Provincia di Torino

Bollengo (TO) : Campanile di S. Martino di Pærno e Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo in Pessano

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Storia del sito:
Bollengo fu un borgo che, con i paesi vicini Pessano (o Pesano) e Ampesso, nella prima metà del XIII sec., ottenne lo stato giuridico paritetico ai cittadini di Ivrea a condizione che provvedessero alla costruzione di una struttura fortificata (castello e ricetto) sul monte detto “Castellazzo”. Il sito diventò un caposaldo difensivo dall’espansione di Vercelli verso il territorio di Ivrea. Di tali strutture purtroppo non resta più nulla.
Dei borghi di Pessano e di Pærno, ormai scomparsi, restano due vestigia romaniche.
Il CAMPANILE DI SAN MARTINO DI PÆRNO è ciò che resta della Chiesa intitolata a san Martino, costruita nell’XI secolo, che fu la parrocchiale di Pærno e venne demolita nel 1700. La torre campanaria svetta oggi solitaria su un grande prato. Il borgo di Paerno fu abbandonato nel 1200.
LA CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita intorno all’anno Mille nell’antico borgo di Pessano, tutelata dal Capitolo della Cattedrale di Ivrea, si è conservata fino ai nostri giorni anche se in condizioni di degrado che solo il recente restauro ha eliminato. Successivamente alla costruzione, in epoca imprecisata, fu edificata  sulla parete destra dell’edificio una struttura  con due vani, ad uso canonica e abitazione di un eremita.  L’edificio fu sconsacrato nel 1887. Di proprietà privata, in tempi recenti è stato donato al Comune di Bollengo.

Descrizione del sito:
IL CAMPANILE DI SAN MARTINO, noto anche col nome di “CIUCARUN” o Torre di San Martino, è tutto ciò che resta dell’antico abitato di Pærno.
Il campanile, in stile romanico, è ornato da archetti pensili, presenta feritoie, monofore e bifore all’ultimo piano.

CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO. È l’unica testimonianza dell’antico borgo di Pessano. La chiesa presenta la torre campanaria in facciata, accostata frontalmente alla navata centrale con cinque piani: il primo tamponato, come tutto il lato nord; gli altri lati presentano: sul secondo  piano una feritoia, sul terzo una monofora e sul quarto e quinto una bifora, alcune con pilastrini di reimpiego anche con decorazioni scolpite. La bifora sud del 4° piano ha rocchi circolari in cotto,  simili ad altri usati nella muratura esterna (vedi foto di un particolare). Le pareti esterne sono in pietrame, ciottoli e poche file di mattoni.
All’interno l’unica navata ha due campate e termina con abside semicircolare con volta a semicatino; sulla parete destra un frammento molto antico di transenna con un disegno geometrico a reticolo. Le pareti e l’abside conservano tracce di affreschi del XV secolo: nella parte sinistra dell’abside una figura mutila di san Giorgio di cui si vede una gamba ricoperta da armatura e  la coda del drago. Dopo una vasta lacuna, una figura di Santo di cui è rimasta solo la parte inferiore e un altro Santo non identificabile. Nella parte destra, entro un riquadro due santi di cui probabilmente a sinistra san Giovanni Battista coperto di pelli e a destra un santo con mantello e cappuccio, identificato con sant’Antonio abate, vedi bibliografia.

Informazioni:
Il campanile di San Martino si trova in regione Albareto, in un pianoro tra i boschi della Serra.
La chiesa di San Pietro è in strada Piane Inferiori 2, prima di entrare in Bollengo, seguendo la strada sulla destra in leggera salita. Comune tel. 0125 57114

Links:
http://www.comune.bollengo.to.it/

TAURASIA_2019 [estratto articolo su BOLLENGO -chiesa di Pessano] 7feb20_web

Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Forneris G., Romanico in terra d’Arduino, Bolognino, Ivrea 2002
GHIRARDELLO C., Identificata l’iconografia del dittico a fresco nella chiesetta in Pessano di Bollengo, in: Bollettino storico vercellese, vol. 33, 63 (2004), pp. 59-69)
BONICATTO Simone, Il Maestro del chirurgo Domenico della Marca d’Ancona e il contesto pittorico del Canavese, Editris, Torino 2022 (per gli affreschi della chiesa di S. Pietro)

Fonti:
Foto in alto, Campanile di Pærno, da wikimedia.
Fotografie in basso: chiesa di SS.Pietro e Paolo, la prima da http://www.deportazia.it, le successive sono foto GAT di M. Marnetto.

Data compilazione scheda:
06/10/2006 – aggiornam. giugno 2014 e 2019

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Bibiana (TO) : Castello di Famolasco

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Storia del sito:
Mentre Bibiana ha origini romane (fondata forse da un tal Bubius), di origini molto più antiche è la sua frazione di Famolasco (“asco” suffisso di origini liguri). Nel 1037 la prima carta in cui si trova il nome di “Famolasco” è un documento denominato Cartario di Cavour, per un atto segnato in “Ville Bibiana”
Nel 1064 “Adalasia, Magnifredi filia, Oddonis uxor” (la Marchesa Adelaide di Susa) donò all’ordine dei Benedettini (“Benedettini neri”, dall’abito nero che indossavano) dell’Abbazia di Santa Maria Pinerolo, da lei stessa fondata, le terre di Famolasco. A quel tempo la fortificazione era solo una casa-torre, probabilmente edificata nel X secolo, di forma quadrilatera di circa 9 m di lato, con scarpa e muri spessi 2 m. Aveva quattro piani ed un pozzo.
I Benedettini abitarono la torre fino al XIII secolo, quando infeudarono consignori di Famolasco i Rorenghi.
Nel 1272 era già presente un ampliamento dell’edificio: la torre era stata inglobata in una costruzione di circa 9 x 13 m, di tre piani, con un ponte levatoio di cui restano ancor oggi i segni. A questa costruzione venne addossata una torre quadrata sul lato sud.
Sino al 1561 il castello fu baluardo contro i Valdesi, poi continuò la sua funzione difensiva in appoggio alla vicina Rocca di Cavour. Fu residenza della Famiglia Ferrero di Buriasco, Famolasco e Piobesi, della quale l’ultimo erede era noto col soprannome di Conte Codino. Modifiche di lieve entità vennero fatte, soprattutto nel cortile e negli edifici attorno al castello (stalle ecc.) nel XIX e XX secolo.
Nel 1993, acquistato da privati, venne accuratamente ristrutturato.
Accanto al castello vi era la coeva chiesa dedicata a San Biagio, trasformata in stile barocco nel XIX secolo. Dell’edificio originario resta solo l’ingresso sul lato a monte, ora tamponato.

Descrizione del sito:
L’edificio, posto in posizione panoramica, ha conservato le sue caratteristiche originali. Costruito in pietra, ha tre saloni in ciascuno dei tre piani, cui si accede con una scala a chiocciola all’interno della torre. Vi è un bel caminetto del ‘500.
La torre quadrata presenta muratura in pietra sino ai beccatelli, con 54 feritoie. La parte aggettante è in mattoni pieni e presenta caditoie, cornice a dentelli sottogrondaia e quattro aperture ogivali da cui era possibile controllare a 360° il territorio circostante.

Informazioni:
A circa 2 km dal centro di Bibiana; in frazione Famolasco,  tel. 333 5069763 oppure 3200507787

Link:
http://www.comune.bibiana.to.it

Bibliografia:
CERRI S., Famolasco. La storia, la gente, Alzani, TO, 2002

Fonti:
Fotografia archivio 2007

Data compilazione scheda:
18/09/2007 – aggiorn. giugno 2014 e marzo 2017

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Beinasco (TO) : Castello e Torre

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Storia del sito:
Le prime notizie certe su Beinasco si hanno verso la prima metà del sec. XIII. Il Vescovo di Torino, Arduino di Valperga, nominò Federico Piossasco primo signore di Beinasco attorno all’anno 1200. Federico diede origine al ramo Piossasco De’ Federici. In seguito a contese per i confini fra Torino e Beinasco, il vescovo di Torino, Ugo Cagnola, stabilì nel 1236 la delimitazione dei territori che fu confermata con atto pubblico del 1288. La città di Torino, che frattanto si era costituita in comune libero, si sentiva danneggiata dai mercanti che transitavano per Beinasco senza pagare il pedaggio e quindi decise di farsi cedere da Federico Piossasco il Castello mediante una ricompensa in denaro e l’investitura del Castello, villa e luogo di Beinasco per lui e per i suoi successori. L’atto venne stilato il 22 giugno 1239 ed il 16 luglio dello stesso anno, Giovanni, figlio di Federico, confermò la donazione fatta dal padre.
In quel periodo le città di Torino, Alessandria e Vercelli avevano formato una alleanza detta “Seconda Lega Lombarda” ed anche Federico di Piossasco, di parte guelfa, si unì nella lotta contro l’imperatore. Beinasco appartenne in seguito e in parte ai Bergiera; quindi passò ai Leoni di Saluzzo. Fu pure alle dipendenze della signoria dei marchesi di Monferrato, cosa di cui si fa menzione nel diploma di Carlo IV del 1355. Solo nel 1584 risulta che Beinasco era dominio feudale dei Signori Erminio Cesare e fratelli De’Federici di Piossasco. Nel 1753 Carlo, figlio di Giuseppe Antonio, sempre nel ramo De’Federici, ricevette l’investitura di Beinasco.

Descrizione del sito:
La costruzione del castello di Beinasco risale al XIII secolo. Nel corso dei secoli il castello, originariamente di architettura guelfa, subì incendi, devastazioni e profondi rimaneggiamenti. Attualmente sono originarie due bifore ad arco a tutto sesto, ripartite da colonnine con sovrastante arco acuto con decorazioni in cotto, sul lato verso il Sangone. Sulla facciata verso Piazza Alfieri si può notare un medaglione con ritratto in terracotta raffigurante, secondo la leggenda, l’imperatore Nerone.

Della CINTA MURARIA del castello si è conservata solo una porta d’ingresso, posta sull’attuale Corso Cavour, detta “TORRE”, che anticamente era cinta da fossato ed aveva un ponte levatoio. Costruita in laterizio, con apertura ad arco a tutto sesto, conserva le grandi caditoie.
Un AFFRESCO del XV secolo, deteriorato in molte sue parti, raffigurava presumibilmente la Fuga in Egitto, la Crocifissione di Cristo e il Martirio di S. Sebastiano. Un tempo era parte integrante del Castello, oggi è sull’attuale muro fiancheggiante Via Trucchi.

Descrizione dei ritrovamenti:
EPIGRAFE ROMANA Ritrovata nel 1945 nel giardino dell’attuale canonica di Beinasco e conservata nel Cortile della Chiesa Parrocchiale, Via Don Bertolino, 19 , viene fatta risalire al I – II secolo d.C. Si tratta di una lapide sepolcrale, scolpita su una lastra di marmo, mancante della parte superiore e di quella inferiore. La parte conservata reca inciso il nome della dedicataria (Tertullae Matri) e la formula TFI (testamento fieri iussit). L’ottima impaginazione, il tracciato delle lettere chiaro e preciso, la presenza di una formula standardizzata e la buona esecuzione della parte decorativa, fanno pensare che l’epigrafe sia opera di lapicidi professionali, e dunque commissionata da una famiglia di buon livello sociale ed economico, integrata nella civiltà romana.

Informazioni:
I resti delle mura, con la porta localmente detta “torre”, sono sul Corso Cavour; l’edificio del castello, di proprietà privata, è in Piazza Alfieri. Comune, tel. 011 39891

Links:
http://www.comune.beinasco.to.it

Bibliografia:
BERTOLINO don P., La storia di Beinasco, Edizioni SPE, Torino, 1960
MONGINI G.; ODDONE C., Municipi e Castellanie, storia di Beinasco dalle origini ad oggi, Ed. U. Allemandi & C., Torino, 1999
TALAIA A., Il castello di Beinasco, Selcom, Torino, 2006

Fonti:
Notizie e fotografie tratte nel 2008 dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
23/01/2008 – aggiorn. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Bardonecchia – Rochemolles (TO) : Chiesa di San Pietro

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Storia del sito:
La chiesa parrocchiale di Rochemolles esisteva già nel XIII secolo; l’edificio fu ampliato nel 1452-1456 e, come si legge nella relazione della Visita pastorale di Monsignor Beggiamo, nel 1673 si presentava a navata unica, con il presbiterio e il coro voltati. In questa occasione si menziona per la prima volta anche il campanile.
Conserva affreschi della fine del XV o inizio XVI secolo ed arredi lignei eseguiti tra il XV e il XVIII secolo. Per la sua antichità ed il pregio artistico di alcune sue parti è segnalata come monumento nazionale.

Descrizione del sito:
La chiesa, cui si accede attraverso un atrio (costruito nel 1699) posto sulla fiancata laterale e preceduto da una gradinata, conserva la struttura antica. L’interno, ad aula unica, è separato per la parte presbiteriale da un arco a tutto sesto. Sulla destra del presbiterio si apre un vano in cui è posto il coro. L’abside conserva le linee gotiche della volta con costoloni in pietra. Da una porta che si apre nel muro absidale si accede alla sacrestia. La mensa dell’altare maggiore è realizzata in tufo locale. L’acquasantiera è datata 1552.
Nella prima cappella, a destra della porta d’ingresso, sulla parete sinistra vi è nel registro superiore un AFFRESCO col Martirio di san Sebastiano ed in quello inferiore san Sebastiano a cavallo, databili agli anni compresi tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500.
Gli ARREDI LIGNEI ad intaglio della chiesa sono di grande interesse e si sono conservati quasi integralmente. Il soffitto ligneo, con una decorazione policroma a stelle su fondo monocromo, è ripartito da cornici in rilievo in spazi quadrati e presenta arcatelle lobate lungo tutto il perimetro esterno del solaio e relativamente alle principali partizioni dell’intelaiatura. Opera di intagliatori attivi nell’alta Valle, si data alla fine del XV secolo. Esempi analoghi si conservano al di là delle Alpi a Lanslevillard (cappella di Saint-Sébastien) e a Bessans (cappella di Sant-Antoine) in Moriana.
La tribuna aderisce alla parete occidentale della chiesa riprendendo i modelli tardogotici diffusi in Valle nel XVI secolo. Datata 1758 sulla parte destra della balconata che si distende lungo le pareti della navata, è caratterizzata da una fitta serie di colonnine tornite a formare il parapetto. I seggi del coro (XVII secolo) sono sistemati nel vano laterale aperto a fianco del presbiterio e sono un prodotto locale rustico. Al centro è posto il leggio corale del 1571 (la data è incisa sullo sportello). Risale al 1621 il leggio con decorazioni intarsiate e intagliate che raffigurano su un lato il sole raggiante entro architetture turrite e sull’altro gli strumenti della passione e il trigramma di Gesù.

Informazioni:
La chiesa è la parrocchiale della frazione Rochemolles. Tel. 0122 96629 o Pro loco Bardonecchia tel. 0122 99032

Links:
http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bardonecchia/chiesa-di-san-pietro-apostolo-di-rochemolles

http://www.cittaecattedrali.it/it/bces/16

http://www.bardonecchia.it/scoprire/cultura-e-storia/edifici-religiosi-chiese-e-cappelle

Fonti:
Scheda redatta da materiale del Centro Culturale Diocesano di Susa.
Da www.cittaecattedrali.it  è tratta la fotografia in basso.
Fotografia in alto da www.bardonecchia.it

Data compilazione scheda:
4 Maggio 2006 – aggiorn.  giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Bardonecchia – Rochemolles (TO) : Cappella/pilone di Pra Lavin

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Storia e descrizione del sito:
La minuscola cappella campestre, simile a un pilone votivo, fu edificata nella seconda metà del XV secolo ed è costruita in pietra e calce ed è sormontata da un tetto in lose.
Internamente presenta nella parete di destra una nicchietta rettangolare e sulla parete di fondo un altarino di pietra, sul quale sono stati affissi, dopo il 1977, una Madonna di gesso ed i due vasetti. All’interno, presenta AFFRESCHI databili tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500.
Nella lunetta che sormonta l’altare è dipinta la Pietà, mentre la volta è interamente affrescata con le figure di santa Barbara, san Sebastiano, san Giacomo, san Bernardo ed il mancato martirio di santa Caterina d’Alessandria.

Informazioni:
Sulla strada che da Rochemolles porta alle  grange Mouchequite  e al Rifugio Scarfiotti.

Links:
http://www.comune.bardonecchia.to.it

https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/491-pilone-di-pra-lavin

http://www.bardonecchia.it/scoprire/cultura-e-storia/edifici-religiosi-chiese-e-cappelle/#sthash.MAbyA4WJ.dpuf

Fonti:
Scheda redatta da materiale del Centro Culturale Diocesano di Susa. Fotografia d’archivio.

Data compilazione scheda:
4 Maggio 2006 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Bardonecchia – Millaures (TO) : Cappella dei Santi Giacomo e Andrea di Horres

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Storia del sito:
La cappella è citata nei documenti già nel 1646, ma la sua costruzione risale forse al XV secolo o precedente. All’esterno e al suo interno si trovano affreschi ben conservati del XV e XVI secolo, ma l’iconografia e le modalità espressive sono ancora tipicamente gotiche.

Descrizione del sito:
Gli AFFRESCHI ESTERNI della cappella di Horres rappresentano la “Cavalcata dei Vizi”, tipica rappresentazione lungo le vie di pellegrinaggio per ricordare ai fedeli le pene infernali. I vizi sono personificati, secondo la tipica iconografia medievale, da uomini e donne che cavalcano bestie allegoriche, legate gli uni agli altri da una catena e diretti verso la bocca di un mostro infernale. L’orgoglio è un re a cavallo di un leone, l’avarizia stringe una borsa di denari e monta una scimmia, la gola addenta un prosciutto in groppa a un lupo. La collera si pugnala al petto e cavalca un leopardo, l’invidia in groppa a un cane indica i vicini, l’accidia è una donna lacera che si abbandona su un asino. La lussuria, a cavallo di un capro, è una bella donna, ritratta con notevole carica espressiva, che tiene uno specchio e si scopre le gambe.

Gli AFFRESCHI INTERNI. Nel presbiterio, datati 1530, sono gli affreschi di un Vescovo che si salva dalla tentazione e il ciclo delle Storie di sant’Andrea che viene raffigurato mentre placa la tempesta provocata dal demonio e mentre benedice un carcerato. Sulla parete di fondo sono dipinti la flagellazione, la crocifissione del Santo e la sua sepoltura.
La navata della cappella ospita invece il ciclo quattrocentesco delle Storie di san Giacomo, dapprima nell’atto di predicare e scacciare i demoni, poi martirizzato. Nell’archivolto è da rilevare la bella santa Lucia, dalla tipica iconografia con gli occhi nel piatto simbolo del suo martirio.

Informazioni:
La Cappella si trova oltre la frazione Millaures, in località Horres, ai margini di un alpeggio.
Centro Culturale Diocesano tel. 0122 622640; Pro Loco Bardonecchia tel. 0122 99032

Links:
http://www.comune.bardonecchia.to.it

http://www.vallesusa-tesori.it/fr/luoghi/bardonecchia/cappella-dei-ss-andrea-e-giacomo-di-horres

Fonti:
Fotografie 1 e 3 da www.vallesusa-tesori.it; foto 4 da http://www.piemontemese.it

Data compilazione scheda:
2 maggio 2006 – aggiorn. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Bardonecchia – Melezet (TO) : Cappella di San Sisto

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Storia del sito:
La cappella fu costruita in frazione Melezet nel XV secolo, ma dedicata a San Sisto nel 1551. Presenta affreschi della fine del 1400, sia esternamente che internamente: mentre i dipinti in facciata sono ormai quasi illeggibili, l’interno conserva il ciclo delle Storie di san Sisto, iconografia rara per le valli occitane alpine.

Descrizione del sito:

Sulla facciata è dipinto il Giudizio Universale, che risale agli anni 80-90 del 1400, ma ormai molto deperito: dall’alto in basso sono raffigurati Dio, Cristo, la Madonna, Giovanni Battista, gli Apostoli in due scanni lignei, sant’Orsola che apre la fila delle quattordici vergini, i Martiri in preghiera, san Pietro che detiene le chiavi della “Gerusalemme Celeste”, gli angeli del Giudizio con le trombe, la resurrezione dei morti e, nella parte inferiore, i dannati che subiscono pene infernali.
Scendendo alcuni scalini si entra nella chiesetta, dove sulla parete sinistra è dipinta una Crocifissione del 1546; una cancellata lignea separa l’altare di muratura intonacata dal resto dell’edificio.
Gli affreschi del XV secolo appartengono a diverse campagne decorative: i tre riquadri della parete destra sono del 1475, mentre le storie di san Sisto, in 12 riquadri, risalgono agli anni tra l’80 e il ‘90 del Quattrocento. I due frescanti mostrano stile e gusto assai lontani. Gli affreschi sulla parete destra sono opera di un artista colto e raffinato che realizza i tre riquadri che rappresentano Annunciazione, Martirio di san Sebastiano e san Cristoforo. Il tono più solenne, i movimenti composti, i colori intensi e solari ricordano il linguaggio fiammingo e la pittura gotica di influenza jaqueriana.
Sulla parete di fondo la storia di papa Sisto e del suo diacono Lorenzo, invece, sono vivaci e straordinarie per l’espressività dei volti e le fattezze rustiche delle figure che richiamano il Mazzucco: l’apice della drammaticità è raggiunta nella scena del martirio e nel riquadro in cui il carnefice infierisce sul corpo ormai esanime del Santo.
Anticamente la chiesetta conservava sull’altare un candelabro e due statue lignee – una di san Sisto ed una di san Lorenzo, poi sostituita con la Vergine – rimosse e portate nel Museo di Melezet fatto allestire da don Masset.

Informazioni:
Pro Loco Bardonecchia tel. 0122 99032.   Visitabile installando l’app:  https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it

Links:
http://www.comune.bardonecchia.to.it

http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bardonecchia/cappella-di-san-sisto-di-melezet

http://www.cittaecattedrali.it/it/bces/19

Fonti:
Scheda redatta da materiale del Centro Culturale Diocesano di Susa.
Fotografie da www.vallesusa-tesori.it e da http://www.cittaecattedrali.it

Data compilazione scheda:
3 Maggio 2006 – aggiornam. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Bardonecchia (TO) : Parco Archeologico della Tur d’Amun

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Storia del sito:
L’edificio è citato con nomi lievemente differenti (tour, tor, tur; Amount, Amoun, Amun).
La Tur d’Amun  si trova sulle estreme pendici della dorsale che scende dal vallone della Rho nel punto dove si congiunge con il vallone del Frejus. La data di fondazione non è nota ma si presume risalga al XIII-XIV secolo: il nucleo più antico è la torre quadrata centrale, dotata di pareti spesse alla base oltre due metri. Quasi subito essa fu inclusa all’interno di una cortina quadrangolare, di cui sono stati individuati per ora il lato ovest, quello sud, che si sviluppa per 22 metri terrazzando l’area del castello verso valle, e parte del lato est. Una cisterna circolare venne successivamente ricavata presso l’angolo sud-ovest, mentre all’interno di quello opposto si ricavò un piccolo vano chiuso.
Il complesso era rappresentativo della signoria locale dei De Bardonisca (De Bardonnèche nel dialetto volgare francese). Nel XIV secolo si unirono i Delfini di Francia che acquistarono il castello del Bramafam e parte del feudo di Bardonecchia. I De Bardonisca erano una famiglia di tradizioni militari molto radicata nella propria terra di origine; controllavano infatti il territorio dalla valle del Rio di Bardonecchia sino ai colli della Rho e della Scala. Nacque e si affermò così una signoria locale molto attenta agli sviluppi economico-politici che portarono dopo il 1140 ad un aspro confronto la casa Savoia e i conti d’Albon (delfini di Francia) per il controllo dei valichi di montagna. Il tutto senza mai determinare uno schieramento esclusivo a favore di uno dei due contendenti da parte dei De Bardonisca. Intorno alla Tour d’Amount i signori della città seppero sfruttare ed edificare al meglio l’antico borgo medievale.
In una successiva fase edilizia il muro di cinta venne in parte sostituito e modificato per la costruzione di un grande ambiente rettangolare comunicante con una torre angolare cilindrica conpiccola corte, si accedeva alla porta della grande sala, posta al centro della parete sud. Una cinta più ampia proteggeva questa manica, annessa alla torre maestra, e una corte a nord. Di poco successive alla fase precedente furono l’elevazione della torre circolare innestata sullo spigolo sud-est. L’ingresso con la scala semicircolare fu chiuso e il lato sud delle mura si prolungò verso ovest. Le tre fasi si collocano tra i secoli XIV e XV, nel momento in cui il Delfino venne a far parte del consortile. Due descrizioni del 1339 ci parlano di un castello organizzato intorno a tre torrioni, con sale, camere, cantine, cucine, stalle e altri edifici di servizio; tutto l’insieme era circondato da una cinta muraria che si sviluppava per circa 160 metri di perimetro. La torre centrale, alta 23 metri, era suddivisa in quattro piani mediante solai lignei, affiancata da una grande sala, una loggia e una camera con camino.
L’ammodernamento del castello cessò tra il XV e il XVI secolo, quando i consignori si trasferirono nelle caseforti all’interno del borgo. Il complesso non fu quindi sottoposto a rilevanti modifiche almeno fino al 1562, quando il castello fu occupato dagli Ugonotti e successivamente riconquistato dalle truppe cattoliche del generale La Cazette che nel contrattacco diedero fuoco all’edificio e danneggiarono pesantemente le strutture fortificate. Nel tardo Cinquecento vi furono alcune ristrutturazioni per migliorare la manica residenziale, prima estendendone lo spazio verso nord e creando un androne centrale, poi modificando l’edificio in profondità e in altezza: nella parte est fu ricavato un nuovo ampio vano interrato, coperto da un soffitto di legno e collegato con l’androne mediante una scala a chiocciola; scale in muratura nell’androne collegavano il piano terreno con i livelli superiori. Nel XVII secolo la proprietà passò alla famiglia De Jouffrey che vi apportò alcuni adeguamenti: nel basamento della torre centrale furono aperte alcune brecce, che consentirono il collegamento di questo ambiente con le altre aree del castello, e furono costruite delle volte a botte in sostituzione degli originari solai lignei.
Nel 1670 la comunità di Bardonecchia acquistò i diritti signorili e la piena proprietà; l’evento è citato nella “carta topografica in misura della Valle di Susa” ancora conservata nell’archivio di Stato di Torino. All’epoca della conquista dell’alta Valle di Susa da parte di Vittorio Amedeo II di Savoia il castello avava già iniziato un lento ed inesorabile declino, segnato dal degrado degli edifici in muratura: la cartografia settecentesca ancora indicava il complesso con le tre torri, ma il catasto del 1866 registra solo la torre centrale, circondata da pascoli. Quest’ultima era conservata, ancora ad inizio Novecento, fino alla merlatura, ma dei crolli negli anni Venti e l’utilizzo dell’area come zona di esercitazione per tiri balistici durante la Seconda Guerra Mondiale ridussero la torre all’attuale altezza di circa sette metri e alla conservazione dei soli piano terra, di quello intermedio e della base del terzo.
Un primo intervento di recupero dell’edificio, acquistato dal Comune nel 1998, avvenne con lo scavo fra aprile 1999 e dicembre 2001. Il secondo intervento di recupero, iniziato nel giugno del 2003, riportò alla luce parti interessanti dell’antico complesso. Il 9 luglio 2005 si è svolta l’inaugurazione del parco archeologico e castello della Tur d’Amun.

Descrizione del sito:
Sono visibili le strutture messe in luce nel primo intervento di scavo: la parte inferiore del torrione, alcune parti della piccola torre orientale e tratti della cinta muraria che delimita il complesso a valle.
Dopo il secondo intervento vengono rese visibili possenti murature collegate al complesso fortificato. Oltre alle due piccole torri circolari lungo il lato meridionale sono evidenti tre vani di forma quadrangolare. Il complesso è stato restaurato e completato di camminamenti per le visite.


Descrizione dei ritrovamenti:
Necropoli in Borgo Vecchio, a nord di via San Giorgio, a circa 200 m a ovest della Tur d’Amun, indagata nel 2005. (1)
Le 12 tombe, riferibili a una comunità alloctona, sono a semplice fossa o a cassa di lastre di pietra ordinate per file e contengono pochi elementi di corredo o di complemento delle vesti databili dal VI al VII secolo avanzato, ma alcune sepolture prive di corredo possono appartenere all’VIII. Nei dintorni dell’area funeraria probabilmente sorgeva un abitato coevo che sfruttava le stesse opportunità strategiche e di buona esposizione della fortezza medievale, ma future scoperte potrebbero anche dimostrare una continuità di occupazione del sito tra i due periodi.

Informazioni:
I resti del castello sono nel punto più alto dell’abitato, a monte del Borgo Vecchio.
Pro loco Bardonecchia tel. 0122 99032; email: info.bardonecchia@turismotorino.org

Links:

http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bardonecchia/parco-archeologico-e-castello-della-tur-damun

http://www.vallesusa-tesori.it/media/place/doc/10_Schede_Introduttive_Siti_10_TourAmount_Bardonecchia.pdf

http://www.bona1858.it/portfolio/bardonecchia-scavo-e-parco-archeologico.html

Bibliografia:
Pejrani Baricco L.; Cerrato N., Bardonecchia. Tour d’Amount, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte vol. 18 (2001) p. 113-117

(1)  Pejrani Baricco L.; Uggè S., Per un aggiornamento della carta archeologica della valle di Susa, in: Destefanis E.; Lambert C., Per diversa temporum spatia. Scritti in onore di Gisella Cantino Wataghin, Vercelli 2011, pp. 171-201

Fonti:
Fotografia in alto da www.vallesusa-tesori.it, in basso da www.bona1858.it

Data compilazione scheda:
11 Maggio 2006 – aggiornam. 2010 e giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Bardonecchia (TO) : Cappella di N.D. du Coignet di Les Arnauds

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Storia del sito:
La cappella romanica, decorata esternamente ed internamente da affreschi del XV secolo, è uno dei capolavori della bottega dei pittori Serra di Pinerolo. I dipinti risalgono a due campagne pittoriche, la prima del 1496 e la seconda del XVI secolo. Gli affreschi sono stati recentemente restaurati.

Descrizione del sito:
Gli AFFRESCHI ESTERNI sulla facciata raffigurano l’Annunciazione posta fra il gigante san Cristoforo e sant’Antonio abate.
Gli AFFRESCHI INTERNI raffigurano sanguinose scene di martìri: san Grato regge la testa di Giovanni Battista, santa Lucia mostra un piatto contenente i propri occhi. Nel martirio di sant’Agata il pittore indugia particolarmente su dettagli macabri e cruenti: i carnefici dall’espressione feroce e arcigna torturano la donna stringendole i seni con corde.
Nel presbiterio trovano spazio due cicli distinti. Il primo raffigura in stile arcaico e popolare le Storie della Vergine, descrivendo Visitazione, Dormitio Virginis e Assunzione.
Opera di altro autore è invece il capolavoro della cappella, la Deposizione dalla croce, affiancata dalla Resurrezione. Vera e propria Pietà occitana; nella Deposizione le figure di Cristo e Maria risaltano grandiosamente sul povero sfondo di colline desolate, e la postura della Vergine conferisce alla composizione un afflato severo e drammatico. Il corpo del figlio, privo di connotazioni anatomiche, appare tempestato di piaghe sanguinanti, conformemente all’iconografia della Germania meridionale.

Informazioni:
Su un poggio a monte della borgata Les Arnauds, presso la località Pian del Sole.  Pro Loco Bardonecchia tel. 0122 99032.    Visitabile installando l’app: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it

Links:
http://www.cittaecattedrali.it/it/bces/11

http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bardonecchia/cappella-di-notre-dame-del-coignet

Fonti:
Fotografie da www.vallesusa-tesori.it

Data compilazione scheda:
2 Maggio 2006 – aggiornam. ottobre 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Bardonecchia (TO) : Campanile della Chiesa di Sant’Ippolito

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Storia del sito:
Il campanile è l’unica parte conservata della chiesa precedente all’attuale chiesa di San Ippolito. La chiesa era dedicata a Santa Maria e crollò a causa del cedimento del terreno. Sull’etimologia del nome Bardonecchia, si possono formulare molte ipotesi, il nome antico era Diovia, oppidum Liguriae (la citazione è dell’Anonimo Ravennate). Quello moderno, attestato fin dal IX secolo, pare di matrice longobarda. Questa spiegazione sembra avere una conferma nel suffisso -iscus utilizzato anche in latino, con un aggancio al germanico -isk. La denominazione Bardisca viene scritta nel diploma dell’imperatore Ottone III nell’anno 1001; viene anche citata Bardonisca nel Chronicon Novalicense dell’anno 1050. Il nome ha molte interpretazioni ipotetiche e una di queste risulta abbastanza prosaica, dal francese Bardot (o Bard) che può essere tradotto in ‘mulo’ o ‘sella’; tutto ciò deriverebbe dal commercio e dal transito delle merci attraverso il valico, e dal passaggio obbligato in Bardonecchia. Lo studioso Paul Louis Rosset scrive che il toponimo Bard ha chiaramente una radice celtica, che sta a significare ‘altura’ o ‘baluardo’. La storia di Bardonecchia si può definire leggendaria. Le prime notizie storicamente certe che riguardano tutta la vallata di Susa sono risalenti al 58 a.C. e riguardano il passaggio delle legioni romane di Cesare che miravano alla conquista delle Gallie. La capitale del regno valsusino era Susa e il suo re era Donno. Suo figlio Cozio si alleò con i Romani nel 9 a.C. per evitare che il suo regno fosse ridotto a provincia, evitando inoltre che le sue tribù venissero assoggettate ai Romani. Tra queste tribù vi erano i Belaci, abitanti di Bardonecchia e di Beaulard. Con l’avvento di Nerone il regno venne comunque aggregato all’impero e ridotto a provincia con la reggenza di un prefetto. In seguito avvenne l’evangelizzazione della valle, che ebbe il suo picco più alto nell’VIII secolo con la fondazione di Novalesa, sotto la cui giurisdizione passò Bardonecchia. Alla fine delle invasioni effettuate dai Barbari, si formò una sorta di unione, con il patrocinio dei Franchi, tra le vallate della Dora e dell’Are (Moriana e Savoia). Questo sodalizio apparentemente fittizio, venne distrutto, condividendo la sorte di Nuova Lesa, a causa delle frequenti incursioni dei Saraceni. Con la cacciata dei Saraceni da parte di Arduino il Glabro, in Bardonecchia troviamo Vitbaldo, capostipite della famiglia dei visconti di Bardonnèche, il cui stemma fa parte tuttora dello stemma comunale, composto da due sbarre intrecciate e fermate da chiodi, con il motto: Tutum Forti Praesidium Virtus

Descrizione del sito:
Il campanile insiste sul lato sinistro dell’attuale chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Ippolito. Lo stile del campanile è chiaramente romanico; la cella campanaria e i tre piani sottostanti hanno una bifora per ogni lato, con archi a tutto sesto e colonna centrale in pietra; il capitello è a stampella. La chiesa possiede anche un altro campanile, ottocentesco, avente la base quadrata e terminazione a cupolino cosiddetto ‘a cipolla’.

Informazioni:
Parrocchia tel. 0122 99047

Links:
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant%27Ippolito_%28Bardonecchia%29

Fonti:
Fotografia tratta nel 2014 da www.provincia.torino.gov.it, sito non più esistente nel 2020.

Data compilazione scheda:
28 Febbraio 2004 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Valter Bonello – Gruppo Archeologico Torinese