Mondovì – Breolungi (CN) : Antica pieve di Santa Maria

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Storia del sito:
Per la storia del sito di Mondovì – Breolungi vedi scheda.
La chiesa fu costruita tra il IX e l’XI secolo, sotto la signoria dei vescovi di Asti fino al 1388 quando venne costituita la Diocesi monregalese. Fin da quel tempo, il borgo (“Curtis Bredulensis”) ebbe la Parrocchia, assai importante, poiché portava il titolo di “Pieve”, dedicata alla Beata Vergine Maria. Da questa Pieve di S. Maria – detta “de Bredulo extra Civitatem” – ebbero origine, nel sec. XIII, la Parrocchia cittadina di S. Maria “de Bredulo intus civitate” (S. Maria Nova) e, più tardi, nel sec. XV, la Parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in Breo, di cui l’antica Pieve finì per diventare chiesa succursale perdendo il titolo parrocchiale. La Parrocchia di Breolungi venne poi ricostituita nel 1843 con il titolo di Maria Vergine Assunta.
Il complesso absidale è stato oggetto di un accurato restauro nel 1999.

Descrizione del sito:
La facciata a frontone, alterata dalla soprelevazione della navata destra, conserva lesene e archetti pensili sul profilo del tetto di origine romanica. Il profondo portico antistante la facciata, oggi chiuso a nord, è del XV secolo e si apre con tre arcate, le laterali più grandi e leggermente ogivali.
Sulla destra della facciata, sotto il portico del XV secolo, vi sono AFFRESCHI attribuiti a Rufino di Alessandria: il più importante è datato 1415 e raffigura una delicata Madonna in trono con sulle ginocchia il Bambino che con naturalezza si gratta un piede. Ai lati sant’Antonio Abate e san Lazzaro; sono anche raffigurati il Cristo di Pietà tra la Madonna e san Giovanni apostolo, e san Cristoforo, purtroppo acefalo. L’edificio ha un impianto a tre navate formate da sei campate separate da pilastri ottagonali; è concluso da tre absidi semicircolari, datate alla seconda metà del secolo XI. L’abside a sud venne rifatta per costruire la sacrestia alla fine del 1700. L’abside maggiore, costruita con conci di pietra irregolari è scandita da tre lesene che dividono in gruppi di quattro le nicchie a fornice molto simili a quelle della chiesa di San Giovanni ai Campi di Piobesi (TO). Sull’estradosso degli archi affiora una sottile cornice sporgente di mattoncini, detti “ciglia”, motivo originale ed esclusivo di quest’edificio. La finestra centrale dell’abside, l’unica originale e oggi chiusa, presenta una profonda strombatura e “ciglia” di pietra. Il campanile tronco venne rifatto nel secolo XVII.
L’edificio fu voltato in epoca barocca, originariamente era a capriate almeno sino alla fine del 1500. All’interno della chiesa vi sono AFFRESCHI dal XII al XVI secolo.
Nella conca absidale sono emersi affreschi romanici del XIII-XIV secolo dove si riconoscono i santi Cristoforo, Antonio abate e Giacomo. Più recentemente sono emersi nuovi affreschi risalenti al XIII secolo con il Peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva, oltre a quelli trecenteschi della Madonna con il Bambino, santa Maria Egiziaca, san Giorgio e la Principessa.
All’inizio della navata destra, l’ancona di un altare con una Madonna col Bambino che sta in piedi sul capo di un cherubino, degli inizi del 1500, attribuita a Sebastiano Fuseri o a un discepolo di Hans Clemer.
Un pilastro della navata centrale mostra un affresco quattrocentesco con san Bernardino e santa Caterina.
Attribuito a Giovanni Mazzucco o a Frater Henricus è invece l’affresco quattrocentesco sulla parete della navata sinistra che rappresenta san Sebastiano tra santo Stefano e san Bernardino da Siena.
All’interno dell’abside destra una scala porta alla cripta sotto l’abside centrale.

Descrizione dei ritrovamenti:
Tra il 1990 e il 1991 all’interno del giardino della canonica sono emerse 23 inumazioni in connessione anatomica e resti di altre in fitta successione, datate all’epoca tardomedievale (XIII-XIV secolo o forse precedenti) per la presenza di sudario e per la posizione delle braccia ripiegate sul petto.
Tra il 1994 e il 1995, durante lo scavo di una trincea per il collettore fognario a sud della chiesa, è stato trovato parte del cimitero tardo e postmedievale con tre sepolture in piena terra e successivamente altre nove tombe, scarsamente definibili per la sovrapposizione delle deposizioni.
Nel 1999 è stato eseguito l’unico intervento archeologico all’interno della chiesa: nella parte terminale della navata destra è stato asportato il pavimento e gli strati sottostanti, per eliminare la risalita di umidità. Sono stati ritrovati resti delle fondazioni di un edificio più antico dell’attuale e al di sotto reperti databili tra il IV e il VI secolo e una sepoltura infantile presumibilmente medievale.
LE EPIGRAFI ROMANE sono state tolte dalla facciata e collocate all’interno della chiesa, nell’abside destra. Una lapide in marmo bianco è dedicata alla “Dea Vittoria” come ringraziamento per la vittoria sui Liguri ribelli, ottenuta da Viccius Narcissus. Alta cm. 58 e larga cm. 27, porta la seguente iscrizione: “Sacrum Victoriae. C. Viccius Narcissus v(otum) s(olvit) l(aetus) l(ibens) m(erito)”: (Viccius Narcissus sciolse volentieri e meritatamente il suo voto alla dea Vittoria). Fu ritrovata dal parroco don Giuseppe Carlod, il 10 ottobre 1863, nel fiume Pesio.
La lapide tombale della famiglia “Plundianius”, di marmo bianco, alta cm. 112 e larga cm. 48, è incorniciata da due lesene, con capitello corinzio, reggenti un architrave composta da tre fasce. È caratterizzata da un bassorilievo raffigurante un carro trainato da un cavallo, sormontato dalla seguente iscrizione: C. Petronius P.f. Cam(ilia) Plundianius sibi et Mettiae C.f. Tertiae uxori, C. Petronio Maximo f., C. Petronio Severo f., P. Petronio firmo f., T. Petronio Sexto f.”. Questa pietra, che denota la presenza di un patriziato locale, fu ritrovata nel 1863, mentre si demoliva la muratura che serviva da piede al vecchio pulpito. Era rovinata dalla calce che la ricopriva e perciò fu fatta pulire da don Carlod.
Una terza lapide, in pietra scistosa, alta cm. 137 e larga cm. 53, in cattivo stato di conservazione perché usata in passato come scalino di ingresso alla chiesa, reca un’iscrizione di difficile interpretazione, essendo le lettere molto consumate. Secondo il parere degli esperti, pare che debba leggersi: “V(ivus) f(ecit). (.) Comini M.f. Cam(ilia) Maxsumi (sex) vir(i) (.)”.
Altre due pietre scistose testimoniano la presenza e la cultura dei Liguri: una è caratterizzata da alcuni bassorilievi raffiguranti, nella parte superiore, un’ara votiva e tre alberi e, nella parte inferiore, due buoi con contadino nell’atto di arare; l’altra, invece, è contraddistinta da un disco centrale raffigurante, a bassorilievo, un sole a otto raggi. Con tutta probabilità questa lapide era dedicata al “Dio Sole”.
Nel 1871 le lapidi di Breolungi furono visitate dal filologo e archeologo tedesco Theodor Mommsen (1817-1903), dirigente a Berlino del “Corpus inscriptionum latinarum”.

Informazioni:
Parrocchia tel. 0174.61504

Link:
http://www.sebastianus.org/santa-maria-assunta-a-mondovi-breolungi/

Bibliografia:
VENTURINO GAMBARI M. (a cura di), Dai Bagienni a Bredulum: il pianoro di Breolungi tra archeologia e storia, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Omega Edizioni, Città di Mondovì, 2001
BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
MONDINO G., Brigodorum oggi Breolungi: appunti di storia, arte, tradizione, Comunità parrocchiale di Breolungi, Mondovì Breolungi, 1976

Fonti:
Notizie dai testi in bibliografia. Fotografie tratte dal sito sopra citato.

Data compilazione scheda:
20/02/2006 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

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