Valle di Susa
Avigliana (TO): Cappella della Madonna del Ponte
Storia del sito:
La cappella, intitolata ufficialmente alla Madonna della Neve e ora di proprietà privata, si erge su una piccola altura isolata, denominata anticamente Porcairano, a fianco del fiume Dora Riparia. La posizione strategica del monticello, posto al centro di importanti vie di comunicazione, attirò gli interessi della potente abbazia della Novalesa che nel 1245 acquisì la tenuta dal miles Petrus de Chamusso, in cui forse era già presente una casa-forte (ora convertita ad abitazione), costruendovi una cappella ed un ponte che diede il nome di comodo all’edificio.
Fatta eccezione per il periodo compreso tra il 1431 e il 1467 circa, in cui la tenuta fu al centro di una contesa in particolare con la comunità aviglianese, il Porcairano rimase sotto il diretto controllo del centro monastico novalicense fino alla seconda metà del Cinquecento, quando venne affidato inizialmente a privati e, in seguito, al convento di Sant’Agostino di Avigliana.
Il beneficio, persa ormai la sua importanza, venne quindi lasciato all’incuria sostanzialmente fino alla sua privatizzazione, seguita alla soppressione napoleonica degli agostiniani aviglianesi. Nonostante i drastici interventi ottocenteschi avessero modificato l’aspetto del Porcairano, la cappella conservò il suo impianto medievale con presbiterio quadrato chiuso da volta a crociera, decorato all’esterno da motivi fittili ad archetti, ed una navata occidentale antistante.
Gli affreschi, che dovevano in origine decorare buona parte dell’edificio, vennero solo parzialmente liberati dalla scialbatura ottocentesca da Giacinto Genero, allora proprietario della tenuta, tra gli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso. Questi lavori fecero emergere diversi frammenti di un ciclo pittorico sulle pareti del presbiterio e lungo il lato destro della navata (ora adibita a deposito e chiusa da un muro verso l’area presbiteriale).
Descrizione del sito:
Attualmente la chiesa conserva all’esterno parti di un fregio in cotto che correva tutt’intorno al sottotetto; il fregio è formato da eleganti intrecci di arcatelle ogivali e in alcuni suoi peducci conserva decorazioni antropomorfe.
All’interno, nella zona del sacello, sulla parete sud, disposti su due registri sono le scene: Visitazione e Adorazione dei Pastori, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, tutte opere da collegare strettamente ad alcuni cicli di affreschi della precettoria di Sant’Antonio di Ranverso e realizzati certamente da un raffinato maestro di ambito jaqueriano. Si devono istituire rapporti stretti fra questi affreschi e quelli dipinti da un anonimo maestro in ambito jaqueriano che lavorò a Ranverso nella cappella delle Storie della Vergine; in particolare si deve poi notare la forte affinità che esiste fra i volti dei tre re Magi della Madonna del Ponte e alcuni Profeti dipinti da Jaquerio nel presbiterio di Ranverso. Un ulteriore elemento di raccordo con Ranverso è costituito dal velario decorativo che è affrescato nella parte bassa della chiesetta: è assai simile a quello che appare in alcune parti della chiesa di Ranverso ed è formato da un drappo rosso con bordi di ricca pelliccia.
La parete nord in gran parte è ricoperta ancora dallo scialbo, emergono tuttavia alcuni elementi di grande interesse fra cui spicca una scritta, posta a metà della parete, con un nome ed una data: “… de Sarrola, MCCCCXXVI …”
Nella parete inferiore, al di sotto della scritta, si scorge l’Ultima Cena (1425-1430 c.) di iconografia singolare; tutti gli apostoli sono infatti inseriti in gotiche nicchie, quasi frati seduti negli stalli di un coro.
Nella zona che costituiva la navatella per i fedeli si vedono, sulla parte sud della muraglia, libere da intonaci, due figure: un bel San Pietro e l’elegante immagine di San Michele arcangelo rivestito di armatura argentea e mantello, mentre colpisce con la lancia il drago e con l’altra mano regge la bilancia.
L’armatura dell’Arcangelo ha ginocchiere e spallacci con protomi leonine, come nel San Michele del Castello di Fenis. I colori, attenuati dal tempo, sono in prevalenza argentei e rosati, con tocchi di ocra dorata per le protomi e corallo pallido per il mantello.
Informazioni:
Via Madonna del Ponte, 13 – Proprietà privata.
Links:
Bibliografia:
Bonicatto Simone, Intorno a Giacomo Jaquerio. Gli affreschi della Madonna del Ponte di Avigliana e alcune riflessioni sulla pittura tardogotica nel Piemonte nord-occidentale, in: “Studi di Storia dell’Arte” Todi (Pg) n. 32 – 2021, Editart 2022
Ruffino Italo; Reviglio della Veneria Maria Luisa (a cura di), Il Millennio Composito di San Michele della Chiusa – Documenti e Studi interdisciplinari per la conoscenza della vita monastica clusina – Vol. I”, Melli Editrice, Borgone di Susa (To), 1996, pp. 61-64.
Fonti:
Fotografie di Daniele Baroetto da: https://www.facebook.com/groups/269597446741/permalink/10153908239326742/
Data compilazione scheda:
19 dicembre 2023
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora
Buttigliera Alta (TO) : Cappella della “Madonna dei Boschi”
Storia del sito:
La cappella conserva affreschi quattrocenteschi, quindi fu edificata prima della metà del XV secolo, ma mancano documenti che forniscano notizie sulla sua origine. Nella Cappella si trova anche un’immagine di san Benedetto, che potrebbe forse rimandare a un antico luogo di culto dei Benedettini favorito dalla vicinanza con l’abbazia di San Michele della Chiusa.
È la cappella votiva campestre più importante sul territorio di Buttigliera Alta.
La cappella fu per lungo tempo alle dipendenze degli Antoniani della Precettoria di Ranverso, tuttavia nell’Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano non ci sono documenti che riguardino nei secoli precedenti il XVII secolo.
In documenti del Seicento, invece, la cappella incomincia ad apparire come loro proprietà. Gli Antoniani evidenziano un interesse costante per le sue necessarie forniture liturgiche, i restauri e i diversi abbellimenti.
Nel corso del Settecento la cappella è riconosciuta come “Membro della Commandaria di S. Antonio” e “spettante” come proprietà ai Canonici Regolari Antoniani e è chiaramente rappresentata nel Cabreo del 27 aprile 1729 dell’Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano.
Probabilmente profanata durante una delle molteplici guerre ed invasioni, fu nuovamente benedetta il 6 giugno 1773 dal Priore Bartolomeo Borghese dopo autorizzazione della Curia Metropolitana del 24 aprile dello stesso anno, con solenne processione di tutta la popolazione.
Con la soppressione degli Antoniani nel 1776, per l’aspetto religioso la cappella fu unita al territorio parrocchiale di Buttigliera Alta, che ne curò attivamente la conservazione; invece la proprietà passò all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
La Cappella della Beata Maria Vergine dei Dolori / Madonna Addolorata, popolarmente detta Madonna dei Boschi, nel 1855-56 fu ristrutturata ed ampliata e di questi lavori, costati 2800 lire, restano nell’Archivio Mauriziano numerosi documenti.
Con la ricostruzione, riprese nuova vita e nuovo vigore la devozione alla Madonna dei Boschi durante tutta la seconda metà dell’Ottocento. Nel Novecento, tra alterne vicende, continuò a essere un punto di riferimento religioso importante per gli abitanti della zona.
Descrizione del sito:
La Cappella della Madonna dei Boschi è composta da un sacello, con una navata sul davanti verso ovest e piccole costruzioni sul fianco nord. La descrizione corrisponde in gran parte a quella del 1777 contenuta nella relazione della Visita Pastorale dell’arcivescovo di Torino Francesco Luserna Rorengo dei marchesi di Rorà.
La cappella custodisce un notevole patrimonio d’arte: affreschi del Quattrocento e del Seicento e due pregevoli pitture murali dell’Ottocento.
Gli affreschi del XV secolo, a est, dietro l’altare, raffigurano santa Caterina d’Alessandria, san Benedetto e santa Cristina di Bolsena, santa martire presente raramente negli antichi affreschi gotici del Piemonte e qui forse perché la Cappella è posta sulla Via Francigena dove i luoghi di culto a lei dedicati erano molti. “Le eleganti e sinuose figure di Cristina e Caterina sono lavori nei quali appare evidente l’influsso dello stile di Giacomo Jaquerio, perciò riconducibili ad un seguace dell’artista torinese”, scrivono Cifani e Monetti.
Gli affreschi Secenteschi, sulla parete destra del sacello, raffigurano sant’Antonio abate e a sinistra sant’Isidoro in preghiera; sulla volta quattro episodi evangelici – Gesù nell’Orto del Getsemani, la Flagellazione, La Salita al Calvario, La Risurrezione – resi dall’ignoto pittore con pennellate efficaci, rapide, fluide e colorate con discreto vigore che rivelano una cultura ancora tardo manierista.
Due affreschi di Giuseppe Guglielmino (Susa, 1813 – Giaveno, 1865),: uno del 1851 raffigurante Cristo deposto nel sepolcro, posto sulla parete est del sacello, aveva sostituito una più antica immagine di una Vergine con il Cristo morto. Il secondo intervento del Guglielmino per la cappella è del 1857 ed è un grande affresco: La pietà dei Fedeli, posto nel grande spazio vuoto rimasto dopo i lavori di ampliamento nella parete posta sul limitare tra il sacello e l’aula dei fedeli.
Informazioni:
Piazza Alpini
Links:
Bibliografia:
Parte del testo e alcune immagini da:
Cifani Arabella; Monetti Franco, L’inedita Cappella della Madonna dei Boschi (o della Madonna Addolorata) di Buttigliera Alta (Torino), in: “Arte Cristiana”, vol. 102, 2014, pp. 273-88
Fonti:
Immagini da wikimedia e dall’articolo sopra indicato.
Data compilazione scheda:
19 ottobre 2023
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Bussoleno – Foresto (TO): Cappella della Madonna delle Grazie
Storia e descrizione del sito:
La Cappella della Madonna delle Grazie si trova ai margini della frazione Foresto, in un’area detta della Posta, a memoria del fatto che in questo luogo avveniva la sosta ed il cambio dei cavalli e delle carrozze che percorrevano la via Francigena. Ignota l’origine della cappella, però il ciclo di affreschi ne prova l’esistenza almeno a partire dall’ultimo quarto del XV secolo.
Presenta all’esterno un affresco con l’Annunciazione realizzata nell’ultimo quarto del XV.
Conserva al proprio interno un ciclo di affreschi quattrocenteschi, dedicato alle Storie dell’infanzia della Vergine o della Vita di sant’Anna e san Gioacchino tratte dall’apocrifo Protovangelo di Giacomo. La sua realizzazione è attribuita alla mano di Antoine de Lonhy, residente nel 1462 ad Avigliana. Il tema iconografico principale è distribuito sulle quattro volte della cappella, nelle quali sono visibili le scene di Gioacchino al Tempio, il Sogno di Gioacchino nel deserto, l’Incontro tra Gioacchino ed Anna alla Porta d’Oro di Gerusalemme, la Nascita della Vergine.
L’area absidale è occupata da un’intensa raffigurazione della Pietà o Compianto sul Cristo morto, mentre le pareti laterali ospitano due teorie di santi; a nord, da sinistra a destra: santa Caterina d’Alessandria, san Bartolomeo, san Pietro Martire, un santo benedettino (san Mauro?), san Sebastiano; sulla parete sud: santa Barbara, un santo benedettino (san Giusto?), sant’Antonio abate, un santo vescovo (san Biagio?), san Rocco.
Gli affreschi sono stati restaurati tra 2005 e 2006.
Informazioni:
Frazione Foresto – regione Polveriera 8, Cascina della Posta, Via gran Porta 1 . Visite guidate su richiesta. Su prenotazione per gruppi e scuole. Informazioni: tel. 0122/622640 www.centroculturalediocesano.it
Da non confondere con un’altra omonima cappella novecentesca sita in Borgata Argiassera.
Links:
https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/13-cappella-della-madonna-delle-grazie
https://www.chieseromaniche.it/Schede/709-BUSSOLENO-MADONNA-DELLE-GRAZIE.htm
https://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bussoleno/cappella-della-madonna-delle-grazie-foresto
Bibliografia:
Ludovici A.M., Pitture murali in Valle di Susa. I cicli affrescati al servizio della fede, Graffio, Borgone di Susa 2014, pp. 200-205
Fonti:
Immagini dai siti sopraindicati.
Data compilazione scheda:
25 novembre 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Salbertrand – Oulme (TO). Cappella dell’Annunciazione
Storia del sito:
A circa 1 km dall’abitato di Salbertrand si trova la borgata Oulme, la cui cappella fu costruita nel XV secolo con la facciata esposta a sud-est, lungo l’antica “Via di Francia”.
All’esterno e all’interno fu decorata da affreschi nel terzo trentennio del Cinquecento. Dopo la peste degli anni 1629-30 le pitture all’interno furono ricoperte di calce, previa martellatura.
Nel 2003, durante i grandi ed impegnativi lavori di restauro della Chiesa parrocchiale di Salbertrand, venne richiesto un sopralluogo congiunto della Soprintendenza del Piemonte, nella persona del professor Claudio Bertolotto, della professoressa Clara Bertolini della Facoltà di Architettura di Torino e dei restauratori Magda Barrera e Riccardo Moselli per verificare le possibilità di recupero degli affreschi esterni, ormai quasi illeggibili, e l’eventuale presenza, sotto l’intonaco degradato delle pareti interne, di tracce più antiche. Alcuni sondaggi rilevarono successivamente la presenza di tracce di affreschi sulla parete absidale e su quella laterale. Un “fortunato” tassello eseguito accanto all’altare svelò una data: 1534… Nulla avrebbe lasciato presagire che, nell’arco di breve tempo, sarebbe stato scoperto il ciclo di affreschi cinquecenteschi più rilevante, per bellezza e vastità, degli ultimi decenni in Alta Valle di Susa.
Anche se opera negli anni ’30 del XVI secolo, il pittore mostra una formazione nella cultura artistica quattrocentesca dell’area di Piemonte – Savoia – Delfinato.
Tra il 2007 e il 2009, grazie ad ingenti finanziamenti provenienti dalle fondazioni bancarie CRT e San Paolo, dalla Regione Piemonte, dall’Ecomuseo Colombano Romean, sono stati realizzati importanti interventi di restauro che hanno riguardato le strutture architettoniche, gli affreschi, le componenti lignee ed hanno restituito alla Comunità un “Tesoro ritrovato” e la cappella è stata inserita dal 2007 nel percorso di visita dell’Ecomuseo Colombano Romean.
Descrizione del sito:
La Cappella è a pianta quadrata, con volta a crociera.
A livello della strada si vede un piccolo portale con la porta coeva, armata di fregi, e di fianco, un po’ più in alto, una piccola finestra monofora. Una finestra più bassa e più grande, che a metà Novecento era stata murata, ma che ora è stata ripristinata, è rivolta a sud-ovest, di fronte all’altare. A ridosso di questa parete, all’interno, in alto, è sistemata una tribuna alla quale si accede mediante una ripida scaletta. Di fronte, il presbiterio e l’altare sono protetti da una cancellata lignea. Porta, tribuna, cancellata e banchi, in legno, sono stati sottoposti a restauro riacquistando l’originaria colorazione.
Gli affreschi. All’esterno sono visibili, in facciata, una bella Annunciazione del 1533 e, soprattutto, una gigantesca immagine di san Cristoforo: protettore dei viandanti, dei pellegrini, di tutti i viaggiatori. Grazie a questa presenza, la cappella è anche indicata come “Cappella di San Cristoforo”.
All’interno l’intera area absidale ospita un raro ciclo pittorico interamente dedicato a scene della Vita della Vergine, datato al 1534. Gli episodi si dipanano in quindici riquadri disposti su quattro registri sovrapposti e con un andamento inconsueto. Vedi schema.
In basso, accanto all’altare, a sinistra (1) l’immagine di una Santa martire (forse santa Barbara) e a destra (2) di un santo Vescovo (del cui nome sono rimaste solo le lettere “S. EN…”. Le storie di Maria iniziano in basso a sinistra (3) con l’Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea; all’estrema destra, (4) la Nascita di Maria.
Nel secondo registro, dal basso, all’estrema sinistra (5) la Presentazione di Maria al Tempio. Centralmente le scene (6) dell’Annunciazione e (7) del Congedo della Vergine, quest’ultimo e i seguenti episodi sono narrati nei Vangeli apocrifi e poi nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. All’estrema destra (8) la Morte della Vergine.
Nel terzo registro dal basso, a destra (9) il Funerale della Vergine col il miracolo del soldato che cerca di rovesciare la cassa, ma san Michele gli taglia le mani sacrileghe, che nel dipinto sono raffigurate attaccate al feretro mentre l’uomo è a terra.(Poi il soldato avrà le mani riattaccate per intercessione di san Pietro). Da destra, centrali, (10) la Sepoltura e (11) l’Assunzione della Vergine. All’estrema sinistra del terzo registro, la scena (12) con gli Apostoli attorno al sepolcro vuoto.
Nel registro superiore, al centro (13) l’Incoronazione della Vergine da parte della Trinità. Ai lati due angeli musicantim: a sinistra (14) con uno strumento ad arco e a destra (15) con un’arpa.
L’intero ciclo pittorico è stato assegnato dalla critica ad un anonimo frescante, identificabile con l’autore del ciclo pittorico di San Sebastiano a Plampinet presso Névache, ora in Francia, ma che al tempo, come la valle di Susa, faceva parte del Delfinato. A questo ciclo si apparentano anche le cappelle di N.D. du Coignet les Arnaud vedi scheda e dei SS. Andrea e Giacomo di Horres, a Bardonecchia vedi scheda
Informazioni:
In frazione Oulme, Via Luigi Gros, 35. Info tel: 0122 854720; email: segreteria.alpicozie@ruparpiemonte.it
https://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/salbertrand/cappella-dellannunciazione-localita-oulme
Bibliografia:
AA.VV., Lä Chäpella dl’Ulm – Un tesoro ritrovato, Quaderni dell’Ecomuseo Colombano Romean – N° 9, Regione Piemonte, 2010
Fonti:
Immagini e notizie dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
4 maggio 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Villar Focchiardo (TO): Cascina Roland
Storia del sito:
È un’antica casaforte della Val Susa, testimone di grandi leggende. La Cascina deve il suo nome ad un grande masso erratico situato accanto alle sue mura. E’ spaccato di netto in due parti; la leggenda narra che sia stato tagliato dalla magica spada Durlindana del paladino Orlando, furioso per la perdita della donna amata.
Nel secolo XI il territorio di Vllar Focchiardo apparteneva alla chiesa di San Giusto di Susa e, per un periodo non molto lungo, anche l’antica certosa di Montebenedetto (vedi scheda) vi ebbe giurisdizione. Tra il XII ed il XIII secolo governarono i visconti di Baratonia, fedeli sudditi sabaudi, e dopo di loro furono i potenti nobili Bertrandi a dominare in valle: a loro si devono con probabilità le opere di rinforzo di una struttura già esistente in precedenza, come denunciano le sopraelevazioni del coronamento merlato.
In epoca napoleonica la Cascina Rolando era diventata azienda agricola e tale rimase, con frazionamenti progressivi di proprietà fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso quando fu acquistata dalla Provincia di Torino.
Nel 2012 è stata riaperta e adibita a ristorante.
Descrizione del sito:
La planimetria del complesso è assimilabile ad un recinto pressocchè quadrato mancante di una porzione nello spigolo sud-est; le mura presentano l´antica tessitura muraria in pietra e il coronamento di merli ancora per lunghi tratti; all´interno si distinguono quattro nuclei fabbricati.
L´accesso principale avviene al centro del fronte nord, prospiciente la statale 24, in corrispondenza di un tratto di cinta ancora merlato che presenta chiari segni di sopraelevazione e che separa due fabbricati. Quello a sinistra, preceduto dal leggendario “masso di Rolando” ha caratteri di edificio residenziale ed è qualificato da due finestre archiacute con corniciature decorative in cotto che orientano verso una datazione tra il XIV ed il XV secolo. Sulla superficie intonacata si leggono ancora pochi lacerti di figurazioni affrescate di cui non è possibile identificare il soggetto. Una porta, recentemente riaperta, permette l´accesso diretto al fabbricato, probabile sede di soste temporanee del signore o degli ospiti più illustri.
Gli altri fabbricati denunciano la destinazione rurale cui erano stati adibiti con successivi adattamenti.
Informazioni:
Via Antica di Francia, 11; mail: info@cascinaroland.com
tel.3335377434 – 3335235659
https://www.cascinaroland.com/
Fonti:
Notizie e fotografie dal sito www.cittametropolitana.torino.it
Data compilazione scheda:
13 maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Giaveno (TO): cappella di San Sebastiano
Storia del sito:
Si hanno poche notizie sulla storia della cappella. La sua posizione ai confini del borgo, addossata al muro perimetrale del cimitero, potrebbe far ipotizzare un suo utilizzo come riparo per i pellegrini diretti verso la via Francigena oppure come lazzaretto.
Solo nel 1689 si ha la prima testimonianza documentaria sulla cappella, il recente ritrovamento degli affreschi quattro-cinquecenteschi posti nell’area presbiteriale rende San Sebastiano l’edificio religioso esistente più antico di Giaveno e permette di datare la costruzione della cappella tra il XV e il XVI secolo.
L’occasione della scoperta del ciclo si deve alla volontà della comunità locale di far restaurare la pala d’altare settecentesca. Rimossa la tela è fortunosamente emersa la Madonna col Bambino, risparmiata alle imbiancature seicentesche. Successivi interventi di restauro nel 2007 hanno recuperato gli affreschi sulla parete di fondo. Nel 2010 è stata eseguita una manutenzione ordinaria delle pareti esterne.
Descrizione del sito:
La cappella, a pianta rettangolare ad aula unica, è suddivisa in tre campate voltate a vela; sul lato destro della seconda campata vi è la sacrestia. L’edificio presenta struttura in muratura portante mista, in pietrame e mattoni; il tetto è a falde con copertura in tegole portoghesi. La facciata è riquadrata da lesene e cornice, conclusa con timpano triangolare; al centro si apre la porta d’ingresso, affiancata da due finestre rettangolari, e sormontata da rosone ovale.
Il campanile si eleva sul lato destro dell’edificio, in corrispondenza dell’angolo creato tra la sacrestia e la terza campata e ha base a pianta quadrata; è suddiviso in cinque registri da cornici in mattoni: il basamento è intonacato, il secondo e terzo registro presentano muratura mista di pietra e mattoni a vista, il quarto e la cella campanaria hanno struttura in mattoni, anch’essa a vista. Il quarto registro presenta, su tutti i lati, sfondati ad intonaco grezzo, le sedi dei vecchi quadranti dell’orologio, non più presente. La cella campanaria è aperta su tutti i lati con monofore ad arco. Il campanile si conclude con copertura a quattro falde in coppi.
All’interno, sul lato sinistro della seconda campata è collocata l’ex pala d’altare, raffigurante la Madonna col Bambino, san Sebastiano, san Grato, san Filippo Neri e san Biagio.
Le volte della prima e seconda campata sono dipinte a tinta unita, nella tonalità rosata, con riquadrature di tonalità grigia; la volta della terza campata è decorata a finto cielo, con raffigurati i quattro Evangelisti negli angoli.
La parete di fondo, che presumibilmente apparteneva al più antico edificio, presenta gli affreschi quattro-cinquecenteschi recuperati: al centro, sotto il rosone, è raffigurata una Madonna col Bambino; la restante parete è affrescata, in alto, con scene del Martirio di Marco e Marcellino e la decollazione di Tiburzio; san Sebastiano tradotto davanti all’imperatore Diocleziano; in basso, san Sebastiano ucciso a colpi di bastone e, a destra della Madonna, san Sebastiano appare alla nobile romana Lucina.
Per approfondire vedi RESTALDI_Le-campagne-decorative-della-chiesa-riscoperte-dai-restauri.pdf
Informazioni:
via San Sebastiano angolo via Ruata Fasella.
La storica e corretta intitolazione è “San Sebastiano”.
Visitabile installando l’app: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it
Links:
http://www.bonvivre.ch/2018/02/cultura/cappella-di-san-sebastiano-a-giaveno.html
Fonti:
Informazioni e fotografie dai siti sopra citati.
Data compilazione scheda:
11 giugno 2019
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Villar Dora (TO) : Torre del colle
Storia del sito:
Vedi scheda sul “Castello” di Villar Dora.
La TORRE DEL COLLE è stata edificata alla fine del XIII secolo per proteggere il nuovo insediamento in località Molare del Ponte (Villardora), voluto dal conte di Savoia. La formazione di questo insediamento fu dovuto alla necessità di creare un attraversamento della Dora. Ai piedi della Torre sorgeva la chiesetta romanica di San Lorenzo, ormai scomparsa.
Descrizione del sito:
La suggestiva torre, una delle costruzioni valsusine meglio conservate, si erge isolata.
Ha pianta circolare, strette feritoie e una decorazione sommitale di quattro fasce degradanti. La torre termina con merli dritti.
Informazioni:
Comune, tel. 0119350231
http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_del_Colle_(Villar_Dora)
Bibliografia:
AA.VV., I castelli della bassa valle di Susa tra IX e XV secolo: S. Mauro di Almese, Villardora, Avigliana, S. Ambrogio, Caprie [coordinamento del progetto e revisione dei testi Paolo Denicolai, Ugo Gherner, Piero Del Vecchio], Editrice Morra, Condove, TO, 1998
F. Antonielli d’Oulx, L. Chiariglione, M. Franchino, P. Scarzella, A. Viarengo (Gruppo Culturale Villardorese), Villar Dora. Contributi per una storia, Melli, Susa 1989
Fonti:
Foto da wikipedia
Data compilazione scheda:
2/10/2006 – aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Villar Dora (TO) : Castello
Storia del sito:
Di origini romane, Villar Dora è l’antica “Villar Almese” cresciuta ai piedi della Rocca Sella nel triangolo tra la Dora e il torrente Messa. Il paese, sormontato dalla cappella collinare di San Pancrazio con i suoi affreschi quattrocenteschi e dalla medievale Torre del Colle, cambiò il proprio nome in Villar Dora soltanto nel 1885, quindi nel 1928 fu declassato a semplice frazione di Almese per poi riacquistare la propria autonomia municipale nel 1956.
CASTELLO DI VILLAR DORA
I primi documenti in cui è citato il Castello risalgono al 1287 e lo descrivono come formato da tre edifici distinti, ognuno abitato da una diversa famiglia feudale, titolare di un terzo del feudo, i signori Mont Vernier, Thouvet e Aiguebelle. Nel XIV secolo i Savoia affidarono il complesso alla famiglia Provana, che lo ristrutturò trasformandolo da costruzione difensiva a dimora signorile in stile gotico. Nel XVII secolo il Castello fu nuovamente oggetto di modifiche, che gli diedero la sua forma attuale; in parte fu anche danneggiato da un incendio durante la campagna del maresciallo Catinat per la presa di Avigliana (1691).
Il castello è passato dai Provana agli attuali proprietari, i conti Antonielli d’Oulx, che hanno provveduto recentemente a un restauro che ha riportato l’edificio agli antichi splendori.
Descrizione del sito:
IL CASTELLO é costruito in mattoni, ha un’ala con merlature a coda di rondine, invece in un’altra ala le merlature sono state tamponate. Il castello ha finestre bifore ornate da una cornice in cotto.
Ai restauri quattrocenteschi della famiglia Provana è da attribuirsi anche la costruzione della torre tonda e merlata, con monofore, nella cui parte terminale erano situati 15 bacini ornamentali di ceramica (oggi ne rimangono solo più 8).
Informazioni:
Il castello è di proprietà privata. Comune, tel. 011 9350231
http://www.comune.villardora.to.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Villar_Dora
Bibliografia:
AA.VV., I castelli della bassa valle di Susa tra IX e XV secolo: S.Mauro di Almese, Villardora, Avigliana, S. Ambrogio, Caprie, [coordinamento del progetto e revisione dei testi Paolo Denicolai, Ugo Gherner, Piero Del Vecchio], Editrice Morra, Condove, TO, 1998
F. Antonielli d’Oulx, L. Chiariglione, M. Franchino, P. Scarzella, A. Viarengo (Gruppo Culturale Villardorese), Villar Dora. Contributi per una storia, Melli, Susa 1989.
Fonti:
Fotografia in alto, tratta nel 2014 dal sito, non più esistente nel 2020: www.cmvss.it.
Foto in basso da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Villar_Dora-Castello.jpg
Data compilazione scheda:
2/10/2006 – aggiornamento febbraio 2014 – maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Villar Dora (TO) : Cappella di San Pancrazio
Storia del sito:
La cappella fu edificata su un basso colle, al limitare dei boschi di castagni, là dove comincia la brughiera e lo sperone del monte la Seia degrada verso la Dora. Il colle segna il confine tra i paesi di Villar Dora e Novaretto.
In origine vi era un pilone votivo a pianta quadrata, ingrandito successivamente con l’aggiunta di un secondo ambiente e affrescato nel XV secolo. La cappella, nella parte dell’abside, risale probabilmente al secolo XI; l’ampliamento è del XV-XVI.
Descrizione del sito:
L’aspetto esterno della cappella è molto semplice, intonacata, con tetto a capriata. In questa cappella il 12 maggio la comunità di Villar Dora festeggia san Pancrazio martire, il cui culto è molto antico in paese.
Gli affreschi che adornano l’interno dell’edificio, risalenti probabilmente alla prima metà del 1400, raffigurano nella parte absidale la Madonna seduta su uno scranno con un garofano in mano e il Bambino in braccio, circondata da due santi: Pancrazio con la palma del martirio e Giovanni Evangelista. Sui muri laterali sono dipinti altri santi: un vescovo (forse san Giovanni Vincenzo, l’eremita della vicina Celle di Caprie, già vescovo di Ravenna) e san Bernardino.
Informazioni:
Comune, tel. 0119350231
Links:
https://www.comune.villardora.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere
https://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/villar-dora/cappella-di-san-pancrazio
Fonti:
Notizie dai siti sopracitati. Immagine in alto dal sito del Comune; in basso dal sito al n° 2.
Data compilazione scheda:
3/10/2006 – aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Villarbasse (TO) : Torrazzo o torrione
Storia del sito:
La costruzione è gia citata in atti pubblici del 1277.
Fu costruita dai Pertusio di Avigliana che avevano ottenuto il feudo di Villarbasse dai conti di Savoia. Nel Trecento il feudo passa a Giacomo d’Acaja, signore del Piemonte, il quale ne scambia la proprietà con il fratello Tomaso, vescovo di Torino. Il Torrione (Torrazzo) e i terreni circostanti diventano così feudo dei Vescovi di Torino, rimanendo estranei alle successive vicende sabaude. Tra il 1390 ed il 1400, mentre risiede a Villarbasse il vescovo Giovanni di Rivalta, il Torrione viene ristrutturato e rialzato di un piano. Tra il 1420 ed il 1438 viene costruito accanto alla torre un “palazzo nuovo”, più comodo e moderno, che è tuttora l’abitazione degli attuali proprietari; da allora il Torrione non fu più abitato stabilmente. Documenti d’archivio del 1439 registrano che Ludovico Romagnano (il vescovo di Torino ai tempi del miracolo del SS. Sacramento, del 6 giugno 1453) cede il Torrione ad Amedeo di Chignin. Nel 1542 l’arcivescovo Innocenzo Cibo investe Giovanni Avogadro del Bosco con il titolo signorile “del Torrione”. Nel 1572 il Torrione passa dagli Avogadro a Giovanni Angelo Porporato de’ conti di Luserna.
Nel corso dell’Ottocento il Torrione è oggetto di diversi passaggi di proprietà, fino a quando, nel 1871, viene acquistato da Giuseppe Durando, ai cui discendenti appartiene ancora oggi.
Descrizione del sito:
Il Torrazzo è una torre medievale magnificamente conservata. Ha pianta rettangolare e muri con spessore di due metri alla base: nato con evidenti funzioni difensive per i signori e possibile rifugio per la popolazione locale. È costruito in pietra grezza e ciottoli di fiume disposti in parte senza schema e in parte a spina di pesce. In origine era alto 12,5 m. e dotato di merli guelfi. Vi si accedeva tramite un ponte mobile in legno (quello attuale è in muratura, ma poggia su pilastri originali) che superava il fossato tuttora esistente. Nella ristrutturazione vescovile di inizio XV secolo il’edificio viene sopraelevato di un piano, riempiendo con pietrame la merlatura precedente (di cui sono visibili tracce) e costruendo il resto in laterizio, materiale che meglio si addice ad un edificio di rappresentanza. Vengono anche costruiti i belfredi e le cornici delle finestre. La nuova merlatura è “a penna” di tipo ghibellino. Il terrazzo era dotato di un camminamento di ronda articolato su tutto il perimetro della costruzione. A metà del XV secolo il Chignin provvede alla copertura con un tetto, che sarà rimosso solo nel 1974, ridando al Torrione l’aspetto originario.
La ristrutturazione di metà XVI secolo riguarda principalmente la ridisposizione degli ambienti interni e l’intonaco delle pareti che purtroppo copre decorazioni ed affreschi precedenti; la scala in legno viene rifatta in muratura, e risale probabilmente a quel periodo il soffitto del piano terreno, in legno a cassettone.
Tra gli elementi di interesse sulle facciate rimangono: un quadrante solare per la lettura delle ore mattutine situato sopra il portale di ingresso e una meridiana per la lettura delle ore pomeridiane, naturalmente orientata a mezzogiorno.
Sono stati eseguiti rilievi da parte della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino (autori Carlo Fenoglio, Claudio Gerenzani e Francesco Ghironi, nell’ambito del Laboratorio di Restauro Architettonico tenuto dalla Prof.ssa Carla Bartolozzi).
Informazioni:
Il Torrione o Torrazzo è di proprietà privata e si può ammirare esternamente salendo dal vicolo Barbera, non lontano dalla piazza del Municipio; email: f.pennaroli@torrione.net
Link:
http://www.torrione.net/ita/start.html
http://www.comune.villarbasse.to.it/Home/Guida-al-paese?IDDettaglio=20077
Bibliografia:
Virginia Gozzi Brayda-Luciano Tamburini, “Palazzi e Case di Villarbasse”, Pro-loco Villarbasse 1994
Fonti:
Notizie dai sitio, dai testi sopracitati e dall’Archivio di Stato.
Fotografie dal sito http://www.torrione.net
Data compilazione scheda:
15/11/2006 -aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Livio Lambarelli – G. A. Torinese