Provincia di Cuneo

Savigliano (CN) : Complesso abbaziale di San Pietro

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Storia del sito:
Il ritrovamento nel 1822 di una lapide sotto l’altare fa supporre che la chiesa sia sorta sui resti di un tempio romano dedicato alla dea Diana. L’isolato che comprende piazza Molineris, Via S.Pietro, Via S. Francesco e piazza Misericordia è probabilmente uno dei primi nuclei di insediamento in Savigliano. La tradizione vorrebbe il monastero fondato da San Fausto nel 585. Risale al 1028 la rifondazione e ricostruzione del complesso, che divenne in breve un centro religioso ed amministrativo di grande importanza per Savigliano ed il basso Piemonte; la chiesa venne costruita in stile romanico a tre navate con direzione est-ovest, accostata a nord al chiostro secondo la usuale disposizione medievale. I monaci benedettini vennero ad abitarla dalla sacra di S. Michele, da cui dipesero fino al 1191, (per questo si chiama ancora San Pietro dei Cassinesi). L’abbazia, dopo alterne vicende, fu aggregata a quella di Montecassino; ma l’aggregazione non ebbe effetto fino al 1476. Nel XVII e XVIII secolo furono eseguiti molti interventi che trasformarono radicalmente la chiesa romanica. La badia fu soppressa nel 1802; ristabilita nel 1829 col ritorno di Casa Savoia in Piemonte, risoppressa nel 1855, fu sgombrata del tutto per decreto reale nel 1859 e occupata militarmente. Oggi la chiesa è parrocchia, e il monastero di S. Paolo in Roma conserva ancora diritti sul monastero. Il rifacimento della facciata della chiesa è ottocentesco.

Descrizione del sito:
Della primitiva costruzione romanica della chiesa di San Pietro rimangono pochissimi i resti. Mortarotti cita: «gli archetti e la decorazione monocroma verde ad affresco con elementi stilizzati di foglie visibili sul muro esterno della navata centrale e dell’abside, e un tabernacolo rimasto nascosto dietro il secentesco coro in legno» mentre «le primitive colonne a fasci di stile romanico vennero riempite e portate a forma quadrangolare in epoca barocca».
La chiesa conserva molti dipinti del XVII secolo, mentre l’imponente polittico absidale, opera di Gandolfino da Roreto, risale al 1510 e un pregevole fonte battesimale al 1402.

Descrizione dei ritrovamenti:
Il testo della lapide è: «Alla dea Diana Augusta, la maestra del culto Valeria Epitusa». Una lunga lastra tombale in marmo venne utilizzata come mensa dell’altare maggiore, e ora è custodita in una delle 5 cappelle della chiesa e riporta la scritta: «Lucio Gavio, figlio di Caio della tribù Pollia, edile, duoviro quinquennale; Gavia Prima figlia di Lucio; Bussenia Nepotula, figlia di Publio, moglie».

Informazioni:
Piazza Molineri, 8, tel. 0172 712488 o Ufficio Turistico (I.A.T.) tel. 0172 370736

Links:
http://www.comune.savigliano.cn.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=16540&idCat=16657&ID=19233

Bibliografia:
Ravera Chiara, Il chiostro dell’ex monastero benedettino di S.Pietro in Savigliano: conoscenza e conservazione. Rel. Vinardi, Maria Grazia and Romeo, Cesare. Politecnico di Torino, 2. Facoltà di architettura , 2006
Mortarotti A., L’Abbazia benedettina di San Pietro in Savigliano, Tip. Commerciale, Savigliano CN, 1969
Novellis C., Storia di Savigliano e dell’Abbazia di San Pietro, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 1990 (ristampa)
Olmo A., La lastra tombale romana dell’Abbazia di San Pietro in Savigliano, Arti grafiche, Savigliano CN, 1965

Fonti:
Notizie tratte dai siti sopra citati. Fotografia dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
18/09/2008 – aggiorn. febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A. Torinese

Savigliano (CN) : Collegiata di Sant’Andrea

Storia del sito:
La Chiesa di Sant’Andrea ha origini anteriori al Mille, come testimoniano resti emersi nel 1879. Il primo documento scritto che ne attesta l’esistenza è del 1098: da esso si deduce che già allora il complesso di S. Andrea formava parrocchia; al 1171 risale l’istituzione del priorato. In seguito alla distruzione di Savigliano operata nel 1360 dalle truppe di Amedeo VI di Savoia in guerra con Giacomo di Acaia, si voltò l’orientamento della Chiesa, quasi completamente rasa al suolo, portando da ponente a levante la facciata, che venne così a trovarsi sull’attuale via S. Andrea, con il campanile.
A fine 1600 i Francesi, utilizzando la chiesa come ospedale, arrecarono non pochi danni, sicché, all’inizio del 1700, si decise una totale ristrutturazione con l’edificazione, tra l’altro, di un nuovo presbiterio, di un coro e dell’altare maggiore. L’attuale assetto a cinque navate si deve all’intervento dell’architetto Andrea Benedetto Vay (dopo il 1728) che curò anche il nuovo campanile (1737), sopraelevato poi nel 1928 da Giuseppe Gallo, e la scenografica facciata completata nel 1731. Dal 1737 la chiesa assunse il titolo di collegiata.

La parte che si è conservata della costruzione originaria è la CAPPELLA DI SAN NICOLA, a destra dell’ingresso principale, alla base della torre campanaria, che nel primitivo edificio era una cappella absidale, ricca di AFFRESCHI opera di un ignoto pittore, detto “Maestro della cappella di San Nicola”, che la decorò intorno al 1320. Un ciclo di affreschi si sovrappose parzialmente ad essi, sulla metà sinistra della parete nord, nella seconda metà del XIV secolo.

Descrizione del sito:
Un affresco di Sant’Anna Metterza (con la Vergine ed il Bambino), collocato nell’antico catino absidale, attuale ingresso, risale agli anni della prima campagna pittorica nella cappella di San Nicola.
Nella CAPPELLA DI S. NICOLA l’affresco che raffigura la “Vergine in Trono con il Bambino” si trova nella lunetta di controfacciata. Sulla parte destra della parete nord, vi è la figura di san Nicola che fornisce di dote tre fanciulle affinché non debbano vendere il loro proprio corpo, sant’Antonio abate tentato nel deserto e gli Evangelisti.
Sulla parete sud rimangono frammenti di alcune figure: sant’Eligio con lo scudiero, san Giorgio a cavallo e la principessa, un santo con la veste rossa. Sull’arcone, molto danneggiati, san Luigi di Francia e san Cristoforo sormontati dalle due figurette dell’eremita san Zosimo e santa Maria Egiziaca. I sette blasoni raffigurati nella cappella e la varietà delle scene, farebbero pensare alla committenza di una consorteria. La datazione, in base a elementi della moda e dell’araldica, è stata fatta risalire agli anni di poco precedenti il 1320.
Sul soffitto è stata in parte recuperata la decorazione a stelle di ceralacca.
Al di sopra della “Vergine in trono”, fu in seguito dipinta la “Crocifissione”, raffigurante la croce con ai lati San Giovanni e la Vergine a mezzobusto e due angeli in volo; questo affresco venne strappato nel 1974 e collocato in un locale attiguo alla chiesa; però la figura della Maddalena ai piedi della croce non venne staccata. Le altre parti dell’affresco sono frammentarie: una costruzione architettonica, in alto un angelo ed una figura di cui rimane solo l’aureola. Lo stemma dei Meinardi ed un testamento dell’epoca, che cita la cappella, permettono di stabilire che la seconda campagna di affreschi non è anteriore al 1361.

Il “Maestro di San Nicola” fu pittore “dai raffinati gusti goticheggianti di timbro francese” (scrive Quasimodo nel testo curato da Romano) e ha lasciato resti di affreschi nel sottotetto della sala consiliare dell’antico palazzo del Comune e un frammento in un’abitazione privata in piazza Santarosa.

Informazioni:
Tel.0172 712280; e mail:  turismo@comune.savigliano.cn.it

Link:
http://www.comune.savigliano.cn.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=16540&idCat=16657&ID=19223

Bibliografia:
ROMANO G. (a cura di), Pittura e miniatura del trecento in Piemonte, Fondazione e Banca CRT, Torino 1997
PICCAT M., Carlo Magno e la cultura angioina in Piemonte : la cappella di San Nicola in Savigliano, Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano, l’Artistica edit., Savigliano 2000
PICCAT M., La saga ellenica nell’antico Palazzo comunale in Savigliano (Cuneo), L’Arciere, Cuneo 1998

Fonti:
Notizie tratte in parte dal sito del Comune. Fotografie da  www.tripadvisor.it/

Data compilazione scheda:
18/09/2008 – agg. febbraio 2014 – marzo 2021

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

 

 

Sant’Albano Stura (CN) : necropoli altomedievale e Museo

Descrizione del sito e dei ritrovamenti:
Necropoli scavata inizialmente nel 2009-2011, individuata in occasione dei lavori per la costruzione dell’autostrada Asti-Cuneo. Sono state indagate 776 tombe e resta ancora da scavare una porzione a NW, il che permette di ipotizzare un numero complessivo di circa 800 tombe. In 10 anni di lavori, sono state scavate tutte le 842 tombe presenti, 560 delle quali erano provviste di preziosi corredi funebri.
I notevoli corredi recuperati indicano una continuità d’uso della necropoli dagli anni intorno al 600 d.C. fino agli inizi dell’VIII secolo.
Per quanto riguarda i corredi, il 64% delle sepolture ha restituito monili femminili, armi e relativi complementi o offerte più ridotte, mentre il 36% ne era privo.
Per approfondire vedi sito indicato.

Descrizione del materiale esposto:
Da ottobre 2016  sono esposti 14 corredi (7 maschili e 7 femminili) di età longobarda.
vedi allegato Ritrovamenti_archeologici_lungo_l’_Asti-Cuneo

Dal 2021, nell’antica Cappella di Sant’Antonio di Padova (restaurata per l’occasione),  in piazza Donatori del Sangue, ha sede l’allestimento del Museo dedicato ai ritrovamenti della necropoli longobarda.
Il piccolo museo è tornato ad accogliere il pubblico e continuerà fino a settembre ogni domenica (con una sospensione le prime settimane di agosto).
Lungo lo Stura… racconti di archeologia e paesaggio” introduce al pubblico la storia longobarda con un video, pannelli informativi ed immagini, ma anche reperti originali, rinvenuti nell’ormai famosa necropoli, che resta attualmente uno dei ritrovamenti più importanti su scala europea per quanto riguarda la presenza longobarda.

Informazioni:
In frazione Ceriolo, il sito non visitabile.
Il Museo è a ingresso libero. Info presso associazione Atelier Kadalù, email: info@atelierkadalu.it
Il Museo è sito nella cappella  in Piazza Donatori del Sangue.

ink:
http://archeo.piemonte.beniculturali.it

https://visitmondovi.it/il-museo-dei-longobardi-a-santalbano/

Bibliografia:
E. MICHELETTO – S. UGGÈ – C. GIOSTRA, S. Albano Stura, frazione Ceriolo. Necropoli altomedievale: note sullo scavo in corso, in “Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte”, 26, 2011, pp. 243-247

Fonti:
Fotografia in alto tratta da https://percevalasnotizie.wordpress.com/2016/10/20/; in basso dal sito visitmondoi.it

Data compilazione scheda:
6/03/2014- aggiorn. giugno 2017 e aprile 2024

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese



Santo Stefano Belbo (CN) : resti dell’abbazia di San Gaudenzio e di altri edifici medievali

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Storia del sito:
L’area che circonda l’antica torre medievale fu quella che, con ogni probabilità, vide formarsi il primo nucleo insediativo dell’area santostefanese che fu dapprima abitata dai Liguri e, successivamente, dai Romani.
Il centro politico e religioso dell’abitato in epoca alto-medievale, fu invece l’area che si sviluppò ai piedi della collina di S. Libera, dove sorge la trecentesca chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo. Dopo il Mille, Santo Stefano Belbo faceva parte del comitato di Loreto, di ascendenza aleramica. Il feudo passò quindi ai Marchesi del Monferrato che lo cedettero nel 1311 a Manfredo IV Marchese di Saluzzo, che a sua volta ne investì nel 1337 gli Scarampi, nobili patrizi astensi. Risalgono all’incirca a questo periodo gli statuti comunali. Nel 1515 il feudo passò ai Marchesi d’Incisa e Marchesi Corti, per donazione da parte del Marchese Guglielmo IX di Monferrato, convalidata dall’Imperatore Carlo V, il 21 giugno 1536. Successivamente lo tennero, col titolo comitale i Beccaria Grattarola Incisa, per donazione del 20 giugno 1717, confermata da re Vittorio Amedeo II di Savoia nell’ottobre dello stesso anno. Dopo il trattato di Cherasco del 1631, Santo Stefano Belbo, come gran parte del Piemonte, entrò a far parte del Regno di Sardegna. Seguì le vicende dello Stato Sabaudo fino alla proclamazione della Repubblica Italiana.

Storia e descrizione dei siti:
RESTI DELL’ABBAZIA DI SAN GAUDENZIO
Tracce della presenza romana sono state rinvenute nei resti di fondazioni su cui sorse, in periodo alto-medievale, l’abbazia benedettina di S. Gaudenzio, sito dove probabilmente era esistito un tempio dedicato a Giove Capitolino. Ai monaci benedettini, tra l’altro, spetta il merito di aver introdotto la coltivazione della vite nei loro possedimenti che pare raggiungessero le duemila giornate di terreno nel solo territorio di Santo Stefano ai piedi della collina di Moncucco, il cui nome si fonda su una radice celtica che ha il significato di altura arrotondata.
Insigne monumento di architettura romanica del X secolo, presenta ancora tratti artisticamente interessanti: parti della navata sinistra, le tre absidi semicircolari in pietra arenaria, la sacrestia, resti di mosaici e sculture.

Dell’antico castello rimane il rudere della TORRE, che dall’alto domina il paese, e ricorda la sua distruzione, nel 1635, ad opera degli Spagnoli e degli Austriaci, che ne contendevano il possesso ed il dominio.

EX CHIESA DEI SS. GIACOMO E CRISTOFORO
Verso la fine del ‘200 fu sotto la cura dei canonici di Ulzio. Venne poi unita al canonicato della Cattedrale di Alba, da cui si emancipò nel 1577. Nel 1336 vi vennero ratificati gli “Statuti” della Comunità, dal Consiglio Generale che qui si era riunito. Consistenti lavori all’edificio vennero ordinati da mons. Vincenzo Marino, vescovo di Alba, che visitò la chiesa nel 1576, come anche da mons. Gerolamo Regazzoni che in particolare, nel 1577, raccomandò di chiudere con mura l’attiguo cimitero. Nel 1785 la parrocchiale risultò in “stato rovinoso”, ma per vedere conclusi i lavori di ristrutturazione e la decorazione della navata centrale, occorre giungere al 1871/1872. Nel 1886 vi fu collocato un nuovo organo, opera di Francesco Vittino e, l’anno successivo viene rifatta completamente la facciata. Nel 1926 le funzioni parrocchiali vennero trasferite alla nuova chiesa del Sacro Cuore di Gesù, mentre, con un’impegnativa campagna di restauro, l’antica chiesa divenne – negli anni ’90 – sede della Fondazione Cesare Pavese.

All’interno della chiesa indagini archeologiche hanno permesso di scoprire ceramiche tardoromane (IV – V secolo) relative a un abitato situato sulla strada tra Acqui e Alba

Informazioni:
I resti dell’abbazia di San Gaudenzio sono all’interno della Casa Vinicola Abbazia di San Gaudenzio tel. 0141 840808, oltre il Belbo a nord-ovest dell’abitato.

Gli altri edifici si trovano nel centro storico. Comune tel. 0141 841811. L’ex chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo è ora sede della Fondazione Cesare Pavese.

Links:
http://www.santostefanobelbo.it

http://www.abbazia.com/

http://http://www.langamedievale.it

Bibliografia:
MICHELETTO E., Un insediamento tardo romano e altomedievale nell’area della torre di S. Stefano Belbo : primi dati dello scavo, da “Alba Pompeia”, n.s., a. 13., fasc. 1.(1. sem 1992)

Fonti:
Notizie tratte nel 2011 dal sito del Comune. Fotografie in alto e n° 2 dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
29 novembre 2011 – aggiorn. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese

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http://www.abbazia.com/

Santa Vittoria d’Alba (CN) : Turriglio

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Storia del sito:
Anticamente la zona apparteneva al territorio della città romana di Pollentia cui è relativo il Turriglio.
La località di “Santa Vittoria” prese nome dalla difficile vittoria, avvenuta il giorno di Pasqua del 402, delle truppe romane guidate da Stilicone sui Visigoti di Alarico. L’episodio, che contribuì al successivo abbandono dell’abitato di Pollentia, determinò la nascita di un nuovo centro (l’altura rocciosa verso la quale i Visigoti si sarebbero diretti) che assunse il significato di Vittoria della romanità sulla barbarie.
Nel tardo Medioevo la Vittoria venne personificata in una Santa.

Descrizione del sito:
Il Turriglio o Turilio, è formato da un recinto rettangolare articolato in nicchie con all’interno un monumento di grandi dimensioni formato da una piattaforma quadrata che fa da base a un tamburo cilindrico e quattro grandi nicchie.
La struttura, in ciottoli e ricorsi di mattoni legati da malta, è costituita da un basamento quadrato sormontato da un alto tamburo cilindrico del diametro di circa 12 metri su cui si erge la parte terminale del monumento, articolata in quattro nicchioni contrapposti, originariamente coperti a volta.
La sua interpretazione è tuttora dibattuta. Si ipotizzò che si trattasse di un imponente complesso sepolcrale databile tra la fine dell’età repubblicana e gli inizi di quella imperiale, formato dal recinto che circondava un monumento funerario a torre del tipo noto per i grandi mausolei urbani. La destinazione funeraria sembrò essere confermata dal rinvenimento, all’interno del recinto, di sepolture del tipo ad incinerazione e ad inumazione databili tra il I e il IV-V secolo d.C. a dimostrare che l’area è stata a lungo adibita a zona di sepolture.
Tuttavia, il ritrovamento di condutture in piombo per l’acqua ha fatto anche ipotizzare che si trattasse di un ninfeo, mentre l’assenza di una camera funeraria all’interno del tamburo ha indotto ad escludere l’identificazione con un mausoleo ritenendolo piuttosto un monumento celebrativo analogo al cosiddetto “Trofeo di Augusto” a La Turbie e alla Tour Magne di Nimes, posti anch’essi lungo importanti arterie stradali.

Informazioni:
All’incrocio della strada che va da Bra ad Alba con quella che da Pollenzo sale a Santa Vittoria. Frazione Cinzano. Il sito si trova all’aperto, ma è recintato. Info Comune 0172 478023

Links:
http://www.comune.santavittoriadalba.cn.it

http://archeo.piemonte.beniculturali.it/index.php/it/musei/aree-archeologiche/68-aree-arch-prov-di-cuneo/289-area-archeologica-del-turriglio

Fonti:
Info e foto dai siti citati sopra. Foto in basso dal sito
http://www.francescocorni.com/

Data compilazione scheda:
15/07/2005 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

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Santa Vittoria d’Alba (CN) : Confraternita di San Francesco

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Storia del sito:
Si ha notizia di un restauro della chiesa di San Francesco avvenuto nel 1873-74. Un successivo restauro, che sicuramente interessò gli affreschi, fu compiuto tra 1925 e 1927. Nuovi interventi di manutenzione straordinaria furono eseguiti nella chiesa nel 1959-60 e venne fatto un iniziale restauro degli affreschi nel 1962. Un successivo restauro degli affreschi, realizzato in tre lotti, si è svolto dal novembre 1999 al marzo 2002.

Descrizione del sito:
Gli AFFRESCHI dell’oratorio di San Francesco a Santa Vittoria raccontano in 19 riquadri la Passione di Cristo e iniziano dalla parete meridionale (dove si trova l’attuale porta d’ingresso) con l’Entrata in Gerusalemme; seguono l’Ultima Cena, la Lavanda dei piedi, il Tradimento di Giuda (mutilato dall’apertura della porta), l’Orazione nell’orto, il Bacio di Giuda, l’Arresto di Gesù, Cristo davanti a Caifa, la Flagellazione; sulla parete ovest l’Incoronazione di spine, Cristo davanti a Pilato (o a Erode: la scena è gravemente danneggiata dall’apertura di una finestra e sostanzialmente illeggibile), l’“Ecce Homo”; sulla parete nord la Salita al Calvario, Gesù inchiodato alla croce, la Crocifissione, la Deposizione, il Compianto (quasi svanito), più un frammento di soldato in atto di cadere a terra, folgorato dallo splendore della Resurrezione.
Il ciclo di Santa Vittoria è abbastanza noto e oggetto di vari studi anche se l’attribuzione e la datazione sono state controverse . Il primo a interessarsene fu Euclide Milano, che nel 1906 li datò genericamente al Quattrocento; l’attribuzione a Giovanni Canavesio, pur con incertezze, fu di Domi Gianoglio (1966), Mario Perotti (1981) e Baldassarre Molino (1984). Un effettivo studio critico sugli affreschi si ebbe solo con l’articolo di Bruno Barbero del 1976: qui si individuarono correttamente gli agganci ponentini del ciclo, insistendo soprattutto sulla Provenza; Giovanna Galante Garrone (1979) inserì gli affreschi in un complesso di «…itinerari paralleli di alcuni pittori attivi nel Piemonte occidentale»; Giovanni Romano, introducendo il catalogo della mostra su Macrino del 2000, pose il frescante di Santa Vittoria d’Alba «…in debito verso il Maestro di Sant’Anna a Cercenasco», personalità da lui individuata fin dal 1977.
Gli accertamenti effettuati in occasione dei recenti restauri hanno restituito l’immagine di una bottega assai smaliziata tecnicamente, in grado di ricorrere a più sistemi di lavoro nelle diverse zone della decorazione (tracce di incisioni e di spolvero). La datazione oggi più accreditata fa risalire gli affreschi all’ultimo decennio del Quattrocento.

Informazioni:
Nel centro storico, percorrendo Via Cagna, oltre la chiesa parrocchiale. Comune tel. 0172 478023 ; e mail: info@anforianus.it.  Visitabile installando l’app:  https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it

Link:
http://www.anforianus.it/affreschi.html

Bibliografia:
ROMANO G., Macrino d’Alba: catalogo mostra 2000, Ed. Artistica piemontese, Savigliano CN, 2001

Fonti:
Fotografia in alto di Agostino Angeli da : http://www.panoramio.com/user/712906, ora nel sito del Comune http://www.comune.santavittoriadalba.cn.it/.
Foto in basso dal sito www.anforianus.it, sopra indicato, dove si possono trovare molte scene degli affreschi.

Data compilazione scheda:
08/06/2007 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

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Santa Vittoria d’Alba (CN) : Castello

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Storia del sito:
La denominazione del paese fa riferimento, secondo la tradizione, alla vittoria che Stilicone riportò presso la vicina Pollentia sui Visigoti nel giorno di Pasqua del 402 d.C.
Poco dopo l’anno mille Santa Vittoria apparteneva al Vescovo di Asti; nel 1349 ne erano proprietari i signori di S. Vittoria, poi i Piloso e, nel 1375, il Comune di Alba. Successivamente il paese fu sottomesso ai Visconti di Milano che ne investirono il Conte Antonio Porro. Passato ai Savoia, questi, nel 1431, ne affidarono il dominio ai marchesi di Romagnano, i cui discendenti la conservarono fino all’estinzione della linea nel 1730.
Conteso all’inizio del XIII secolo tra Asti e Alba per la strategica posizione e per la robusta torre della quale era già munito, il castello venne rafforzato alla fine del ‘300 quando era una roccaforte viscontea. Venne ancora ampliato nella seconda metà del ‘400 con la costruzione di buona parte dei poderosi bastioni che tuttora lo circondano, con aggiunta nel ricetto interno di varie costruzioni (compresi la cascina del castello e il relativo airale) e, nel secolo successivo, del tozzo bastione con caditoie a ponente.
Nel primo quarto del ‘700 il marchese Carlo Giuseppe, ultimo dei Romagnano di S. Vittoria, lasciò andare in rovina i numerosi ambienti del castello, minati anche dalla vetustà, aggiungendovi anzi ulteriori danni utilizzando i materiali degli edifici collassati per riparare le cascine o per riempire il profondissimo pozzo che vi esisteva. Il castello fu poi assegnato ai Caissotti di Verduno; alla fine del ‘700 pervenne, per disposizione testamentaria, all’Ospedale Maggiore di S. Giovanni Battista di Torino, dal quale fu acquistato da Carlo Alberto di Savoia e, infine, venduto a privati all’inizio del ‘900. Nel 1972 venne ristrutturato per adibirlo ad albergo-ristorante.

Descrizione del sito:
Posto su una dorsale di particolare suggestione panoramica, il Castello conserva le poderose mura, i bastioni e la possente, alta torre quadrata, del XII-XV secolo, con beccatelli.
All’estremità occidentale della “villa” sorge una TORRE CAMPANARIA, eretta del ‘400 per controllare l’area sottostante, in quanto non visibile dalla torre del castello. La torre è ornata con cornici a dentelli in laterizio.

La CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA ASSUNTA di Santa Vittoria d’Alba conserva una tavola della scuola del Macrino.

In località Lussi sorge una cascina dove, durante i lavori di rifacimento del pavimento (2004), sono stati ritrovati i resti di strutture murarie riconducibili ad un antico edificio di culto; databili in epoca preromanica, essi definiscono un’abside principale, orientata, di seguito ampliata con l’aggiunta di due apsidiole laterali, delle quali lo scavo evidenzia la più meridionale. La struttura muraria è tuttora visibile al di sotto del nuovo pavimento in grigliato metallico (2005). Vedi sito del Comune

Informazioni:
“Castello Santa Vittoria”, tel. 0172 478198,   Comune, tel. 0172.478023

 
Link:
http://www.comune.santavittoriadalba.cn.it/Home/GuidaDettagli/tabid/19213/Default.aspx

http://www.santavittoria.org

Fonti:
Fotografia da Wikipedia

Data compilazione scheda:
5/2/2007 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Sanfront (CN) : Rocca La Casna – Balma Boves

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Storia dei  siti:
Nel territorio di Sanfront, la località di Rocca la Casna era un sito abitato dall’inizio dell’età del Bronzo e le incisioni rupestri si trovano lungo il sentiero che raggiungeva le cave di quarzite poste sulla parte più elevata del monte.
La BALMA BOVES è un caratteristico insediamento ricavato nell’anfratto di una grande roccia (il nome balma significa appunto riparo sottoroccia) ed abitato permanentemente fino al 1950 circa. Comprendeva: ricovero per il bestiame, deposito per gli attrezzi, forno per la cottura del pane e lavatoio.

Descrizione dei siti:
Incisioni rupestri sono visibili lungo gran parte del percorso intorno al Monte Bracco, all’imbocco della Valle Po. Sono localizzate ad una quota di circa 750-900 m e, nella maggior parte, orientate a est e a breve distanza dal sentiero percorribile. La loro ubicazione è segnalata per i siti di maggiore importanza.  Le incisioni più numerose si trovano presso ROCCA LA CASNA (o “roca ‘dla Casna”) che è una lastra piatta di oltre 20 metri quadrati situata sul versante esposto a sud del Monte Bracco alla quota di 900 m, che si protende a becco sul vuoto, sporgendo per quasi metà della sua superficie.
Le figure antropomorfe, 31, sono in assoluta maggioranza di tipo femminile. Diffusa è l’indicazione dei seni tramite due coppelline ai lati del busto (9 figure), mentre rara è l’indicazione del sesso femminile tramite un pallino tra le gambe (3 figure). Alcune sono molto consunte, quasi del tutto impercettibili, altre, nettamente più evidenti, hanno spesso ingrossamenti a coppellina in corrispondenza del ventre, del busto o della testa. Tali ingrossamenti e la differenza di profondità tra le figure lasciano supporre, vista l’identica esposizione e consistenza del supporto roccioso, una reincisione o ripassatura di alcune di esse, qui anche con strumento metallico. Sulla roccia sono incise anche 5 coppelle medio-piccole, 5 coppelline raggruppate, 3 cruciformi, 1 probabile segno confinario, 1 sigla recente (ERI) incisa alcuni decenni fa dal proprietario del fondo, nonché 65 coppelline sparse. Molte figure sono frammentarie, vista anche la minore compattezza della superficie incisa, soggetta in alcune zone a desquamazione. A pochi metri a ovest della roccia si nota un riparo sottoroccia ora chiuso da muretti a secco. Nelle immediate vicinanze sono stati rinvenuti frammenti di ceramica del Bronzo antico (prese a linguetta impostate su cordone liscio).

Nel riparo sottoroccia di Balma Lunga sono state ritrovate pitture che raffigurano una figura antropomorfa con arti allargati e a fianco una composizione geometrica, risalente forse all’età del Rame (III millennio a.C.).

Informazioni:
A quota 652 m il piccolo villaggio conosciuto come Balma Boves è raggiungibile a piedi da via Monbracco di Robella, dopo aver attraversato il ponte sul Po, con circa mezz’ora di cammino; è sistemato come piccolo museo.  Comune tel. 0175 948119 Per visitare la Balma Boves: email: vesulus@gmail.com ; tel. 346/6908618 – 349/8439091

Links:
http://www.balmaboves.it/

https://www.megalitico.it/italia/piemonte/rocca-la-casna/

https://www.comune.sanfront.cn.it

Bibliografia:
NATALE P., Mombracco: montagna sacra; in appendice un saggio sulle incisioni rupestri [di Claudio Midulla], Editrice artistica piemontese, Savigliano CN, 2001
MANDOLESI A, Paesaggi archeologici del Piemonte e della Valle d’Aosta, Antichità e arti Subalpine e Fondazione CRT, Torino, 2007

Fonti:
Fotografia tratta dai  siti  www.ghironda.com  e http://www.turismocn.it/

Data compilazione scheda:
25/06/2007- aggiornamento febbraio 2014 e 2024

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

San Michele Mondovì (CN) : Cappelle di S. Bernardino e di S. Sebastiano

San Michele Mondovì – capp. San Bernardino

Storia e descrizione dei siti:
San Michele Mondovì è ricco di cappelle affrescate nel XV secolo, la Madonna della Neve, Sant’Antonio, (vedi schede) e altre due, simili come struttura e di minore rilevanza artistica, una dedicata a san Bernardino e l’altra a san Sebastiano.

CAPPELLA CAMPESTRE DI SAN BERNARDINO. È un piccolo edificio ad aula unica con abside, risalente al XV secolo, cui si accede mediante una scalinata in pietra. Probabilmente in origine era aperta su un portico. Al centro della conca absidale un affresco del 1657 ricopre in parte le pitture più antiche, datate al terzo quarto del XV secolo, recentemente restaurate. Il ciclo pittorico si snoda con una teoria di Santi che circondano una Madonna col Bambino. Sulla parete sinistra della cappella sono raffigurati san Bernardo e san Gottardo, sant’Antonio, san Giovanni Battista, un santo vescovo, san Secondo di Asti. Sulla parete destra un polittico raffigurante san Gerolamo, san Sebastiano, la Madonna in trono col Bambino che stringe in mano un uccello e sant’Antonio abate, risalente al 1489 come risulta da un graffito del committente. I tratti richiamano le opere di Giovanni Mazzucco.
Sulla parete di fondo, a destra e a sinistra dell’altare si vede una serie di santi, piuttosto rovinati, che presumibilmente circondavano una Madonna, ora ricoperta da un affresco di modesta fattura datato 1657. Di maggiore interesse la Crocifissione, con il Cristo tra la Madonna e san Giovanni, nella lunetta, sovrastante l’affresco centrale sull’altare e databile al termine del XV secolo.
Vi sono somiglianze tra questi affreschi e le pitture della cappella della Madonna della Neve e di S. Fiorenzo a Bastia Mondovì.

 

CAPPELLA CAMPESTRE DI SAN SEBASTIANO. È una piccola costruzione quattrocentesca che in origine doveva essere aperta con un arcone di ingresso e che in seguito venne chiusa per ampliare l’aula; infatti rimangono frammenti di affresco con san Cristoforo sulla lesena destra dell’ingresso originario e sant’Antonio abate sulla sinistra. L’inserimento di un altare in stucco danneggiò in parte gli affreschi della parete di fondo. In seguito all’alluvione del 1994 l’edificio subì gravi danni; recentemente si è provveduto al consolidamento del terreno e al restauro degli affreschi, di mani differenti, ma databili intorno alla seconda metà del XV secolo.
Oggi sono visibili sopra l’altare un finto trittico con la Madonna in trono col Bambino in piedi in braccio alla madre, tra due santi cavalieri; in alto la Crocifissione. Affresco raffinato nel disegno e di ottima mano.
Sulla parete destra san Sebastiano tra due raffigurazioni della Madonna col Bambino: l’insolito soggetto è motivato, probabilmente, da una doppia committenza. Lo stile è decisamente semplice e popolare, ma efficace dal punto di vista espressivo. Lo affianca un secondo dipinto con la Madonna col Bambino e san Sebastiano che, per le vesti e la fronte particolarmente alta dei personaggi, riprende un gusto tardogotico, di poco posteriore alle pitture vicine. Sui bordi sono graffite le date 1496 e 1531.

Informazioni:
La Cappella campestre di S. Bernardino si trova nella frazione Castello, dove la strada si biforca verso la Bicocca e verso Vicoforte S. Grato.

La Cappella campestre di San Sebastiano è situata sulla via che porta a Niella Tanaro, sulla sponda sinistra del torrente Corsaglia. Info Parrocchia di San Michele Mondovì, tel. 0174.222095

Links:
http://www.comunesanmichelemondovi.it San Bernardino

http://www.comunesanmichelemondovi.it San Sebastiano

Bibliografia:
RAINERI G., Antichi affreschi del Monregalese, vol. 1, Ed. Rotary Club Mondovì, Mondovì CN, 1965
SENATORE L., Il caso di S. Michele Mondovì: la sorte di alcuni affreschi quattrocenteschi in “Le risorse culturali delle valli monregalesi e la loro storia” , Ed. Comunità Montana Valli Monregalesi, Vicoforte, CN, 1999
BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002

Fonti:
Notizie e fotografie dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
21/10/2005 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

San Michele Mondovì – Cappella San Sebastiano

San Michele Mondovì (CN) : Cappella di Sant’Antonio abate e San Magno

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Storia del sito:
L’edificio è formato da due nuclei distinti: il primo nucleo è del XV secolo, su cui si innesta un ampliamento settecentesco, che ha comportato danni agli affreschi preesistenti. La Cappella, in epoca imprecisata, ma piuttosto tarda, fu anche dedicata a San Magno.
Gli AFFRESCHI spaziano dall’inizio del XV secolo alla fine del XVI.
È stato recentemente eseguito un restauro delle pitture, che ha consentito una migliore lettura dei vari strati sovrapposti.

Descrizione del sito:
Dalla cappella settecentesca si accede alla precedente cappella di sant’Antonio, trasformata in sacrestia, in cui sono stati rinvenuti affreschi appartenenti a epoche e mani differenti che si sovrappongono su più strati. Nella parete di fondo dell’edificio è emerso un motivo decorativo a conchiglie che incornicia la lunetta con il prezioso frammento raffigurante la Madonna circondata da santi (purtroppo mutilo nel volto della Madonna), con le sue influenze goticheggianti, l’assenza di marcate linee di contorni, la resa volumetrica si discosta dagli altri presenti nella cappella ed è stato datato al primo quarto del XV sec.
Più in basso si notano, fra gli altri numerosi affreschi frammentari, di poco posteriore è un san Bartolomeo di pregevole fattura e splendidamente conservato su sfondo dorato e arabescato; invece sono databili alla metà del XV secolo le figure di sant’Antonio e san Biagio. Al centro, nella parte bassa della parete, spicca una piccola Crocifissione di gusto nordico arcaicizzante, su uno strato di intonaco successivo al san Bartolomeo. Altri Santi sulla parete sinistra sono stati dipinti nel XVI- XVII secolo. Sulla parete di destra una Madonna di cui si può ancora ammirare il bel volto sorridente e numerosi santi (ben conservato un s. Bernardo d’Aosta, di cui si può apprezzare l’aggraziato volto incorniciato da un’elegante barba riccia). Niente sfondi scuri e spesse linee di contorno: la mano di questi affreschi è molto delicata: i visi e le espressioni sono dolci: dovrebbe trattarsi di pitture della seconda metà del ‘400, come conferma anche la data 1480 posta alla base dell’unico trittico mai ricoperto da intonaco, che si trova su un livello più superficiale. Sempre a destra è conservato un finto trittico con sant’Antonio, la Madonna e san Giovanni in archetti polilobati, presenta una diversa mano: linee nere più marcate tracciano il confine delle figure, pur nell’espressività degli occhi allungati, la mano presenta una predilezione per una maggiore rigidezza di tratto (è stato fatto il nome di Giovanni Mazzucco come possibile autore, datato a metà Quattrocento).

Informazioni:
La Cappella si trova in località Codovilla, Via Marenco, 31.   Parrocchia di S. Michele Mondovì, tel. 0174 222095.



Link:

http://www.comunesanmichelemondovi.it

Bibliografia:
RAINERI G., Antichi affreschi del Monregalese, vol. I, Ed. Rotary Club Mondovì, Mondovì CN, 1965
MICHELOTTI A., Notizie storiche sulla Comunita di S. Michele Mondovi e sui Marchesi di Ceva signori del luogo ; Notizie sulla chiesa parrocchiale di San Michele Mondovi; Di alcune cappelle di San Michele mondovi e delle lor antiche pitture, L’Artistica edit., Savigliano 1995
SENATORE L., Il caso di S. Michele Mondovì: la sorte di alcuni affreschi quattrocenteschi in “Le risorse culturali delle valli monregalesi e la loro storia” , Ed . Comunità Montana Valli Monregalesi, Vicoforte, CN, 1999
BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002

Fonti:
Parte delle notize dal sito del Comune. Fotografia in alto dal sito del Comune

Data compilazione scheda:
05/10/2005 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

SMichele-Mondovi- SAntonio