Piossasco (TO) : Castelli e chiesa di San Pietro

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Storia del sito:
Sul colle che, dal Monte San Giorgio, si protende verso sud fino alla pianura,  sorgono tre castelli che, insieme ad altri edifici di epoca moderna, sono all’interno delle MURA di fortificazione di forma ovoidale e ancora in parte leggibili.
Il castello che sorge più in alto, a 457 m s m è anche il più antico e risale al X-XI secolo: viene detto CASTELLACCIO o “Gran Merlone”, con riferimento all’appellativo “Merlo”, frequente nella famiglia Piossasco, attestata dall’XI secolo. Secondo alcuni studiosi la parte più antica (muro ovest) potrebbe avere origini longobarde. Il cas4piossasco schematello fu distrutto nel 1693 dal generale francese Catinat, in lotta contro il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II.
Il secondo castello non fu mai terminato e risale al XVII-XVIII secolo, detto castello Piossasco-DeRossi, ed è oggi in rovina.
Il terzo castello, quasi in pianura, è detto “DEI NOVE MERLI”, per ricordare lo stemma dei Conti di Piossasco ed è stato costruito tra il 1300 ed il 1400, rimaneggiato nei secoli seguenti. Fu posseduto indiviso dal consortile della famiglia Piossasco, formata da quattro rami: i de Feys, i de Rubeis (Rossi), i de Federicis e i de Folgore. Nel 1775 uno dei proprietari fu il conte di Bardassano, mentre dal 1834 l’edificio fu di proprietà del conte Luigi Piossasco-None, padre dell’ultima discendente della casata. Nel XX secolo il castello subì delle trasformazioni: fu adibito a ristorante e successivamente a discoteca, piano bar e ancora ristorante.

Nei pressi di quest’ultimo castello sorge la CAPPELLA DI SAN PIETRO, ricordata la prima volta in un documento del 1226, una transazione tra i Signori di Piossasco e la certosa di Monte Benedetto (Val di Susa). Anticamente munita di portico, aveva annesso un piccolo cimitero e conservava un affresco ora perduto dedicato a san Pietro. La cappella fu anche sacello dei signori di Piossasco fino al 1933.
Un recente restauro ha portato alla luce un ciclo di affreschi della seconda metà del XIV secolo.

Descrizione del sito:
Le rovine del CASTELLACCIO si vanno degradando con il passare del tempo. Dagli antichi rilevamenti catastali, annotazioni e uno schizzo del secolo scorso frutto della ricognizione dell’architetto portoghese D’Andrade, si sa che vi era sulla sommità una torre e un fabbricato quadrangolare con in cima delle finestrelle a feritoia strettissime; inoltre esisteva una porta alta, a cui in un secondo tempo era stata appoggiata una scala a due rampe. La porta sopraelevata, secondo l’architetto, doveva condurre all’interno del castello. La parte dell’edificio più vetusta si presentava cinta da mura; all’interno, a sud-est, i resti di una torre-abitazione, mentre a nord, verso il colle della Croce, un campo quadrangolare recintato e poco più sotto in direzione di San Vito, un accesso pedonale, la cui esatta individuazione era impossibile già lo scorso secolo, perché l’antico muro era stato sostituito in epoca più recente da uno a secco. All’interno dell’angusto spazio recintato viene ricordata la presenza di una cisterna per l’acqua di forma rettangolare con volta a sesto acuto.
Il ripido degradare del lato ovest e sud-ovest, le fortificazioni sul versante opposto, l’aspetto impervio e selvatico con presenza di folta vegetazione, la mancanza di strade dalla parte di San Vito erano una buona garanzia contro improvvise aggressioni, mancando fossati e ponti levatoi impossibili da attivare per la scarsa presenza di corsi d’acqua nelle vicinanza. La capacità abitativa, visto lo sviluppo della costruzione, sembra via via essersi adeguata alle mutate esigenze e condizioni storiche. La struttura più elevata, che fa pensare ad una torre-abitazione, non doveva essere molto capiente, mentre l’altra costruzione racchiusa nelle mura doveva avere una discreta ampiezza tale da ospitare, come risulta da documenti, alcuni dei signori di Piossasco con largo seguito di familiari e servi, fino al XVI secolo.

Il CASTELLO DEI NOVE MERLI è l’unico edificio superstite nella sua interezza, anche se evidenti sono i notevoli rimaneggiamenti, gli aggiustamenti tardivi, neomedievali, romantici come nel caso del camino interno e della torre merlata, sopraelevazione della seconda metà del XX secolo di un antico vano scala. La ristrutturazione in chiave moderna può essere fatta risalire intorno al 1847 quando il proprietario, il conte Luigi Piossasco-None, fece eseguire sostanziali lavori di rifacimento in quella che oggi è la facciata della galleria con i suoi archi a sesto acuto. L’edificio può in qualche modo presentare elementi tardomedievali riconducibili al periodo della costruzione, oggi difficilmente individuabili. Alcuni elementi rinascimentali sono evidenti negli aspetti decorativi e altri neogotici sono il frutto dei rifacimenti ottocenteschi.
Nella struttura si individuano diversi piani: seminterrato, terra, primo, secondo e terzo. Il primo presenta il soffitto a botte, forse dell’originaria costruzione medievale, il piano terra conta 14 vani di diversa dimensione, il primo piano ha 9 vani tra cui il vestibolo; il salone del camino e la galleria della vetrata; le sale dei cartigli, delle mensole, verde e azzurra. Sono su questo piano i decori di epoca rinascimentale. Al secondo piano si trova la cosiddetta stanza dei frati, adibita all’accoglienza dei religiosi che venivano al castello. L’arredo antico è andato disperso nel tempo a causa dei saccheggi e delle vendite.

La CAPPELLA DI S. PIETRO, situata all’interno dell’area fortificata, a breve distanza dal castello dei Nove Merli. Gli affreschi, della seconda metà del XIV secolo, raffigurano una Madonna con Bambino e alcuni volti di santi fra cui Cosma, Damiano, Antonio Abate e Caterina.

Dal Castellaccio scendono i RESTI DELLE MURA, ben conservati soprattutto lungo via del Campetto, seguono sul versante sud-ovest il degradare della collina, poi volgono quasi ad angolo verso sud-est disegnando una sacca ovoidale. In passato avevano forse il loro punto di svolta a un livello molto superiore rispetto all’attuale, che invece costeggia la strada panoramica: probabilmente le mura piegavano a est tra l’attuale castello dei Nove Merli e il palazzo detto della contessa Palma, dove si apriva una porta. A rafforzare questa ipotesi, si segnalano le pretese dei rustici che rivendicavano come proprietà comune i terreni su questo pendio, nonché la presenza di nuove aperture, abbattimenti, ricostruzioni e ridotte a sud. Sembra dunque avvalorata l’ipotesi che l’angolo di sud-ovest della cinta muraria abbia subito nel tempo un graduale slittamento verso il basso, quando non era più prevalente l’interesse a consolidare le difese del castello, piuttosto quello di racchiudere e circoscrivere in un unico ambito le vecchie e nuove edificazioni signorili, sorte a scapito di terreni della comunità. Sul versante che guarda San Vito le mura risalivano verso il Castello dei Nove Merli, con un tracciato visibile solo in minima parte. Non è quindi agevole ricostruirne il tracciato, ma si può supporre che non abbiano mai inglobato il villaggio e che solo con alcune ridotte raggiungessero le case del borgo antico.
Il castello che domina il luogo da questo rilievo sembra dunque volgersi più verso ovest e sud ovest piuttosto che verso il borgo di San Vito. Questa considerazione è suggerita anche dal fatto che la più antica porta d’accesso attraverso il ricetto si apriva sul lato ovest: tale porta ora perduta, si chiamava di “Testafer”. Invece la porta situata ad est, attraverso la quale ancor oggi si passa provenendo da San Vito, è detta Porta Nuova o d’Oriente.

Poco più a valle della chiesa di San Pietro esisteva fino alla fine del XVIII sec. una cappella dedicata a Sant’Anna, ricordata nella visita pastorale del 1775. Fu probabilmente sacrificata alle esigenze della costruzione di un giardino all’italiana voluto dal conte Vittorio Piossasco: oggi ne rimane traccia in un’apertura, forse una porta, nel terrapieno del giardino che costeggia la rampa di accesso al castello dei Nove Merli.

Informazioni:
Il castello dei Nove Merli è adibito a ristorante. La cappella di San Pietro è visitabile su prenotazione rivolgendosi al ristorante, tel. 011 9041388

Links:
https://www.comune.piossasco.to.it/it/page/i-beni-artistici

https://www.comune.piossasco.to.it/it/page/la-storia-116da999-f3fb-4b07-b9ec-063cefbc98aa

Bibliografia:
MORELLO G.; MARTINATTO G:, MOTTURA F., Piossasco: storia e beni artistici, Comune Piossasco, Compagnia San Paolo, Pro Loco Piossasco, Piossaco TO, 2001.

Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
30 luglio 2010 – aggiornam. luglio 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

1piossasco castellaccio

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