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TORINO : Galleria Sabauda

Storia del Museo:
Il 2 ottobre 1832, Carlo Alberto aprì al pubblico le collezioni d’arte dell’antica quadreria ducale e reale, le collezioni del ramo Savoia-Carignano e quelle provenienti da Palazzo Durazzo di Genova (poi divenuto Palazzo Reale), acquisito da Carlo Felice nel 1824. Nacque la Reale Galleria, nucleo originario della futura Galleria Sabauda. La sede museale fu Palazzo Madama.
Nel 1860 per volontà di Vittorio Emanuele II, la Reale Galleria fu ceduta allo Stato e assume il titolo di Regia Pinacoteca Nazionale, passando dalla proprietà dinastica alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione Pubblica. Nel 1864 venne donata all’istituzione la prestigiosa collezione dei marchesi Tancredi e Giulia Falletti di Barolo.
La sede cominciò a rivelarsi non idonea alla funzione museale e quindi nel 1865 le collezioni vennero trasferite al secondo piano del Palazzo dell’Accademia delle Scienze.
Nel 1932 il museo celebrò il suo primo centenario e assunse la nuova denominazione di Galleria Sabauda. Dopo la seconda guerra mondiale le raccolte vennero riordinate e riallestite. Altri riallestimenti seguirono nel 1982, 1997 e 2004.
Il 20 marzo 2012 la Galleria Sabauda lasciò la sua sede storica e il 5 aprile fu aperta al pubblico la nuova sede presso la Manica Nuova di Palazzo Reale con ingresso in via XX settembre 86. Le circa 5000 opere escluse dall’esposizione furono collocate nel deposito museale appositamente approntato presso l’edificio della Cavallerizza nel Castello di Moncalieri, aperto al pubblico da settembre 2014, in attesa del riallestimento completo della Galleria su quattro piani della Manica Nuova di Palazzo Reale.
La Galleria è stata riaperta nell’allestimento nuovo e completo a dicembre 2014.

Descrizione delle collezioni:
Le opere patrimonio della galleria Sabauda comprendono anche dipinti, sculture, oggetti di vario tipo databili dal Duecento al Quattrocento, quindi entro i limiti dell’epoca medievale che sono stati scelti per le schede Archeocarta. Vi è anche un gruppo di affreschi gotici del primo Quattrocento strappati, negli anni sessanta del secolo scorso, da pareti di edifici di culto compromessi e poi demoliti.
Tra i capolavori che sono stati sicuramente realizzati prima del 1492 vi sono i dipinti di:
Bernardo Daddi (1290 – 1348) Incoronazione della Vergine
Barnaba da Modena (noto dal 1361 al 1386) Madonna col Bambino
Mariotto di Mardo (1394 – 1424) I quattro evangelisti
Beato Angelico (circa 1400 – 1455) Angeli; Madonna col Bambino
Jan van Eych (circa 1390 – 1441) Stimmate di san Francesco
Rogier van der Veyden (circa 1399 – 1464) Donatore in preghiera; Visitazione
Giorgio Schiavone (Juraj Ćulinović) (circa 1433 – 1504) Madonna col Bambino
Antoine de Lonhy (noto dal 1446 al 1490) San Domenico nello studio
Antonio Benci detto il Pollaiolo (1431 – 1498) L’arcangelo Raffaele e Tobiolo
Hans Memling (circa 1430 – 1494) Passione di Cristo
Giovanni Martino Spanzotti (circa1455 – 1526) Santi Francesco d’Assisi, Sebastiano, Giovanni Battista, Antonio abate con il donatore; Madonna in trono con Bambino e Santi
Andrea Mantegna (1431- 1506) Madonna col Bambino, san Giovannino, santa Caterina e altri Santi
Filippino Lippi (1457 – 1504) I tre arcangeli e Tobiolo
e la scultura in marmo di
Desiderio da Settignano (1430 ‒ 1464) Madonna col Bambino

Informazioni:
Via XX Settembre, 86



Links:

https://www.museireali.beniculturali.it/galleria-sabauda/

https://www.museireali.beniculturali.it/catalogo-galleria-sabauda/#/

Bibliografia:
Il catalogo delle opere è reperibile sul sito indicato al n°2.

Data compilazione scheda:
11ottobre 2014 – aggiornam. dicembre 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

TORINO : Armeria Reale

 Rostro di Genova A89 a

Descrizione del sito:
La Galleria dipinta da Claudio Francesco Beaumont, cuore dell’Armeria Reale aperta da Carlo Alberto nel 1837, è stata riconsegnata alla città dopo il restauro ed il riallestimento delle collezioni – entrambi finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino – che avevano comportato anche la chiusura al pubblico del museo nel 2004 e per quasi tutto il 2005.
L’obiettivo e’ stato quello di recuperare l’allestimento ottocentesco, smantellato negli anni sessanta e settanta del Novecento in favore di un approccio filologico ai materiali che aveva snaturato l’antica impostazione dell’Armeria, dal carattere fortemente scenografico. Le straordinarie armi e armature, in maggioranza restaurate per l’occasione (compresi i notevoli pezzi ottocenteschi in stile), tornano dunque a risplendere nelle vetrine originali, in gran parte progettate da Pelagio Palagi, nelle spettacolari panoplie sulle ampie pareti, sugli alti basamenti che rendono i guerrieri simili a statue, e in sella ai dodici cavalli, sontuosamente bardati come ormai più nessuno ricordava.

Storia del Museo:
L’Armeria Reale è da collocarsi tra le più importanti collezioni del genere nel mondo per la bellezza ed il valore degli oggetti che ne fanno parte. Di recente è stata riaperta al pubblico grazie ad alcuni interventi di restauro dei locali e delle infrastrutture.
Il primo riordino delle collezioni risale al Maggiore Angelo Angelucci che compilò il secondo catalogo della raccolta nel 1890. Durante la sua direzione il Maggiore Angelucci arricchì l’Armeria di una parte della collezione archeologica da lui precedentemente raccolta presso il Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria. Egli infatti ritenne più coerente la collocazione di parte di quel materiale, consistente in armi, nella nuova raccolta che si stava costituendo.

Descrizione delle collezioni:
Secondo il catalogo di Angelucci del 1890 tutte le opere esistenti nel museo sono divise in diverse classi e serie, ognuna dedicata ad una tipologia di oggetti, ancora in uso oggi.
Le prime tre Serie A. A’. e A’’. sono dedicate alle armi “classiche” in pietra, in bronzo e in ferro.
La Serie B. è dedicata alle armature complete a piedi e a cavallo, la Serie C. alle parti di armature, la Serie D. alle attinenze del cavallo, la Serie E. agli elmi, la Serie F. agli scudi, la Serie G. alle armi bianche lunghe, la Serie H. alle armi bianche corte, la Serie I. alle armi da botta, la Serie J. alle armi in asta, la Serie L. alle armi lanciatoie, la Serie M. alle armi da fuoco lunghe, la Serie N. alle armi da fuoco corte, la Serie N’. alle parti e accessori delle armi da fuoco, la Serie O. alle bandiere, la Serie P. ai modelli, la Serie Q. ad oggetti diversi, la Serie S. alle armi e agli oggetti appartenuti a Carlo Alberto, la Serie T. alle armi ed altri oggetti della collezione di Vittorio Emanuele II, la Serie U. alle armi e altri oggetti della raccolta di Umberto I. Nel Primo supplemento manoscritto al Catalogo Angelucci vengono aggiunte la Serie K. dedicata alle armi della prima guerra mondiale, la Serie K’. dedicata alle armi della seconda guerra mondiale e la Serie R. dedicata alle armi e altri oggetti appartenuti a Vittorio Emanuele III.

Descrizione del materiale esposto:
Le armi antiche, ricomprese nelle Serie A, A’ e A’’, sono nuovamente visibili dopo un’accurata catalogazione ed anche un adeguato restauro, nella Galleria Beaumont (vetrina 11).
Diamo qui una descrizione di questo materiale indicandoli con la catalogazione dell’Angelucci ed utilizzando anche la descrizione fattane dallo stesso:
Parte superiore:
– A’9: Elmo proveniente dal Friuli;
– A’10: Elmo di tipo corinzio trovato nel 1820 in un sepolcro dell’isola di Sant’Antioco (Ca). E’ ben conservato nella parte superiore, nel nasale, e nei guanciali; manca soltanto di parti della gronda, a destra. Tutt’intorno si notano i pernetti di bronzo che dovevano servire a tenere a posto all’interno il cuoi od altro materiale per renderlo più comodo. Collocabile fra la fine del VII ed il VI sec. a.C.;
– A’11: Elmo etrusco, trovato negli scavi di Ercolano. Ha sul coppo un foro a forma di triangolo che è la sezione di una lama di spada ad un filo, che forse potrebbe essere stata la causa della morte del guerriero che la portava;
– A’12: Elmo rinvenuto nel Friuli;
– A’27, A’28, A’29: Gambiere provenienti da Sant’Antioco (Ca) e Ercolano (Na), collocabili fra il VI ed il IV sec. a.C.;
– A’30, A’31: Gambiere trovate nel Friuli insieme agli elmi A’9 e A’12;
– A’46: Spada italica proveniente dal Friuli;
– A’48: Punta di lancia lunga cm. 32. Ha una costola da ogni parte a mezzo cono. Proveniente da una tomba dell’isola di Sant’Antioco (Ca);
– A’50 e A’56: Lance provenienti dal Friuli.

Parte inferiore:
– A’1, A’2, A’3: Scuri o accette in bronzo a margini rialzati, provenienti dalla Sardegna, collocabili fra il bronzo antico ed il X sec. a.C.;
– A’4, A’5, A’92: Scuri in bronzo con orecchie, sporgenti da ciascuna parte per metà della lunghezza o poco più, nelle quali veniva incastrato il manico, collocabili al X-IX sec. a.C.;
– A’6: scure d’arme (in bronzo), proveniente da scavi della Dalmazia; è un’arma non comune e di foggia nuova, conserva ancora le bave del getto e sembra pertanto non sia mai stata usata;
– A’7: Bipenne trovata in Sardegna;
– A’8: Bipenne trovata a Pollenzo;
– A’13: elmo apulo corinzio trovato in una tomba nella necropoli dell’antica Ordina (Fg), esplorata nell’agosto del 1874. Databile alla prima metà del IV sec. a.C.;
– A’14: Cintura trovata in una tomba a Ordina nell’agosto del 1874 insieme all’elmo A’13, agli schinieri A’32 e A’33 e alle spirali A’24;
– A’15: Gancio trovato a Pompei;
– A’16: Gancio proveniente dall’Italia meridionale;
– A’17: Gancio proveniente dai dintorni di Bari;
– A’18: Gancio proveniente dai dintorni di Bari;
– A’19: A’20, A’21: Ganci trovati nei dintorni di Napoli;
– A’22: Falera ritrovata a Ordina negli scavi del 1874;
– A’23: Spirali;
– A’24: Spirali binate trovate in una tomba a Ordona nell’agosto del 1874 insieme all’elmo A’13, alla cintura A’14 e agli schinieri A’32 e A’33;
– A’25: Spirali binate trovate in una tomba scavata a Ordona il 14 gennaio 1875 insieme alla lancia A’54;
– A’26: Spirale binata trovata nei dintorni di Napoli;
– A’21, A’33: Schinieri trovati in una tomba a Ordona nell’agosto 1874 insieme all’elmo A’13, alla cintura A’14 e alle spirali A’24;
– A’34: Braccialetto a nastro spirale trovato negli scavi di Ordona;
– A’35 e A’36: Bracciali a spirale trovati nell’Italia Meridionale;
– A’37: Bracciale;
– A’38: Bracciale proveniente dai dintorni di Napoli;
– A’40: Spada sarda. Lama con uno spigolo smussato, nel mezzo, lunga m. 1.140 e con manico m. 1,250. Il manico è gettato con la lama, ha l’elsa diritta e l’impugnatura è un prisma a base di rombo che all’estremità si biforca;
– A’41: spada sarda;
– A’42: Frammento di spada sarda;
– A’43: Spada del tipo di quelle trovate nelle palafitte dei laghi svizzeri e nella Danimarca. La lama, lunga m. 0,520 (col manico m. 0,670) ha la forma di “foglia di salice”, con costola nel mezzo arrotondata e terminante in punta, fiancheggiata da due filetti paralleli da ciascuna parte. La lama è separata dal manico al quale è fissata con due perni. Il manico è affusolato e diviso in quattro parti da tre coppie di tondini intagliati. Il pomo è fatto a foggia di mandorla con due branche alle estremità, donde il nome di “manico ad antenne”. Databile fra il IX e l’VIII sec. a.C.;
– A’44: Spada italica trovata nelle province meridionali. La lama ha dei solchi longitudinali che ne alleggeriscono il peso senza diminuirne la solidità. Databile al IX-VIII sec. a.C.;
– A’45: Spada apula trovata in un sepolcro dell’antica Venosa (Fg). Manca il manico, che poteva essere di legno o di avorio, sul quale si fermava la lama con tre perni dello stesso metallo;
– A’47: Ambone di scudo trovato in un sepolcro della necropoli di Ordina (Fg) il 21/01/1875. E’ di una sola lamina di bronzo. Ha un diametro di cm. 31 e si compone: di una fascia piana larga cm. 8 con tre giri di forellini sul contorno, che servivano per fissarlo sul cuoio dello scudo, e nel mezzo di essa dodici borchie a segmento sferico; di un cono tronco terminante in superficie curva alto cm. 4,2; di altro cono tronco del diametro di cm. 2,4 alla base e cm. 1,1 alla sommità, alto cm. 3; di un disco orizzontale del diametro di cm. 4,5; ed infine di un cilindretto verticale alto cm. 3,5 e del diametro di cm. 0,9. La lamina è grossa 2 mm. L’anello serviva a fermarlo sul mezzo dello scudo, che doveva essere di legno. Ascrivibile fra la fine del IX e la prima metà dell’VIII sec. a.C.;
– A’49: Lancia trovata in Sardegna;
– A’51: Lancia trovata a Pesto;
– A’53: Lancia trovata in una tomba scavata a Ordona il 21 gennaio 1875, insieme all’umbone A’47;
– A’54: Lancia trovata in una tomba scavata a Ordona il 14 gennaio 1475, insieme alle spirali A’25;
– A’55: Lancia trovata in una tomba scavata a Ordona nel 1874;
– A’57 e A’58: lance trovate in Sardegna;
– A’59: Lancia trovata nei dintorni di Roma;
– A’60, A’61, A’62, A’63: Lance trovate in Sardegna;
– A’64: Lancia trovata in una tomba a Durgali (Sardegna);
– A’67, A’68, A’69, A’70, A’90: fibule spiraliformi o ad occhiali e di diverse dimensioni. Si compongono di due dischi di un solo filo di bronzo ravvolto intorno a se stesso in senso opposto. Nel centro di ciascun disco è un cono tronco di bronzo, talora anche di ferro con un perno, che, passando per il centro del disco, è ribadito su una lastretta, lunga poco meno dei due dischi uniti insieme, che è ripiegata da una parte per formare, prolungandosi, l’ardiglione elastico, e dall’altra il gancetto dove entra l’ardiglione. Queste specie di fibule trovano riscontro nel tipo meridionale di Hallstad e negli ornamenti a spirale ungheresi e serbi; è comune nelle nostre province meridionali: Furono rinvenute nella necropoli di Ordina (Fg) nel 1875. VIII sec. a.C.
– A’ 78, A’79, A’80: Morsi trovati presso Roma;
– A’81: Staffa scavata a Senorbi(Sardegna);
– A’87: Stilo rinvenuto nei pressi di Roma;
– A’91: Bracciale trovato negli scavi di Ordona;
– A’93, A’94: Elmi acquistati all’asta Amilcare Ancona (1892);
– A’95: Trapeza etrusca acquistata come scudo all’asta Amilcare Ancona (1892);
– A’96: Scure, dono Carbonelli (1901);
– A’97: Punta di lancia, dono Carbonelli (1901);
– A’98: Pugnale, dono Carbonelli (1901);
– A’100: Spada donata da Battista Mosca (1902);
– A’101, A’102, A’103, A’104, A’105, A’106: Sei asce a margini rialzati, provenienti da Avigliana. Antica e media età del bronzo;
– A’ 107: Punta di lancia, proveniente da Avigliana; media età del bronzo. Lunghezza cm. 17,5, diametro collo cm. 2,2, apertura alare massima cm. 3,4;
– A’ 88: Frammento di insegna romana, propria delle Legioni, proveniente da Autum. Rimane la tabella rettangolare con la scritta S.P.Q.R. da una parte e LEGIO. VIII. Dall’altra; sotto resta la gorbia per inastarla e sopra un frammento dell’ultima parte dell’insegna. E’ possibile trattarsi di una recente imitazione;
– A’’1: Spada apula in ferro a mo’ di foglia di salice, trovata in un sepolcro di Ordona (Fg). La lama, che è intera e sulla quale vi sono avanzi del fodero di legno, si prolunga a formare la croce ed il codolo che porta ancora i perni onde vi era fissato il manico. E’ lunga cm. 39,5 e col manico cm. 49,5. VI sec. a.C.
– A’’2: Spada romana con lama di ferro ad un filo, lunga cm. 49 terminante a foglia di salice, molto guasta dalla ruggine. Manico in bronzo, con testa d’ariete e quattro scanalature trasversali per facilitare l’impugnatura. Provenienza sconosciuta.

Vetrina 7:
– da A.1 a A.4: scuri di selce;
– da A.6 a A.7: mazzuoli-scuri di pietra arenaria;
– A.8: martello-scure di pietra arenaria;
– da A.9 a A.11: scalpelli di selce.

Vetrina 8:
– A. 5: scure di pietra verde;
– da A.12 a A.14: scalpelli di selce;
– da A. 15 a A.20: lance di selce;
– da A.21 a A.24: frecce di selce;
– A. 25 e A.26: frecce di ossidiana;
– da A.27 a A.31: pugnali di selce;
– A.32 e A.33: coltelli di ossidiana;
– A.34: matrice di ossidiana;
– A.35: lancia di selce.

Alla Rotonda
– A’89: Un cimelio è esposto nella prima sala cosiddetta Rotonda e trattasi di un ariete di una galea romana. E’ un cimelio a testa di cinghiale ripescato nel porto di Genova nell’anno 1597.

Informazioni:
Tel.: 011 543889 Info: 011 5641729 ;  email: armeriareale@artito.arti.beniculturali.it

Links:
https://www.museireali.beniculturali.it/armeria-reale/

http://www.comune.torino.it/musei/elenco/armeria.shtml

http://www.museotorino.it/view/s/ee1e3ab8a840447d9fe2d934d2b4aed2

Bibliografia:
Angelo ANGELUCCI: Catalogo dell’Armeria Reale – Tipografia Editrice G. Candeletto, Torino 1890
Paolo VENTUROLI: Arma Virumque Cano … – Le armi preistoriche e classiche dell’Armeria Reale di Torino – Umberto Allemandi & C. , Torino 2002

Data compilazione scheda:
29/01/2006 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Feliciano Della Mora – Gruppo Archeologico Torinese