Chieri (TO) : Chiesa e convento di San Domenico

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Storia del sito:
Sebbene la presenza dei Domenicani in Chieri risalga almeno al 1260-70, come si può dedurre dagli Statuti Comunali del 1313, la costruzione della chiesa gotica iniziò solo verso il 1326, negli anni in cui si tenne a Chieri, per la prima volta, il capitolo provinciale. Una delibera del consiglio chierese conferma l’esistenza di una fabbrica per il San Domenico nel 1332, quando concede un contributo ai predicatori «ut melius possint perficere ecclesiam S. Dominici». Una seconda testimonianza si ha nel 1373, allorché l’inquisitore Tommaso da Casasco condannò cinque eretici a varie pene, una delle quali prevedeva «quod contribuatis florenos centum magnos boni auri et ponderis pro fabrica ecclesie Sancti Dominici de Cherio».
Secondo alcuni autori, dopo un ulteriore contributo del Comune nel 1381 per le campane, il cantiere fu chiuso nel 1388 e la prima chiesa inaugurata. Non si conoscono le caratteristiche di questo edificio al quale dovrebbe appartenere oggi solo il campanile. Un’ipotesi, basata su alcuni ritrovamenti e sulla probabilità che tale chiesa fosse orientata, vorrebbe far coincidere il primo edificio gotico con il transetto dell’attuale. La fabbrica di S. Domenico si riaprì tra la fine del XIV secolo e il primo ventennio del XV. Di questa fase abbiamo notizie relative alla nascita delle cappelle, ad opera delle famiglie Bullio, Dodoli e Gribaudi, ma soprattutto dei Villa che fecero affrescare la cappella sotto il campanile, contribuirono al rinnovo della facciata, adornarono la Cappella della Maddalena con il trittico ligneo delle Storie della Passione (oggi al museo di Bruxelles) e ottennero il privilegio del patronato dell’altar maggiore. Nel 1499 i lavori si conclusero e la chiesa venne nuovamente consacrata da Felice V antipapa in favore del quale si erano schierati i Domenicani. Strutturalmente era simile all’attuale, però l’altare principale era posizionato nella zona absidale ed era anticipato dal coro, posto nel presbiterio; un pontile, tra il transetto e l’aula, divideva la chiesa dei frati da quella dei fedeli.
Con la Controriforma vennero adottate alcune modifiche: l’altare maggiore avanzò verso il transetto e si scambiò con il coro; il pulpito avanzò anch’esso sino alla terza colonna di destra; l’altare della Madonna del Rosario venne portato nella cappella attuale. Furono annullati gli altari addossati ai pilastri. Interventi significativi si ebbero nella prima metà del sec. XVII per volontà della famiglia Broglia, con gli affreschi della volta del catino absidale ad opera del Moncalvo. Tra gli interventi tesi a rinnovare la chiesa secondo canoni barocchi ve n’è uno non voluto, bensì derivante da una causa di forza maggiore: nel 1641 fu chiusa la cappella di S. Marta sotto il campanile con gli affreschi quattrocenteschi della Natività, e si trasformò il locale per ricavare l’attuale cappella di Santa Rosa. Probabilmente non di una scelta estetica si trattò, ma di un intervento necessario per riparare ad un evento rovinoso, quale il crollo delle campane, che da documenti pervenuti risultano sostituite nello stesso periodo. Dopo le confische dei beni ecclesiastici nel 1871 rientrarono i padri domenicani e a fine Ottocento la chiesa subì modifiche interne dettate dal gusto dell’epoca e un rafforzamento con chiavi della facciata che minacciava il crollo.

Descrizione del sito:
Il frontale, non in asse con la chiesa, è partito in cinque campi delimitati da contrafforti a pianta quadrangolare, conclusi da un pinnacolo; portale strombato, sormontato da una trifora gotica; due bifore in corrispondenza delle navi laterali; fianchi e regione absidale della chiesa scanditi da contrafforti in corrispondenza dei pilastri interni d’imposta degli archi delle volte; luci barocche nelle cappelle e nell’abside; tetto in coppi a due spioventi e tre falde; muratura in mattoni a vista; cornici ed archetti intrecciati a delimitare la linea del tetto, poggianti su mensoline e sormontate da una cornice a rombi; cornice in cotto a più fasce nella strombatura del portale e della bifora soprastante; cornice a fascia semplice sulle monofore laterali della facciata; pinnacoli in cotto a coronamento del fronte.
INTERNO. Pianta a croce latina con transetto poco pronunciato, tre navate affiancate da cappelle; quattro campate per ogni navata; volte a crociera rette da otto colonne fasciate, sormontate da capitelli e collegati da arconi a sesto acuto; presbiterio conchiuso da abside poligonale; navate laterali non absidate; quattro capitelli decorati a figure sui quattro pilastri prossimi al transetto; tracce di elementi decorativi sugli arconi delle cappelle laterali. Alla fine del XIV secolo e il primo ventennio del XV dovrebbero risalire i cicli di dipinti gotici ancora conservati in modo frammentario alla base del campanile e in un piccolo locale a lato della sacrestia, nonché l’affresco della Madonna del latte, sulla prima colonna a sinistra per chi entra. Gli affreschi del catino absidale sono opera di Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”. Eseguiti tra il 1605 e il 1615, raffigurano nella volta del coro i Quattro Evangelisti e nelle lunette sottostanti episodi della Vita di san Domenico e nei cinque medaglioni del catino absidale Santi Domenicani. Sempre dello stesso periodo sono le due grandi tele della Resurrezione di Lazzaro e del Miracolo dei pani e dei pesci. Nel frattempo iniziarono i lavori per rinnovare la cappella del Rosario, sull’altare della quale lo stesso Moncalvo e gli artisti della sua scuola posero la stupenda pala della Madonna con Figlio tra San Domenico e santa Caterina. Ancora alla bottega del Moncalvo vengono attribuite le pale di S. Pietro Martire ai piedi del Crocifisso e della Sindone sorretta dagli Angeli.

CAMPANILE. Alto 52 metri, a pianta rettangolare, è inserito tra il braccio sinistro del transetto e la terza campata della nave laterale, partito in cinque piani orizzontali con luci ad ampiezza crescente verso l’alto; tetto a cuspide con pinnacoli in cotto (non originari); muratura in mattoni a vista; archetti non intrecciati nelle cornici marcapiano; cornici in cotto non decorate alle bifore e alle monofore.

CONVENTO. Si presenta come un edificio a pianta rettangolare con due chiostri quadrangolari interni divisi da una manica trasversale; perimetrali ai chiostri corrono i corridoi, a tutti i piani e su tutti i lati, ad eccezione di quello nord-orientale. Due scale a due rampe con archi collegano il piano terra al primo piano, riservato alle celle dei frati e alla biblioteca. Resti di finestre con cornice ogivale in cotto non decorato testimoniano l’origine medievale dell’edificio. Nella sala capitolare è conservato un Crocifisso ligneo del 1522, opera di Martino da Casale.

Informazioni:
Tel. 011 9403911

Links:
http://www.comune.chieri.to.it/vivi-la-citta/san-domenico

http://www.lacabalesta.it/testi/arte/chierisandomenicosanleonardo.html

Bibliografia:
VANETTI G., 2000, Chieri. Dieci itinerari tra Romanico e Liberty, Edizioni Corriere

Fonti:
Fotografie da http://www.chieri.info

Data compilazione scheda:
9 maggio 2004 – aggiornamento giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese

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