musei Torino città

TORINO: Museo Diocesano e mosaico della “Ruota della Fortuna”

Storia del Museo e descrizione del materiale esposto
Il Museo fu inaugurato nel 2008 e riaperto nel 2024 con il nuovo allestimento del mosaico restaurato.

L’esposizione è suddivisa in aree tematiche riguardanti momenti salienti della vita cristiana: Battesimo, Eucaristia, devozione mariana e culto dei santi. Una sezione comprende pregevoli opere rinascimentali. Sono esposti anche gli arredi, i paramenti, i reliquiari e le suppellettili del Duomo e di altre chiese.

Prima del Duomo tardo-quattrocentesco vedi scheda nella stessa area sorgevano tre chiese medievali intitolate al Salvatore, a San Giovanni e a Santa Maria de dompno, riportate alla luce con gli scavi archeologici del 1996. Per approfondire vedi scheda
Nel museo sono visibili resti delle strutture architettoniche:

  • di edifici d’epoca romana;
  • delle basiliche di Santa Maria e di San Salvatore;
  • del battistero di San Giovanni Battista;
  • di un sepolcreto medievale.

La chiesa di San Salvatore, risalente al VI secolo, subì dei rimaneggiamenti nel XII secolo con la realizzazione dei un mosaico pavimentale nel presbiterio a tessere bianche e nere arricchito di elementi in terracotta. Raffigura al centro la personificazione della Fortuna che fa girare una ruota (i destini dell’umanità). La scena è circondata da cerchi decorati con figure di animali che rappresentano regioni della Terra, a loro volta racchiusi in una fascia circolare ondulata che è l’Oceano, con le isole Britannia, Scozia, Orcadi e infine Tule (il luogo remoto per antonomasia). Ai quattro angoli del quadrato, i venti.  La raffigurazione della “Mappa del Mondo” che con la “Ruota della Fortuna” sono i due temi che, espressi figurativamente e opportunamente combinati dal  mosaicista torinese, dovevano indurre alla riflessione sulla precarietà delle cose mondane.
Tutte le iscrizioni sono desunte dalle opere di Isidoro di Siviglia EtymologiaeDe Natura Rerum. Vedi anche scheda
Durante la visita vi è  la possibilità di salire sulla Torre Campanaria della Cattedrale.

Informazioni:
Piazza San Giovanni, 4. Tel, 0115787018

Link:
https://www.diocesi.torino.it/museodiocesano/

Data compilazione scheda:
14 luglio 2024

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

 

TORINO : Area archeologica Lavazza

Storia del sito:
Nel 2013-2014 i lavori di scavo per la costruzione della “Nuvola”, la nuova sede della società Lavazza, hanno portato alla luce, tra corso Palermo e via Ancona, un’area archeologica con i resti di una chiesa  collocabile tra la seconda metà del IV-V secolo, e sviluppata a sua volta sopra le strutture di una precedente necropoli. La chiesa potrebbe essere quella dedicata a San Secondo martire, le cui reliquie furono spostate all’interno delle mura della città durante le incursioni “saracene”, all’inizio del X secolo. Un diploma del 1041 del vescovo Guido (1039-1044) rivela che la chiesa di San Secondo fuori le mura era stata distrutta dai saraceni; nel 1044 lo stesso vescovo concesse all’abate Alberico la chiesa, rovinata dai “pagani”, affinché la restaurasse e vi istituisse un monastero. I tentativi di ripristino, che in base a qualche muratura databile tra XI e XII secolo sembrano esserci stati, non portarono risultati duraturi e la chiesa di San Secondo con l’annessa zona cimiteriale, i cui materiali furono depredati, trasformati e reimpiegati altrove, scomparvero del tutto nel giro di pochi secoli. Si perse addirittura memoria dell’antica ubicazione: è per questo che l’attuale attribuzione della chiesa a San Secondo, mancando dati inoppugnabili, rimane un’ipotesi, sebbene plausibilissima.

Il percorso dell’Area Archeologica (divenuta realtà nel 2018 grazie alla sinergia tra la competente Soprintendenza e la Lavazza, che ha anche contribuito finanziariamente) è stato ottimamente musealizzato, completato e arricchito dall’esposizione degli oggetti ritrovati durante gli scavi e da chiari pannelli esplicativi. Una vetrata a livello della strada e un’illuminazione scenografica consentono anche ai passanti, in qualunque momento, una vista d’insieme del complesso.

Descrizione del sito:
L’area archeologica individuata ha un’ampiezza di 1.600 metri quadrati, di cui 400 sottostanti il nuovo centro direzionale. La chiesa, a navata unica di m 12,70 x 20, è caratterizzata da una serie di tombe sia all’interno che all’esterno del suo perimetro. La datazione del complesso non è agevole, ma le sue caratteristiche complessive suggeriscono il periodo tra la seconda metà del IV e il V secolo.
La necropoli del IV secolo è caratterizzata da un complesso cimiteriale con più mausolei o recinti funerari. Quello centrale, rettangolare e aperto sul lato est, include una tomba al centro, costruita in muratura, pavimentata e intonacata; intorno se ne inseriscono altre, poi in gran parte spogliate delle loro strutture. Al tempo dell’abbandono del sito infatti le tombe più antiche furono sistematicamente svuotate e in gran parte smantellate per recuperare i materiali edilizi. A nord di questo mausoleo vi sono altre strutture simili che definiscono un recinto o un mausoleo più grande; a sud si affianca un modesto edificio ad aula con abside semicircolare a ovest e un piccolo vano di ingresso. L’interno, sia nell’abside sia nell’aula, fu in seguito occupato da alcune tombe.

Descrizione dei ritrovamenti:
Una grande stele in marmo di Foresto, ritrovata nel 2011 durante un limitato intervento manutentivo in corso Palermo angolo via Ancona (a pochi metri dall’attuale area archeologica), è stata musealizzata nel sito medesimo. Si tratta di un manufatto databile al II sec. d.C., proveniente da una vicina necropoli pagana e reimpiegato nel IV secolo come copertura di una sepoltura cristiana, coerente alla necropoli appena descritta.
Il testo della stele recita: Q(uinto) Coesio Q(uinti) f(ilio) / Ste(llatina tribu) Secundo/ Coesia Q(uinti) l(iberta) Aphrodisia / uxor v(iva) f(ecit) e ricorda Q. Coesius Secundus, cittadino romano ascritto alla tribù Stellatina – quella a cui Augusta Taurinorum fu assegnata – ; la committente dell’iscrizione fu la moglie, Coesia Aphrodisia.
La stele presenta una decorazione ridondante, forse realizzata da più di un artigiano. Il registro superiore, il cui timpano era sovrastato da due creature marine (una sola conservatasi in parte), illustra il mito di Ganimede rapito da Zeus sotto forma di aquila; appena sotto, in testa all’iscrizione, due leoni a dorso contrapposto poggiano la zampa su teste bovine; nel registro inferiore, frammentario, si intravede la figura di Ercole bambino che strozza i serpenti inviati da Era per ucciderlo in culla. L’iconografia, inconsueta per l’area torinese, fa supporre che l’epigrafe sia stata realizzata in una bottega lapidaria di un certo pregio.
Altri oggetti di corredo funerario e monete di varie epoche ritrovate durante gli scavi dell’area sono esposti in una lunga teca sotto la vetrata e raccontano la loro storia intrecciata con quella del sito.

Informazioni:
Corso Palermo angolo via Ancona. Ingresso dal Museo Lavazza, Via Bologna, 32.
Prenotazioni visite:
https://www.lavazza.it/it/museo-lavazza/scopri-il-museo/visita-area-archeologica.html

Links
https://www.lavazza.it/it/museo-lavazza/scopri-il-museo/visita-area-archeologica.html

Bibliografia:
Pejrani Baricco L.; Ratto S., L’inattesa scoperta di una chiesa paleocristiana, in: Rivista Torino Museo n° 7, dicembre 2014, pp. 10-13
Pejrani Baricco L.; Ratto S., Torino, corso Palermo (centro direzionale Lavazza). Chiesa funeraria paleocristiana, in: Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte n. 30, 2015, pp. 377-380

Fonti: Notizie e foto tratte dal sito della Lavazza e dai testi in bibliografia. Ultima foto in basso da https://www.torinoggi.it/2019/09/25/

Data compilazione scheda:
28 maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Gruppo Archeologico Torinese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TORINO : Museo Storico Nazionale di Artiglieria

Storia del Museo:
Fu istituito il 18 aprile 1731 da Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, nei locali dell’Arsenale. In seguito all’occupazione francese del 1798, le collezioni vennero disperse. Nel 1842 il Museo venne ricostituito dal re Carlo Alberto. Nel 1893 il Museo trovò sistemazione nel mastio della Cittadella, sua attuale sede.
Attualmente è chiuso in attesa di interventi di risistemazione logistica del materiale contenuto e di interventi strutturali.  Si ipotizza, per la fine del 2016 o 2017, davanti al Mastio, la realizzazione di un grande salone sotterraneo ad anfiteatro, cui si dovrebbe accedere attraverso due percorsi, uno dei quali consentirà di ammirare i livelli stratigrafici del terreno, mettendo a nudo alcuni reperti archeologici: quelli del villaggio romano extraurbano che sorse in quel punto, le fondamenta del tempio di Iside (di cui il Museo conserva un frammento marmoreo) e della successiva Abbazia benedettina di San Solutore, distrutta quando venne eretta la Cittadella.

Descrizione delle collezioni:
Le ricche raccolte di armi illustrano l’evoluzione dell’armamento dalla preistoria ai giorni nostri.

Descrizione del materiale non esposto:
Fra il materiale non esposto si evidenzia un’ascia preistorica bipenne di pietra liscia molto ben conservata ed un elmo apulo di bronzo tirato a martello (sec. V – IV a.C.). Nella raccolta del museo figurano inoltre armi di pietra del paleolitico e del neolitico; amigdale, punte di freccia e di lancia, coltelli ed asce; armi di bronzo e di ferro ed armi difensive.

Informazioni:
Corso Galileo Ferraris 0 (Mastio della Cittadella) (sede storica)
Le collezioni del Museo sono ora visitabili nella sede provvisoria della Caserma Amione in piazza Rivoli a Torino, ingresso corso Lecce, 10..
E’ necessario prenotare la visita con un anticipo di 5 giorni info http://www.artiglieria.org/html/visite.html : mail: segrmuseoart@cmeto.esercito.difesa.it ; tel. 011 56033124 oppure 011 56033118

Links:
http://www.artiglieria.org

http://www.museotorino.it/view/s/9bf53a7d4d1747ff9b191526eab67c11

Data compilazione scheda:
26 ottobre 2000 – aggiornamento marzo 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora – Gruppo Archeologico Torinese

TORINO : Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi.

Storia del Museo:
La nascita del Museo si può far risalire alla costruzione della “vedetta alpina” sulla cima del Monte dei Cappuccini avvenuta nel 1874.  Successive modifiche ed ampliamenti nel corso degli anni 1877, 1885, 1888, 1901, 1911, 1918 lo portarono alla situazione attuale dopo un radicale intervento strutturale avvenuto negli anni 1940-1942.
Una ristrutturazione dell’immobile, terminata alla fine del 2005, ha portato ad un totale riallestimento dal 2006.
Sede anche di mostre temporanee.

Descrizione del materiale esposto:
Il museo espone  due riproduzioni (calchi in gesso del 1940) di un’incisione rupestre della Valcamonica e dell’incisione del “Capo tribù” del Monte Bego, Alpi Marittime.
Inoltre, sempre nella prima sala, è presente una riproduzione in vetroresina del 1999 di “Ötzi”, l’Uomo di Similaun.

Descrizione del materiale non esposto:
Le collezioni di proprietà del Museo Civico di San Remo non sono state utilizzate per l’attuale allestimento e vengono per ora conservate nei magazzini del museo. Vi sono interessanti selci lavorate con diversa fattura: paleolitico medio – industria musteriana, proveniente dalle Alpi Marittime; paleolitico superiore – industria Aurignaziana e Mesolitica, proveniente dalla Val Pennavaire – Liguria; ascia del Campignano – Monti Lessini; materiale vario di età eneolitica e del bronzo, proveniente dai Monti Lessini.

Informazioni:
Tel. 011 6604104    email: posta@museomontagna.org

Link:
http://www.museomontagna.org

Data compilazione scheda:
30/12/2005 – aggiornamento marzo 2014  –  settembre 2015

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora – Gruppo Archeologico Torinese

TORINO : Museo Egizio

Storia del Museo:
Carlo Emanuele I acquistò nel 1628 una parte delle rarità esotiche della Collezione Gonzaga, tra cui la Mensa Isiaca. Queste vennero sistemate a Palazzo Madama. Nel 1753 Carlo Emanuele III diede incarico al naturalista Vitaliano Donati di guidare una spedizione in Egitto e in Oriente con il compito di reperire altre antichità. Giunsero così a Torino statue e papiri ma fu solo con l’acquisto della Collezione Drovetti che si costituì il primo Museo Egizio, allora unico al Mondo. Bernardino Drovetti, di origine piemontese, si era distinto nell’esercito napoleonico come ufficiale di cavalleria alla battaglia di Marengo. Nel 1803, inviato in Egitto con la carica di Console generale di Francia, iniziò la sua trentennale permanenza nella valle del Nilo, durante la quale raccolse una notevole quantità di reperti poi conservati nella sua casa di Alessandria. Nel 1820 il conte Carlo Vidua di Casale Monferrato, in visita al Drovetti, rendendosi conto del valore della collezione si prodigò affinché fosse acquisita a Torino. Con la ratifica delle Regie Patenti, Carlo Felice nel 1824 concluse l’acquisto della collezione successivamente donata all’Ateneo. Gli oggetti vennero pertanto sistemati nelle stanze del palazzo dell’Università insieme con gli altri pezzi antichi già presenti e costituirono un primo museo d’antichità. I reperti vennero spostati nel 1831 nelle sale del Palazzo della Reale Accademia delle Scienze, fondata nel 1783 con sede nei locali prima appartenenti all’ordine dei gesuiti, abolito in seguito alla soppressione nel regno sabaudo. Una parte del palazzo fu destinata ad ospitare la raccolta egizia. Le sale vennero aperte al pubblico nel 1831. Successivi apporti scientifici arricchirono ulteriormente il Museo con il frutto di scavi condotti all’inizio del XX secolo dalla missione archeologica italiana guidata da Ernesto Schiaparelli (a Giza, Gebelein e Asiut) e in seguito con la missione di Giulio Farina ancora a Gebelein. Descrizione delle collezioni: nel Museo sono esposti reperti che coprono tutto l’arco della storia egizia e comprendono i seguenti periodi: Paleolitico Superiore (dal 40000 a.C.) Neolitico Inferiore (dal 5000 a.C.) Antico Regno (dal 2650 a.C.) Medio Regno (dal 2050 a.C.) Nuovo Regno (dal 1550 a.C.) Periodo Tardo (dal 1100 a.C.) Ellenistico (332 a.C. – 30 a.C.) Periodo Romano (30 a.C. – 324 d.C.) Periodo Bizantino (324 d.C. – 639 d.C.) Il Museo Egizio gestito dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino si stà impegnando ad adeguarsi ai più moderni standard museali, cosi la Fondazione si sta occupando dello studio e salvaguardia delle collezioni in possesso e al rinnovamento delle strutture espositive.  L’impegno notevole è anche per la ristrutturazione del palazzo la nuova riapertura del museo è prevista per Aprile 2015.

Descrizione delle collezioni:
Nel Museo sono esposti reperti che coprono tutto l’arco della storia egizia e comprendono i seguenti periodi: Paleolitico Superiore (dal 40000 a.C.), Neolitico Inferiore (dal 5000 a.C.), Antico Regno (dal 2650 a.C.),  Medio Regno (dal 2050 a.C.),  Nuovo Regno (dal 1550 a.C.),  Periodo Tardo (dal 1100 a.C.), Ellenistico (332 a.C. – 30 a.C.),  Periodo Romano (30 a.C. – 324 d.C.),  Periodo Bizantino (324 d.C. – 639 d.C.).

Descrizione del materiale esposto:
Da Aprile 2015 la nuova ristrutturazione del Museo, che comprende, sinteticamente al PIANO IPOGEO: la Storia del Museo, la Biglietteria e il Guardaroba.
Al PIANO TERRA:  la Galleria dei Re, il Tempio di Ellesjia / Sala Nubiana e la Caffetteria.
 Al PIANO PRIMO: reperti da Deir El Medina, la Tomba di Kha, la Galleria dei Sarcofagi, la Papiroteca, sale con reperti dalla Valle delle Regine, reperti di Epoca Tarda, di Epoca Tolemaica e di Epoca Romana e Tardoantica.
Al
PIANO SECONDO:  sale con reperti di Epoca Predinastica/ Antico regno, laTomba degli Ignoti/Tomba di Iti e Neferu, sale con  reperti del Medio Regno e del Nuovo Regno. In questo piano vi sono anche le Aule Didattiche.

Informazioni:
Tel. 011 561 7776 e sito del Museo

Link:
http://www.museoegizio.it

Bibliografia:
CURTO S., 1984, L’antico Egitto nel Museo Egizio di Torino, Tipografia Torinese Editrice, Torino
DONADONI ROVERI A.M. (a cura di), 1987-89, Museo Egizio di Torino. Civiltà degli egizi. I. La vita quotidiana. II. Le tradizioni religiose e funerarie. III. Le arti della celebrazione, Electa, Milano.
ROCCATI A., 1993, Il Museo Egizio di Torino, Libreria dello Stato, Roma
DONADONI ROVERI A.M. ; LEOSPO E.; ROCCATI A., Splendori dell’ Antico Egitto, De agostini, Milano 1997
GRIMAL N., Storia dell’ antico Egitto,,Ed. Laterza- Bari 2002

Data compilazione scheda:
13 agosto 2013 – aggiornam. settembre 2014 e aprile 2015

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Alessandra Pueroni – Gruppo Archeologico Torinese

TORINO : Museo di Storia Naturale Don Bosco

torino-museo scienze naturali don bosco

Storia del Museo:
Il Museo è stato fondato da don Giovanni Bosco nel 1878 per servire come dotazione didattica alla scuola di Valsalice. La raccolta si incrementò continuamente con donazioni e con materiale proveniente dalle missioni salesiane da tutto il mondo. L’attuale allestimento risale al 1967.

Descrizione delle collezioni:
Il Museo presenta, oltre alla collezione archeologica, una collezione paleontologica, una collezione zoologica, una collezione etnologica, una collezione mineralogico-petrografica, un’esposizione botanica. È esposta anche una serie di attrezzature di fisica e chimica.

Nell’ambito del museo vi si trova anche materiale archeologico italiano e straniero, in particolare delle civiltà precolombiane dell’America, tra cui una ricca collezione di punte di frecce, coltelli e raschiatoi del Sudamerica.

Informazioni:
Tel. 011.6300629 (segreteria sempre attiva) oppure 011 6300611


Link:
https://liceovalsalice.it/museo-di-storia-naturale-don-bosco/

http://www.mrsntorino.it/cms/sistema-naturalistico-museale/museo-di-storia-naturale-don-bosco

Fonti:
Info e fotografia dal sito del liceo Valsalice, sopra indicato.

Data compilazione scheda:
19 dicembre 2001 – aggiorn. marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora – Gruppo Archeologico Torinese

TORINO : Museo di Antropologia ed Etnografia

antropologia2

Storia del Museo:
La storia del Museo è collegata a quella dell’omonimo Istituto Universitario le cui origini risalgono al 1923, anno in cui venne istituito per il prof. Giovanni Marro l’insegnamento di Antropologia.
Nel 1925 l’Istituto di Antropologia disponeva di due stanze negli ammezzati di Palazzo Carignano; qui il prof. Marro iniziò a far affluire numerosi reperti antropologici frutto di campagne di scavo personalmente condotte in Egitto qualche anno prima, raccolte etno-antropologiche di svariata origine e provenienza, nonché pezzi collezionati dal padre Antonio Marro psichiatra, sociologo ed antropologo.
Nel 1936 le collezioni furono trasferite nell’attuale sede di Palazzo San Giovanni. Disponendo di nuovi locali, le raccolte del Museo si ampliarono notevolmente con nuovi acquisti.
Alla morte del Prof. Marro, nel 1952, la cura delle collezioni venne assunta dalla sua assistente, successivamente incaricata per l’insegnamento, Prof. Savina Fumagalli.
Dopo la scomparsa della Prof.ssa Fumagalli nel 1961, le collezioni del Museo, fino ad allora di proprietà privata, passarono all’Università.
Tra il 1962 ed il 1968 si attuò una nuova fase di ristrutturazione impostando nuove basi espositive e di conservazione delle collezioni.
Nel 1984 viene chiuso al pubblico in quanto i locali dello storico edificio non erano più rispondenti alle norme di sicurezza.
Le sue collezioni saranno trasferite nel Palazzo degli Istituti Anatomici.

Descrizione delle collezioni:
Le collezioni di studio e riferimento conservate nel Museo e nel Dipartimento possono essere suddivise in:
A) Collezioni Primatologiche
B) Collezioni Antropologiche
C) Collezioni Paletnologiche
D) Collezioni Etnografiche.
Il materiale espositivo del museo comprende reperti di qualità eccezionale e unici al mondo; ad esempio la collezione egiziana costituisce un unicum per il suo valore scientifico. Essa comprende 650 scheletri egizi completi (alcuni di epoca neolitica), 1300 crani isolati, 80 teste di mummia, 5 mummie complete predinastiche e 15 dinastiche.
Reperto unico, di valore inestimabile, è lo “Zemi” antillano in cotone, reperito verso la fine del secolo scorso in una grotta a Santo Domingo. Idolo caratteristico delle popolazioni Taino originarie delle isole caraibiche, era considerato sede degli spiriti dei morti e dei fenomeni naturali.
Sui reperti del Museo sono stati compiuti e si stanno compiendo approfonditi studi di carattere scientifico, antropologico e paleopatologico.
Il Museo possiede anche una vasta biblioteca specifica con testi a partire dal secolo XVI e collezioni fotografiche del prof. Marro sugli scavi in Egitto del 1911-1936; di Bicknel (del 1905-1913) su incisioni rupestri pre e protostoriche; di Gariazzo Sesti (inizio 1900) riguardanti popolazioni del bacino del Congo.

Informazioni:
ATTUALMENTE CHIUSO 
Tel. 011 6704550 oppure 011 6704551 ; email: museo.antropologia@unito.it

Link:
https://www.museoantropologia.unito.it/

Fonti:
Info e fotografie tratte nel 2005 dal sito del Museo.

Data compilazione scheda:
13/04/2006 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

antropologia4

antropologia3

TORINO : Museo di Antichità (Archeologico)

Storia del Museo:
Il nucleo più antico del Museo, ospitato nell’edificio delle vecchie Serre di Palazzo Reale, è nato dalle collezioni raccolte dai Savoia a partire da Emanuele Filiberto nel 1572, sistemate nell’Ottocento nel palazzo dell’Accademia delle Scienze insieme alla collezione egizia di B. Drovetti; in seguito le collezioni furono scisse e andarono a creare rispettivamente il Museo di Antichità ed il Museo Egizio di Torino.
Un nuovo padiglione, realizzato dagli architetti Gabetti e Isola sotto la Manica Nuova di Palazzo Reale, è stato inaugurato nel maggio 1998 e ospita i reperti provenienti dal territorio piemontese.
Nel 2013 il materiale archeologico inerente Torino e i suoi immediati dintorni ha trovato posto in una terza sezione, sottostante la Manica Nuova di Palazzo Reale, direttamente collegata ai resti del teatro romano; concepita come mostra temporanea, seppur di lunga durata, è negli intenti del Museo e della Soprintendenza renderla permanente, con i dovuti aggiustamenti. I magazzini del Museo ospitano i reperti rinvenuti nelle più recenti campagne di scavo in Piemonte, nonché i materiali, provenienti da collezioni, di seconda e terza scelta.

Descrizione delle collezioni:
Padiglione delle Collezioni: sculture greche e romane; ritratti romani; mosaico romano di Orfeo da Cagliari (III sec. d.C.); calchi del fregio dell’arco di Augusto a Susa (8 a.C.); ceramiche greche e magno-greche (VI secolo a.C. – età ellenistica); collezione etrusca; collezione cipriota (età del Bronzo – epoca tardoromana); collezioni preistoriche e protostoriche. Padiglione del Territorio: materiali provenienti dal Piemonte, dall’età preistorica al Basso Medioevo.
Manica Nuova di Palazzo Reale: mostra “Archeologia a Torino” con materiali relativi alla città e al territorio limitrofo. In due salette continue all’esposizione del materiale torinese è visibile il “tesoro di Marengo”, ricco ritrovamento di argenti romani, per lo più di II sec. d.C., effettuato a Marengo (AL) nel 1928; tra i reperti si segnalano: il busto di Lucio Vero, il pulvino di un letto, un vaso a forma di capitello corinzio e l’iscrizione con dedica alla Fortuna.

Descrizione del materiale esposto:
Nel padiglione vecchio sono esposte sculture greche e romane (rilievi, statue, ritratti, bronzetti); una serie di ritratti romani, tra cui le statue loricate rinvenute a Susa; i calchi del fregio dell’arco di Augusto a Susa (8 a.C.); il mosaico romano di Orfeo (III sec. d.C.) rinvenuto nel ‘700 a Cagliari; la collezione Moschini di ceramiche greche e magno-greche (tra cui il prezioso psyktèr di Euthymides, ultimo quarto VI secolo a.C.); materiali etruschi (un sarcofago, urnette cinerarie, buccheri, bronzi); le collezioni preistoriche e protostoriche; la collezione cipriota (reperti da Cipro, età del Bronzo – epoca tardoromana.
L’allestimento del padiglione “nuovo” organizzato su una struttura a rampe digradanti che vuole ricordare la stratigrafia di uno scavo archeologico, è realizzato in modo da ripercorrere a ritroso la storia del Piemonte, dal Medioevo fino alla Preistoria, rispecchiando cioè il modo di procedere di uno scavo. Partendo dal Medioevo, è esposta la ceramica rinvenuta a Novara; di particolare rilievo sono poi i corredi provenienti dalle necropoli longobarde di Testona Moncalieri, di Carignano e del Lingotto. Nella sezione romana si segnalano: i vetri, provenienti da una ricca collezione ma disposti ora in ordine cronologico; i bronzetti da Industria (Monteu da Po, TO), rinvenuti nel santuario di Iside e Serapide, tra i quali degni di nota sono il tripode con ricca decorazione figurata, il toro simbolo del dio Apis, la cosiddetta “danzatrice” e il satiro di età ellenistica (II sec. a.C.) le lapidi stele funerarie la notevole testa monumentale da Alba.
Per quanto riguarda l’epoca preromana si segnalano i corredi delle tombe della cosiddetta cultura Golasecca e i materiali provenienti dai villaggi palafitticoli di Viverone con caratteristiche asce in pietra verde.
La mostra “Archeologia a Torino” raccoglie molti reperti tra i più signficativi rinvenuti in città e dintorni a partire dal XVI secolo, tra i quali, a mo’ d’esempio, si segnalano: il materiale protostorico rinvenuto (anche grazie ai soci GAT) presso i siti collinari di Bric San Vito e Castelvecchio di Testona; una testa in bronzo dorato risalente all’epoca imperiale romana; un mosaico policromo con genietto che cavalca un delfino (II sec. d.C.); i resti di un monumento equestre, rinvenuti nel 1577; la ricostruzione dell’area sacrificale (I sec. d.C.) rinvenuta presso le mura orientali; una selezione del ricchissimo materiale rinvenuto nella necropoli longobarda di Collegno; un vasto repertorio del materiale lapideo di epoca romanica rinvenuto negli scavi della basilica paleocristiana del Salvatore; il ricco tesoro monetale cinquecentesco ritrovato nel 1996.

Informazioni:
Tel. 011 5212251 /011 5211106 (centralino) email: sba-pie.museoantichita@beniculturali.it

Links:
https://www.museireali.beniculturali.it/museo-antichita/

https://www.piemonte.beniculturali.it/index.php/it/i-luoghi-della-cultura/musei/museo-archeologico

http://archeo.piemonte.beniculturali.it/index.php/it

Pagine da Taurasia_2013

Bibliografia:
L. MERCANDO, Museo di Antichità di Torino. Le collezioni, Roma 1989

Data compilazione scheda:
13/04/2006 – aggiornamento giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Elisa Lanza – Gruppo Archeologico Torinese; Fabrizio Diciotti – Gruppo Archeologico Torinese

TORINO : ex Museo Civico di Numismatica, Etnografia, Arti Orientali

Storia del museo:
L’edificio di Via Bricherasio, 8 che ospitava le collezioni venne costruito alla fine del XIX secolo in uno dei quartieri più belli della città come abitazione privata del conte Severino Casana. Dopo diversi passaggi di proprietà, nel 1959 fu acquistato dal Comune di Torino. Nel 1977 la Civica Amministrazione decise di destinare il palazzo a sede del Museo raggruppando e riordinando le collezioni di numismatica, etnografia e arti orientali giacenti in diversi musei. La ristrutturazione edilizia e l’allestimento delle diverse sezioni portarono all’inaugurazione della sede museale nel maggio del 1989.
Nel 2001 il museo fu chiuso e le collezioni numismatiche trasferite in parte a Palazzo Madama, in parte in un deposito esterno.
Nel 2007 venne aperto il MAO – Museo d’Arte Orientale, in cui furono raccolti ed esposti i reperti provenienti dalla sezione orientale del Museo di Numismatica, Etnografia e Arti Orientali. Si rimanda alla scheda specifica.

Descrizione delle collezioni:
Al piano rialzato, in due sale erano raccolte le collezioni numismatiche che formano il “medagliere delle raccolte numismatiche torinesi”; al primo piano, in quattro sale, era collocata la collezione etnografica; le collezioni di arti orientali erano esposte nella grande sala al terzo piano.
Le raccolte numismatiche provengono da tre differenti collezioni riunite in un solo gruppo detto “Medagliere delle raccolte numismatiche torinesi”. Il complesso  è composto da:
Collezione del Museo di Antichità di proprietà statale costituito da 30.000 pezzi raccolti nella prima metà del secolo scorso e da successive acquisizioni della collezione Drovetti, della collezione Lavy e da scavi archeologici. La collezione comprende monete greche, romane, bizantine.
Collezione ex reale D.C. (beni della Corona) già a Palazzo Reale di proprietà statale comprende monete antiche, medievali e sabaude quelle sia emesse nei territori sia nei possedimenti d’oltremare; è inoltre ricca di sigilli e medaglie provenienti dall’altra raccolta reale S.M. (beni privati).
Collezione del Museo Civico proprietà del comune di Torino, esigua nel secolo scorso, oggi consta di circa 30.000 pezzi grazie a donazioni e acquisti degli anni trenta. Sono presenti particolari monete bizantine, dei Savoia e di Milano, medaglie e sigilli.
La collezione Etnografica è una delle più antiche per formazione tra quelle dei Musei Civici, iniziata con piccoli lasciti nella seconda metà del secolo scorso; il nucleo si è ampliato nel tempo per le donazioni di raccolte e per scambi con il Museo Egizio. I materiali provengono dall’Africa, dall’America, dall’Oceania. Gli oggetti africani (statuine, strumenti musicali, armi) sono stati raggruppati per tipologia e per temi anziché per tribù, data la scarsità di materiale rappresentativo per le varie etnie. Gli oggetti provenienti dall’Oceania erano esposti secondo un criterio geografico; tra i reperti provenienti dall’America sono di particolare rilievo i manufatti delle civiltà precolombiane.

Link:
http://www.museotorino.it/view/s/9bbc02115b5841c09807695e842229f2

Bibliografia:
Museo Civico di Numismatica, Etnografia, Arti Orientali, 1989

Data compilazione scheda:
13/04/2006- aggiornam. 2008 e 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Laura Cordera – Gruppo Archeologico Torinese

TORINO : Museo Civico di Arte Antica.

torino-museo civico arte antica1

Storia del Museo:
Il Museo Civico di Torino era nato nel 1860 sulla spinta di diverse esigenze ed entusiasmi. Il clima post-unitario e la scia degli ideali risorgimentali avevano acceso il desiderio di raccogliere e conservare le patrie memorie storiche e artistiche. L’ampliamento della città aveva fatto scaturire i più disparati ritrovamenti archeologici.
A questo ricco repertorio, nucleo del museo che si installa dal 1863 in via Gaudenzio Ferrari, si aggiungono presto iniziative del governo cittadino, lasciti da parte di privati, acquisizioni dalle residenze sabaude dismesse, doni regi… Il tutto per raccogliere in un unico luogo la più vasta raccolta di testimonianze della storia di Torino e del Piemonte.
A questa prima vocazione se ne affianca subito un’altra. Il museo torinese, infatti, come altri musei nel secondo Ottocento, aveva subito il fascino di un modello come il South Kensington di Londra (oggi Victoria and Albert Museum), dedicato alle arti decorative e applicate all’industria. L’idea in voga era quella di fornire modelli del passato agli artigiani e ai designer per poter promuovere il miglioramento dei prodotti industriali e applicare le “belle arti” a oggetti di utilità. Il Museo Civico di Torino affinò fin dall’inizio una propria peculiarità, puntando soprattutto a raccogliere esempi rappresentativi delle manifatture di ogni periodo, con ogni tecnica e con ogni materiale, per disegnare una storia dell’arte del lavoro a partire dal periodo bizantino fino all’epoca moderna: mobili, rilievi e statue lignee, stoffe, arazzi, pergamene e codici miniati, lavori in ferro, bronzo, ottone, avori, vetri, ceramiche e porcellane… Con un patrimonio ormai inestimabile il museo, nel 1930, chiede ospitalità a Palazzo Madama e qui si insedia nel 1934. Le collezioni si distribuiscono nel palazzo seguendo i suggerimenti storici dell’intricata architettura e nascono così suggestive ambientazioni delle epoche che il palazzo ha attraversato.
Il repertorio medievale viene allestito negli ambienti quattrocenteschi del piano terra, mentre le sale sei-settecentesche del primo piano vengono destinate alle raccolte barocche. Le collezioni di arti decorative trovano sede al secondo piano, allestito con i nuovi arredi realizzati in quei primi decenni del Novecento, che contribuiscono al conturbante straniamento che prende chi passa attraverso tante epoche.
Il museo, dopo i lavori di restauro, è stato riaperto a Dicembre 2006.

Descrizione delle collezioni:
Con le sue 30.000 opere, il museo conserva un patrimonio eterogeneo che va dalla sezione di pittura, nella quale si susseguono opere di maestri dal Quattrocento al Settecento, alle miniature, fino alle collezioni di scultura che documentano la produzione secolare piemontese e valdostana. Le arti applicate e decorative sono testimoniate, tra l’altro, da una raccolta di ceramica che vanta oltre 4.000 oggetti e dalla preziosa collezione di vetri dorati graffiti e vetri dipinti, unica al mondo per quantità e qualità. Poi, ancora smalti, avori, ori e argenti.
Per approfondire:  Museo_civico_arte_antica-depliant

Informazioni:
Il museo è sito in Palazzo Madama (vedi scheda)  tel. 011 4433501; 011 4429929    email: palazzomadama@fondazione torinomusei.it

Links:
https://www.palazzomadamatorino.it/it

http://www.comune.torino.it/musei/elenco/arteantica.shtml

Fonti:
Notizie e fotografie tratte nel 2006 dal sito www.comune.torino.it.

Data compilazione scheda:
13/04/2006 – aggiornamento aprile 2008 e  marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora – Gruppo Archeologico Torinese

torino-museo civico arte antica2