Carmagnola (TO) : antica Abbazia di S. Maria di Casanova

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Storia del sito:
La chiesa abbaziale di S. Maria a Casanova appartiene al gruppo delle prime chiese cistercensi costruite in Piemonte nel secolo XII. Fu fondata, insieme con il suo monastero, nel 1150 e trasformata nelle attuali forme a partire dal 1680. Le vicende dell’Abbazia di Casanova hanno inizio verso la metà del XII secolo, allorché i primi marchesi di Saluzzo donarono queste terre ai monaci cistercensi. Essi vi si stabilirono e presero a dissodare e bonificare il luogo, in origine ricoperto di paludi e fitti boschi. A questa prima donazione ne seguirono molte altre, unitamente ad esenzioni e privilegi da parte di Papi e Imperatori, che in breve tempo aumentarono grandemente le proprietà del monastero e insieme ne accrebbero il prestigio e il potere. Il sistema adottato dai monaci di Casanova per amministrare tale imponente patrimonio di terre era quello, tipicamente cistercense, delle “grange”, centri autonomi di direzione e organizzazione del lavoro contadino e di raccolta della produzione locale: grandi cascine generalmente disposte su forma quadrilatera, secondo il modello stesso dell’Abbazia, con un ampio cortile centrale.
Già dal XV secolo Casanova era diventato un importante punto di riferimento per la vita religiosa e politica di una vasta zona all’intorno e i suoi possedimenti costituivano all’epoca una delle più cospicue prebende prelatizie di tutto il Piemonte. Nel 1567 Emanuele Filiberto volle mettere freno all’invadenza della proprietà del clero, abolendo di fatto l’inalienabilità del patrimonio ecclesiastico; col risultato che una buona parte delle ricchezze dell’Abbazia prese ad essere stornata in favore dell’abate commendatario di turno. Questo il motivo di continue dispute che cominciarono a sorgere tra casa Savoia ed il Papa, specie ogniqualvolta la carica di Abate restava vacante. E questo spiega anche la schiera di personaggi illustri che, proprio a partire da quegli anni, vollero legare il proprio nome all’Abbazia, dal cardinale Marco Sittico di Altemps, vescovo di Costanza (e abate di Casanova dal 1569 al 1581), al cardinale Maurizio di Savoia, figlio secondogenito di Carlo Emanuele I (e abate dal 1618 al 1642). Il più illustre di tutti resta comunque il principe Eugenio di Savoia, maresciallo d’Austria e celebrato eroe della battaglia di Torino del 1706, che divenne abate di Casanova dal 1688, e tale restò fino al 1730.
Superati indenne, grazie anche a queste protezioni importanti, anni spesso difficili per il resto del Piemonte, i guai per l’Abbazia cominciarono nel 1642, quando fu soggetta ad un primo saccheggio da parte dei soldati calvinisti, che portò alla distruzione di tutti i libri ecclesiastici. Poi vennero un nuovo saccheggio da parte dei Francesi, nel 1693, ed infine la soppressione decretata il 3 aprile del 1792 da Papa Pio VI. La chiesa divenne parrocchia e i 14 monaci che ancora ospitava furono secolarizzati.
Le TRASFORMAZIONI BAROCCHE.
Intorno al 1680, l’abate Innocenzo Migliavacca prese a trasformare completamente l’INTERNO DELLA CHIESA, sovrapponendo alle severe linee gotiche originarie una lussuosa veste barocca. Tutti i pilastri furono rivestiti in muratura; i capitelli in cotto, che in origine erano di forma cubica e molto semplici, furono trasformati in sontuosi capitelli corinzi, così come appaiono oggi. Anche sui fregi delle trabeazioni, sopra i capitelli, furono posti stucchi a grossi fogliami e testine di putti. Furono eseguiti tali lavori dagli stuccatori luganesi Antonio e Francesco Maria Scala di Cadapiano. Nell’arco di quindici anni, tra il 1681 e il 1695, la chiesa abbaziale di Casanova si arricchì delle grandi tele del pittore veneto Federico Cervelli; nell’abside la grandiosa pala dell’Assunta dipinta nel 1685. La volta e le pareti laterali furono affrescate da Bartolomeo Guidobono (1654-1709) e, nel 1792, quando la chiesa venne eretta in parrocchia, vennero collocate le 14 stazioni della Via Crucis donate da Casa Savoia e dipinte da Vittorio Amedeo Rapous, Giovenale Bongiovanni e Giovanni Giovenale.
Il coro ligneo, ispirato a motivi tardo-manieristici di gusto pedemontano, è opera di Giacomo Braeri, maestro intagliatore che lo realizzò nel 1685. Ai lati estremi del transetto vi sono due tribune: quella di sinistra ospita l’organo ottocentesco costruito da Carlo Vittino. Sulla destra si trova la sacrestia grande, di pianta rettangolare e con stucchi al soffitto. Vi sono conservati gli arredi sacri e due pregevoli statue lignee della Vergine. Nel transetto vi sono quattro delle grandi tele del Cervelli, poste al disopra delle cappelle e dell’imbocco delle navate laterali.
Anche le quattro cappelle che si aprono ai lati dell’Altare Maggiore vennero decorate: gli stucchi di cui sono interamente rivestite quelle più esterne, dedicate a San Bernardo e San Benedetto, fanno da cornice a scene ispirate alla vita dei due santi. Gli affreschi sono attribuiti alla cerchia di Bartolomeo Guidobono e databili attorno al 1685. Di mano del Guidobono sono le decorazioni delle due cappelle intermedie, quelle attigue alla zona absidale, dedicate rispettivamente alla Vergine del Rosario quella di sinistra e a San Giuseppe quella di destra. Non presentano stucchi, ma notevoli prospettive architettoniche dipinte.
Tutti gli affreschi e gli stucchi vennero restaurati nel 1992.
Il MONASTERO, lasciato dai monaci nel 1792, passò ai Savoia e fu completamente demolito anche perché devastato da un incendio e fu edificato quello attuale, più vasto, su progetto di Giovanni Tomaso Prunotto, allievo dello Juvarra. Nel 1999 venne acquistato dall’Associazione Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione che lo ristrutturò e lo adibì a “centro di spiritualità”.
Il CAMPANILE. Quello attualmente visibile a lato della chiesa fu fatto costruire nel 1825, su progetto di D. Berruto, in sostituzione di uno precedente che risaliva ai tempi dell’Abate Migliavacca, il quale nel 1690 aveva a sua volta fatto demolire la torre-lanterna originaria.

Descrizione del sito:
L’ARCHITETTURA della chiesa abbaziale, nonostante il pesante rimaneggiamento subito in epoca barocca, denota chiaramente la struttura originale nello stile gotico primitivo, o cosiddetto di transizione, con le forme romaniche che prevalgono all’esterno e quelle gotiche all’interno.

Casanova pianta02La forma planimetrica è del tipo cistercense, con lo schema basilicale a tre navate a croce latina, orientata quasi perfettamente con l’abside verso est. La navata centrale, larga quasi il doppio di quelle laterali, è composta da quattro campate di pianta quasi quadrata, mentre quelle laterali contano ciascuna otto campate. Ogni campata è coperta da un’unica volta gotica a crociera poggiante su pilastri polistili collegati longitudinalmente da archi acuti. Lungo i due lati orientali del transetto si aprono due cappelle per ogni lato, con pianta rettangolare. Sia le quattro cappelle che il coro sono coperti da volte a botte a sezione acuta. Complessivamente, la chiesa è lunga circa 52 metri e larga 17, cioè un terzo della lunghezza.
L’altezza fino alla volta è di 11 metri ed è uguale per tutte le campate, salvo per quella dell’incrocio tra navata centrale e transetto, che risulta più alta di circa un metro. In origine tale campata fungeva da sostegno per la piccola torre-lanterna soprastante (la cui base è tuttora visibile nel sottotetto).
La FACCIATA originaria, di cui resta una labile traccia in una tavola del Theatrum Sabaudiae (disegno del 1666), è stata rifatta completamente tra il 1680 e il 1712 a causa di un crollo della volta della campata corrispondente, dovuto alla precedente demolizione di due contrafforti. La facciata attuale, in stile barocco sobrio ed elegante, è probabilmente opera di Francesco Gallo.
La CRIPTA dell’abbazia di Casanova, probabilmente risalente alla primavera del 1688 e sigillata da più di duecento anni, è stata ritrovata, dopo diversi infruttuosi tentativi, il 10 ottobre 1995. Della sua esistenza si ipotizzava per analogia con altre abbazie e per un paio di fugaci accenni nei documenti.
La cripta è costituita da un ampio vano con volta a botte ribassata, con una parete sul fondo e la volta interamente dipinte opera del giovane Domenico Guidobono e in un ottimo stato di conservazione. Sulla parete di fronte all’apertura di accesso è raffigurato, con stile che si rifà al Correggio, il Cristo deposto ai piedi della Croce e compianto dalla Vergine e da Maria Maddalena. La scena è racchiusa in una ricca cornice dipinta e presenta ai lati allegorie della morte in forma di scheletri; il tutto sormontato da cartigli con scritte in latino. La volta presenta il simbolismo della risurrezione attraverso le due figure di angeli che suonano le trombe; in mezzo, affacciati a una specie di finestrella, i quattro venti in forma di testine alate, che soffiano sui defunti per farli ritornare alla vita.

Informazioni:
In frazione Casanova, a 8 Km da Carmagnola, ora è la Parrocchia intitolata all’ Assunzione di Maria Vergine, tel. 011 9795082 . Monastero, tel. 011 9795290

Links:
http://www.parrocchie.it/carmagnola/casanova/home.htm

Fonti:
Le notizie, la piantina e la fotografia in basso sono state tratte dal sito sopra indicato. Foto in alto da Wikipedia.

Data compilazione scheda:
14/04/2006 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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