Provincia di Vercelli
Balocco (VC): Castello e antica pieve di San Michele
Storia e descrizione dei siti:
CASTELLO
L’attuale costruzione è in gran parte attribuibile al XV secolo. Si sono conservati parte della torre d’ingresso, alcuni tratti della cortina con i resti delle due torri orientali, una a pianta quadrata, l’altra circolare. L’ingresso che era anticamente sul lato sud, è ora su quello nord.
Il mastio, costruito con pietra squadrata per circa un terzo dell’altezza, sembra conservare caratteristiche strutturali riferibili ad epoca anteriore alle riedificazioni quattrocentesche.
E’ possibile che dalle strutture sopravvissute, che probabilmente costituirono il nucleo signorile del recinto originario, si dipartissero il fossato e il muro che comprendevano, come testimonia un documento del 1186, la chiesa di S. Michele e probabilmente una porzione dell’abitato; infatti a est, una piccola casa colonica quattrocentesca, potrebbe essere indizio della presenza di un abitato attiguo al castello, forse un ricetto.
ANTICA PIEVE DI SAN MICHELE ARCANGELO
La chiesa, eretta all’inizio del secolo XI ad una sola navata, cui più tardi se ne aggiunsero altre due laterali (alla fine del XI sec. la navata sud. E successivamente la navata nord). La centrale, lunga 20 metri e larga 7, risulta quasi il doppio delle due laterali ed è coperta con volta a botte.
Recenti lavori di restauro conservativo hanno messo in luce resti di affreschi sulla facciata.
All’interno è decorata con affreschi di metà Quattrocento tra cui una Madonna in trono con Bambino.
Informazioni:
CASTELLO. Attualmente restaurato, è di proprietà privata. Via Casazza, 7
ANTICA PIEVE, ora Chiesa parrocchiale dei Santi Michele e Antonio. Via Torrente Cervo
Link:
https://www.icastelli.it/it/piemonte/vercelli/balocco/castello-di-balocco
https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_VC_Balocco.htm
https://1496.gabrieleomodeo.it/balocco-il-castello-e-altre-costruzioni-medievali/
https://www.comunedibalocco.it/Home/Guida-al-paese/IDPAGINA/38168
https://www.chieseromaniche.it/Schede/609-Balocco-San-Michele-Arcangelo.htm
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=28653
Fonti:
Immagini e notizie dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
3 dicembre 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese


VERCELLI: Chiesa dei Santi Tommaso e Teonesto in San Paolo
Storia del sito:
L’Ordine dei Domenicani, riconosciuto nel 1216 da Onorio III, fu introdotto a Vercelli dal Beato Giordano di Sassonia nel 1229 accogliendo la partecipazione di molti sostenitori tra cui il giovane teologo Giovanni da Vercelli, divenuto in seguito Maestro generale dell’Ordine. Probabilmente la costruzione originaria, intitolata a San Paolo, constava di una piccola chiesa con chiostro, intorno al quale sorgevano i fabbricati del convento. A quest’ultimo erano annessi orti e giardini, che con il tempo si ingrandirono andando ad occupare non solo l’odierna piazza del Municipio, ma anche lo spazio occupato oggi dal palazzo delle poste, dalla chiesa di S. Anna fino a Via S. Cristoforo.
Nel 1420 i domenicani ingrandirono il convento e la chiesa che divenne a quattro navate.
Il campanile, costruito dall’architetto Tarruccio, è probabilmente coevo e ciò è testimoniato dagli affreschi quattrocenteschi ritrovati al suo interno. Verrà poi restaurato intorno al 1908. Lavori molto importanti furono eseguiti a partire dal 1480, con l’appoggio di Jolanda di Savoia, vedova del duca Amedeo IX Beato.
I rifacimenti e i rivestimenti barocchi della chiesa, iniziati dai domenicani a partire dal 1792 con l’architetto Giacomo Vincenzo Canavasso dovevano purtroppo trasformarla completamente; la successiva invasione francese interruppe a metà i lavori lasciando la chiesa allo stato attuale, conservando le strutture gotiche nelle prime tre arcate e assumendo le forme del tardo barocco nelle arcate vicino all’altare maggiore.
La chiesa di San Paolo venne chiusa in seguito alle soppressioni napoleoniche del 1802; sconsacrata, fu ridotta a magazzino e poi a caserma. Più tardi nel 1808, l’arch. Nicola Nervi eseguì il progetto per la trasformazione della chiesa in teatro: progetto mai realizzato.
Nel 1813 il Comune acquistò il convento dal governo francese per trasferirvi la propria sede.
La chiesa di San Paolo fu restituita al culto nel 1820, quando vi fu trasportata la parrocchia dei Santi Tommaso e Teonesto dalla antica chiesa omonima dedicata a quel santo, che era in piazza Cavour e ora utilizzata come sede bancaria.
Descrizione del sito:
La facciata romanica in laterizio reca un portale moderno sormontato da un rosone.
L’interno a tre navate ha le prime tre campate originali e le altre barocche. Conserva due opere cinquecentesche di Bernardino Lanino.
In fondo alla navata destra si accede ad un passaggio verso la sacrestia, anticamente la base del campanile che conserva affreschi del XIV-XV secolo.
Sulla parete di destra un affresco di “una teoria di Santi”, testimonianza di un vivace momento della cultura figurativa vercellese, raffigurano una serie di figure entro nicchie ad arco, caratterizzate da colori squillanti e da una ricca decorazione delle vesti. Sopra di essi è dipinta un “Crocefissione tra Maria e Giovanni”, purtroppo lacunosa.
Sulla parete di sinistra vi è un altro affresco di “Madonna con Bambino ed un santo vescovo”. Tutti gli affreschi sono databili dal 1266 al 1323.
Informazioni:
Piazza San Paolo
Links:
https://www.fondoambiente.it/luoghi/affreschi-alla-base-del-campanile-della-chiesa-di-san-paolo?ldc
https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/140-chiesa-dei-santi-tommaso-e-teonesto-in-san-paolo
http://www.archeovercelli.it/english8.html#INIZIO
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dai siti sopra elencati.
Data compilazione scheda:
28 ottobre 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Arborio (VC) : Chiesa di San Sebastiano
Storia del sito:
L’edificio fu edificato verso la metà del’400 in stile romanico e affrescato da diversi artisti. Alla costruzione originale, nel ‘700 fu aggiunto un portico a tre archi, ora inglobato all’interno della facciata ed è visibile quando si entra e divide in due la navata della chiesa. La costruzione fu elevata di circa un metro e fu costruita la volta a botte verso la fine dell’800; fu anche fatto il pavimento e furono ricostruiti gli archetti esterni simili agli originali. Ulteriori riparazioni la resero quale oggi si vede. La croce alla sommità è sorretta da due figure femminili in bronzo.
Descrizione del sito:
L’edificio attuale ha una facciata semplice e senza particolarità, una absidiola sul lato sud, probabilmente anteriore al resto della costruzione e l’abside a est, in ciottoli di fiume e lesene in mattone con una finestrella strombata e cieca (un’altra era stata interamente murata) e un motivo ad archetti di mattoni disposti a gradino. Sul ciascuna delle pareti nord e sud si aprono in alto quattro finestrelle.
La chiesetta è composta da un’aula a soffitto a botte ribassato, dipinto con un cielo azzurro stellato. L’andamento a triangolo dei dipinti sul fronte dell’abside principale pare seguire una precedente copertura a capanna del tetto.
Gli affreschi absidali, piuttosto rovinati dall’umidità, raffigurano il Cristo Pantocràtore racchiuso nella mandorla con a fianco i simboli degli Evangelisti, opera di un ignoto pittore. Nella fascia inferiore sono raffigurati gli apostoli con al centro s. Sebastiano.
Nell’absidiola a sud è raffigurata nel catino una Crocifissione, nel cilindro una bella Madonna in trono con Bambino e, attribuiti anch’essi alla stessa bottega, vari santi e sante, tra cui sant’Antonio Abate, l’immagine più bella fra le tre che conserva la chiesa. Un uomo inginocchiato davanti al Bambino benedicente si suppone sia il committente dell’opera e forse dell’intero ciclo di affreschi. Sopra il catino absidale, sulla fascia frontale a sinistra, la figura del cavaliere sant’Uberto che, in ginocchio, prega la croce posta fra le corna del cervo.
Il più interessante ciclo di affreschi del XV secolo raffigura episodi della passione e la resurrezione di Cristo e si sviluppa per grandi quadri su tre pareti formando una lunga fascia sovrastata da un fregio intercalato da 12 medaglioni raffiguranti personaggi biblici, profeti e patriarchi.
Queste opere non sono omogenee poiché si notano diversità di esecuzione dovute a tempi e autori diversi. La bottega del maestro, che probabilmente aveva eseguito gli affreschi absidali, eseguì la prima parte del ciclo, completata in seguito da quella del novarese Tommaso Cagnola, una delle più autorevoli e note nel territorio durante il periodo a cavallo del XV e XVI secolo. I primi quadri della parete destra e i 7 medaglioni sovrastanti sono del primo pittore; la seconda bottega continuò il ciclo interrompendo il fregio in alto al quadro prima della crocifissione. Pare che Tommaso Cagnola abbia lavorato personalmente solo nei riquadri inferiori della parete destra con soggetti diversi; santi e sante. Partendo dall’absidiola si vedono nell’ordine: ingresso a Gerusalemme; Ultima Cena; lavanda dei piedi; preghiera nel Getsèmani; arresto di Gesù; processo a Gesù; flagellazione; incoronazione di spine; Gesù davanti a Caifa; Gesù condannato da Pilato che si lava le mani; salita al Calvario; Crocifissione; Deposizione; Pietà; Risurrezione: incontro con la Maddalena; Cena di Emmaus; apparizione di Gesù a Tommaso che tocca il suo costato; Ascensione.
Particolari curiosi si trovano nell’Ultima Cena dove si vede Giuda sul davanti della tavola, separato dagli altri Apostoli e con l’aureola scura; all’estrema destra si notano due visi contigui, che probabilmente derivano da una aggiunta successiva e che portano a tredici il numero degli Apostoli.
Nella Crocifissione, i due ladroni si distinguono per il particolare di una piccola anima che esce dalla bocca di uno e di un diavoletto da quella dell’altro.
La teoria dei Santi sulla parete destra in basso presenta le figure di: san Gottardo in un piccolo riquadro; san Bernardino da Siena; santa Chiara; san Rocco; san Sebastiano tra due carnefici; sant’Agata e un altro, più piccolo, san Gottardo eseguito da mano diversa da quella di T. Cagnola.
Sulla parete sinistra in basso un affresco raffigura il martirio di san Bartolomeo eseguito in epoca posteriore, forse XVI secolo, molto rovinato nella parte centrale e inferiore.
Anche i frontoni delle due absidi sono tutte decorate con scene usuali in quel periodo: un’Annunciazione, una colomba, una raffigurazione di Dio Padre e vari Santi nonché cornici e decorazioni.
Una attenzione particolare meritano i molti graffiti che, soprattutto nell’abside, dal Cinquecento all’Ottocento, registrano i fatti salienti della vita della popolazione. Questi sono abbastanza comuni nelle chiese rurali, ma qui ve n’è una grande quantità: centocinquanta voci ancora leggibili. Essi si riferiscono soprattutto a eventi come carestie, alluvioni, morie di animali, epidemie e fatti di guerra. Si notano molte iscrizione sulla parte inferiore delle figure di sant’Antonio Abate e di san Sebastiano: il primo proteggeva gli animali, il secondo salvaguardava dalle pestilenze.
Informazioni:
All’entrata del paese in direzione di Greggio e Vercelli.
Links:
http://www.comune.arborio.vc.it
https://novartestoria.wordpress.com/tag/arborio/
Bibliografia:
PLESCH V., Come capire i graffiti di Arborio?, in: “Lexia. Rivista di semiotica”, 17–18, pag. 127–147 (novembre 2014)
GABASIO G., Tommaso Cagnola e gli affreschi di Albano Vercellese, Tesi di laurea, Torino, Universita degli studi, 2007 (rel. Elena Brezzi Rossetti)
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
1 giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Scopello – Ordarino (VC): Oratorio di San Bernardo
Storia e descrizione del sito:
L’oratorio, di antica fondazione, è stato rimaneggiato più volte nei secoli, in particolare all’inizio del XIX secolo l’apparato decorativo è stato completamente rinnovato. Nascosta dall’altare di legno, era possibile vedere la parte terminale di un affresco più antico.
Un intervento di restauro, terminato a maggio 2019, sotto l’egida della Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli ha permesso di portare alla luce un ciclo di affreschi di eccezionale interesse e altissima qualità finora sconosciuto. Nel cilindro absidale è apparsa, al centro, la Madonna in trono con il Bambino, a destra san Bernardo, san Gottardo e san Secondo di Asti, il cui culto è attestato anche sulla facciata esterna della cappella di Oro di Boccioleto (vedi scheda); a sinistra le figure di sant’Antonio Abate, san Giovanni Battista e san Sebastiano, alcuni di essi identicabili anche grazie alle iscrizioni.
Sopra l’immagine di san Secondo è venuta alla luce un’epigrafe con la dedicazione dell’edicio a lode di Dio e in onore di san Bernardo da parte degli abitanti “de Oro Quarini”, probabile antico toponomastico del luogo, e una data, la cui ultima cifra risulta abrasa, ma che presumibilmente, dalle tracce rimaste, si potrebbe leggere come 1473. L’iscrizione, chiaramente ripassata, termina in basso con “hoc opus”, locuzione alla quale forse seguiva il nome dell’artista, purtroppo perduto.
Proseguendo i saggi anche nel catino absidale, il restauro ha portato alla luce una Maiestas Domini con i simboli dei quattro Evangelisti: questa porzione di affresco è apparsa qualitativamente migliore rispetto a quella del cilindro e in ottime condizioni di conservazione con pochissime cadute di colore e leggerissime decoesioni. Si è ipotizzata la mano di Giovanni de Campo.
«Ciò che rende unico l’oratorio di San Bernardo di Scopello è l’altissima qualità pittorica. Oltre al recupero di una pregevole opera pittorica, questo intervento di restauro ha permesso di conoscere l’antico toponomastico della frazione scopellese. L’auspicio è che i lavori di restauro possano proseguire sulle restanti pareti interne ed esterne dell’oratorio – commenta la dottoressa Benedetta Brison della Soprintendenza».
Nei prossimi mesi la parrocchia intende valorizzare quest’opera rendendola fruibile ai visitatori che potranno ammirare i dipinti anche dall’esterno, attraverso un adeguato impianto di illuminazione.
Informazioni:
L’oratorio si trova in frazione Ordarino sulla strada carrozzabile che sale all’Alpe di Mera.
Parrocchia tel. Tel: 0163 71140; Comune tel. 0163/731011
Links:
http://notiziaoggi.it/attualita/scopello-scopre-affreschi-del-1400-nelloratorio-di-san-bernardo/
http://www.comune.scopello.vc.it
Fonti:
Notizie e fotografie dai siti sopracitati.
Data compilazione scheda:
4 luglio 2019
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Alto Sermenza – Rima (VC): Oratorio di Santa Maria delle Grazie
Storia del sito:
A valle del centro abitato sorge il piccolo oratorio-santuario, la cui origine risale alla cappella privata fatta costruire da Giovanni Ianni per devozione alla Vergine e per esservi sepolto (testamento del 1512). La data di edificazione non è documentata, ma dovrebbe essere prossima alla decorazione pittorica eseguita da Luca De Campo nel 1481, epoca nella quale Rima apparteneva alla parrocchia di Rimasco.
I successivi ampliamenti agli anni 1642, 1668 e 1752 hanno cancellato la struttura originaria. Nel 1590 la cappella presentava volta in muratura, era chiusa da cancello con ai lati due finestre provviste di grate. Nel 1641 è documentato un piccolo portico, addossato alla facciata dell’antica cappella, utilizzato come cimitero. Dopo il 1641 fu edificata una navata davanti all’originaria struttura che svolse la funzione di coro-presbiterio.
Nel 1668, su concessione del vescovo, fu costruito un nuovo coro che comportò la distruzione della cappella e della sua decorazione pittorica.
Interventi di ampliamento furono realizzati anche nel Settecento quali la costruzione della cappella dell’Addolorata, sul fianco meridionale del coro, e di una nuova sacrestia. Allo stesso secolo risalgono le decorazioni pittoriche di Lorenzo Peracino e Antonio Orgiazzi il Vecchio, attualmente visibili all’interno e, all’esterno, sulla facciata. Solo nel 1830 fu costruito il campanile attuale.
Una monumentale e ricca ancona lignea fu realizzata tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento e inglobò, per motivi devozionali, sia il frammento affrescato dal de Campo dell’Incoronazione della Vergine sia la statua lignea della Vergine con il Bambino dell’antica ancona. Purtroppo nel 1975 un furto ha privato l’altare ligneo dorato di gran parte delle statue e delle decorazioni, come pure dell’antica statua della Vergine, collocata nella nicchia centrale. Una copia di quest’ultima è oggi conservata nella Chiesa Parrocchiale di Rima.
La più antica titolazione, secondo quanto risulta dai documenti, è a Santa Maria, solo dal 1617 compare quella di Santa Maria delle Grazie.
Un restauro del tetto, delle strutture murarie e degli affreschi della facciata è terminato nel 2000.
Descrizione del sito:
Il frammento dell’Incoronazione della Vergine, oggi inserito nell’altare barocco, fu conservato per motivi devozionali; a partire dal 1675 nei documenti è infatti sempre ricordata come la “Madonna Santiss.ma depinta sopra il muro” o con formule poco dissimili e nel 1697 si prescrive di proteggerla con un vetro, anche per accrescerne la devozione. In epoca tarda (1760) l’immagine dipinta della Vergine è espressamente definita “miracolosa”.
Nell’antica cappella gli affreschi, che rivestivano interamente le pareti e la volta, furono distrutti nel 1668, ma una nota manoscritta del 20 gennaio 1666 (oggi perduta e parzialmente pubblicata da Giovanni Cupia, 1895), redatta proprio per conservarne la “memoria” prima della distruzione, costituisce un riferimento prezioso, in quanto molto più dettagliato. Il documento riporta infatti l’iscrizione con la data e la firma del pittore, al centro della volta, tra decorazioni floreali (HOC OPUS DIPINXIT LUCA DE CAMPIS NOVARIENSIS MCCCCLXXXI.) e descrive inoltre l’antica ancona dell’altare oltre ai dipinti murali. Essi raffiguravano i santi Pietro, Michele, Bernardo d’Aosta, Cristoforo, dodici Profeti, i sette Vizi, la Carità, la Giustizia e, sulla parete dietro l’altare, l’Incoronazione della Vergine. Pur se ridotto, il frammento conservato dell’Incoronazione della Vergine di Luca De Campo è importante perchè è l’unica opera, insieme alla decorazione di Santa Maria a Linduno del 1468 (vedi http://archeocarta.org/momo-linduno-no-oratorio-di-santa-maria), di attribuzione certa. Il dipinto, nella sua originaria composizione, presentava una schiera di angeli con strumenti musicali e doveva riproporre un modello ampiamente collaudato dai De Campo in analoghi soggetti e utilizzato, per gli angeli musicanti, anche in diverse Assunzioni della Vergine.
Informazioni:
Il 1º gennaio 2018 Rimasco si è fuso con Rima San Giuseppe per formare il nuovo comune di Alto Sermenza.
Parrocchia, tel. 016 95105
Links:
https://www.comune.altosermenza.vc.it
Fonti:
Notizie e fotografie tratte nel 2019 dal sito del Comune e da pagine del sito, non più esistente nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr/it/node/2811.
Data compilazione scheda:
3 luglio 2019 – aggiornam. maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Boccioleto (VC): Chiesa parrocchiale di San Pietro e cappella dei SS. Quirico e Iulitta
Storia dei siti:
PARROCCHIALE DI SAN PIETRO
La chiesa di S. Pietro fu la più antica parrocchia della val Sermenza, staccatasi da Scopa in data non documentata, ma riferibile al XV forse anche al XIV secolo. L’attuale edificio presenta una sola navata, un ampio e imponente presbiterio dominato da un sontuoso altare ligneo dorato (1702 c.), opera del valsesiano F. Antonio De Alberto. Quattro cappelle si aprono sulla navata dedicate a S. Francesco e S. Giuseppe (parete nord), S. Marta e Madonna del Rosario (parete sud). Una sacrestia, addossata al fianco sud del presbiterio custodisce bellissimi arredi lignei del XVII secolo. Un monumentale campanile, isolato dalla chiesa, fu costruito nel 1828 sul lato nord. L’edificio attuale è il risultato di interventi edilizi e decorativi realizzati soprattutto nei secoli XVII-XIX. Più difficile è ricuperare l’assetto dell’edificio primitivo, di ignota fondazione, sia perché gli interventi sopra citati ne hanno cancellate le tracce sia perché mancano i documenti (i più antichi sono del 1535).
Gli affreschi recentemente recuperati sulle pareti della navata e assegnabili a due interventi decorativi, sono oggi un utile riferimento per ipotizzare nel XV secolo una navata ampia come l’attuale, ma certamente più bassa e più corta se essa fu già alzata e allungata a partire dal 1535. Nel 1590 la chiesa risulta ancora priva di cappelle laterali, ma con l’altare maggiore in un coro decorato di dipinti, con un secondo altare dedicato a Maria Vergine, con sacrestia e campanile. La chiesa era circondata da un cimitero nel quale erano quattro cappelle. Tra il 1590 e il 1594 furono aperte, al termine della navata, la cappella della Madonna del Rosario (parete sud) e quella di S. Francesco (parete nord), e che sarà dedicata a S. Giuseppe nel 1687. Nel 1616 risulta già iniziata, senza la concessione vescovile, la cappella di S. Marta (parete sud, prossima all’ingresso), Il presbiterio dipinto, a seguito di questi interventi, risultò inadeguato per dimensioni e illuminazione e nel 1641 il vescovo ne prescrisse la ricostruzione che però fu compiuta solo nel 1684 e che comportò la perdita dell’antico coro e degli affreschi.
CAPPELLA DEI SS. QUIRICO E IULITTA
Sconosciuta la data di erezione della Cappella, esistente nel Quattrocento (sulla base del dipinto in essa conservato), ma forse anche più antica. La titolazione ai santi Quirico e Iulitta di una cappella lungo un transito e soprattutto presso un ponte non costituisce in Valsesia un caso isolato: l’ingresso storico della valle è per tradizione riferito ad una cappella di analoga titolazione presso Bettole, frazione di Borgosesia. La cappella oggi è in uno stato di abbandono anche per la sua collocazione: vicinissima al paese ma difficile da raggiungere per le condizioni ambientali createsi negli ultimi anni a cui solo recentemente si sta cercando di rimediare. I pochi documenti attestano però un degrado e abbandono già alla fine del XVI / inizio XVII secolo: il pavimento indecente, la cancellata di legno, sopra il piccolo muro davanti all’ingresso, senza chiave, le pareti “rudibus” e, soprattutto, un deposito di sabbia di un privato al suo interno. Vengono infatti prescritti i necessari interventi di restauro e l’esecuzione di un’immagine sacra “per trattenere qualche devotione al luoco” ( 1616, vescovo Tavera). Secondo il Ravelli nel 1652 la cappella crollò e fu ricostruita alcuni anni dopo: non sono stati reperiti documenti che confermino questa indicazione: solo sulla facciata, quasi nascosta sotto il colmo del tetto, è presente la data 1658. Il dipinti rispettivamente sull’arcata della facciata e nell’abside sono di epoca successiva al Quattrocento.
Descrizione dei siti:
PARROCCHIALE DI SAN PIETRO
Le pareti della chiesa erano rivestite di antichi affreschi, perduti nel corso degli ingenti interventi edilizi, che vennero attuati a partire dalla fine del XVI secolo. I documenti confermano questa ipotesi, ma le formule generiche impiegate non permettono di precisarne l’epoca e i soggetti raffigurati. Assume pertanto particolare rilievo il recente recupero di dipinti medievali, pur frammentari, scoperti nel 1983, e compiutamente recuperati e integrati da nuove aggiunte nel corso dei restauri del 2000 e 2002. Oggi sono individuabili interventi decorativi risalenti a tempi diversi ed eseguiti su intonaci spesso sovrapposti. La campagna meglio identificabile è da collocare probabilmente all’inizio del XV secolo. Essa fu di notevole impegno estendendosi sulle pareti della navata e forse sull’antica abside. Il pittore, di identità sconosciuta e di probabile provenienza novarese, è presente in Valsesia anche a Rimasco (vedi http://archeocarta.org/alto-sermenza-rimasco-vc-chiesa-parrocchiale-di-san-giacomo/).
Lo si è denominato Anonimo di Boccioleto perché proprio i dipinti in San Pietro sono oggi quelli più consistenti numericamente, meglio leggibili sotto il profilo stilistico e pertanto utile riferimento di confronto per definirne l’identità figurativa. L’ambito artistico lombardo dell’ultimo quarto del Trecento costituisce il riferimento più evidente della sua cultura, segnata dall’eleganza del gotico internazionale di Giovannino de Grassi.
In San Pietro all’Anonimo di Boccioleto sono riconducibili i due dipinti, sopra la porta di ingresso laterale, raffiguranti un Santo vescovo e santa Caterina d’Alessandria, una Madonna del latte al termine della navata sulla parete sud e, sulla stessa parete, una probabile Adorazione dei Magi, una Madonna con Bambino in trono, una Crocifissione, un san Giacomo, tutti oggi in condizioni frammentarie. Più difficile invece è poter leggere la sua mano nel riquadro con Maria Vergine adorante il Bambino, all’esterno presso l’entrata laterale per le compromesse condizioni conservative. Questi dipinti però non furono i più antichi in quanto essi si sovrapposero, cancellandola, a una decorazione precedente, della quale sono state recuperate limitate superfici sulla parete sud della navata: è infatti possibile identificare solo un san Michele arcangelo per l’estremità di un’ala e di un braccio, che regge una bilancia. Questi lacerti sono di indubbio valore in quanto sono attualmente la testimonianza più antica di tutta la Val Sermenza, ma proprio le condizioni conservative pongono difficoltà di lettura e quindi di datazione, presumibilmente la metà del Trecento.
Sono poi da considerare i frammenti oggi nella cappella del Rosario, ma un tempo sulla parete dell’antico campanile e che pongono un interrogativo sulla loro originaria collocazione forse all’esterno. Alcuni piccoli lacerti dipinti su intonaco sovrapposto ai bordi della Madonna del latte dimostrano che anche l’intervento dell’Anonimo di Boccioleto fu coperto da successive affrescature.
CAPPELLA DEI SS. QUIRICO E IULITTA
Il piccolo edificio, costruito con blocchi di pietre, ha un’abside semicircolare. Un solo dipinto di epoca medievale è conservato nella cappella. Si tratta di un’Annunciazione, posta come di consueto, nell’arcata che immette alla piccola abside, dove solitamente altre immagini completano il programma iconografico di questo spazio. La scarsissima documentazione non permette di stabilire se la decorazione pittorica originaria fu completata o se rimase interrotta. Nel 1616 viene precisamente indicata l’assenza di dipinti nell’abside, dove era solo un piccolo altare, mentre è specificato “supra hemyciclum est depicta imago Annunciationis B. Virginis” (visita pastorale vescovo Taverna). Successivamente, secondo gli ordini del vescovo Taverna, fu tolto l’altare e, nel 1625, fu dipinta nell’emiciclo l’immagine dei santi titolari. L’affresco è attribuito a Cristoforo Martinolio detto il Rocca.
I caratteri tardo gotici dell’Annunciazione fanno pensare ad un artista, probabilmente novarese e di cultura lombarda; da Novara infatti provengono generalmente i pittori attivi in Valsesia nel XV secolo. Accanto ad alcune ingenuità prospettiche, visibili per esempio nel trono della Vergine, sono da sottolineare una certa vivacità nell’angelo ed una puntualità e cura nelle decorazioni, purtroppo in parte perdute.
Informazioni:
Parrocchiale di San Pietro, Via Roma, tel. 0163 75136
Cappella dei Ss. Quirico e Iulitta, all’ingresso del paese, sul greto del torrente Cavaione, presso l’antico ponte oggi ridotto a rudere e nascosto da quello della carrozzabile che, essendo molto più elevata, ha relegato questo edificio a una condizione di abbandono e di isolamento.
Links:
https://www.comune.boccioleto.vc.it Parrocchiale S Pietro
http://www.comune.boccioleto.vc.it SS. Quirico e Iulitta
Bibliografia:
Minonzio D., Val Sermenza in Valsesia. Repertorio analitico dei dipinti murali nel medioevo, Società valsesiana di cultura, Borgosesia 2005
Fonti:
Notizie e fotografie dal sito del Comune e, tratte nel 2019 dals ito non più attivo nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr/it/node/.
Data compilazione scheda:
30 giugno 2019 – aggiornam. maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese




Balmuccia (VC): Chiesa parrocchiale di Santa Margherita e Santuario Madonna dei Dinelli
Storia del sito:
La chiesa, divenuta parrocchia nel 1584 quando si separò da Scopa, è probabilmente di antica ma sconosciuta fondazione. Gli affreschi emersi alla fine del secolo scorso su entrambe le pareti della navata possono solo attestarne sia l’esistenza nella seconda metà del XV secolo sia la larghezza della navata, come l’attuale. La prima descrizione documentata (visita pastorale vescovo Speciano) risale al 1590: ha un’unica navata absidata, ben pavimentata, coperta da un soffitto di tavole, è priva di cappelle laterali ma possiede due altari, di fianco a quello maggiore, definiti antichi e che il delegato del vescovo prescrive di sopprimere. È dotata di una sacrestia sul lato nord, ma non di campanile, vi sono solo due campane poste sulla facciata in “pila lateritia” le cui funi pendono all’esterno davanti all’entrata che è priva di portico. La chiesa è circondata da un cimitero e, poco distante, è la casa parrocchiale. Entro il 1599 il coro fu rifatto di forma ottagonale ed entro il 1616 fu costruita la cappella della Madonna del Rosario sul lato nord della navata (nel 1603 era stata istituita l’omonima confraternita) e si aveva intenzione di costruirne una seconda, che fu titolata a S. Marco. Un rifacimento di un coro più ampio deve essere avvenuto entro il 1697, infatti dietro l’altare vi è lo spazio per sedili. Notevoli e consistenti interventi edilizi furono realizzati nel corso del Settecento, e proseguiti anche nel primo Ottocento. Il campanile fu costruito solo all’inizio del XVIII secolo (lato nord); ancora nel 1760 la chiesa aveva un “Prospectum… sufficientem rudem, sine vestibulo” e le due cappelle titolate a S. Anna e a S. Lucia, una di fronte all’altra, all’inizio della navata, furono realizzate probabilmente dopo la seconda metà del Settecento ed entro il 1821. Il cimitero, sempre collocato sul lato sud e ovest della chiesa, solo nel 1760 risulta spostato ove è attualmente, ossia a nord. Un particolare curioso, sempre riportato nelle visite pastorali, è la presenza di due piante di noce (lato nord) che creavano problemi alla struttura epoi, con le loro radici, al cimitero; esse servirono sempre per ricavare l’olio per le lampade.
Descrizione del sito:
Nella chiesa di Santa Margherita, nonostante la sua antica fondazione, non si conoscevano fino a pochi anni fa testimonianze pittoriche di epoca medievale. Nel 1997, durante un intervento di consolidamento degli intonaci, sulle pareti della navata sono emersi alcuni frammenti assegnabili a campagne decorative sovrapposte e di diversa epoca. Sono ancora sotto scialbo ed è in corso un restauro. Sono invece leggibili sulla parete nord un’Ultima Cena, alcuni dipinti probabilmente appartenenti a un ciclo di santa Margherita, e una Vergine in trono tra due Santi, affrescata a notevole altezza. L’Ultima Cena è in gran parte perduta per l’apertura di una finestra e per la costruzione di una lesena; il soggetto è identificabile per l’immagine mutila di una tavola imbandita e per i gesti di alcuni commensali. Essa doveva essere di vaste dimensioni e risale al XV secolo.
Più complessa è la situazione della parete sud, dove solo in un frammento più esteso, fra i numerosi emersi, si può identificare ila raffigurazione della Messa di san Gregorio: sono riconoscibili la parte inferiore di un sacerdote celebrante davanti ad un altare e un cartiglio con un’iscrizione, della quale è conservata purtroppo solo la parte destra di tutta la sua altezza. Difficile la lettura e la ricostruzione del testo: le poche parole leggibili fanno pensare ad una preghiera, incentrata sulla Passione di Cristo, e alla concessione di un’indulgenza. Talora il soggetto della Messa di san Gregorio è corredata da una lauda entro un cartiglio, ad esempio a Vanzone di Borgosesia (vedi http://archeocarta.org/borgosesia-vanzone-vc-santuario-oratorio-di-santa-maria-e-cappella/ ), a Quarona (http://archeocarta.org/quarona-vc-chiesa-di-san-giovanni-al-monte/) e a Borgosesia (San Grato), per rimanere in Valsesia. E’ possibile che questi due affreschi appartengano allo stesso intervento decorativo, anche se le loro attuali condizioni non permettono ulteriori precisazioni e questo vale anche per una proposta attributiva.
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Storia e descrizione del sito:
In località Dinelli, presso la strada che da Balmuccia conduce a Scopa, si trova un piccolo santuario dedicato alla Madonna del Carmine. La tradizione vuole che la piccola chiesa sia sorta nel luogo dell’apparizione della Madonna ad alcuni pastorelli. Questi, incuriositi, la seguirono sino ad un masso dove rimase impressa la forma del suo piede e da dove la Vergine benedisse il paese.
Per questo, poco dopo, tra il 1400 e il 1499, venne costruito il santuario con una struttura semplice, a pianta rettangolare, coperto di volte a botte e con un solo altare laterale.
All’interno del santuario si conserva l‘affresco del XV secolo raffigurante la Madonna con il bambino in piedi sulle sue ginocchia. Quando venne costruita la chiesa, venne staccato dal muro e, in epoca barocca, riposizionato su una tavola per farne la pala d’altare.
Informazioni:
La Parrocchiale si trova in Via Roma, 1; tel. 0163 71133
Madonna dei Dinelli, dalla strada provinciale, subito dopo la salita di Balmuccia, nei pressi di una cappelletta, si prende la mulattiera a sinistra che con un breve tragitto raggiunge il piano su cui è situata la chiesetta dedicata alla Madonna del Carmine
Links:
https://www.comune.balmuccia.vc.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere
http://www.caivarallo.it/valsesia/sentieri-valsesia/sentieri-valsesia-dettaglio.php?sentiero=373
http://www.viaggispirituali.it/2011/10/santuario-madonna-dei-dinelli-balmuccia-vercelli/
Fonti:
Fotografie e notizie tratte nel 2019 dal sito, non più attivo nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr/ ; foto in alto dal sito del Comune; penultima da www.caivarallo.it; ultima da www.viaggispirituali.it
Data compilazione scheda:
30 giugno 2019 – aggiornamento maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese


Borgosesia – Vanzone (VC): Oratorio di Santa Maria e Cappella

Storia dei siti:
Gli edifici furono costruiti, a breve distanza, sulla collina sopra la frazione Vanzone, il Colle Santa Maria, alto m 522; raggiungibile con un sentiero fiancheggiato da numerose cappelle della Via Crucis risalente al XVII e XVIII secolo.
ORATORIO o SANTUARIO DI SANTA MARIA
Costruita tra il 1400 e il 1477, la chiesa sorge vicino ai resti del castello dei conti di Biandrate, distrutto nel XIII secolo. Nel XVII e XVIII secolo l’oratorio-santuario di Santa Maria fu residenza di eremiti che ne hanno garantito la conservazione.
(A Quarona, la cappella della Pietà, nota anche come Santo Sepolcro o di Santa Maria delle Grazie, fu costruita su iniziativa del sacerdote Giovanni Petrus de Agarlla, in onore del santuario di Vanzone negli anni ’80 del Quattrocento, come indicato da due iscrizioni; frammenti di questi affreschi staccati sono conservati oggi nella chiesa di San Giovanni al Monte, vedi http://archeocarta.org/quarona-vc-chiesa-di-san-giovanni-al-monte/ .)
CAPPELLA
Si tratta di un piccola cappella, nei pressi dell’oratorio-santuario, che assomiglia agli edifici del diciassettesimo secolo, ma sicuramente precedente perché conserva un affresco del XV secolo.
Vanzone fu per tutto il XIII secolo, un importante centro feudale dominato dai conti di Biandrate, poi dal XV secolo dalla famiglia Barbavara. Franca Tonella Regis (1997: 112) fa l’ipotesi non documentata che l’edificio corrisponda ai resti dell’antica cappella del castello che si trovava sul sito. Un’altra possibilità è che l’oratorio di Santa Maria fosse in origine la cappella del castello e che questo edificio fosse l’originaria cappella di Santa Maria. Il rispettivo orientamento dei due edifici (est per questa cappella e ovest per la chiesa) potrebbe rafforzare questa nuova ipotesi.
A luglio 2018 sono terminati lavori di consolidamento del tetto della cappella. L’intervento è stato curato dalla commissione “Montagna antica montagna da salvare” del Cai di Varallo.
Descrizione dei siti:
ORATORIO o SANTUARIO DI SANTA MARIA
Il piccolo edificio, ad aula unica, presenta un basso campanile.
Sulla parete sud della quarta campata ci sono quattro pannelli con scene della Vita della Vergine che facevano parte di un ciclo più lungo e importante, datato agli ultimi decenni del XV secolo e attribuito alla scuola di Luca de Campo. I riquadri rappresentano: la natività di Gesù, l’adorazione dei Magi, il transito e l’assunzione di Maria. Sempre sulla parete sud, frammenti della raffigurazione del martirio di san Lorenzo.
Sono state rilevate somiglianze con gli affreschi della Cappella del Rosario nella chiesa di San Gaudenzio a Baceno.
CAPPELLA
Sulla parete di fondo, l’affresco oggi attribuito alla bottega dei Cagnola, porta la data del 1464 (o 1494). A destra, le immagini dei santi Lorenzo e Stefano e, a sinistra, la raffigurazione della “Messa di San Gregorio” (Gregorio Magno, papa dal 590 al 604), nel momento dell’apparizione del Cristo di Pietà che versa il sangue nel calice.
Tra le due scene è interposta la figura di una pagina srotolata su cui è scritta, in caratteri gotici, una lauda in volgare composta da cinque strofe, preceduta da un testo latino che ricorda la miracolosa apparizione e la concessione dell’indulgenza di 14 anni a chi avesse recitato la lauda. L’origine del testo verrebbe da un preciso rituale liturgico o da un libro di preghiere del periodo carolingio tradotto in un dialetto che circolava nell’Italia settentrionale (Rigaux, 2009, 977) ed è uno dei più antichi documenti in volgare della diocesi di Novara.
Dominique Rigaux sottolinea che l’opera rappresenta una testimonianza precoce in Valsesia dell’immagine del Cristo di pietà che reca indulgenza. (Un esempio posteriore, dipinto da Francesco Cagnola, si trova nella chiesa di San Giovanni al Monte di Quarona e datato 1523).
Informazioni:
Frazione Vanzone di Borgosesia, colle Santa Maria.
Parrocchia tel. 0163 25020
La cappella è quasi di fonte all’oratorio-santuario, a pochi metri a nord-est (talora indicata come “affresco Messa San Gregorio”).
Links:
Bibliografia:
Rigaux D., Autour de la messe de saint Grégoire. Visée pastorale et réalisme rural, Institut d’Etudes Augustiniennes, Paris 2009
Tonella Regis F., Messe de saint Grégoire, Vanzone di Borgosesia (VC) / Messa di San Gregorio, Vanzone di Borgosesia (VC) in: Une mémoire pour l’avenir. Peintures murales des régions alpines / Una memoria per l’avvenire. Pitture murali delle regioni alpine, Interlinea edizioni, Novara 1997
Fonti:
Fotografie e notizie tratte nel 2019 dal sito, non più attivo nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr/.
Foto in alto da http://www.caivarallo.it/valsesia/
Data compilazione scheda:
29 giugno 2019 – aggiornam. maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese



Alto Sermenza – Rimasco (VC): Chiesa parrocchiale di San Giacomo
Storia del sito:
A partire dal 1449 i documenti attestano un edificio religioso costruito nel nucleo più antico del paese, ora frazione, di Rimasco. Nel 1479 la chiesa ottenne la separazione dalla pieve di Boccioleto e all’epoca aveva un’unica navata, non vi erano cappelle e possedeva solo un piccolo altare oltre a quello maggiore, il soffitto era di legno, ad eccezione del coro, che era provvisto di volta; la facciata era priva di entrata in quanto prospiciente la stalla di un privato e non vi era campanile, sostituito da una “turricula” con due campane (visita pastorale del 1590). Tra la fine del Cinquecento e nel Seicento furono eseguiti lavori di un rifacimento pressocchè totale e che portarono all’erezione della nuova chiesa entro il 1702.
La struttura attuale, provvista del tradizionale portico e del campanile a guglia slanciata, presenta una pianta a croce latina con abside quadrata. Probabilmente fu anche allungata la navata e il cimitero, che precedentemente circondava la chiesa, fu collocato sul lato nord.
Le uniche tracce superstiti dell’antica chiesa sono delle porzioni di affreschi visibili all’interno e che risalgono alla prima metà del ‘400.
Descrizione del sito:
Il restauro del 2005 ha permesso di portare alla luce sulla parete nord della navata nuovi dipinti medievali che si aggiungono alle due figure di Sante già prima visibili. I frammenti pittorici fanno ipotizzare decorazioni molto più estese che comprendevano la navata e l’abside. I documenti (1590, 1641) riportano solo generiche indicazioni di un coro dipinto ed è difficile capire se siano da riferire ad una decorazione del Quattrocento o successiva: oggi dietro l’altare è presente solo un affresco di Gaudenzio Ferrari (prima metà del XVI secolo) di ridotte dimensioni.
Sono state recuperate interamente le due figure di sante, già parzialmente visibili: santa Maria Maddalena e santa Margherita; sono stati scoperti un san Lorenzo, un frammento di Santa/o non identificabile, una fascia decorativa soprastante e due riquadri più un lacerto, appartenenti ad un “Ciclo dei Mesi” collocati sotto le precedenti immagini: le figure rimaste rappresentano Febbraio, Marzo e Aprile. In base alla collocazione e ai soggetti è possibile ipotizzare che le dimensioni originarie del Ciclo dei mesi fossero circa m 9; il frammento verticale a doppio filetto bianco e rosso (a sinistra di san Lorenzo) doveva essere la cornice conclusiva di tutta la teoria di santi separati tra di loro solo da un filetto bianco. La fascia decorativa a semicerchi grigi e rossi corrispondeva forse all’altezza della navata nel Quattrocento, considerando che il piano di calpestio era più basso, come rivelano i Mesi, nascosti in parte dall’attuale pavimento; quindi la navata probabilmente non superava in altezza quattro metri.
Non è chiara la funzione della nicchia emersa nel corso del restauro e che ha causato in parte la perdita dell’immagine del diacono Lorenzo e del mese di Gennaio, essa però racchiudeva al suo interno una testimonianza dei lavori realizzati nel 1935 nella chiesa.
I dipinti sono un documento importante per la storia dell’edificio e assumono analogo rilievo sul versante dell’artista come dell’iconografia. La raffigurazione di santi martiri orientali conferma devozioni diffuse in Valsesia e una, particolarmente radicata in Val Sermenza, per san Lorenzo, più volte rappresentato.
Il ciclo dei Mesi è attualmente unico in Valsesia, dove nei pochi esempi di decorazioni di zoccoli, compaiono la raffigurazione dei Vizi o delle Opere di Misericordia.
La critica attribuisce gli affreschi all’artista novarese attivo nella chiesa parrocchiale di Boccioleto (vedi http://archeocarta.org/boccioleto-vc-chiesa-parrocchiale-di-san-pietro-e-cappella-dei-ss-quirico-e-iulitta/ ) ed operante nel primo ‘400. I mesi di Febbraio e Marzo sembrano di esecuzione qualitativamente inferiore e sono dipinti su un intonaco sottostante rispetto a quello dei Santi, ma al momento attuale per lo stato di conservazione e per una non facile lettura, si potrebbe pensare ad un intervento di aiuti in giornate diverse della stessa campagna decorativa.
Informazioni:
Il 1º gennaio 2018 Rimasco si è fuso con Rima San Giuseppe per formare il nuovo comune di Alto Sermenza.
Parrocchia, tel. 016 95105
Links:
https://www.comune.altosermenza.vc.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere
https://www.invalsesia.it/chiesa-parrocchiale-di-san-giacomo-rimasco/
Fonti:
Fotografie e notizie tratte nel 2019 da pagine del sito, non più esistente nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr//node/2812.
Data compilazione scheda:
28 giugno 2019 – aggiornam. maggio 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Varallo (VC): ex oratorio di San Pietro martire
Storia del sito:
L’edificio si trova nei pressi della foce del torrente Mastallone e fu realizzata nel 1336 da Milano Bertaglione da Varallo, capostipite della famiglia Scarognini. Ebbe vicende analoghe a quelle della chiesa di San Giovanni Battista, vedi http://archeocarta.org/varallo-vc-collegiata-san-gaudenzio-chiesa-giovanni-battista/
L’edificio fu abbandonato e sconsacrato nel diciannovesimo secolo e usato come granaio o capannone di fortuna. Nel 1941, la Comune prese in considerazione la sua demolizione, ma su iniziativa della Soprintendenza dei Monumenti del Piemonte e di studiosi, si poté salvarlo ed effettuare lavori di restauro che, nel 1967, rivelarono gli affreschi dell’area absidale.
Descrizione del sito:
Gli affreschi nell’abside di San Pietro Martire, risalenti alla metà del XV secolo, sono attribuiti a Johannes de Campo e alla sua scuola. Il programma iconografico presenta il Cristo Pantocratore (o Maiestas Domini) circondato dal Tetramorfo (i simboli dei quattro Evangelisti). Nell’intradosso c’è una serie dei profeti (Abacuc, Daniele, Ezechiele, Geremia, Mosè e altre figure non riconoscibili): Gli Apostoli sono raffigurati nel cilindro dell’abside che è perforato da due nicchie: in una di esse ci sono un uomo e una donna in preghiera, probabilmente i donatori degli affreschi.
Nel registro inferiore del cilindro absidale è raffigurata la schiera dei Vizi (riconoscibili: avidità, invidia, orgoglio, ira, pigrizia). La Pinacoteca di Varallo conserva gli affreschi staccati dei profeti Giona e Isaia e la scena del martirio di San Pietro di Verona.
Fuori dalla chiesa, frammenti di affreschi poco leggibili sul muro sud. Tra loro, sant’Antonio Abate e Santa Petronilla, quest’ultima quasi a grandezza naturale, dipinta da Gaudenzio Ferrari “in una notte luna piena” (Bordiga G., 1830, p.20).
Informazioni:
La chiesa sconsacrata è volte erroneamente denominata “Eremo di San Pietro”.
Comune, tel. 0163 562711
Links:
https://www.invalsesia.it/home/altri-punti-di-interesse-in-varallo/
Bibliografia:
Bordiga.G., Storia e guida del Sacro Monte di Varallo, Tipografia Caligaris, Varallo, 1830
Fonti:
Fotografie e notizie tratte nel 2019 dal sito, non più attivo nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr/
Data compilazione scheda:
28 giugno 2019 – aggiornamento giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta- Gruppo Archeologico Torinese