Canavese

Burolo (TO) : Chiesa di Santa Maria Maddalena

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Storia del sito:
La chiesa fu edificata presumibilmente nel secolo XI e rimaneggiata nei secoli successivi.
Il tetto dell’edificio è stato rifatto nel 2013.

Descrizione del sito:
Oggi la chiesa è composta da tre parti: l’edificio principale a navata unica, sulla destra un vano oggi adibito a sagrestia (che forse anticamente era parte di una navata poi demolita) e il campanile unito alla chiesa e alla sagrestia da un muro. Un muretto delimita un piccolo cortile davanti all’edificio. L’abside rotonda è rivolta verso valle, sullo strapiombo.
Il CAMPANILE ha forma rettangolare; la parte inferiore ha una doppia porta di accesso e la parte superiore presenta tre campiture irregolari. Venne restaurato nel 1848, come indica la data sulla lesena a destra in alto. Il campanile é posto sul lato sud, accanto alla facciata ed in posizione obliqua rispetto alla chiesa, per seguire la forma della roccia.
Nella sagrestia esiste un AFFRESCO, attribuito al pittore detto “Pseudo Domenico della Marca di Ancona” vedi scheda, e realizzato intorno al 1430, rappresentante Cristo in croce tra due Sante, di cui quella a sinistra potrebbe essere Maria Maddalena. I personaggi, fra i quali emerge centrale il Crocifisso, presentano elementi tipici della pittura gotica.

Descrizione dei ritrovamenti:
All’esterno della chiesa, sul lato nord, è murata una LAPIDE funeraria tardo-romana che, per le croci che reca incise, potrebbe essere stata riutilizzata come mensa d’altare. L’iscrizione reca la data “anno 440 attestato dal Consolato di Valentiniano Augusto e di Anatolio” e il nome del “negotiator Basilius (nativo) del vicus Atarca (probabilmente in Siria)”

Informazioni:
Su un masso erratico, al centro della contrada Santa Maria Maddalena, poco distante dalla strada. Parrocchia di Burolo, tel. 0125 57351


Link:
http://www.comune.burolo.to.it/index.php/chiese-e-monumenti.html

Bibliografia:
Ferrero F., Arte medievale in Canavese, Priuli & Verlucca ed., Pavone can. TO, 2003

Fonti:
Fotografia in alto da wikimedia.

Data compilazione scheda:
31/01/2008 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Burolo lapide

Brosso (TO) : Chiesa di San Michele Arcangelo e resti del Castello

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Storia dei siti:
Brosso è situato in una valletta laterale dell’Alta Valchiusella. Il territorio fu popolato fin dalla preistoria e, secondo Catone, furono i Salassi, popolazione di origine celtica, a stanziarsi in quest’area. Essi impararono ad estrarre ferro e rame dai minerali che affioravano sulle pendici delle montagne. Dopo anni di guerre e di resistenza accanita, i Salassi dovettero soccombere alla conquista romana.
Si hanno notizie documentate su Brosso nel secolo XII, quando tutta la vallata rientrava nei possedimenti dei Conti San Martino di Castellamonte che costruirono il castello; ciò contribuì a dare importanza al luogo, tant’è vero che fino a tempi recenti, la Vallata intera era detta Val di Brosso, o “Valle de Broxa”. L’attività estrattiva proseguì anche in epoca medievale, e in alcuni documenti se ne fa cenno. I valligiani stanchi per le continue lotte che si svolgevano nel territorio e per la pesante oppressione di cui erano oggetto da parte dei conti di Brosso, detti Aimonini, si ribellarono in più riprese; una delle rivolte più sanguinose fu quella dei Tuchini che, nel 1386, partì proprio da Brosso estendendosi a tutto il Canavese e portando alla distruzione di numerosi castelli. La leggenda vuole che un popolano brossese, Antonio Capra, il quale non intendeva tollerare che il signorotto facesse valere lo “ius primae noctis” con la sua promessa sposa, abbia guidato gli abitanti della borgata all’assalto del castello e alla cattura del tiranno, rinchiuso poi in una botte e fatto rotolare lungo il pendio sottostante.
Gli abitanti di Brosso e di tutta la Valle, con la speranza di avere un appoggio contro lo strapotere dei feudatari, giurarono a più riprese fedeltà ai Savoia, chiedendo la loro protezione; ma le lotte continuarono per oltre un secolo portando carestie e miseria e determinando, in alcuni periodi, il decadimento dell’attività mineraria. Il 1 gennaio 1497 l’assemblea dei capifamiglia fissò le norme per lo sfruttamento delle miniere, nel quadro generale di un’attenta interazione fra l’attività mineraria e quelle agro-pastorali. Questi “Statuti Minerari”, scritti in latino con il titolo “Ordinamenta et Conventiones loci Brozi”, furono convalidati dal duca Emanuele Filiberto di Savoia ed ebbero successivamente numerose aggiunte; nel 1602, infine, furono tradotti in italiano, continuando ad essere validi per molto tempo.
Nei secoli più recenti, la vita di Brosso è sempre stata strettamente legata all’attività mineraria e metallurgica; i siti lungo il corso del torrente Assa offrono oggi una testimonianza delle opere che servivano ai minatori ed ai mastri ferrai. Nel 1700 la Valchiusella fu la principale fornitrice di ferro di Casa Savoia, ma, verso la fine del secolo, la tecnologia dell’altoforno soppiantò quella del basso fuoco, detta “alla brossasca” nella produzione del ferro ricavato dall’ematite, provocando il decadimento della metallurgia brossese. L’attività mineraria si orientò alla ricerca e all’utilizzo della pirite (solfuro di ferro) per fabbricare il vetriolo verde, usato per tinture, e poi, verso il 1830, per produrre acido solforico. L’attività estrattiva si modernizzò e vennero costruite nuove strutture. Le miniere furono chiuse nel 1964 quando l’estrazione del minerale, fatta con metodo ormai obsoleto, assunse costi superiori rispetto all’importazione dall’estero. Oggi Brosso organizza annuali mostre mineralogiche (1/15 agosto) ed ha avviato il progetto di un museo permanente.

L’edificio della CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MICHELE ARCANGELO, la cui presunta costruzione risale intorno all’anno mille, è il più vecchio della vicaria e della vallata. Si dice che l’edificio sia sorto sulle rovine di un preesistente tempietto romano dedicato al Sole. Se ne hanno notizie certe dal XIV secolo, fu consacrata nel 1545. Fu definitivamente trasformata nel XVI secolo in un edificio di stile gotico rustico e ancora ampliata nel 1700. Nel 1907-8 fu realizzato un restauro con decorazione totale della chiesa; rifacimento del pavimento; rinforzo ai muri esterni e interni, tetto e campanile.

Descrizione dei siti:
La sobria facciata romanica della chiesa di San Michele è ornata da un pronao sostenuto da due eleganti colonne con gradinata e da un affresco con san Michele, recentemente restaurato.
L’interno della chiesa, a unica navata con nove altari, si presenta vasto, molto decorato e dalle ricche pitture, con la navata semigotica e il presbiterio barocco. Conserva un affresco, eseguito probabilmente verso la seconda metà del XVI secolo e ora molto danneggiato, che raffigura la Morte scheletrica con la vanga.

Sullo stesso poggio ove trovano sede la chiesa e, più in basso, il cimitero, si intravedono, di fianco a quest’ultimo, spessissime mura, ora coperte di boscaglia, a testimonianza dell’antico CASTELLO che appartenne ai Conti di Brosso. Le sue mura si estendevano per oltre sessanta metri in lunghezza e per quindici di lato; quaranta metri della lunghezza erano occupati dal vero fabbricato, del quale sottoterra è ancora conservato un ampio salone (per ragioni di sicurezza, le sue entrate sono state bloccate). II resto dell’area era destinato alla torre che aveva forma rotondeggiante, con un diametro interno di 7 metri.

Informazioni:
Sull’altura a fianco del paese, in posizione panoramica, sorgono la chiesa parrocchiale e i ruderi del castello. Info Comune tel. 0125 795158

Links:
http://www.comune.brosso.to.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Brosso

Fonti:
Notizie e fotografia in alto tratte dal sito del Comune. Fotografia in basso da Wikipedia.

Data compilazione scheda:
29/01/2008 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Borgomasino (TO) : Pera Cunca

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Storia del sito:
La “pera cunca” è uno dei massi-altare più noti del Canavese. Con tale nome si designano pietre recanti incise cavità più o meno profonde, collegate tra loro da canaletti, che potrebbero in qualche modo essere state utilizzate per riti sacrificali.
Generalmente tali massi non sono databili, e se lo sono possono appartenere a culture che con quella celtica hanno pochi punti in comune; inoltre ci sono abbondanti prove di quanto i riti genericamente “pagani” siano stati praticati molto avanti nell’età cristiana. La rivelazione della presenza di tale masso fu fatta intorno al 1920 al Soprintendente di quel tempo e fu definita, negli anni successivi, un “masso-altare”. Le coppelle canalizzate e la vasca centrale ben si adattano ai culti che prevedono libagioni su pietre sacre a forma di altare, più volte descritte dai cronisti di età romana riferendosi ai popoli indigeni preesistenti nel Nord Italia. È comunque necessario muoversi con cautela su tali informazioni classiche, poiché senza un riscontro archeologico può essere facile arrivare a conclusioni affrettate o erronee.
La pietra, un masso erratico, era già nota da tempo e veniva chiamata tradizionalmente dagli abitanti “Pera Cunca” ossia “Pietra Conca o Concava”. Essa si trova sulle pendici più meridionali dell’Anfiteatro morenico di Ivrea tra le ultime colline che testimoniano la massima estensione a sud della lingua glaciale. È probabile che sia quest’ultimo il responsabile della presenza in loco della pietra, che la depositò quando il ghiacciaio iniziò a ritirarsi.
Numerosi massi costellano la zona resa brulla dalle colline moreniche, ma nessuna altra pietra presenta incisioni interessanti o di un certo significato. Solamente il complesso di incisioni del Bèc Renon (il sito, sopra Quincinetto a più di 1900 metri di quota, che ha restituito qualche frammento ceramico della tarda Età del Ferro) sembra avere qualche analogia nella lavorazione delle coppelle.

Storia e descrizione del sito:
La pietra incisa ha una forma vagamente cilindrica, avente un diametro di circa due metri ed un’altezza media di 60 cm.
La parte interna è dominata da una grossa cavità di forma grossolanamente ovale. Le venature caratteristiche della pietra rivelano un’origine metamorfica. La pietra infatti è un micascisto con estese inclusioni di quarzo ed è abbastanza comune nella zona. Un po’ meno comune invece è la forma generale del masso che non appare, ad un esame superficiale, essere stata modellata artificialmente. È probabile, anzi, che proprio tali caratteristiche (la forma cilindrica e la vasca centrale) le abbiano conferito un posto “speciale” rispetto alle altre pietre circostanti.

Informazioni:
La pietra si trova nella località chiamata Lusenta (o Lucenta probabilmente da “lucus” bosco), a nord-est dell’abitato, immersa nei boschi di querce e castagni, tra i comuni di Borgomasino, Caravino e Cossano, proprio nei pressi del triplice confine. La localizzazione è approssimativa.

Links:
http://www.gruppoarcheologicocanavesano.it/la_pera_cunca.html

http://www.rupestre.net/tracce/?p=3754

Fonti:
Fotografie dal sito www.rupestre.net.

Data compilazione scheda:
09/03/2006 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Borgomasino (TO) : Necropoli longobarda di Cantarana

Storia del sito:
Tra il 1887 e il 1893 in regione Cantarana, venne scoperta, in coincidenza con una cava di argilla, una estesa necropoli longobarda di oltre 90 tombe con ricchi corredi.
Nel 568 D.C. i Longobardi invasero l’Italia. In questa impresa vennero aiutati da genti da loro assoggettate come i Bulgari, che si insediarono in prevalenza nell’area intorno al Ticino.
Nell’ultimo quarto del VI secolo, epoca dello stanziamento Longobardo, in Borgomasino esisteva probabilmente una zona fortificata nel luogo in cui sorge l’attuale castello. Gli studi più recenti sembrano propendere per la presenza in zona, già in epoca tardo antica, di una stazione di tappa militare, probabile stanziamento di cavalleria sarmata, lungo la strada da Eporedia (Ivrea, dove vi era una prefettura sarmata) a Quadrata (sita alla confluenza della Dora con il Po).
Non si hanno reperti sull’insediamento che ha originato la necropoli, ma si sa che il nucleo attorno all’antica parrocchiale di Borgomasino si chiama ancor oggi Sale, (termine di derivazione longobarda) e nei documenti altomedievali il paese è detto “Castrum Bulgari”. La “Sala” era il luogo di fermata della “Fara” longobarda (gruppo migrante, lignaggio famigliare, distaccamento militare basato sul gruppo famigliare) e la presenza dei due toponimi suggerirebbe una presenza di Bulgari in questo territorio.
La frammentarietà della documentazione e l’antichità del rinvenimento non hanno consentito una precisa analisi archeologica, comunque questa resta una delle più grandi necropoli longobarde in area padana.

Descrizione dei ritrovamenti:
Nelle sepolture dei guerrieri venero ritrovate oltre 30 lame, “spate” e “sax”, punte di lancia, speroni, umboni di scudo, fibbie e una croce in lamina d’oro sbalzata. Vennero ritrovati resti di cavalli, a testimonianza di pratiche che sono state reperite anche altrove, come nella necropoli di Collegno (TO).
Nelle sepolture femminili furono trovati bracciali in bronzo, orecchini in filigrana d’oro e collane con vaghi in terracotta smaltata.
La necropoli ha reso anche parecchi vasi in ceramica con decorazione stampigliata su pasta molle e uno in pietra ollare.

Bibliografia:
NEGRO PONZI MANCINI M., La necropoli longobarda di Borgomasino, in Archeologia e Arte nel Canavese (a cura di B. Signorelli e P. Uscello), Atti del Convegno (Torino-Ivrea, settembre 1998), , n.s. L, (1998, ma 2000), 41-76.
CIMA M., Uomini e terre in canavese tra età Romana e Medioevo, Ed. Nautilus, Torino, 2003

Data compilazione scheda:
01/10/2007 – aggiorn. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese

Borgomasino (TO) : Castello

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Storia del sito:
Il castello ha origini molto antiche, infatti i primi documenti che parlano di questa costruzione risalgono all’XI secolo, quando Guido, Conte di Pombia, comprò da Ardissone le proprietà della zona di Ivrea. In questi documenti il castello è chiamato “Castrum Vetus”, per distinguerlo dal castello di Torrazza, costruito nello stesso periodo, ma chiamato “Castrum Novum”. Il castello è stato edificato sul confine tra i territori di Ivrea e Vercelli per ragioni difensive e fu sovente teatro di guerre tra i due paesi.
Nel 1361 Bartolomeo di Masino vendette ad Amedeo di Savoia il paese di Borgomasino, mantenendo unicamente la proprietà del castello. I rapporti tra il Conte di Masino e quello di Savoia si aggravarono e il Conte decise di fortificare la zona circostante il castello; queste lotte si conclusero alla fine del XIV secolo e i Conti di Masino furono infeudati prendendo il titolo di Conti di Masino di Borgomasino. I documenti conservati, dal XIV al XVII secolo, testimoniano la presenza di numerose dispute tra i conti Valperga di Masino e i Conti di Borgomasino, che avevano delle proprietà e il titolo nobiliare. Questi atti dimostrano che nel XVI secolo l’edificio era composto dal castello, dotato di due torri, e dalla Chiesa di San Salvatore.
Una planimetria redatta nel 1757 dall’architetto Tommaso Prunotti di Torino ci mostra una descrizione della struttura del castello. Ci sono due castelli messi in evidenza: il primo, che si trova a mezzogiorno, apparteneva a Francesco Antonio Valperga; il secondo, che si trova a mezzanotte, era del Conte Carlo Francesco Valperga di Masino.
Nel 1818 un crollo danneggiò gravemente il castello. Nel 1845 la famiglia dei Conti Valperga di Masino si estinse e i Conti Masino di Borgomasino ereditarono il titolo di Conti Valperga di Masino. In seguito una parte del castello a mezzogiorno fu donata alle suore per installarci un asilo, e una parte alla Parrocchia di San Salvatore.
Verso il 1870 si edificò sull’antica struttura posta a mezzanotte una villa residenziale, progettata dall’architetto Siniscalchi di Torino secondo il volere del Conte Luigi Valperga di Masino. Il castello così trasformato è rimasto proprietà dei Conti Valperga di Masino fino alla metà del 1989 quando fu acquistato e restaurato dagli attuali proprietari che lo hanno aperto alle visite e trasformato in Bed and Breakfast.

Descrizione del sito:
Oggi il castello è una splendida villa ottocentesca; delle strutture medievali sono rimaste solo una torre a pianta quadrata e gli edifici rustici che non sono ancora stati restaurati. La torre, costruita in mattoni, presenta aperture irregolari e fregi in cotto a delimitare l’ultimo piano e il bordo sotto il tetto.
Il castello è dotato di un grande parco.

La CHIESETTA DI SAN SALVATORE  appartiene alla Chiesa dal secolo XV; restaurata nel 1992, conserva di originale solo il campanile e parte dell’abside.

Informazioni:
Nel centro storico, di proprietà privata. Tel. 335 5917291 oppure 0125 770181

Links:
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Borgomasino

Fonti:
Notizie tratte nel 2006 dal sito http://www.castellodiborgomasino.it, non più attivo nel 2014.
Fotografia da wikimapia.

Data compilazione scheda:
17/03/2006 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

Borgiallo (TO) : Cappella di San Giacomo

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Storia del sito:
La struttura originaria – con facciata aperta – risale presumibilmente alla metà del XV secolo. Questo tipo di struttura potrebbe far pensare ad una cappella che aveva tra le funzioni principali quella di ospitare le processioni funebri dalle frazioni più lontane verso il luogo di sepoltura in paese.
In seguito la cappella fu dotata di una cancellata lignea. Nel XVIII secolo la cappella fu ampliata e fu costruito il portico anteriore.
Nel corso dei secoli la cappella fu intonacata e dipinta diverse volte, sia all’interno che all’esterno, coprendo antichi e preziosi affreschi. Si tratta di affreschi quattrocenteschi messi in luce dalle opere di restauro eseguite a cura del “Comitato per il restauro e la conservazione della Chiesa di San Carlo” con il contributo della Regione Piemonte e della Fondazione CRT. Purtroppo le condizioni di degrado raggiunte dalla cappella hanno rovinato molta parte di affreschi pregevoli.

Descrizione del sito:
La piccola cappella è preceduta da un portico retto da due grosse colonne cilindriche. L’edificio è coperto da un tetto a due falde con capriate.
Sulla facciata triangolare della cappella sono visibili frammenti dell’affresco raffigurante una Annunciazione di pregevole fattura: un nastro annodato lega l’Angelo con la Vergine.
All’interno della cappella è visibile un affresco quattrocentesco sulla parete di fondo che rappresenta la Crocifissione con la Madonna e san Giovanni e, ai lati, san Sebastiano, ritratto come un giovane con una bella piuma di fagiano svettante, e san Rocco (o san Giacomo) in veste di pellegrino con bordone e conchiglie.
Sulla volta è emersa un bellissima immagine di Cristo fra i simboli degli Evangelisti. Di grande interesse iconografico è la serie degli Apostoli alle pareti, purtroppo in gran parte perduta.

 

La CHIESA PARROCCHIALE DI BORGIALLO, DEDICATA A SAN NICOLAO, sorge isolata dal capoluogo, nel fondo valle, in quanto era – ancora nel secolo diciannovesimo – la chiesa su cui gravitavano i paesi limitrofi. Fu ricostruita sopra un tempio primitivo, di probabile origine romanica, attestata dalla presenza del CAMPANILE, ancora ben conservato. La massiccia torre campanaria, infatti, reca nella parte inferiore gli indubbi segni dello stile romanico, fiorito nel secolo undicesimo: si notano le lesene ben evidenziate, tracce di bifore e monofore, ora otturate, e tutta la serie di archetti pensili. Nel 1863 venne sopraelevata la navata principale, in origine a capriate.

 

Informazioni:
La cappella si trova poco prima dell’abitato di Borgiallo, a sud-ovest, in prossimità della strada provinciale che proviene da Cuorgnè. Comune tel. 0124 690001

Link:
http://www.comune.borgiallo.to.it

Bibliografia:
COMITATO SAN CARLO (a cura di), Chiesa di San Carlo. Borgiallo (To). Note storiche, ricordi e appunti sul restauro, Borgiallo 1997
BERTOLOTTO C., Gli affreschi del maestro di Borgiallo, in “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti”. N. 11-12(1998), pp. 101-107
ROSSANA A., La cappella campestre di San Giacomo a Borgiallo, in “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti”.N. 11-12 (1998), pp. 95-100
FERRERO F.G., Il Medioevo delle Alpi. Itinerario turistico in Alto Canavese, Cuorgnè, Comunità Montana Alto Canavese, 2000
FERRERO F.G.; FORMICA E., Arte medievale nel Canavese, Ivrea, Priuli & Verlucca, 2003

Fonti:
Fotografie dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
15/05/2006 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

BORGIALLO – Parrocchiale

 

Bollengo (TO) : Campanile di S. Martino di Pærno e Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo in Pessano

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Storia del sito:
Bollengo fu un borgo che, con i paesi vicini Pessano (o Pesano) e Ampesso, nella prima metà del XIII sec., ottenne lo stato giuridico paritetico ai cittadini di Ivrea a condizione che provvedessero alla costruzione di una struttura fortificata (castello e ricetto) sul monte detto “Castellazzo”. Il sito diventò un caposaldo difensivo dall’espansione di Vercelli verso il territorio di Ivrea. Di tali strutture purtroppo non resta più nulla.
Dei borghi di Pessano e di Pærno, ormai scomparsi, restano due vestigia romaniche.
Il CAMPANILE DI SAN MARTINO DI PÆRNO è ciò che resta della Chiesa intitolata a san Martino, costruita nell’XI secolo, che fu la parrocchiale di Pærno e venne demolita nel 1700. La torre campanaria svetta oggi solitaria su un grande prato. Il borgo di Paerno fu abbandonato nel 1200.
LA CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita intorno all’anno Mille nell’antico borgo di Pessano, tutelata dal Capitolo della Cattedrale di Ivrea, si è conservata fino ai nostri giorni anche se in condizioni di degrado che solo il recente restauro ha eliminato. Successivamente alla costruzione, in epoca imprecisata, fu edificata  sulla parete destra dell’edificio una struttura  con due vani, ad uso canonica e abitazione di un eremita.  L’edificio fu sconsacrato nel 1887. Di proprietà privata, in tempi recenti è stato donato al Comune di Bollengo.

Descrizione del sito:
IL CAMPANILE DI SAN MARTINO, noto anche col nome di “CIUCARUN” o Torre di San Martino, è tutto ciò che resta dell’antico abitato di Pærno.
Il campanile, in stile romanico, è ornato da archetti pensili, presenta feritoie, monofore e bifore all’ultimo piano.

CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO. È l’unica testimonianza dell’antico borgo di Pessano. La chiesa presenta la torre campanaria in facciata, accostata frontalmente alla navata centrale con cinque piani: il primo tamponato, come tutto il lato nord; gli altri lati presentano: sul secondo  piano una feritoia, sul terzo una monofora e sul quarto e quinto una bifora, alcune con pilastrini di reimpiego anche con decorazioni scolpite. La bifora sud del 4° piano ha rocchi circolari in cotto,  simili ad altri usati nella muratura esterna (vedi foto di un particolare). Le pareti esterne sono in pietrame, ciottoli e poche file di mattoni.
All’interno l’unica navata ha due campate e termina con abside semicircolare con volta a semicatino; sulla parete destra un frammento molto antico di transenna con un disegno geometrico a reticolo. Le pareti e l’abside conservano tracce di affreschi del XV secolo: nella parte sinistra dell’abside una figura mutila di san Giorgio di cui si vede una gamba ricoperta da armatura e  la coda del drago. Dopo una vasta lacuna, una figura di Santo di cui è rimasta solo la parte inferiore e un altro Santo non identificabile. Nella parte destra, entro un riquadro due santi di cui probabilmente a sinistra san Giovanni Battista coperto di pelli e a destra un santo con mantello e cappuccio, identificato con sant’Antonio abate, vedi bibliografia.

Informazioni:
Il campanile di San Martino si trova in regione Albareto, in un pianoro tra i boschi della Serra.
La chiesa di San Pietro è in strada Piane Inferiori 2, prima di entrare in Bollengo, seguendo la strada sulla destra in leggera salita. Comune tel. 0125 57114

Links:
http://www.comune.bollengo.to.it/

TAURASIA_2019 [estratto articolo su BOLLENGO -chiesa di Pessano] 7feb20_web

Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Forneris G., Romanico in terra d’Arduino, Bolognino, Ivrea 2002
GHIRARDELLO C., Identificata l’iconografia del dittico a fresco nella chiesetta in Pessano di Bollengo, in: Bollettino storico vercellese, vol. 33, 63 (2004), pp. 59-69)
BONICATTO Simone, Il Maestro del chirurgo Domenico della Marca d’Ancona e il contesto pittorico del Canavese, Editris, Torino 2022 (per gli affreschi della chiesa di S. Pietro)

Fonti:
Foto in alto, Campanile di Pærno, da wikimedia.
Fotografie in basso: chiesa di SS.Pietro e Paolo, la prima da http://www.deportazia.it, le successive sono foto GAT di M. Marnetto.

Data compilazione scheda:
06/10/2006 – aggiornam. giugno 2014 e 2019

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Barbania (TO) : Torre-porta

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Storia del sito:
Nel 1240 esisteva un “Hospitium de Guiaz de Barbania”, cioè una struttura dove il signore ospitava servi o coloni, che venne citato ancora nel 1302. Nel 1378 venne distrutto in parte dai San Martino di Front; l’anno successivo i conti di Rivara presero possesso del sito, che venne incendiato dai Valperga alla fine del secolo.
Solo nel 1447 un documento parla di “ricetto”, che coincideva con il centro abitato fortificato che sorgeva sull’area sopraelevata di circa quattro metri a fronte della piazza attuale.

Descrizione del sito:
Non è più possibile evidenziare tracce del nucleo antico e delle altre fortificazioni precedenti le distruzioni del XIV secolo. Si è invece conservata, nella parte più elevata dell’abitato, una TORRE-PORTA, una massiccia mole parallelepipeda a cortina laterizia, che risale alle fasi ricostruttive della fine del XIV secolo.
Sul fronte esterno e sul fianco sinistro si rilevano tracce della più antica struttura con muratura di ciottoli a spina di pesce di cortina e massi lapidei di spigolo. Nel XV secolo la torre aveva un ingresso carraio con ponte levatoio manovrato da bolzoni, di cui restano tracce. All’altezza dei tagli di manovra e superiormente corrono fasce di dentelli. La torre terminava con una merlatura bifida ed era aperta verso l’interno, con impalcature lignee ai vari piani. Nel XVII secolo fu aggiunto un tetto in coppi per adibirla a torre campanaria, funzione che mantenne sino a metà del XX secolo. La torre è stata recentemente restaurata.

Informazioni:
Comune tel. 011 9243958 (Biblioteca tel. 011 9243621)

Link:
http://www.comune.barbania.to.it

Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978

Fonti:
Fotografia in alto da Wikimedia, in basso foto GAT.

Data compilazione scheda:
19/08/2006 – aggiorn. luglio 2014 e settembre 2018

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

 

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Bairo (TO) : Torre

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Storia del sito:
Il suo antico nome Barrium, indicava un luogo circondato da mura. Feudo dei Vescovi di Ivrea nel periodo medievale, Bairo passò poi sotto i Marchesi di Ivrea e di Monferrato. Nel 1315 venne assoggettato ai Savoia; tra i suoi feudatari ebbe gli Antonioni di San Martino, i Giannotti e i San Martino di Agliè. Nel 1409 un documento fa cenno a un castrum munito di mura e fossato, probabilmente non il castello dei signori, ma una fortificazione, tipo un ricetto, di cui era compartecipe la comunità.
Nel 1764 venne unita da Carlo Emanuele III di Savoia ai feudi di Agliè e Ozegna. Dal 1928 al 1955 insieme a Torre Canavese costituì il comune di Bairo Torre.

Descrizione del sito:
Della antiche fortificazioni rimane solo un massiccio torrione parallelepipedo chiuso, costruito con enormi massi di pietra squadrata. Su tutto il perimetro della chiesa, adiacente il torrione, sono rilavabili tracce di una struttura edilizia, coeva al torrione, probabilmente i resti dell’edificio sede del consortile.
La via ai castelli a sud, in forte pendenza, indica la posizione del perimetro delle mura sul fronte meridionale.

Informazioni:
A ovest della chiesa parrocchiale, adiacente ad essa. Info Comune tel. 0124 501043

Links:
http://www.comune.bairo.to.it/edificistorici.asp

Bibliografia:
M. VIGLINO DAVICO, I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978

Fonti:
Fotografia da www.provincia.torino.gov.it

Data compilazione scheda:
25/11/2006 – aggiornam. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Aglié (TO) : Palazzo Ducale – sala Tuscolana

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Storia del Museo:
Alle falde delle colline di Macugnano (forse sede di una statio dal nome di Macugniacum) l’abitato di Agliè (Alliadus) prenderebbe il nome, secondo il glottologo Giovanni Domenico Serra, da un colono romano di nome Alliacus, per successive trasformazioni. Altri studiosi, come il Casalis (1883), ritengono Agliè di fondazione medievale. Il nucleo primitivo, di origine romana, era probabilmente situato sulle colline nella frazione di Santa Maria delle Grazie, già ricordato in documenti del 1019, ad opera dei Conti San Martino di Agliè.
Il Palazzo Ducale, sede del Museo, è opera dell’architetto Amedeo di Castellamonte che trasformò, tra il 1642 e il 1647, la precedente fortificazione medievale in un fastoso palazzo che, dopo essere passato ai Savoia, pervenne allo StatoAlle falde delle colline di Macugnano (sede di una statio dal nome di Macungiacum) l’abitato prende il nome, secondo il glottologo Giovanni Domenico Serra, dal nome di un colono romano Alliacus, per successive trasformazioni. Il nucleo primitivo, di origine romana, era probabilmente situato sulle colline nella frazione di Santa Maria delle Grazie, già ricordato in documenti del 1019, ad opera dei Conti San Martino di Agliè. Il Palazzo Ducale è una costruzione che condiziona l’intera vita del paese ed è pervenuto allo Stato dopo essere stato dei Savoia.

Descrizione delle collezioni:
Una delle 365 stanze del palazzo ospita una raccolta di reperti archeologici provenienti da Tuscolo e da Veio (Roma). Si tratta della cosiddetta “Sala Tuscolana”, arredata con statue, busti, frammenti di pitture parietali ed un sarcofago del II sec. d.C. con Apollo, Atena e le Muse. Gli oggetti sono stati rinvenuti negli scavi promossi da Maria Cristina di Borbone Napoli, moglie del re Carlo Felice, nella proprietà della “Ruffinella” (antica Tuscolo) e qui fatti collocare, verso il 1840. Essa aveva continuato le ricerche iniziate da Luciano Bonaparte all’inizio del secolo scorso.

Informazioni:
Tel. 0124 330102   Ufficio Informazioni Turistiche, tel. 0125 61813

Links:
http://www.ilcastellodiaglie.it/ita/index.htm

http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Agliè/Memorie_Storiche

Bibliografia:
M. BORDA, Monumenti archeologici tuscolani nel Castello di Agliè, Roma 1943

Fonti:
Fotografia dal sito www.castellodiaglie.it

Data compilazione scheda:
13/04/2006 – aggiornata maggio 2014 

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora – Gruppo Archeologico Torinese