Provincia di Torino
Lugnacco (TO) : Antica pieve di Santa Maria
Storia del sito:
Nel luogo ove oggi è la Pieve sorgeva probabilmente un santuario celtico. In zona fu ritrovato un monolite (vedi scheda).
Probabilmente sui resti del tempio fu costruita una chiesa paleocristiasna e poi, nel secolo XI, la Pieve attuale. Il Paviolo afferma “…l’esistenza, sotto l’attuale edificio dell’XI secolo, di un fabbricato risalente al V secolo, inoltre il rinvenimento di urne cinerarie, lucernette sepolcrali e pitture mitologiche confermerebbero in quello stesso luogo culti precristiani”. Il Bertolotti conferma tali ritrovamenti di epoca romana. Nel 1975, il pievano Don Riva segnalava che, durante i lavori di restauro nella chiesa, era stata rinvenuta una tomba costruita con laterizi romani. Ricordava inoltre che altre tombe erano state scoperte sul lato nord dell’edifico, nella parte esterna, in occasione di scavi di fondazione per la costruzione del marciapiede attiguo alla chiesa.
La Pieve, che è la più antica della valle di Chy, è dedicata a Santa Maria; per circa un secolo è stata denominata della “Purificazione di Maria”.
Le prime notizie scritte, riguardanti tale edificio, risalgono ad un documento relativo all’istituto plebano della diocesi d’Ivrea: si tratta in particolare di una visita pastorale effettuata nel 1329 dal vescovo Palayno.
L’edificio ha poi subito diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli fino ad assumere l’aspetto attuale, interamente intonacato. Originale è rimasto il campanile romanico.
Descrizione del sito:
La facciata sud-ovest della chiesa, a gradienti, presenta una particolarità piuttosto rara dal punto di vista architettonico: la posizione atipica del campanile in facciata, con funzione di portico d’ingresso. Tale modello tipologico è di origine francese e viene detto “clocher porche”. Una piccola porzione di muro romanico si conserva su un lato dell’edificio ed è decorata da una serie di lesene raccordate da due archetti pensili. In corrispondenza della quinta lesena, a partire dalla facciata principale, è stata praticata una finestra.
Il CAMPANILE si eleva su una pianta rettangolare per cinque piani. Le prime tre specchiature sopra l’ingresso sono decorate con un motivo di archetti pensili, nella seconda è ricavata una feritoia e nella terza un’apertura con arco a pieno centro. Il ripiano della cella campanaria è aperto da una bifora con capitello a stampella poggiante su una lastra di pietra. Spessi strati di malta ricoprono la muratura del campanile che è costituita da pietre di forma irregolare disposte senza ricerca di orizzontalità nei corsi.
Intorno al 1980 le ricerche effettuate dalla Soprintendenza alle Belle Arti hanno portato alla luce tracce di affreschi sul campanile (precisamente in corrispondenza dell’apertura con arco a pieno centro del terzo piano e delle bifore della cella campanaria) e sulla parete in facciata, a sinistra del campanile.
L’impianto planimetrico della chiesa è di tipo basilicale, ma non presenta absidi. La navata centrale ha volta a botte sorretta da archi trasversali mentre quelle laterali sono voltate a crociera. Ai lati del presbiterio, di pianta quadrata, sono disposti simmetricamente due locali, uno adibito a cappella, l’altro a sacrestia.
Nei pressi della Pieve sorgono i resti del castello di ARONDELLO, rimaneggiato nel corso dei secoli, che probabilmente era sede feudale con giurisdizione sulla valle.
Informazioni:
La chiesa è sita lungo la strada per Vistrorio, su un poggio collinare. È chiesa Parrocchiale, della Parrocchia intitolata alla Presentazione di Gesù al Tempio. Per contattare le sorelle del Monastero francescano attiguo è possibile chiamare il 3381766421.
Links:
http://www.comune.lugnacco.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=2221
http://www.uni3ivrea.it/SANTUARI%20E%20PIEVI%20IN%20CANAVESE/LEZ3/Dynamic/lez3.html
http://www.valchiusella.org/paesi/bassa-valle/lugnacco/
Bibliografia:
BERTOLOTTI A., Passeggiate nel Canavese, Tomo V, tipografia F. L. Curbis, 1871
PAVIOLO A., Canavesani tra gloria e oblio, Lions Club Alto canavese, S. Giorgio C.se, 1987
Fonti:
Notizie tratte nel 2006 dal sito www.prolocolugnacco.it, nel 2014 non più esistente.
Fotografia in alto da www.valchiusella.org, in basso dal sito www.uni3ivrea.it.
Data compilazione scheda:
25/05/2006 – aggiornam. giugno 2014 e 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Lugnacco (TO) : Stele megalitica o monolito
Storia del sito:
Il monolito (una sola pietra) o stele megalitica (mega = grande; Lithos = pietra) o anche, meno correttamente, menhir, è simile a quelli trovati a Chivasso (vedi scheda) e Mazzè (vedi scheda).
Secondo la tradizione orale locale, al monolito in passato venivano incatenati i malfattori. Anche secondo Ramella il monolito, nel Medioevo, fungeva da berlina.
Il reperto fu rinvenuto nel 1975 dal Gruppo Archeologico Canavesano.
Descrizione del rotrovamento:
Il monolito è di forma affusolata; misura m 3,85 in altezza e 1,20 di circonferenza alla base e 1,10 nella parte superiore e pesa circa 1800 Kg.
All’altezza di m 1,55 da terra vi è il primo di otto incavi, dei quali sei di cm. 6×4 e gli altri due di dimensioni più ridotte.
Informazioni:
Strada provinciale 65, a lato del cimitero, attiguo all’edificio della Pieve della Purificazione di Maria. Comune di Lugnacco, tel. 0125 789014
Links:
http://www.comune.lugnacco.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=33477
http://www.valchiusella.org/archeologia/il-menhir-di-lugnacco/
http://www.mattiaca.it/stele/stele.jpg
Bibliografia:
RAMELLA, Archeologia in Canavese, Pavone C.se, 1980
GAMBARI F.M., La preistoria e la protostoria nel bielllese: breve aggiornamento sulle ricerche nel territorio, Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, n. XLIV, 1990-1991
Fonti:
Fotografia in alto da Wikipedia; in basso da http://www.mattiaca.it/stele/stele.jpg
Data compilazione scheda:
25/05/2006 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Loranzè (TO) : Masso coppellato
Storia e descrizione del sito:
Il masso è anche localmente denominato “Roc dij mascun” (pietra degli stregoni). Il masso coppellato ha una dimensione di circa quattro metri quadri di superficie (2 x 2,10 m circa di base) e 1,45 m di altezza.
Sul masso si osservano una serie di incavi incisi dall’uomo presumibilmente tra il Neolitico e l’Età del Ferro. Intorno ad una coppella centrale notevolmente più ampia delle altre, sono presenti una novantina di coppelle di varie dimensioni, talune collegate da canaletti, alcune circolari, altre ovoidali.
Informazioni:
Situato in regione “pian dl’Aral” alla sommita di uno sperone di roccia che domina la pianura sottostante. Info Comune tel. 0125 53646
Link:
http://www.comune.loranze.to.it
Bibliografia:
FASSIN; GALLO; VENTOSI, Tracce dell’uomo antico tra i massi coppellati del Canavese in “Sopra e sottoterra: rivista canavesana di archeologia e scienze del territorio”, Editore Bolognino, Ivrea TO, 2001
Fonti:
Fotografia dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
14/05/2007 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Lombardore (TO) : Resti del ricetto
Storia del sito:
Collocato all’estremo lembo della Vauda canavesana dove il torrente Fisca si getta nel Malone; l’antico “Fiscanum”, poi chiamato “Castrum Longobardorum” trae origine da un insediamento longobardo attorno al X secolo. La parte più antica del paese è il cuneo sopraelevato dove attualmente sorge la chiesa parrocchiale, dove i primi abitatori avevano eretto un fortilizio dominante l’intera pianura sottostante. Vi fu costruito successivamente un ricetto per il deposito di viveri e granaglie e come rifugio per gli abitanti del borgo durante gli assedi. Il nucleo abitato sorse a ridosso del castello, lungo un crinale ancora oggi attraversato dall’unica via principale che sfocia nella vasta piana morenica delle Vaude. Luogo militarmente strategico, nel corso dei secoli, Lombardore fu sovente terra di confine; per questo il borgo era cinto da mura con porte di accesso ai quattro lati; delle quali ne sono rimaste due, benché rimaneggiate più volte nel tempo.
Ai longobardi succedettero i Marchesi di Ivrea, che lo cedettero all’Abbazia di Fruttuaria. Con Feletto, Montanaro e S. Benigno, per oltre 700 anni Lombardore sottostò ai monaci benedettini dell’Abbazia, per passare, a metà Settecento, sotto giurisdizione di casa Savoia.
Venuta meno la ragione della cinta muraria, nei secoli XVIII e XIX il villaggio prese ad espandersi nella piana ai piedi del promontorio nella regione denominata Beltrama. Un altro insediamento abitativo prese forma ad occidente, di nome Campo o Campeggio, che i Savoia adibirono a poligono di tiro. Lombardore è patria di Antonino Bertolotti (1834-1893), storiografo, autore di Passeggiate nel Canavese, opera in otto volumi in cui vengono descritte le diverse contrade del territorio canavesano.
Descrizione del sito:
Delle porte medievali dell’antico ricetto ne è rimasta una all’inizio del paese e l’altra in via Ripa Fisca, la suggestiva torre-porta.
Il castello, ora Municipio, presenta visibili resti delle mura nella facciata verso cortile.
Informazioni:
Nel centro storico.
Link:
http://www.ilmonferrato.info/to/lmbard/lmbard1.htm
http://web.tiscali.it/comunelombardore/info.htm
Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Fonti:
Fotografia da http://web.tiscali.it/comunelombardore/info.htm
Data compilazione scheda:
8 luglio 2010 – aggiorn. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Lemie (TO) : Ponte di Forno
Storia e descrizione del sito:
Il ponte è eretto sul torrente Stura ed è simile ad altri ponti in pietra, tipici delle Valli di Lanzo, quale il più noto “ponte del Diavolo” a Lanzo (vedi scheda).
Risale all’anno 1477 e venne eretto grazie alla munificenza dei fratelli Goffi, titolari della concessione per lo sfruttamento delle miniere locali di ferro e rame; per questo è anche detto “ponte Goffi”.
La borgata ove si trova è detta “Forno” perché vi erano stati costruiti forni per la fusione dei metalli estratti dai monti circostanti e conserva i resti del borgo minerario, attivo nel sec. XIV.
Il ponte è in pietra, formato da due arcate disuguali a schiena d’asino. Al centro dell’arcata maggiore vi è un’edicola dedicata alla Madonna, in origine affrescata. Si ritiene che l’edicola sia stata costruita per accrescere il peso del centro dell’arco e quindi la spinta tra i due blocchi laterali.
Informazioni:
Links:
http://www.vallediviu.it/borgata-forno/
Fonti:
Fotografia tratta dal sito http://www.vallediviu.it
Data compilazione scheda:
25/05/2005 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A.Torinese
Lemie (TO) : Cappella di San Giulio
Storia e descrizione del sito:
La cappella di San Giulio, nella borgata di Forno, risale anch’essa al sec. XIV e alla generosità della famiglia Goffi. Ancora nella prima metà del 1800 si poteva leggere sulla facciata la dedicazione con la data del 1486.
San Giulio è sconosciuto nelle Valli di Lanzo ed è invece legato alla zona di Orta, dalla quale provenivano molti immigrati a Forno.
La Cappella è molto semplice e costituita da un presbiterio quadrato cui venne aggiunto un atrio per i fedeli. L’interno è ad una navata coperta da una volta a botte con affreschi della seconda metà del XV secolo di un pittore sconosciuto che viene detto “maestro di Forno di Lemie”. Analogie con opere coeve di altre chiese piemontesi sembrerebbero indicare un artista formatosi nella seconda metà del XV secolo in ambiente jaqueriano, forse addirittura un membro della famiglia Jaquerio.
Sulla parete di fondo la Madonna in trono con il Bambino e a sinistra santa Lucia e il beato Amedeo IX di Savoia; a destra san Giulio che presenta alla Vergine tre personaggi che una sottostante iscrizione in caratteri gotici identifica con tre membri della famiglia Goffi.
Sulla parete di sinistra sono dipinti su due fasce, a partire dall’alto, le figure di san Michele Arcangelo, san Sebastiano, san Giovanni Battista, santa Cristina e santa Caterina.
Sulla parete destra vi sono sant’Antonio Abate e san Giorgio che trafigge il drago e salva una damigella piangente. Quest’ultimo dipinto è notevole per la cromaticità e per la raffigurazione del paesaggio.
Sulla volta vi è l’immagine di Dio Padre e dell’Annunziata; sul lato sinistro dell’arco di ingresso del presbiterio, in origine sul cammino dei viaggiatori, è rimasta la parte superiore della figura di San Cristoforo.
Restaurata nel 2014 vedi la cappella di san giulio
Informazioni:
In borgata Forno. Visitabile installando l’app: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it
Links:
http://www.vallediviu.it/cappella-di-san-giulio/
Bibliografia:
MASSARA G.G. Un ciclo pittorico al Forno di Lemie Soc. Storica Valli di Lanzo, Lanzo, 1979
Fonti:
Fotografie tratte dal sito www.vallediviu.it. L’ultima in basso di M. Actis Grosso dal sito www.chieseromaniche.it
Data compilazione scheda:
25/05/2005 – aggiornam. 2011 e giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A.Torinese
Leini (TO) : Torre
Storia del sito:
Il nome antico era Leynì; dopo la seconda guerra mondiale subentrò la tendenza a scriverlo: Leinì. A febbraio 2009 il Ministero dell’Interno della Repubblica Italiana sentenziò che il nome del comune è quello che ha stabilito il Regio decreto del 1939, cioè senza la “y” e senza l’accento finale trasformandolo in “Leini”.
Dagli inizi del XIV secolo Leynì fu feudo dei Provana. Nel 1387 un documento tratta un conto pagato dai Provana per fortificazioni e riparazioni “recepti et ville” di Leynì. Probabilmente la fortificazione ospitava case abitate permanentemente. Vi era un castello, di cui ora resta il nucleo, e la torre nella quale Amedeo VIII di Savoia nel 1403 firmò con Teodoro di Monferrato il contratto delle nozze dei figli.
Ricetto e castello occupavano l’area nord-occidentale del “borgo nuovo” delimitato da un fossato e da una roggia. Il sito del ricetto è soprelevato di circa m 2,5 rispetto al terreno circostante, e pare che la motta sia artificiale.
Descrizione del sito:
È ancora leggibile il tracciato delle mura; ne restano infatti alcuni tratti della parte inferiore nei lati a nord e a levante, formati da ciottoli disposti a spina di pesce.
La TORRE è detta DELL’AMMIRAGLIO in riferimento ad Andrea Provana, l’ammiraglio che combatté a Lepanto nel 1571. È una costruzione che risale al XIV secolo, a forma di parallelepipedo, in laterizio, quasi senza aperture ed un coronamento rimaneggiato in epoca successiva.
Informazioni:
Links:
http://www.comune.leini.to.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Leini
Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I Ricetti, Edialbra, Torino, 1978
Fonti:
Fotografia dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
29/05/2006 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Lauriano (TO) : Resti del Castrum
Storia del sito:
Il comune di Lauriano si trova nel territorio riferibile alla città romana di Industria (vd. scheda), i cui resti sono amministrativamente nel territorio dell’attuale Monteu da Po. Reperti di epoca romana (monete, statuette, monili) vennero trovate a Lauriano nel 1745 in un pozzo e in altri luoghi e poi nel 1808 a seguito degli scavi eseguiti dal Conte Morra. Vi furono altri sporadici ritrovamenti di monete nei primi decenni del 1900.
Dell’abitato di Lauriano si hanno notizie certe solo in un documento dell’imperatore Ottone III del 7 maggio 999 che lo definisce “Lavriana”. In un diploma dell’imperatore Arrigo del 1014 viene confermata la cessione di “Levranum” al Vescovo di Vercelli. Dal sec. XII al XIV il territorio fu, anche contemporaneamente, feudo del Vescovo e dei Marchesi del Monferrato, in seguito passò ai Savoia. Probabilmente il primo nucleo dell’abitato sorse sulla collina del Romitorio, successivamente si spostò verso il basso, ove è tuttora. L’abitato subì molte traversie, saccheggi, incendi, distruzioni, particolarmente intorno al 1625; infine vi fu la devastante alluvione del 1835.
Su un colle rimangono, sotto un intrico di vegetazione, soltanto le rovine dell’antico “castrum”, che era probabilmente un complesso fortificato del XII secolo con strutture difensive, avente la funzione di ricetto, cioè luogo di deposito di prodotti agricoli e di rifugio per la popolazione in occasione di pericolo. Si hanno notizie di questo edificio da una sorta di elenco delle mura e fortificazioni del Ducato di Mantova e Monferrato compilati nel 1597-1598
Dai documenti che si riferiscono a Laurino, in latino ed in italiano, risulta, il 7 Febbraio 1598 a firma di Alex Ferrero, giurisdicente di Lauriano, che già sul finire del XVI secolo l’ “antiquum castrum” era da tempo abbandonato e ridotto a “castello ruinato”, in rovina probabilmente a causa del prelievo di materiale per nuove costruzioni. Già allora le rovine erano circondate da rovi: “rippagi pieni di spine”! In un documento del 17 Novembre 1714 la struttura viene descritta come “castello antico di detto luogo e affatto demolito, cioè il sitto del medesimo al presente del tutto rimboschitto in misura di giornate due”. Tale descrizione, se esatta, ci fornisce la ipotetica estensione del sito fortificato circa mq. 7.600.
Si hanno notizie dell’esistenza di una chiesa privata dedicata a San Salvatore “ecclesia Sanctii Salvatoris de Castro Lauriani” perché citata nell’elenco delle decime relative agli anni 1357-1359.
Descrizione del sito:
Oggi sotto l’intrico di rovi è possibile vedere i ruderi del castrum e intorno alla sommità della collina un muro a secco formato da pietre e mattoni di recupero alto all’incirca m. 3 e con spessore di base superiore al metro.
Informazioni:
Sulla cima della collina più alta di Lauriano, nei pressi della Chiesa del Romitorio (vedi scheda). Le rovine sono localmente denominate “castlas”.
Bibliografia:
BAROETTO L., ELIA R., Ricordi di Lauriano, Edizioni Pro Loco Lauriano-Piazzo
MARZI A., I segni del popolamento: abitati, chiese e castelli in età tardomedioevale, in CIGNA A., SETTIA A. (a cura di), DCCCCXCVIII – 1999 Per un millennio da Trebledo a Casalborgone, Chivasso, 2000
ROSADA M. (a cura di),“Rationes Decimarum Italiae” nei sec. XIII-XIV , Città del Vaticano, 1990
Fonti:
Immagine da: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Antico_insediamento_lauriano.JPG
Data compilazione scheda:
05/10/2005 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Lauriano (TO) : Chiesa del Romitorio
Storia del sito:
La denominazione esatta è Chiesa di Santa Maria dell’Assunzione “Supra Montem” con annesso Romitorio.
La Chiesa viene citata in un documento del 1750 che la indica come parrocchiale sin dal 1113, dedicata a SANTA MARIA DELL’ASSUNZIONE “SUPRA MONTEM”, la cui festa patronale ricorreva il 13 Maggio.
Accanto alla chiesetta, intorno al 1100, vi era il Cimitero, chiuso nel 1548, quando la Chiesa non fu più Parrocchiale. La struttura romanica, XI-XIII sec., è stata rimaneggiata nel corso dei secoli. Sicuramente è rimasta originale l’abside.
La modifica maggiore fu la costruzione accanto al lato destro della Chiesa dell’abitazione dell’eremita, affiancata da un arco di mattoni a vista, probabilmente come sostegno dell’edificio sul lato più scosceso della collina. L’ “eremita”, dal quale deriva l’attuale nome della Chiesa, cioè “ROMITORIO”, viene ricordato in documenti della fine del 1600; altri religiosi vi abitarono nel secolo seguente. Dal 1826 non si hanno più notizie della presenza di eremiti nella chiesetta.
Alla fine del 1700 venne ricostruito l’altare in forme barocche.
In epoca imprecisata divenne proprietà dei conti Morra di Lauriano che, nel 1808, fecero costruire sotto il pavimento della Chiesa 24 loculi per adibirla a cappella cimiteriale della famiglia. Vi furono sepolte 18 salme fino al 1936, quando vennero vietati i cimiteri privati.
Descrizione del sito:
La struttura è molto semplice con la facciata intonacata e priva di decorazioni su cui si aprono la porta, una finestrella alla destra ed un occhio a forma di trifoglio. Vi è un piccolo campanile.
La parte più antica che si è conservata, del XII secolo, è l’abside semicircolare con l’esterno di mattoni a vista, con tre finestrelle, di cui solo due aperte. Superiormente corre una fila di archetti ciechi.
L’impianto della Chiesa è a croce latina priva di transetto, con volte a crociera. All’interno dell’abside restano tracce di affreschi, molto degradate per l’umidità.
L’edifico del Romitorio è composto di quattro piccoli locali su due piani, collegati da una scala di sette gradini. Dall’esterno, attraverso una porta, si accede al piano terra dove si trovano un piccolo ingresso, una cucina molto degradata, una porta di ingresso alla Chiesa e una grande stanza con due finestre. Al piano superiore vi sono altre due stanze, una più grande e una di piccole dimensioni. L’intero edificio necessita di restauri.
Informazioni:
Sulla cima della collina più alta di Lauriano. Info Famiglia Baroetto tel. 011 9187570
Links:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lauriano
Bibliografia:
BAROETTO L., ELIA R. Lauriano e le sue chiese nel tempo, Edizioni. Pro Loco Lauriano-Piazzo
BAROETTO L., ELIA R. Ricordi di Lauriano, Edizioni Pro Loco Lauriano-Piazzo
MARZI A., I segni del popolamento: abitati, chiese e castelli in età tardomedioevale, in CIGNA A., SETIA A. (a cura di), DCCCCXCVIII – 1999 Per un millennio da Trebledo a Casalborgone, Chivasso, 2000
Fonti:
Notizie e foto in alto tratte nel 2005 dal sito http://members.xoom.virgilio.it/_XOOM/prolauriano/romitorio.html, non più attivo nel 2014.
Foto in basso da www.ilmonferrato.info
Data compilazione scheda:
19/07/2005 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Lanzo (TO) : Ponte del Roch o del Diavolo
Storia del sito:
Il Ponte del Roch o Ponte del Diavolo, come ancora oggi viene tradizionalmente chiamato, deve probabilmente il suo nome a una leggenda popolare che ne attribuirebbe la costruzione al diavolo, il quale, in cambio dell’anima del primo che lo avesse attraversato, lo avrebbe edificato nel corso di una notte. Probabilmente tale attribuzione nasce dallo stupore popolare derivato dall’audacia e dalle difficoltà che si sono dovute affrontare per portare a termine l’opera. In realtà documenti di archivio, gli Statuti ed i conti della Castellania di Lanzo e Valli, redatti dall’11 settembre 1377 al 20 settembre 1380 dal Castellano sabaudo Aresmino Provana signore di Leinì, attesterebbero la data di costruzione al 1378. Fu infatti nel XIV secolo, in seguito a una deliberazione presa il 1 giugno 1378 dalla Credenza raccolta nella Chiesa di Sant’Onofrio, alla presenza del Castellano Aresmino Provana, che iniziò la costruzione del ponte del Rocco. Per portare a termine l’opera si spesero 1400 fiorini e dal Sovrano si ottenne facoltà di porre per dieci anni un dazio sul vino per ammortizzare tale spesa. Il nome del probabile costruttore potrebbe derivare da un rotolo pergamenaceo dell’Archivio di Stato di Torino in cui si annota che in data 15 luglio 1378 la Castellania corrispose dei pagamenti a un certo Giovanni Porcherio “pro preparacione et aptacione primi pontis basterie (ponte basterie, a causa della sua forma a basto, un tipo di sella dalla forma molto arcuata). La costruzione del ponte si deve probabilmente a scopi difensivi: doveva infatti garantire alle valli uno sbocco anche sulla riva destra del torrente Stura in caso di ostilità con i Principi d’Acaia, nell’orbita dei quali erano gli abitanti di Balangero, Mathi e Villanova, e con il Marchese di Monferrato, signore di Corio e di altre zone verso il Canavese. Il ponte permetteva inoltre di controllare tutto il traffico pedonale che, tramite mulattiere e sentieri, era obbligato a radunarsi e a passare in sicuri punti vigilati per le perquisizioni e le esazioni di gabelle.
Descrizione del sito:
Il ponte si trova tra le spalle del monte Basso in sponda destra della Stura e la spalla del monte Buriasco; è interamente costruito in pietra e la sua gittata è di circa trentasette metri. Il suo impalcato all’estradosso è profilato a schiena d’asino, cosicché esso può alzarsi sul pelo delle acque in piena di sedici o diciassette metri. Percorrendo il ponte, circa a metà del camminamento, si erge un’arcata che in epoca medievale era dotata di una porta custodita da una sentinella. In caso di guerra o di pestilenza la porta veniva chiusa impedendo il transito del ponte.
Informazioni:
Parco del Ponte del Diavolo, con ingressi da via Frasca, via Papa Giovanni XXIII e via Cafasse. Dal 1979 la zona è parco protetto; nei pressi del ponte si trovano le caratteristiche “Marmitte dei Giganti”, particolari conformazioni rocciose, frutto di fenomeni erosivi dell’epoca glaciale.
Links:
http://www.comune.lanzotorinese.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=29889
Bibliografia:
AUDISIO A., RAVET B. G., Il ponte del Roch o del Diavolo a Lanzo Torinese, Società storica delle Valli di Lanzo, Lanzo (Torino) 1978
JORIO P., 1999, Acque, ponti, diavoli, nel leggendario alpino, Priuli & Verlucca Ed., Torino
Fonti:
Fotografia tratta nel 2014 dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
9 dicembre 2003 – aggiornamento giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Pasquale Spoto – Gruppo Archeologico Torinese