Exilles (TO) : Cappella di San Rocco e san Sebastiano
Storia del sito:
Nel 1660 Pierre Odiard, Console di Exilles, fece edificare a valle del Borgo una Cappella votiva per sé e per la propria famiglia. La piccola Chiesa fu dedicata a San Rocco e San Sebastiano e nei primi tempi ospitò anche le attività della confraternita dei Penitenti Bianchi, detti i “Batù”, che si raccolsero nel nuovo edificio sacro. Questo durò per poco, fino a quando alcune divergenze con Pierre Odiard li ricondussero alla Chiesa principale del comune.
Pierre Odiard fece testamento ai figli Jaques Louis e Jean Baptiste il 25 maggio del 1669 con l’obbligo di tutelare la fabbrica, conservarla in buono stato con operazioni di manutenzione a proprio carico e di celebrare ogni anno la Santa Messa il giorno della festa di Sant’Anna. In seguito però la Chiesa fu abbandonata rischiando di finire in rovina. Questo finché un discendente della famiglia, Louis Odiard fu Simon, si fece carico di alcuni interventi di consolidamento e ristrutturazione, diventandone l’unico proprietario il 30 marzo 1753 mediante un decreto ufficiale redatto nel palazzo episcopale di Pinerolo.
La Cappella votiva si susseguì di padre in figlio, di norma il primo figlio maschio, e rimase un bene della famiglia Odiard sino ai primi anni del XX secolo.
Un ulteriore documento ufficiale che è stato conservato riguardante la cappella di San Rocco e San Sebastiano risale al 1910, quando il Ministero della Pubblica Istruzione che all’epoca dirigeva le operazioni di cernita e tutela dei beni culturali, certificò al proprietario dell’epoca Carlo Odiard che tale edificio era “Monumento pregevole di arte e di storia”.
L’anno seguente, 1911, Carlo Odiard morì ed i suoi successori all’eredità divisero i suoi beni ma nessuno di essi volle occuparsi degli oneri della Chiesetta exillese. La fabbrica quindi passo al nipote, figlio della sorella Dauphine Odiard, Alessandro Reymond.
Da qui la famiglia Reymond si è occupata sino ad oggi della manutenzione dell’edificio e delle celebrazioni eucaristiche organizzate ogni 16 agosto, ricorrenza di San Rocco.
Descrizione del sito:
La Chiesetta presenta un volume contenuto, un unico locale costruito in muratura portante. I muri hanno uno spessore di circa 60 centimetri e la facciata principale dalla quale si accede all’interno è rivolta ad est. Sul lato opposto, quello a ovest, un abside appena pronunciato sporge di circa 35 centimetri. Il manto di copertura in lose irregolari a spacco naturale è dominato da una piccola torretta campanaria alta circa 1,60 metri e viene sorretto da un sistema ligneo alla piemontese.
In principio, l’edificio è stato assemblato nelle sue parti con materiale lapideo di riuso eterogeneo in parte già inciso di bassorilievi paleocristiani e forse alcuni ancor più antichi. Le stesse pietre sono poi state incise nel momento in cui veniva costruita la chiesetta (come quelle in facciata principale riportanti la data e il nome del costruttore Pierre Odiard).
La facciata est è la principale dell’edificio, dalla quale si accede al suo interno attraverso il portoncino che, certamente, è opera di un intervento di ristrutturazione avvenuto nel corso degli anni. Si può notare che sotto la trave lapidea che corre orizzontale in facciata, sulla quale sono presenti la data di costruzione, la rappresentazione del Golgota con le tre croci e alcune scritte poco chiare, vi è una porzione di parete intonacata nella quale si distingue chiaramente un arco. Potrebbe essere un arco di rinforzo strutturale per scaricare meglio i carichi in corrispondenza del colmo, oppure, ipotesi più remota, il segno dell’antica apertura della cappella. Appena sopra, al centro della facciata, spicca una figura antropomorfa: un viso. Altri elementi decorativi in bassorilievo sono evidenti alla base delle due cornici lapidee laterali: a sinistra si trovano dei pesci, il termine ichthys (nella grafia greca del tempo ΙΧΘΥƩ oppure nella grafia bizantina ΙΧΘΥϹ) è la traslitterazione in caratteri latini della parola in greco antico: ἰχθύς, ichthýs («pesce»), ed è un acronimo usato dai primi cristiani che significa “Gesù Cristo, di Dio Figlio, Salvatore”. A fianco è incisa una piccola croce latina, probabilmente opera di un pellegrino di passaggio. Sulla cornice lapidea di destra, in alto, si legge invece il nome del committente Pierre Odiard. Più in basso si trovano alcuni cerchi, uno dei quali ricorda in particolare un nodo celtico. Appena sotto i cerchi vi è la buca per l’acqua santa, comunicante con l’interno, che poteva essere utilizzata dai fedeli anche quando la cappella era chiusa.
La facciata nord dell’edificio è caratterizzata da alcuni interessanti bassorilievi e dalla finestra ad arco strombato. A sinistra, in alto, vi è una pietra sulla quale è raffigurata la santa famiglia cristiana: Maria, Gesù Bambino con l’aureola e Giuseppe con i calzoni e gli attrezzi da lavoro in spalla. Sembrano essere scolpiti su di un vaso sul quale poggia un pane, simbolo di Eucarestia. A destra invece vi è una serie di bassorilievi che sembrano essere connessi tra loro nel raccontare il martirio di San Sebastiano sul colle Palatino ad opera dell’Imperatore Diocleziano. In basso si nota un cavallo, al di sopra una lancia che a sua volta è sormontata da un arco e da una freccia. In alto un bassorilievo raffigurante un uomo trafitto da sette frecce. La finestra è decorata in sommità dal giglio di Francia con ai lati due delfini, simbolo dei Conti d’Albon poi Delfini di Vienne. Più all’interno è raffigurato un angelo.
La facciata ovest, il retro della chiesetta, risulta essere il lato più spoglio di decorazioni. In passato, il terreno a ridosso di quel lato era molto più elevato rispetto ad oggi. Solo nel XX secolo fu scavato il passaggio retrostante l’edificio. Sulle due cornici lapidee sono comunque presenti alcuni bassorilievi, tra i quali si riconoscono la fiaschetta dei pellegrini e la conchiglia. Quest’ultima è simbolo di fecondità per i pagani, e di nascita, intesa come purificazione dello spirito, per i cristiani.
La facciata sud invece è caratterizzata dall’edicola ed ospitò un bassorilievo di San Rocco, trafugato dopo la Seconda guerra mondiale. Sulle pietre che la incorniciano vi sono alcuni bassorilievi: sopra, una composizione floreale, a destra la serie riguardante San Pietro Apostolo che comprende le chiavi del paradiso, la crocifissione del santo a testa in giù e, alla base, una daga romana. Sempre sulla facciata sud, inoltre, è presente sulla cornice lapidea di sinistra un bassorilievo raffigurante un’arma antica. In alto, una formella sulla quale è incisa una figura antropomorfa che potrebbe simboleggiare San Rocco con il suo bastone.
All’interno il soffitto è composto da un’unica volta a crociera intonacata di bianco con costoloni giallo canarino che raggiunge i 4,60 metri in chiave di volta. Il lato ovest è dominato dall’altare lapideo, sormontato da un antico dipinto del XVIII secolo di 1,40 x 2 metri incassato nella sporgenza dell’abside. Il dipinto raffigura in primo piano sulla destra San Rocco accompagnato da un cane e sulla sinistra San Sebastiano mutilato e trafitto dalle frecce. Dietro, ai lati, due penitenti bianchi, i Batù, intenti a pregare Sant’Anna che mostra le sacre scritture alla Vergine Maria ancora fanciulla.
Informazioni:
Entrando all’inizio dell’abitato, a sinistra. La cappella è di proprietà privata. Parrocchia tel. 0122 58312
Bibliografia:
M. Cibonfa, San Rocco e San Sebastiano a Exilles, Politecnico di Torino, 2021
L. Bernard, Exilles tra storia, mito e leggenda, Il Bannie, Exilles 1991
A. Fenoglio, Il Forte di Exilles, un monumento di architettura militare da salvare, Tip. 3C, Torino 1975
E. Patria, Notizie su un antico borgo romano-medievale: Exilles, in «Segusium » n. 8, Susa 1971.
Fonti:
Fotografie di Marco Cibonfa
Data compilazione scheda:
20 ottobre 2021 – aggiornam. 25 ottobre 2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Marco Cibonfa