi a spirale, rosoni e altri motivi in stretta connessione al momento architettonico.
L’interno conserva resti di AFFRESCHI dal XV al XVII secolo. Sul primo pilastro a sinistra è affrescata una immagine di Madonna con Bambino datata al XV secolo grazie all’analisi mensiocronologica (cioè basata sulla misura dei mattoni).
A sinistra della facciata della chiesa vi è l’ex-convento, con un bel portale ogivale a conci di tufo e mattoni alternati. Il chiosco presenta portico e loggia; in un’aula a sinistra, l’antica SALA CAPITOLARE vi è un ciclo pittorico trecentesco raffigurante la “vita di Cristo” (Crocifissione, Epifania…) attribuito al “maestro di Cassine”, cui alcuni studiosi attribuiscono anche affreschi nella chiesa di san Michele a Pavia. Al centro della parete orientale c’è una Crocifissione, mentre sul lato destro sono raffigurati san Francesco e san Giacomo. Sulla parete nord sono effigiate le Storie dei Magi e l’Adorazione del Bambino in braccio alla Vergine, mentre sulla parete opposta si trova una Vergine con Bambino in trono e sant’Antonio abate, santa Caterina d’Alessandria e san Giorgio. Nelle vetrine sono esposti alcuni reliquiari lignei, dipinti e dorati, appartenenti a un unico complesso giunto nel 1713 a Cassine come dotazione a corredo delle spoglie di sant’Urbano Martire. Altro reliquiario importante è quello del triregno funebre di papa San Pio V, databile al 1588. Nella Sala Capitolare vi sono anche due crocifissi lignei policromi di ambito alessandrino (XV-XVI sec.).
La SACRESTIA, modificata nel 1713, con l’inserimento di due armadi la costruzione, sulla parete orientale, di un altare in muratura sovrastato dall’affresco della Vergine con Bambino e i santi Matteo e Bonaventura, attribuite al Monevi. Durante il restauro degli armadi, sulla parete Nord, è emerso un affresco del 1532 con la stessa iconografia dell’altare. Sul lato opposto è stato rinvenuto il dipinto di un cavaliere munito di scudo e vessillo con croce; il soffitto a cassettoni lignei è tardomedievale. Completano gli arredi una scultura lignea secentesca dell’Ecce Homo e quattro reliquiari del ‘700 in lamina d’argento e il reliquiario della Vera Croce (XVIII sec.).
La QUADRERIA si trova nella terza sala, originariamente collegamento fra sacrestia e chiesa. Contiene 14 tele della Via Crucis (1796) del bolognese Fancelli, tele sei-settecentesche e la pala della Vergine con Bambino fra san Francesco e san Biagio, di fine Cinquecento, opera dell’alessandrino Soleri. Durante il restauro sono stati individuati strati pittorici sovrapposti ed è emerso che la figura di san Francesco era stata dipinta sopra una precedente raffigurazione di un santo Vescovo.
Informazioni:
Piazza Vittorio Veneto, 2 . Comune tel. 0144 715151
Allegato Pieghevole Museo Cassine
Link:
http://www.comune.cassine.al.it – Complesso conventuale di San Francesco
Bibliografia:
ARDITI S., Il trecentesco complesso conventuale di San Francesco di Cassine, in Alto Monferrato, tra Piemonte e Liguria, tra pianura e Appennino, storia, arte e tradizioni, coordinamento di Luigi Gallareto e Carlo Prosperi, Torino 1998.
GREGORI M. (a cura di), Pittura murale in Italia dal tardo duecento ai primi del Quattrocento, Ist. Bancario S. Paolo Torino, Torino, 1995.
Fonti:
Foto in altro tratta dalla pagina Wikipedia: Cassine, monumenti e luoghi d’interesse
Foto in basso tratta dalla pagina del sito del Comune: Complesso conventuale di San Francesco
Data compilazione scheda:
24 gennaio 2006 – aggiornamento giugno 2014 – dicembre 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese