Sale (AL): Chiesa di Santa Maria e San Siro
Storia del sito:
Preesistente alla struttura attuale, la Chiesa di San Siro era una delle tre chiese “fuori le mura”. Ricostruita entro la cerchia muraria, forse verso il 1000, e probabilmente ampliata e rimaneggiata in epoca non precisabile, porta alcune date sicure, inerenti ad affreschi e altre opere e a fatti storici come il Trattato di pace tra Pavia e Tortona, stipulato alla presenza del Barbarossa in Santa Maria nel 1165, che indica una dipendenza della chiesa dalla diocesi di Pavia; il documento che sigla la composizione avvenuta nel 1223 in Santa Maria di una lite fra il Comune di Tortona e i Conti di Langosco e di Sparvara.
Nel 1425 compare dipendente dalla pieve di S. Siro, mentre nella visita pastorale del 24 settembre 1460 è citata come Santa Maria “in villario”. Altre due date sicure sono il 1452 ed il 1456, riferite ad affreschi e tutt’oggi visibili.
Il legame della Chiesa con le principali famiglie del luogo si riconosce, come di consueto, in alcuni episodi di committenza artistica. Ben visibili risultano i nomi delle famiglie Boveri, Calcaprina, Cantoni, Maggi, Ricci. E’ probabilmente in seguito al “beneficio” della Cappella Maggiore, ottenuto col titolo di “Santa Maria” dal nobile salese Teobaldo Maggi nel 1456, che la Chiesa ha assunto l’attuale doppia dedicazione; a tale epoca risalgono pure gli affreschi della volta, realizzati per committenza dal Maggi.
Il campanile gotico originario formava un corpo unico con la chiesa: crollò nel 1704 rovinando anche parte della facciata. Venne riedificato nello stesso anno, esternamente all’edificio e secondo lo stile tardo barocco dell’epoca, la facciata attuale invece fu restaurata e parzialmente ricostruita.
La nuova parrocchia nella diocesi tortonese nel 1936 fu traslata per volere del vescovo Melchiorri che la trasferì nella frazione di Gerbidi, mentre S. Maria divenne santuario della Madonna della Guardia.
Nel 1938 fu attuato un restauro interno con la demolizione del vecchio pavimento e l’eliminazione dell’intonaco biancastro che ricopriva le volte e le pareti della chiesa. Vennero anche alla luce undici Profeti dipinti sull’arcone del presbiterio e i quattro Evangelisti della volta dell’abside. A partire dal 1984 un gruppo di cittadini ha dato vita a un comitato che è riuscito in pochi anni a recuperare la chiesa rifacendo il tetto e restaurando gli affreschi delle navate laterali.
Descrizione del sito:
A testimoniare i rimaneggiamenti della struttura originaria sono evidenti numerosi elementi gotici che furono inseriti nell’impianto romanico, ad esempio, gli alti portali contornati da costoloni e da una fascia decorata con formelle in cotto, posta nella prima metà del XV secolo. La tipologia dei portali e della chiesa è riferibile all’architettura del gotico novarese-lomellino che ha nel duomo di Mortara e nell’abbazia di SS. Nazario e Celso di S. Nazzaro Sesia due esempi.
La chiesa presenta l’interno a tre navate e cinque arcate con poderose colonne.
L’abside è a forma quadrata con parete di fondo rettilinea, caratteristica di tante chiese cistercensi.
Gli affreschi che coprono la volta absidale sono ampi oltre 100 mq. Nelle quattro vele, in raffinate edicole tardo gotiche, vi sono le figure dei quattro Evangelisti. Negli angoli è riprodotto lo stemma della famiglia Maggi, un leone rampante in campo rosso. L’autore resta sconosciuto, ma si tratta senza dubbio di un artista di ottimo livello qualitativo, la cui cultura è legata all’ambito pavese.
Sulla parete di fondo dello stesso presbiterio è rappresentata l’Annunciazione, con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine. Sulla parete sinistra si conservano i resti di un’altra decorazione affrescata: entro una cornice a motivi floreali appaiono una coppia di angeli turibolanti ed un’altra di angeli inginocchiati, che facevano originariamente da cortina alla tomba di Jacobino Maggi.
Nel sottarco dell’arco trionfale sono affrescati, entro cornici mistilinee, dodici Patriarchi e Profeti a mezzo busto, recanti i cartigli con i nomi. Tra questi appare singolare la figura di Abacuc con un paio di occhiali a piece-nez .
Altri cicli di affreschi ornano le pareti della navata sinistra, tutti databili al Quattrocento.
Il più chiaramente leggibile è un ciclo della Passione di Cristo: vi sono rappresentate la Crocifissione e la Deposizione, mentre nell’intradosso della finestra compaiono due figure di Cavalieri o Santi. Compare lo stemma della famiglia Ricci: il ciclo è ascrivibile ad un pittore di formazione locale attivo nella prima metà del XV secolo.
Non appartenente a questo ciclo, vi è la rara raffigurazione, della la Vergine e sant’Elisabetta con i rispettivi bambini, Gesù e san Giovannino all’interno di una stanza; l’affresco presenta particolari caratteri stilistici che rivelano legami con la cultura nordica dell’epoca e che costituiscono un esempio unico in tutta la zona circostante.
Nella Cappella terminale della navata sinistra ci sono altri affreschi: una Madonna con Bambino tra san Sebastiano e sant’Antonio Abate alla presenza della famiglia dei committenti, con manto d’ermellino. L’affresco è datato 1452.
Interessante è poi un frammento di difficile lettura che rappresenta un Santo artigiano, intento nel suo lavoro, con un curioso copricapo di foggia orientale. Con ogni probabilità si tratta di sant’Eligio, protettore degli orafi, per la presenza di un forno, sopra al quale si intravede una collana. Su un tavolo è visibile un calice. Il Santo reca in mano una coppa e la sta martellinando.
Tra questa Cappella e il Presbiterio appare un bel san Francesco su fondo rosso, in stile tardo gotico, purtoppo un po’ rovinato. Sono inoltre rappresentati san Cristoforo, di fattura più grossolana, una Madonna con Bambino, la figura probabilmente di sant’Agata ed poi santo Stefano recante in mano un libro chiuso ed un sasso sulla spalla. Questi ultimi sono affreschi Cinquecenteschi di carattere votivo simili ad altri presenti nell’Abbazia di Rivalta Scrivia e sono riconducibili alla cultura della zona.
L’area della navata destra è ancora da indagare: affiora sotto lo scialbo il volto di un Santo, traccia di un ciclo di affreschi forse simile a quelli descritti. La decorazione sulla volta della cappella terminale della navata destra è invece di epoca più tarda: rappresenta storie mariane di scuola lombarda e risale al Seicento.
Informazioni:
Via Roma, tel. 340.9264712
Links:
https://santamariaesansiro.it/
https://www.chieseromaniche.it/Schede/205-SALE-S-MARIA-E-S-SIRO–SANTUARIO-MADONNA-D-GUARDIA.htm
https://www.comune.sale.al.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere
Fonti:
Notizie e fotografie dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
29 giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese