Provincia di Novara
Briona (NO) : Oratorio di San Bernardo
Storia del sito: L’edificio risale ai secoli XIV-XV; le pareti, quasi interamente affrescate, presentano un raffinato esempio di pittura di gusto francese. Il ciclo di affreschi, datati 1° settembre 1463, forse opera di Giovanni e Luca De Campo, sono stati sapientemente restaurati in questi ultimi anni.
Descrizione del sito:
L’edificio si presenta dall’esterno molto modesto, la facciata è spoglia, con due basse colonne in pietra agli angoli, una piccola porta d’entrata e due finestrine ai lati; la falda del tetto è in coppi. L’interno è assai esiguo, pochi metri quadrati. La volta a botte è ricoperta dai volti di 12 profeti racchiusi in riquadri con gradevoli cornici. Ogni personaggio è commentato da un cartiglio in scritte gotiche che ne descrive il nome. Da sinistra a destra nell’ordine sono: Sofonia, Gioele, Malachia, Michea, Ezechiele, Daniele, Geremia, Davide, Isaia, Zacaria, Osea, Amos. La parete di fondo, dietro il piccolo altare, raffigura una Madonna in trono che allatta il Bambino con ai lati, a sinistra san Bernardo che tiene in catene il demonio, a destra i santi Stefano e Sebastiano. Al di sopra, in una lunetta, una piccola crocifissione con Maria e Giovanni oranti. Sulle pareti una teoria di santi e vescovi. Nell’ordine da sinistra a destra: san Teodulo vescovo, santa Lucia, san Nicola vescovo, san Lorenzo martire, san Michele arcangelo (in atto di colpire un diavolo che regge una bilancia col maschio e la femmina e la fa pendere verso la donna), sant’Agostino vescovo, san Gottardo vescovo, santa Maria Maddalena (vestita solo dei suoi lunghissimi capelli), sant’Alessandro martire, san Giovanni Battista, san Gaudenzio vescovo di Novara (una delle sue rare rappresentazioni). Sulle pareti laterali sono dipinte le ampolline e le altri suppellettili della messa, con delicata suggestione naturalistica. Un’iscrizione gotica, sovrastata dai resti di un’aquila dello stemma della famiglia Tornielli, indica che gli affreschi furono commissionati a uno o più “magistris pictoribus”.
Informazioni: L’oratorio si trova presso la roggia Mora, per questo è chiamato anche “San Bernardo della Mora”, lungo la strada che porta al Cimitero (dove si trova anche la chiesa di Sant’Alessandro). Comune di Briona, tel. 0321 826080
Link:
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=17316
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.
Data compilazione scheda: 20/05/2007 – aggiorn. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Briona (NO) : Chiese di Sant’Alessandro e della Madonna della Neve
Storia della chiesa di Sant’Alessandro:
La Chiesa, già dipendente della pieve di Sizzano, era l’antica parrocchiale di Briona dedicata al suo santo patrono. E’ una costruzione romanica che, dall’analisi strutturale, può essere fatta risalire ai secoli XI-XII. Viene citata per la prima volta nel 1335-36. Conserva affreschi del XIII, XIV e XV secolo.
Nel Cinquecento la chiesa era provvista di quattro altari di cui uno, lungo il fianco, venne rimosso nella seconda metà di quel secolo. Verso il 1670 crollò il campanile. La chiesa, nei secoli, si è comunque mantenuta priva di aggiunte strutturali di rilievo. Durante recenti lavori di consolidamento della parete sud sono affiorate tombe risalenti al V secolo.
Descrizione del sito:
La facciata è tripartita, a doppi spioventi con corpo centrale sopraelevato, l’ingresso è ad arco con una centina a tutto sesto; vi si aprono una finestra a croce al centro del frontone ed una bifora, parzialmente nascosta dal portichetto antistante, a spalle rette con una colonnetta mediana in pietra terminante da pulvino in cotto. Il timpano è decorato da una serie di archetti rampanti incrociati. I portali centrale e laterale nella parte superiore hanno un archivolto con mattoni disposti radialmente e circondato da una ghiera a filo. Le finestre sono a doppia strombatura, strette ed alte, a feritoia. Anche nel frontone posteriore è presente la croce luminosa.
Il fianco meridionale è praticamente integro, salvo alcune aperture barocche. Il muro perimetrale, con basamento in grossi ciottoli di fiume, è composto da ciottoli disposti a spina di pesce interrotti sporadicamente da corsi orizzontali di mattoni. L’abside meridionale conserva le linee originali, è decorata lungo lo spiovente da un corso di mattoni su mensoline in cotto. Nel muro a ovest sono presenti resti di archetti pensili senza lesene intermedie; nel muro orientale vi è una cornice orizzontale di laterizi sagomati ed ornati a losanghe in rilievo. La chiesa è a tre navate, la maggiore coperta da tetto ligneo, le minori con volte a crociera cupoliformi. Termina con tre absidi semicircolari, la centrale è preceduta da una volta a botte. Sul lato nord i capitelli sono incisi con motivi di foglie stilizzate, rosette, cerchi e testine.
Gli AFFRESCHI rappresentano, su una semicolonna, una Madonna del latte, di scuola toscana e risalente al XIV secolo; lungo le pareti e le absidi vi sono altri affreschi della seconda metà del XV secolo, alcuni attribuiti a Giovanni e Luca De Campo e a Daniele De Bosis, eseguiti intorno al 1482. Nell’absidiola a sud sono visibili alcuni affreschi, in parte solo abbozzati (sinopia), che costituiscono un raro documento della tecnica pittorica dell’epoca.
Sulla facciata d’ingresso, sotto il portico, pregevoli frammenti di affreschi della fine del duecento: una Crocifissione con san Giovanni dolente e un san Cristoforo.
________
Al centro dell’abitato di Briona, in Piazza Solaroli, si trova la CHIESA PARROCCHIALE MADONNA DELLA NEVE O SANTA MARIA AD NIVES, chiesa gotica, molto rimaneggiata. L’antico soffitto, grazie ai lavori di restauro, è stato ripristinato ed è formato da tavelle di cotto a vista. L’edificio, ad aula unica, con sobria facciata tardo settecentesca, si caratterizza per la struttura architettonica dominata da vaste arcate a sesto acuto e da cappelle laterali. Solo alcuni dei numerosi affreschi dei sec. XV, XVI e forse anche del XIV, che decoravano le pareti interne sono tuttora visibili, altri restano nascosti sotto la calce superficiale. Verso il presbiterio si trova una serie di affreschi quattrocenteschi; meglio conservati quelli di destra ove in una lunga sequenza sono rappresentati gli Apostoli. Nel registro inferiore, sebbene molto sciupate da evidenti segni di scalpello, si vedono due Madonne con Bambino.
Informazioni:
La CHIESA DI SANT’ALESSANDRO si trova all’interno del cimitero, che è sito verso ponente, oltre la roggia Mora, sull’antica strada che univa Briona a Carpignano. Comune di Briona tel. 0321 826080
La CHIESA PARROCCHIALE DELLA MADONNA DELLA NEVE è nel centro storico.
Link:
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=17318
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune. Altre foto su http://www.panoramio.com/user/22025 e su http://www.panoramio.com/user/5667224?with_photo_id=69497780
Data compilazione scheda:
15/05/2007 – aggiornam. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Briona (NO) : Castello
Storia del sito:
Il territorio di Briona, la cui denominazione deriva dalla parola Bregundum o Brigodunum che significa luogo fortificato in alto o rocca, venne scelto già in epoche remote per l’insediamento umano. (Vedi scheda su San Bernardino di Briona). In epoca romana, inoltre, nella zona vi furono diversi insediamenti di carattere agricolo che in età medievale assunsero caratteristiche di castello fortificato.
Le prime notizie scritte della presenza di una fortificazione proprio in Briona risalgono al 1140, anno in cui fu stipulato un accordo tra il Conte Guido di Biandrate ed i canonici di San Gaudenzio di Novara. L’atto, che soddisfaceva le esigenze sia degli ecclesiastici sia quelle dei signori, stabiliva che i diritti signorili sarebbero appartenuti ancora ai canonici, i quali possedevano i magazzini del castello, mentre la struttura militare sarebbe andata al Conte Guido di Biandrate. Il castello di Briona, collocato in posizione strategica in cima alla cresta collinare, controllava gli accessi a Novara dal nord-ovest. Fino al 1209 il castello fu riconfermato ai Biandrate da successivi diplomi imperiali. Durante il XIII sec. alle proprietà dei conti si sostituirono i possessi delle famiglie capitanali, legate a Novara e alla sua politica espansionistica. Nel 1356 divenne possesso dei Visconti di Milano che ne fecero una base per le loro lotte contro i Marchesi del Monferrato. Nel 1449 Francesco Sforza, avviato alla conquista del ducato di Milano, per sdebitarsi con Giovanni Tornielli che da due anni combatteva al suo fianco, gli concesse in feudo “castrum e locum Brione”. Nel 1486, il Tornielli volle abitare a Briona con suo figlio Melchiorre e pertanto decise di costruire, entro il perimetro della fortezza, la rocca, uno degli edifici militari più suggestivi del novarese. Il figlio di Melchiorre, Manfredo, fu privato della rocca da Ludovico Sforza, ma nel 1499 ne ritornò in possesso. Alla morte di Manfredo, gli successe il figlio Filippo Tornielli, che aveva compiuto una diversa scelta politica ed era divenuto generale di cavalleria di Carlo V (Re di Spagna). Conclusa la carriera militare Filippo si ritirò nella rocca di cui aveva incrementato la costruzione dei torrioni nella cortina periferica. Alla sua morte la rocca passò al figlio Manfredo, il quale morì nel 1583 senza lasciare alcuna discendenza maschile. Dopo un processo intentato dalla vedova e dalle figlie del Tornelli, nel 1588, la sentenza stabilì che le eredi potessero tenere la rocca come bene di proprietà. Antonia Tornielli sposò nel 1597 Giovanni Battista Caccia detto il “Caccetta”, che reo di molti delitti e di attività antispagnole, fu giustiziato a Milano nel 1609 e la rocca fu sequestrata. Nel 1653 Barbara Guasco, nipote di Manfredo Tornielli, coniugata con Claudio Dal Pozzo d’Annone, ottenne la restituzione della fortezza. Da quel momento la rocca fu abitata dai Marchesi Dal Pozzo D’Annone. Nel 1864 essi la vendettero al Barone e Generale sabaudio Paolo Solaroli, diplomatico ed aiutante effettivo del Re Vittorio Emanuele II che, nel 1867, lo insignì del titolo di Marchese di Briona. La rocca appartiene tuttora alla famiglia Solaroli.
Descrizione del sito:
Il castello si presenta oggi abbastanza integro e con ogni probabilità l’attuale fabbricato fu eretto verso la fine del XV secolo da Manfredo Tornelli. Questo intervento di ricostruzione richiese l’utilizzo di strutture precedenti le cui bifore ad arco acuto, tamponate, sono ancora visibili. La sistemazione del castello, unitaria nell’impianto, si presenta come un quadrilatero con all’interno un cortile pensile quadrato, con pavimento all’altezza del primo piano, sorretto da volte a crociera impostate su un pilastro centrale. Al piano inferiore viene a crearsi una grande sala, posta tra il cortile coperto, la sala capitolare e la cripta, di enormi proporzioni.
La rocca possiede un’unica torre molto esile, impostata sul lato settentrionale, con una piccionaia molto dilatata, munita su tutti i lati di apparato a sporgere. La torre domina la costruzione ma, per la sua esilità e nonostante le caditoie, aveva certamente funzioni di vedetta più che di struttura militare. Il cortile superiore, decorato con affreschi e stemmi degli Sforza, ormai quasi illeggibili, era un tempo circondato da una balconata lignea. Nel 1500 furono aperte alcune finestre rettangolari, incorniciate da mattoni sagomati, che rovinarono in parte gli affreschi, soprattutto uno raffigurante Santa Apollonia. Il castello è coronato su tre lati dai tipici beccatelli in mattoni, molto allungati, alla novarese. Essi mancano sul lato settentrionale dove le riseghe, ancor oggi esistenti, dimostrano l’intenzione di costruire un fabbricato maggiore di cui doveva far parte anche la torre, opera provvisoria divenuta poi definitiva. Le finestre sono rinascimentali a crociera. Verso nord-ovest sporge un grande corpo rettangolare avanzato, collegato al castello solo da una scala, poggiato ad una costruzione già parte inferiore di un torrione, di robustezza eccezionale. Di fianco, tra questo corpo e il castello, doveva trovarsi in antico, l’ingresso che veniva così ben difeso. Le aggiunte ad arcate e l’ampliamento della scala di collegamento sono probabilmente opera di Filippo Tornielli, architetto militare rinomato nel XVI sec. Le colonne che decorano la scala recano capitelli provenienti da altre parti del castello, con scolpiti stemmi non del tutto identificati. Ai Tornielli risalgono probabilmente anche gli spalti che ora racchiudono il giardino e che sviluppano il castello verso mezzogiorno. L’interno del castello è a tre piani con soffitti in legno decorati semplicemente.
Informazioni:
Il Castello è privato. Info tel. 0321 826386
Links:
http://www.comune.briona.no.it
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
11/07/2007 – aggiorn. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A. Torinese
Briona – San Bernardino (NO) : Oratorio di Sant’Antonio abate in Orcetto
Storia del sito:
La documentazione reperibile è scarsa e i diversi rimaneggiamenti che l’edificio ha subito non consentono una precisa collocazione cronologica. Si presume che sia stato edificato tra la fine del XIV secolo e i primi decenni del XV secolo, in considerazione del fatto che il culto di Sant’Antonio abate si manifesta in modo significativo a partire dal Quattrocento.
L’oratorio presentava una pianta pressoché quadrata, ampliata poi nel 1610.
Sul finire del Quattrocento fu intrapresa la decorazione pittorica dell’oratorio: gli affreschi, che coprono l’intera superficie delle pareti originarie, sono tutt’ora conservati e visibili, ma pur essendo un complesso di grande interesse sono stati finora poco studiati. Questa decorazione si presenta omogenea e in buono stato di leggibilità, e sebbene non ci siano giunte né la firma dell’autore né la data dell’esecuzione, tutti gli indizi rimandano ad un’unica mano esecutiva che si ritiene quella del pittore novarese Tommaso Cagnola, attivo con la sua bottega tra l’ultimo quarto del Quattrocento e i primi del Cinquecento. Al momento non si possiedono elementi che permettono di risalire al committente, (probabilmente uno solo) della decorazione pittorica dell’oratorio. Sulla base di considerazioni stilistiche si propende per l’attribuzione degli affreschi di Orcetto a una data prossima al 1485, vista anche l’epidemia di peste che colpì il contado novarese nel 1484 e che potrebbe giustificare la presenza negli affreschi di santi protettori contro la peste (i santi: Sebastiano, Rocco, Pantaleone e Antonio Abate).
Nel corso dei secoli sono stati eseguiti tre interventi di restauro (uno nel Settecento, uno nell’Ottocento e uno nel Novecento), che hanno in parte alterato la qualità e alcune caratteristiche dei dipinti.
Descrizione del sito:
L’edificio, di piccole dimensioni, è ad aula unica con abside semicircolare ed è coperto da un tetto ligneo con manto di coppi. La facciata, dal profilo a capanna, completamente intonacata, ha al centro una porta sovrastata da una finestrella ad oculo che conserva parte del suo intonaco originale.
Gli AFFRESCHI. Nella conca absidale, al centro in una grande mandorla, è il Trono della Misericordia, che, in una composizione verticale, riunisce il Cristo Pantocratore ed il Cristo morto sulla croce, con il corpo coperto di piaghe sanguinanti. I simboli degli Evangelisti e le figure dei santi Sebastiano e Rocco completano la decorazione. Sull’arco trionfale è raffigurata l’Annunciazione, sovrastata, nella parte centrale, dalla figura di Dio Padre, che sembra scendere dal cielo sporgendosi da un arcobaleno.
La parete settentrionale rappresenta cinque figure di santi ed una Madonna con il Bambino. La figura di sant’Antonio abate, caratterizzata da una lunga barba grigia, è la prima; seguono san Pietro, di nuovo sant’Antonio bastonato dai demoni, Maria Maddalena e Giovanni Battista che affiancano la Madonna in trono con il Bambino. La parete meridionale è affrescata con le figure di cinque santi – san Giovanni evangelista, san Pantaleone, san Bernardino da Siena, san Domenico, sant’Antonio Abate – e due Madonne in trono con il Bambino, una delle quali rappresentata nell’atto di allattare il Bambino, racchiusi in una fascia decorativa.
Informazioni:
Strada Provinciale 101 di Morghengo, frazione San Bernardino di Briona, un tempo denominata località Orcetto. Comune di Briona, tel. 0321 26080
Links:
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=17294
http://www.provincia.novara.it/Editoria/EditoriaDoc/oratori/briona.htm
Bibliografia:
G. BIANCHI, F. PORTALUPPI, L’oratorio di sant’Antonio in località Orcetto di Morghengo, Univ. degli Studi, Fac. Ingegneria, Pavia, 2000, (ristampa a cura del Comune di Briona, reperibile nella locale biblioteca)
M.R. FAGNONI, (a cura di) Alla scoperta di antichi Oratori campestri, Provincia di Novara, Novara. 2003
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
25/1/2007 – aggiorn. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Briona – San Bernardino (NO) : Necropoli a tumuli
Storia del sito:
La necropoli a tumuli di San Bernardino di Briona rappresenta oggi il sito più significativo del periodo compreso fra il 550 e il 500 a.C. della cultura di Golasecca nel territorio novarese, all’interno del quale è stato possibile rinvenire una grande quantità di reperti funebri. La cremazione rimane il rito funerario dominante nell’ambito di questa cultura: le ceneri del corpo carbonizzato del defunto venivano, infatti, raccolte in urne cinerarie, grossi vasi a loro volta ricoperti da una coppa capovolta, che erano successivamente sotterrati in pozzetti scavati nella terra o in fosse composte da lastre di pietra. Solitamente i gruppi di tombe a cremazione erano racchiusi in cerchi di pietre che probabilmente ne delimitavano i tumuli. Non mancano comunque nei ritrovamenti esempi di tombe a inumazione, rito diffuso in prevalenza nella cultura di Golasecca del Canton Ticino e, probabilmente, in parte adottato anche nel territorio novarese a San Bernardino di Briona.
Descrizione dei ritrovamenti:
Il corredo funerario golasecchiano è in prevalenza costituito da ceramiche, armi e oggetti di ornamento in bronzo e ferro. La ceramica si presenta con un impasto meno grossolano di quella ad uso domestico, realizzata in maniera più raffinata. Urne, ciotole a coperchio, coppe e bicchieri sono decorati con forme e finimenti variabili a seconda del diverso periodo in cui sono state ritrovate: la forma biconica, con larga imboccatura svasata, per esempio, ornata a fasce sovrapposte di motivi geometrici, come “denti di lupo”, reticoli e linee oblique impressi o incisi, è tipica delle urne cinerarie risalenti alla fase più antica della cultura di Golasecca (IX-VIII secolo a.C.); in un secondo tempo l’urna assume invece una forma tondeggiante con imboccatura stretta, decorata in prevalenza a reticolo o a spina di pesce. Ruolo di primaria importanza per datare un corredo funerario è quello della fibula, oggetto metallico in bronzo o ferro, talvolta realizzato anche in oro e argento, appartenente all’abbigliamento ornamentale personale del periodo golasecchiano antico, di solito utilizzato come spilla di sicurezza, particolarmente determinante per la datazione poiché presenta forme diverse in epoche differenti. Un considerevole numero di oggetti metallici d’ornamento personale è stato ritrovato all’interno dei corredi funebri provenienti dalla necropoli, come ganci, passanti di cinture, anelli, armille – bracciali finemente decorati – e pendagli di varia forma con catenelle e collane, talvolta accompagnati da piccoli equipaggiamenti da toeletta. Il corredo funebre golasecchiano comprende le fusaiole, elementi in terracotta decorati ad impressioni e collegati alla pratica della filatura con la conocchia che, inserita all’estremità inferiore del fuso, facilitava con il proprio peso il movimento di rotazione impresso al filo dalla filatrice. Altro materiale ritrovato nella necropoli golasecchiana è costituito dall’ambra. Succo resinoso fossilizzato, l’ambra più pregiata di colore giallo chiaro proviene dai giacimenti di foreste di pini e abeti situati in prossimità del mar Baltico. Utilizzata fin dal Neolitico per l’intaglio di talismani e oggetti ornamentali e commerciata attraverso le più importanti vie di comunicazione, giunse probabilmente attraverso il Ticino nel territorio novarese, per essere ampiamente impiegata nei corredi funerari. L’equipaggiamento militare ritrovato all’interno delle tombe dei guerrieri dalla necropoli di San Bernardino di Briona è composto da punte di lance, spade, coltelli e in particolare elmi, solitamente costituiti da una calotta semplice in bronzo, munita di un’imbottitura interna in cuoio con alcune sporgenze utili a fissare la visiera; da questo tipo comune deriva l’elmo con calotta a una sola lamina, composto da grosse borchie circolari fissate ai lati, con la funzione di rinforzo protettivo decorato.
Luogo di custodia dei materiali:
I reperti più interessanti sono conservati nel museo civico archeologico di Novara e nel museo archeologico di Torino.
Informazioni:
Area archeologica di San Bernardino. Necropoli Golasecchiana a Tumuli Cascina Pierina. Il sito non è visitabile. Comune tel. 0321 826080
Link:
Bibliografia:
DE MARINIS R., 1988. Liguri e Celto-liguri, in “Italia Omnium Terrarum Alunma”, Milano, pp. 157-259;
RITTATORE E., 1975. La civiltà del ferro in Lombardia, Piemonte, Liguria, in “Popoli e Civiltà dell’Italia Antica”, IV, Roma pp. 223-328;
TIZZONI M., 1981, La cultura tardo La Tene in Lombardia, in “Studi Archeologici”, I, Bergamo pp. 5-39;
SAPELLI RAGNI M. (a cura di) Tesori del Piemonte – Il Piemonte degli scavi. Siti e musei di antichità;
GAMBARI-SPAGNOLO, Il Civico museo archeologico di Arona, Regione Piemonte, 1997
Fonti:
Il testo è tratto da SAPELLI RAGNI M. (a cura di), Tesori del Piemonte – Il Piemonte degli scavi. Siti e musei di antichità (con modifiche e integrazioni). Fotografie da pagine non più attive nel 2020 di www.sitbiella.it.
Data compilazione scheda:
14/11/2004 – aggiornamento maggio 2014 – maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Simona Vigo – G. A. Torinese
Briona – Proh (NO) : Resti della Cella di Santa Maria
Storia del sito:
Sul tracciato di una via che univa Proh a Camodeia (Castellazzo Novarese), esistono i resti di Santa Maria, un piccolo monastero benedettino (cella), dipendente anticamente dall’abbazia di San Silano di Romagnano Sesia. E’ una delle rare fondazioni superstiti consacrate dal vescovo Litifredo (1123 –1151).
Il cenobio, oggi non più in uso, è integrato in un edificio rurale. Dell’insediamento, completamente distrutto, rimane l’abside maggiore della chiesa. Originariamente a tre navate è ora ridotta ad un corpo longitudinale già usato come abitazione o a scopi agricoli, attualmente abbandonato.
Descrizione del sito:
L’esterno dell’abside centrale, l’unica superstite, è decorato superiormente da una serie di archetti pensili sormontati da un corso di frammenti di mattoni e da due corsi di mattoni messi di costa leggermente obliqui. Ai lati dell’abside rimangono gli attacchi delle absidiole laterali. Nell’abside si aprono tre monofore di sezione diversa. La muratura perimetrale rivela una particolare attenzione cromatica attraverso un’accurata disposizione del cotto e della pietra bianca, utilizzata con funzione decorativa.
Al suo interno, il catino absidale conserva affreschi quattrocenteschi di scuola novarese, sono visibili l’immagine del Cristo Pantocratore in mandorla con i simboli dei quattro Evangelisti e, al di sotto, i dodici Apostoli. La figura di san Bernardino si trova sulla parete sinistra.
Informazioni:
In frazione Proh, a Est della provinciale che da Proh conduce a Barengo, presso Cascina Cella Vecchia. Comune di Briona, tel. 0321 826080
Link:
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=951
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
15/05/2007 – aggiornamento marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Briona – Proh (NO) : Castello di Proh
Storia del sito:
Una lapide murata presso l’ingresso rivela che il castello di Proh venne eretto principalmente come “luogo di delizie” da Francesco Sforza, Duca di Milano. Non fu eretto con fini militari sia perché nel raggio di 5 km vi erano altri tre castelli importanti e a quell’epoca ben attrezzati per le operazioni difensive o offensive del Ducato milanese (Briona, Barengo e Castellazzo Novarese), sia per la relativa piccolezza dell’edificio e per la sua posizione isolata, in pianura e ai piedi di una collinetta boscosa.
Il castello sorse nella seconda metà del 1400 e, dopo gli Sforza, passò ai Tornelli, signori di Briona. Nel 1495 fu occupato dalle truppe di Ludovico il Moro. Nel 1597 passò ai Caccia e nel 1672 fu acquistato dai fratelli Gaspare e Giacomo Filiberto Cattaneo di Novara. Due anni dopo essi ottennero il titolo comitale. Nell’Ottocento passò alla famiglia Fantoni, che lo trasformò in cascina; verso la metà del secolo fu del Conte Arese Lucini; all’inizio del 1900 fu acquistato dai Varelli e poi passò ai Marelli di Milano, attuali proprietari.
Descrizione del sito:
Il Castello di Proh si presenta oggi come frutto di successive sistemazioni, solo in parte eliminate nel corso di recenti restauri. La pianta è asimmetrica secondo la diagonale NE-SO. L’impianto è rettangolare, leggermente irregolare, con due torri tonde agli spigoli nord-orientale e sud-occidentale. Alcune costruzioni sorgono ai lati nord, sud e ovest. Il cortile è appoggiato alla cortina orientale.
Gli ingressi in origine erano due: a est tramite una postierla aperta nella torricella centrale e dotata di ponte levatoio; ad ovest tramite una porta carraia dotata di ponte levatoio. Sull’ingresso ad ovest era impostata una torre a filo di cortina inglobata poi nei fabbricati interni e rimasta senza coronamento, ma comunque facilmente riconoscibile. Oggi la situazione degli ingressi è la meno felice di tutto il complesso, affidata a due archi ribassati che stonano con il resto della costruzione. I fossati, di cui rimane ancora traccia sul terreno, sono colmati. L’altezza del castello, tranne il tratto di cortina tra la torricella d’ingresso e l’inizio del primo fabbricato del lato orientale, è tutta uguale.
Per tutto il castello corre l’apparato a sporgere con lunghe caditoie, tipiche dei castelli novaresi del ‘400, le caditoie sono decorate con il tipico motivo a denti di sega dei castelli sforzeschi. Il castello in origine era ornato di affreschi di cui ne sopravvivono due: uno sbiadito trittico sulla parete di levante del cortile, rappresentante nel riquadro centrale la Madonna col Bambino e nei due laterali figure di Santi, di ispirazione gaudenziana, l’altro con lo stemma dei Cattaneo sulla torre angolare di sud-ovest.
Informazioni:
In frazione Proh. Di proprietà privata. Comune di Briona tel. 0321 826080
Links:
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=954
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Proh
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
29/5/2007 – aggiornam. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Briona – Proh (NO) : Cappella di San Silvestro in Castro e ponte medievale
Storia dei siti:
LA CHIESA DEDICATA A SAN SILVESTRO fu probabilmente la cappella castrense dell’antico castello dei Conti di Biandrate; è una delle più antiche fondazioni del paese – documentata sin dal 1085 – ma, attraverso rimaneggiamenti di secoli, ha perso le sue peculiarità architettoniche e il suo assetto decorativo pre-romanico. Iniziò a funzionare come chiesa parrocchiale nei primi decenni del 1500, per comodità della popolazione.
Oggi, per problemi statici, l’edificio non è più utilizzato.
Il PONTE DI PROH risale al secolo XIII ed era l’antico transito delle popolazioni locali e il luogo di riscossione delle gabelle e dei dazi. Esso gode di una singolare rinomanza tra gli abitanti del basso novarese che, alludendo a un credito che sarà difficile riscuotere per l’insolvenza del debitore, dicono “va piài sul punt da Proù” cioè “và a prenderli sul ponte di Proh” ossia “scordateli”.
Descrizione dei siti:
L’edificio della CHIESA DI SAN SILVESTRO è ad aula unica con facciata a capanna e mostra segni di decorazione pregotica in una cornice di beccatelli in cotto lungo gli spioventi. La parete absidale è stata oggetto di ampliamento e l’interno di rifacimenti barocchi e settecenteschi. A lato, si trova con funzioni di sacrestia, l’oratorio dedicato a Sant’Antonio.
IL PONTE medievale, in pietra, a schiena d’asino, ha un’unica arcata che presenta notevoli sbrecciature nella parte inferiore, questo potrebbe essere, secondo alcuni, la documentazione del fatto che la roggia Mora, oltre che canale irriguo, fosse anche navigabile.
LA CAPPELLA DELLA MORA sorge in prossimità della Roggia Mora, sulla strada che conduce al cimitero di Briona ed è di tarda età sforzesca. All’interno l’affresco dell’altare rappresenta la Madonna che allatta. Sulle pareti figure di santi degne di attenzione, mentre la volta a botte è completamente affrescata con le raffigurazioni dei Dodici Profeti a mezzo busto, su sfondi azzurri, compresi in edicole trilobate.
Informazioni:
La cappella di San Silvestro e il ponte si trovano in frazione Proh. Il ponte, non agibile, è situato nei pressi del cimitero e all’odierno ponte sulla roggia Mora. Info Comune di Briona, tel. 0321 826080
Links:
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=17319
http://www.comune.briona.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=17321
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune. Affresco della Cappella della Mora (ultima foto) da http://www.provincia.novara.it/comuni/briona.php
Data compilazione scheda:
29/5/2007 – aggiorn. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Briga Novarese (NO) : Cappella / oratorio di San Tommaso
Storia del sito:
La tradizione dice sia una delle cento (numero simbolico!) chiese fondate dai santi Giulio e Giuliano che evangelizzarono Gozzano e l’isola di San Giulio d’Orta, nella seconda metà del IV sec., ma la struttura risale all’XI sec. e fu restaurata nel 1918. L’interno contiene un ciclo di affreschi molto interessanti e concentrati nell’abside, eseguiti molto probabilmente nel sec. XI e restaurati nel 1973.
Descrizione del sito:
L’edificio ha un aspetto semplice, costruito con murature in pietrame e ciottoli di fiume; solo l’esterno dell’abside è spartito da alte lesene che sorreggono una fila di archetti binati.
Gli affreschi rappresentano, nell’arco di trionfo dell’abside, due angeli in tunica rosso-mattone su un fondo uniforme formato da due larghe strisce, verde e bianca, sovrapposte.
Sotto gli angeli, compromessi da ampie cadute di intonaco, due figure di Santi, che una scritta farebbe identificare con san Giulio e san Giuliano. Sull’arco sono dipinte anche fasce con decorazioni geometriche e con motivi vegetali.
Gli affreschi del catino absidale rappresentano il Cristo in gloria seduto su un trono, racchiuso in una mandorla, con ai lati i simboli dei quattro Evangelisti (purtroppo l’opera è in parte rovinata).
Il tamburo dell’abside presenta una fascia affrescata, con la rappresentazione della Vergine circondata da otto Apostoli (non si conosce il motivo della mancanza degli altri quattro Apostoli).
La Vergine rivela influssi bizantini nell’atteggiamento e nei panneggi.
Invece gli Apostoli hanno una chiara impronta della scuola legata a modelli ottoniani transalpini, ma filtrati attraverso esperienze lombarde. Si notano pennellate veloci e sciolte, e una curiosa raffigurazione degli arti superiori, nei quali le mani escono dai mantelli ma non presentano braccia; gli occhi sono fissi e dilatati.
La diversità di stile tra la Madonna e gli Apostoli non significa che abbiano lavorato due artisti: potrebbe essere un solo pittore che ha voluto caratterizzare in maniera differente due parti dell’opera.
Sotto gli Apostoli, i recenti restauri hanno portato alla luce sinopie con un cervo, un centauro, un uomo che lotta con una belva, un uomo che tiene legato un animale. Si ritiene che siano di epoca precedente agli affreschi della zona superiore.
Informazioni:
Parrocchia, tel. 0322 94108
Links:
http://www.provincia.novara.it/Editoria/EditoriaDoc/oratori/briga.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Tommaso_%28Briga_Novarese%29
Bibliografia:
NIGRA C., La Cappella di San Tommaso presso Briga, “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e belle Arti- SPABA”, Torino, 1918
SEGRE MONTEL C., La pittura monumentale, in “Piemonte Romanico” (a cura di ROMANO G.), Torino, 1994
CHIERICI S., CITI D., Italia Romanica. Il Piemonte, la Val d’Aosta, la Liguria, Milano, 1979
CARESIO F., Romanico in Piemonte, Ed. Di Camillo, Moncalieri, 1998
Fonti:
Fotografia in alto da wikipedia, le altre dal sito al n°1.
Data compilazione scheda:
20/05/2005 – aggiornamento marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Borgomanero (NO) : Oratorio di San Leonardo
Storia del sito:
Sorgeva un tempo alla periferia nord della città ed era l’antica chiesa del borgo di San Leonardo, uno dei primi borghi franchi novaresi, citato nella “Carta di Romagnano” del 1198, che, in seguito all’unione con “Burgi Mayneri”, diede origine all’attuale città nel corso del XII secolo. L’oratorio appare anche in un documento del 1225, nel quale si precisa che, di fronte alla chiesa, era posto il “termine” che segnava i confini fra le pievi di Cureggio (a sud) e di Gozzano (a nord) alla quale apparteneva.
La chiesa fu fatta costruire dai marchesi di Pombia sul varco dell’Agogna, intorno al 1125 – 1150, forse in origine ospizio di viandanti e dei soldati posti a guardia delle mura del Borgo e poi luogo di culto. La chiesa è stata affrescata nel corso dei secoli, dal XII al XV secolo. Sono tuttora in corso gli studi sulle decorazioni e sugli autori : il “Maestro di Angera” fine del XIII secolo e il cosiddetto “Maestro di Borgomanero”, artista che affrescò altre chiese nella zona, forse Angelo de Orello nel XIV-XV secolo. Vedi bibliografia nota (1).
In epoca barocca furono sopraelevati i muri, aperte due finestre in facciata e murata l’originaria porta sud. L’oratorio oggi è completamente inserito nel tessuto urbano e gli affreschi recentemente sono stati oggetto di un buon restauro conservativo.
Descrizione del sito:
La facciata è a capanna e il portoncino d’ingresso è sormontato da una lunetta sopra la quale vi è un’apertura a croce. La muratura che compare sulla facciata e nei contrafforti è formata da grosse pietre squadrate legate in corso orizzontale da malta bianca, mentre sulle pareti laterali e nell’abside compaiono ciottoli di fiume disposti in modo irregolare con qualche tratto a spina di pesce.
L’edificio si presenta a navata unica con abside semicircolare e archi longitudinali poggianti su modanature con funzioni di mensola. I capitelli, uno diverso dall’altro, sono di probabile reimpiego.
Di grande interesse sono gli AFFRESCHI che decorano l’interno dell’edificio. Nel catino dell’abside vi sono quelli più antichi. Nello zoccolo troviamo un tema iconografico profano, un ciclo dei mesi; al di sopra una teoria di Apostoli che fa da base al Cristo Pantocratore in mandorla con i simboli degli Evangelisti. Le cadute di intonaco hanno ridotto il ciclo dei mesi a pochi frammenti: di aprile, maggio e novembre rimangono solo parti di iscrizioni, mentre di settembre resta il busto di un uomo sotto tralci carichi di grappoli maturi, di ottobre la testa di un uomo con berretto intento a battere i rami di un castagno con un lungo bastone.
Anch’essa danneggiata dalle cadute d’intonaco, la serie di dodici Apostoli si caratterizza per le differenti posture, più o meno frontali, a volte di tre quarti, e per gli sguardi e i gesti che si scambiano tra loro. I contorni sono ben marcati da una pennellata spessa, i panneggi sono ben evidenziati e il volume è dato anche dall’accostamento delle tonalità di colore e dalle lumeggiature bianche. Una fascia di girali vegetali separa la serie degli Apostoli dal catino absidale.
Sulla parete destra vi è un’Ultima cena, vicina al realistico stile del ciclo dei mesi, e due episodi del Tradimento di Giuda, riconducibili, per caratteristiche stilistiche e tipologiche e l’apprezzabile tentativo di differenziare tra loro gesti e visi, a quelli del Maestro di Angera.
Sulle pareti affreschi posteriori: una bellissima “ultima cena” con scene che illustrano Gesù, Giuda, soldati, santi e sante. Sono ancora visibili alcuni frammenti del martirio di san Bartolomeo.
Informazioni:
Via San Leonardo, 6. Tel. 335 5388824; Ufficio Turistico tel. 0322 869992 oppure Comune, tel. 0322 83711
Links:
http://www.comune.borgomanero.no.it/borgomanero/immagini.aspx
http://www.provincia.novara.it/Editoria/EditoriaDoc/oratori/borgomanero.htm
facebook-ChiesaDiSanLeonardo
Bibliografia:
M.R. FAGNONI (a cura di), Alla scoperta di antichi Oratori campestri, Provincia di Novara, Novara 2003
E. BELLINI C. MANNI, A. MARZI, I. TERUGGI, Un borgofranco novarese, Ed. Comune di Borgomanero e Fondazione Marazza, 1994, rist. 2004 (1)
Fonti:
Immagini dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
12/1/2007 -aggiorn. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese