Provincia di Asti

Cinaglio (AT) : Chiesa di San Felice

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Storia del sito:
La sua edificazione risale al XII/XIII secolo. Soggetta a rimaneggiamenti nel XVII e XIX sec., presenta una facciata del Seicento.

Descrizione del sito:
I caratteri dell’architettura romanica si osservano soprattutto nel coronamento absidale esterno,con i suoi archetti pensili e cornici in laterizio. L’edificio è pianta rettangolare e misura 12,50 m di lunghezza per 5,90 m di larghezza. Lungo il lato sud un corpo aggiunto rettangolare si addossa dall’esterno ad una cappella preesistente. Struttura in muratura a vista. All’interno c’è un fregio di gesso e puttini di stucco nell’arco trionfale e sul pavimento lastre tombali di pietra.
Nell’abside conserva AFFRESCHI della fine del Quattrocento: Cristo in mandorla nel catino e teoria degli Apostoli con Gesù al centro, nel cilindro.

Informazioni:
Nei pressi del Cimitero, sul colle di San Felice. Info Comune tel. 0141 209113

Link:
http://www.comune.cinaglio.at.it/

Fonti:
Fotografie 1-4 dal sito del Comune; foto 5 GAT.

Data compilazione scheda:
12 Novembre 2011- aggiornam. luglio 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Chiusano d’Asti (AT) : chiesa di Santa Maria

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Storia del sito:
La chiesa romanica di S. Maria compare nel registro delle chiese astigiane del 1345, ma la sua costruzione è certamente precedente di circa un secolo. Aveva cimitero annesso ma, già nel 1585, la relazione di visita pastorale ne rileva la lontananza dal concentrico che si era formato e attestato in posizione più elevata, definendola “chiesa campestre”. Parzialmente restaurata nel 2002, ma ora in stato di abbandono.

Descrizione del sito:
La facciata con un anacronistico oculo barocco e con un cancello arrugginito in sostituzione di una porta , rubata da tempo, così come i lati  nord e sud malamente intonacati, mostra che a fine seicento l’edificio è stato praticamente ricostruito reimpiegando i mattoni originali con molta approssimazione e con l’aggiunta di contrafforti. L’interno è in stato di totale abbandono  ma contiene ancora il pannello relativo al consolidamento statico del 2002  che si è limitato al rifacimento del tetto.
L’affresco del 1693 all’interno dell’abside è probabilmente irrecuperabile ma di fattura apparentemente modesta.
La sola parte originale è la metà inferiore dell’abside, mentre la parte superiore, particolarmente sgraziata e sproporzionata,  mostra di aver subito la stessa ricostruzione seicentesca con mattoni originali malamente sovrapposti. La posizione troppo bassa della monofora centrale e delle due laterali tamponate suggerisce che l’edificio prosegua sotto terra, anche perchè non si
sono mai visti archetti pensili a poco più di un metro dal suolo. L’attuale suolo di calpestio esterno deve essersi  elevato di oltre un metro a causa dei detriti scivolati da una vicina cava, ora dismessa, come confermano in Comune, mentre il pavimento interno deve essere stato posato allineandolo al livello esterno già modificato.

Informazioni:
a sud-est del paese, in strada comunale Santa Maria, all’interno di un bosco. Info Comune tel. 0141 901536

Links:
http://www.comune.chiusanodasti.at.it/

http://www.osservatoriodelpaesaggio.org/

Fonti:
Fotografie GAT.

Data compilazione scheda:
25 novembre 2011 – aggiornam. agosto 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mario Busatto –  G.A.Torinese

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Cerreto d’Asti (AT) : chiesa di Sant’Andrea di Casaglio

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Storia e descrizione del sito:
Il più antico documento che attesta l’esistenza del borgo, della sua Chiesa e del monastero, data 1008. Il monastero venne donato dal Vescovo di Asti Alrico alla Chiesa di Sant’Anastasio di Asti. Casaglio scomparve tra il XIII e il XV secolo, come molti altri insediamenti altomedioevali della zona, quando i suoi abitanti abbandonarono il villaggio a favore del centro fortificato di Cerreto. A Casaglio sopravvissero la Chiesa di Sant’Andrea, il cimitero, le case dell’antico priorato e quelle del fondo rurale monastico.
La Chiesa romanica di Sant’Andrea, edificata su una piccola altura tra IX e il X secolo, ma rimaneggiata a metà Seicento, è oggi un’unica aula rettangolare. I restauri del 1993 hanno portato al recupero estetico e funzionale dell’edificio che si presenta con una semplice facciata a capanna, in mattoni a vista, caratterizzata dal portale che alterna arenaria e cotto.

Informazioni:
In frazione Casaglio, sulla strada per Passerano. Info Comune tel. 0141 996073

Links:
http://www.comune.cerreto.asti.it

http://www.lacabalesta.it/testi/comuni/cerreto.html

http://www.osservatoriodelpaesaggio.org (fotografie)

Fonti:
Fotografia in alto dal sito www.lacabalesta.it

Data compilazione scheda:
12 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Castelnuovo Don Bosco (AT) : Chiese di Santa Maria di Cornareto e di Sant’Eusebio

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Storia e descrizione dei siti:
CHIESA DI SANTA MARIA DI CORNARETO
Risale alla fine del sec. XII con rifacimenti nel XVII e XVIII secolo. L’edificio, ridotto a rovine, è stato restaurato nel 1984 con l’impiego, fin dove è stato possibile, dei frammenti originali. La parte più integra è l’abside, dalla struttura severa in grossi blocchi di pietra. Non è stato invece ricostruito il campanile, che probabilmente risale ad un’epoca posteriore a quella della fondazione della chiesa. Ha pianta rettangolare con lunghezza di 7,70 m e larghezza di 4,15 m.

CHIESA DI SANT’EUSEBIO
Risale all’inizio del secolo XI, con rifacimenti nel XII, XV, XVIII sec. Viene nominata per la prima volta in un documento del 1280, in quanto dipendente dalla Pieve di S. Maria di Pino d’Asti. Nel 1574 il vescovo di Vercelli visitò la chiesa dandone una descrizione dettagliata.
La facciata e l’interno sono il risultato della ricostruzione del XVIII secolo; elementi più antichi si trovano nell’abside che, a causa di uno smottamento del terreno, risulta sprofondata per cui la parte romanica è divenuta il basamento delle sopraelevazioni successive. L’edificio orientato conformemente alla tradizione romanica, è ad aula unica con pianta rettangolare e misura m 11 di lunghezza per m 5,65 di larghezza. La facciata, intonacata, è a capanna e tripartita da paraste su cui è un timpano con cornici sagomate. E’ arredata con cantoria lignea, su mensole, sovrastante la porta di ingresso e banchi in legno.

Informazioni:
La chiesa campestre di Santa Maria è isolata sulla sommità del Colle Cornareto in posizione panoramica. Frazione Bardella.

 

La chiesa di sant’Eusebio sorge all’estremità nord occidentale del paese, in una zona di fondovalle, all’incrocio delle strade per Albugnano e Moncucco. Via Chivasso.
Info Comune tel. 011 9876165

Links:
http://www.comune.castelnuovodonbosco.at.it/

http://www.lacabalesta.it/testi/arte/castelnuovoromanico.html

Fonti:
Fotografie 1 e 2 tratte dal sito del Comune; 3 e 4 di proprietà GAT.

Data compilazione scheda:
9 novembre 2011- aggiornam. marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Castelnuovo Don Bosco – Mondonio (AT) : resti del Castello e Chiesa di Santa Maria di Raseto

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Storia dei siti:
Mondonio è una frazione di Castelnuovo, ma è stato comune fino al 1929. Da qualche anno ha aggiunto al proprio nome quello di San Domenico Savio, che visse e morì nella sua casa di Mondonio.
CASTELLO
Forse fu la famiglia di Mondonio a voler la costruzione di un castello in questa località. Secondo la tradizione orale, già alla fine del 1100 sulla collina di Mondonio esisteva soltanto una fortificazione, mentre il villaggio restava situato accanto alla chiesa di Raseto.
Dai pochi resti pervenuti fin a noi, possiamo ipotizzare che Mondonio fosse cinto da almeno due cerchia di mura, entro cui sorgeva il castello con più torri e una cappella. Una porta di accesso al secondo recinto era situata, secondo il De Canis (nella sua Corografia Astigiana, 1814), poco prima dell’attuale forno. Così come un profondo fossato cingeva il maniero, seguendo il suo letto le vie di S. Rocco, Cavallone, Turco, confluendo poi nell’attuale piazza Balbo precisamente in un grosso stagno, che fino alla metà dell’800 si poteva ancora vedere.
Un’altra torre doveva sorgere ove adesso si trova il terrazzo della casa parrocchiale ed un’altra nei pressi della casa detta del Piasset a fianco del campo da bocce. Uno dei bastioni che controllava la prima cinta muraria era situato al fondo di via Giunipero, nel luogo detto «cortile dei Peila» e un altro era sito in cima di via S. Rocco. Mondonio doveva presentarsi come un forte castello con torri, spalti, bastioni assai utili, essendo in posizione di confine tra il comune di Asti, il marchesato del Monferrato e varie signorie locali. La quasi totale distruzione di questa fortificazione si ebbe sul finire del 1400.

CHIESA DI SANTA MARIA DI RASETO Risale al XII secolo, con rifacimenti nel XIV, XVIII e XX secolo.

Descrizione dei siti:
CASTELLO
Scarsi sono i resti della fortificazione medievale: una parte di un muro di costeggio al castello in via Cavallone, le fondamenta della casa parrocchiale, in cui sorgono, dalle sue cantine, frammenti di una torre e diverse parti su cui è fondato l’attuale castello tra cui poderose mura con feritoie e antiche finestre.
Vi è poi la torre a fianco del castello, situato proprio sul punto più alto del paese, costruita, secondo alcuni, nella prima parte del 1160. È una torre di vedetta che forse serviva anche per segnalazioni. Essa non ha alcun accesso esterno ma solo due finestre e diverse feritoie; vi si arriva attraverso un sotterraneo collegato con il castello, ma oggi del tutto impraticabile.

CHIESA DI SANTA MARIA DI RASETO
L’edificio è orientato, ad aula rettangolare e misura m 7,90 di lunghezza e m 3,80 di larghezza. La facciata a capanna, in mattoni, è compresa tra due paraste ed è preceduta da una tettoia; le pareti laterali e l’abside hanno una sobria decorazione di dentelli e archetti pensili in cotto. Nell’abside si vedono tre monofore, chiuse successivamente. All’interno decorazioni e motivi floreali affrescati; sulla parete absidale tracce di affreschi.

Al centro del borgo di Castelnuovo, nel punto più elevato, sorge la TORRE del XIII secolo, a struttura quadrata che venne rimaneggiata nel Quattrocento, che con i ruderi adiacenti rappresenta quello che rimane oggi del Castello medievale che appartenne ai signori di Rivalba.

Informazioni:
La chiesa di Santa Maria di Raseto (o Rasetto) sorge sulla sommità di un colle in posizione panoramica a sud del paese ed è officiata.  Via Case sparse. Info Comune tel. 011 9876165

Links:
http://www.comune.castelnuovodonbosco.at.it/

Fonti:
Fotografie 1 e 2 tratte dal sito del Comune. Foto 3 dal sito, non più esistente nel 2020, www.astinternational.it.

Data compilazione scheda:
9 novembre 2011 – aggiorn. luglio 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Castell’Alfero (AT) : Chiesa della Madonna della Neve

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Storia del sito:
L’edificio sorge nel territorio chiamato anticamente di Viale o Viallo. Nel 1156 veniva citata la sua esistenza da papa Adriano IV. Nel 1398 nel catasto di Castell’Alfero la chiesa “S. Maria de Viallo” compare come riferimento stradale. Nel 1494 nella chiesa, alquanto isolata data la scomparsa degli abitati di Viallo e di Guadarabio, abitava un eremita. Nel 1619 dipendeva dal Parroco di S. Pietro di Cassano che qualche volta vi celebrava. Nel 1663 era bisognosa di riparazioni e fu invitato don Socino, che era provvisto di questa prebenda, perché provvedesse alle riparazioni e reintegrazioni. Nel 1836 monsignor Lobetti la trovò in buono stato ed arredata convenientemente. Nel 1866 fu incamerata dal governo e poi venduta all’asta pubblica il 23 giugno del 1868. Rivendicata dai fedeli del paese con pie oblazioni venne, il 14 agosto 1869, ceduta al comune a condizione che fosse mantenuta al culto.
La chiesa è stata restaurata nel 2000.

Descrizione del sito:
L’edificio, che misura 5,50 x9,80 m, ha nel tempo subito diversi interventi che ne hanno in parte alterato le caratteristiche primitive, ad eccezione del campanile e soprattutto dell’abside, che hanno conservato l’impronta romanica originaria. Il CAMPANILE è l’unico a sezione circolare nella zona ed è piuttosto raro nella casistica dei campanili romanici in genere; è fasciato ad intervalli irregolari da alcuni cerchi di pietra arenaria che interrompono la continuità del laterizio; la cella campanaria è di mattoni, con quattro ampie aperture rettangolari; la costruzione del campanile viene datata al 1155 circa, come pure quella dell’abside.
La parete sud della chiesa conserva elementi romanici che si intravedono dove l’intonaco è staccato o danneggiato. La parete nord invece pare sia stata ricostruita più volte. Una particolare tessitura muraria a “scacchi” è presente nella parte centrale dell’esterno dell’abside; lungo tutta la sua circonferenza, nella parte alta, si può osservare una bella serie di archetti pensili poggiati su mensoline di forma diversa una dall’altra e, appena sopra agli archetti, si scorge un nastro in cotto a denti di sega. Nel semicerchio della parete dell’abside sono inserite tre eleganti monofore con la facciata dell’arco finemente scolpita in un unico blocco di roccia, ognuna diversa nel motivo. Gli stipiti sono anch’essi ricavati da un monolite e sono stati lavorati a colonnine con capitelli, queste stringono le “luci” delle finestre addentrandosi. La monofora sul lato nord è stata tamponata e nell’interno della chiesa la nicchia ricavata nel vano della ex-finestra ospita una statua.

Informazioni:
Sorge isolata, in corrispondenza di un passo sul crinale delle colline che costeggiano la destra del torrente Versa, al limite settentrionale del territorio, presso il confine con il comune di Frinco. Comune tel. 0141 406611

Links:
http://www.castellalfero.net/neve.htm

Fonti:
Notizie e foto tratte dal sito sopra citato, dove si possono trovare altre immagini.

Data compilazione scheda:
12 novembre 2011-aggiornamento marzo 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Casorzo (AT) : Chiesa di San Giorgio e della Madonna delle Grazie

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Storia del sito:
La Chiesa di San Giorgio e della Madonna delle Grazie, originaria del secolo XIII, conserva della primitiva costruzione romanica, il fianco destro, rivolto a sud, e l’abside in tufo giallo; al lato nord dell’edificio romanico è stata addossata, nel XIX secolo, una importante costruzione a pianta circolare di cui esso è diventato una specie di navatella.
Nel maggio 2000 è stato attuato un restauro e risanamento conservativo per recuperare e riutilizzare l’edificio come “struttura polivalente” per mostre, convegni ecc.

Descrizione del sito:
L’edificio è ad aula rettangolare, rastremata verso il fondo (internamente di 43 x 5,26 m), con abside a est (raggio 1,98 m). Vi si accede dalla nuova facciata attraverso una grande apertura archivoltata ricavata nella parete nord. La facciata ottocentesca è costituita da un portico convesso con colonne di ordine composito. Bisogna aggirarlo per riconoscere la struttura romanica.
Nel FRONTE SUD, romanico, la parte inferiore è di muratura di pietre ben squadrate poste in opera con cura in corsi regolari, ma di altezze diseguali e sottilissimi giunti di malta; la parte superiore è di mattoni in filari regolari. Tra le due è una cornice di archetti pensili intrecciati. La parte inferiore è delimitata ad est, verso l’abside, dal contrafforte dell’arco trionfale, nessun inspessimento ne sottolinea invece l’aggancio con il muro di facciata. Essa è divisa in due parti da una larga lesena che sta sul basamento e ha un capitello cubico con collare e spigoli smussati. Tra il basamento e la muratura di elevazione è una cornice lapidea a gola rovescia.In ogni campitura si trova una monofora con doppia strombatura e archivolto monolitico. Nella seconda campitura c’è anche una porta con architrave alleggerito da soprastante arco di scarico in cui è infossata una lunetta lapidea liscia semicircolare. Al di sopra si nota un concio lapideo con cinque fori disposti a croce.
L’ABSIDE è diviso in tre campiture da sottili semicolonne che poggiano sul basamento (cornice a gola rovescia) e portano un capitello uguale a quello della lesena sul fianco sud. Chiude il prospetto absidale una cornice formata da archetti intrecciati su mensole e, su questi, un filare di conci lapidei lavorati a denti di sega nella parte più bassa. In alcune delle mensole sono scolpite decorazioni geometriche e protomi animali. Gli archetti sono lavorati in modo tale che in unico blocco di pietra sono ricavati un archetto e le due metà che lo intersecano; a volte in un sol pezzo di pietra di maggiori dimensioni ci sono più archetti contigui. In chiave a quelli dell’abside è situato un dentello ricavato nello stesso concio dell’archetto. Nell’abside gli archetti corrispondono regolarmente alle lesene, nell’aula invece l’archetto corrispondente non cade in mezzeria della lesena, ma su uno dei suoi spigoli. Nella campitura centrale e in quella sud dell’abside sono due monofore formate, ciascuna, da quattro monoliti: il primo, scavato secondo dei semicerchi concentrici, forma l’archivolto; altri due, con sei riseghe degradanti,costituiscono i piedritti; il quarto, liscio, forma il davanzale.
Il CAMPANILE si trova accanto all’abside sullo stesso lato nord e ha base quadrata. Solo i due ordini più bassi sono romanici, la sopraelevazione è coeva alla costruzione della rotonda. Il basamento è in muratura di pietre ben squadrate, nel primo piano ciascun prospetto è delimitato da contrafforti angolari e diviso in due campiture da una lesena con capitello cubico dallo spigolo smussato (senza collare) su cui è una cornice di archetti intrecciati su mensole e, su questa, una fascia di pietre lavorate a denti di sega. Gli archetti sono della medesima fattura di quelli della chiesa. Nel fronte ad est, al piano terreno e al primo piano, vi sono piccole feritoie.
Nel vano campanile, sotto uno strato di calce, è stata scoperta parte di un affresco rappresentante una figura ieratica (S. Giorgio o Cristo). Probabilmente l’affresco esistente è il risultato della composizione di due affreschi sovrapposti, realizzati in epoche successive. La parte inferiore, di cui si distinguono nettamente i piedi e parte delle gambe, è la più antica. Della parte superiore appaiono, abbastanza distinti, l’aureola e alcuni simboli cristiani quali un agnello e una croce.
INTERNO: l’aula è divisa in quattro campate da paraste su cui si impostano gli archi trasversi della volta a botte. Questa ha testa di padiglione, lungo e in corrispondenza di tre grandi finestre che si trovano nella parte alta della parete sud. Tale padiglione è di mattoni in foglio con l’imposta sottolineata da una cornice di stucco in gesso. La prima campata è occupata dalla cantoria in muratura con balaustra e pareti stuccate e dipinte ad imitazione del marmo. Il presbiterio è nell’ultima campata, sopraelevato di tre gradini, chiuso da una cancellata in ferro e occupato dall’ altare in muratura con balaustra e pareti stuccate e con pedana in legno. Sulle pareti dell’aula sono dipinte roselle ottocentesche. Un alto e profondo arco a tutto sesto costituisce il raccordo tra aula e abside, i piedritti e la ghiera del semicatino absidale non hanno spessore costante.

Descrizione dei ritrovamenti:
Scavando nella parte esterna attigua al colonnato, per la messa in posa dell’impianto elettrico, sono stati rinvenuti i resti di una necropoli coeva, con tutta probabilità, alla chiesa romanica. Le sepolture si arrestano al colonnato, segno evidente che, durante la costruzione neoclassica dell’800, sono andate distrutte le rimanenti. Sono state rinvenute tombe in tufo, i cui scheletri hanno la testa rivolta ad ovest. In una tomba è stata trovata una moneta in bronzo. Il rifacimento di una piccola porzione di pavimentazione in mattoni, all’interno della navata romanica, ha consentito, successivamente, la localizzazione di un ossario post-medievale. I reperti sono attualmente in deposito presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.

Informazioni:
Comune tel. 0141 929225. Sulla cima di un’altura all’estremità est del paese.

Links:
http://www.comune.casorzo.at.it/

http://www.lacabalesta.it

Fonti:
Notizie e fotografie 2, 3   tratte dal sito del Comune. Fotografia in alto da Wikimedia. Foto 4, abside da http://www.lacabalesta.it

Data compilazione scheda:
12 novembre 2011 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Canelli (AT) : reperti romani

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Descrizione dei ritrovamenti:
Nel territorio di Canelli sono state ritrovate una necropoli dell’età del Ferro che ha restituito una dozzina di urne cinerarie depositate in pozzetti chiusi da lastre e quattro stele funerarie romane, due delle quali erano murate nell’androne delle Scuole Elementari site in Via G. B. Giuliani, sono state rimosse, sono in restauro e saranno collocate nel lapidarium che si realizzerà  presso la chiesa di San Rocco.

1° STELE
E’ di arenaria, priva di cornice ed arrotondata nella parte superiore. Le dimensioni sono le seguenti: h. cm 214, larghezza alla base cm 82 e cm 76 all’inizio dell’arrotondamento. L’iscrizione: “Plòtiaè Marci filiae Primae annorum nata XIII nupta fuit dies C Marcus Plotius Cai filius pater Egnatia Marci figlia mater posuerunt”, è dedicata alla figlia defunta “Plotia Prima” dai genitori M. Plotius ed Egnatia. Interessante la menzione dell’età della fanciulla (13 anni) unitamente alla durata del matrimonio (100 giorni).

2° STELE
Situata anch’essa nell’androne delle Scuole Elementari di Via G. B. Giuliani, un tempo si trovava nell’angolo della Chiesa di San Tommaso. La forma è come la precedente e le dimensioni sono: h. cm 212 e l. cm 70. L’iscrizione, dedicata a M. Calvisius Veltovis per disposizione testamentaria dello stesso dedicatario, offre un esempio di formulario onomastico completo: “Marco Calvisio Marci filio Tromentina tribù Veltovi ex testamento”. (a Marco Calvisio Veltovis figlio di Marco, iscritto alla tribù Tromentina, per testamento). Degno di nota è il cognome “Veltovis”, il quale sembra rivelare la derivazione da una formula preromana, si sarebbe pertanto in presenza di una delle testimonianze della sopravvivenza del substrato ligure nella Cisalpina occidentale.

3° STELE
E’ pervenuta ai nostri giorni soltanto l’iscrizione manoscritta corrispondente al titolo funerario dedicato ai genitori M. Cestius e Carantia Rufa dai tre figli Caio, Lucio e Marco.

LAPIDE DI FELLO
Stele a testa tonda di calcare grigio di m.1,07 per 0,76 e specchio di m.0,50 per 0,76. Nel timpano, delimitato da cornice a listello, è modellato un rilievo con due animali fantastici affrontati, ai lati di una testa umana. Si trova attualmente murata a filo della facciata di una casa agricola in reg. Fello presso cui è stata trovata. Il testo cita: “L. Cominio. C. F. Cami. Super. Iuniae C. F. Modestae Clarus Iunius C. F. Secundus Frater Fecit De Suo Et Vir”. (Si potrebbe forse così completare: Lucio Cominio Cai Filio Camilla Tribù Superiore, Iuniae Cai Filiae Modestae Clarus Iunius Cai Filius Secundus Frater Fecit De Suo Et Vir). L’iscrizione funeraria fu posta a proprie spese da un Clarus Iunius Secundus per la sorella Iunia Modesta e per il fratello Cominius Superiore. La decorazione del timpano, la testa umana piatta ed informale con occhi tondi uniti alle pesanti sopracciglia, mostra tratti tipici dell’arte celtica. I due esemplari di forma fantastica affrontati, hanno il corpo di uccello (con fantasioso richiamo alla forma del pesce), la testa e le zampe di capro. Lo stile delle figure, il testo scolpito, fanno collocare la stele tra il primo ed il secondo secolo d.C.

FONTE BATTESIMALE DI SAN TOMMASO
Non si conosce con precisione l’origine né la collocazione antica: si fanno solo ipotesi che possono essere avvalorate da elementi storici. La più probabile è forse quella del “puteale” e cioè del parapetto di un pozzo. Per stabilire a chi appartenesse questo pozzo si fanno solo congetture: la più veritiera è quella di carattere votivo a Giove. E’ realizzato in marmo a cui i secoli hanno conferito la tonalità dell’avorio. Ricavato da un unico blocco ha forma cilindrica lievemente rastremata in alto. Il bordo superiore, sporgente, è decorato con una cornice di ovuli (modanatura comune dell’epoca romana); quello inferiore è ornato da motivi curvilinei molto semplici. La superficie esterna del cilindro è arricchita da eleganti scanalature, a spigolo vivo, ad andamento tortile. L’interno è completamente cavo con un fondo piano probabilmente aggiunto in epoca successiva. L’autore è senza dubbio un ottimo lapicida che ha dimostrato di saper “plasmare” il marmo con perizia ed eleganza creando un insieme raffinato e pittoricamente interessante. Il reperto è da secoli in S. Tommaso: le prime citazioni risalgono al ‘500 e ne parlano come fonte battesimale. Fu probabilmente rinvenuto nel territorio canellese in epoca medioevale, forse durante i lavori per la costruzione della Chiesa nel X secolo.

Informazioni:
Comune tel. 0141 820111

Link:
http://www.comune.canelli.at.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idArea=2180&idCat=462&ID=462

Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
29 novembre 2011 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Calliano (AT) : Chiesa di San Pietro

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Storia del sito:
La chiesa è citata nell’anno 886 e nel 924. Nel 1003 risulta essere dipendente dalla pieve di Grana, come pure nell’anno 1345. Nel 1474 San Pietro passa alla diocesi di Casale. Nel 1568, nella visita pastorale, la chiesa risulta essere fuori dalle mura dell’abitato, fabbricata in mattoni con corpo a tre navate (di cui attualmente non resta che una parte di quella centrale); l’interno era senza pavimento, le pareti senza affreschi che erano invece presenti nel catino absidale; vi erano l’altare maggiore e tre altari dedicati a S. Giacomo, a S. Antonio ed alla Vergine Maria. Nel 1584 il vescovo di Casale invitava gli abitanti a riparare il tetto ed il pavimento. Nel 1665 si rileva che nella chiesa si celebra ormai soltanto nel giorno di S. Pietro.

Descrizione del sito:
La pianta dell’edificio è rettangolare, con abside circolare e misura circa 7 metri per 5,5. La facciata è a capanna, con file orizzontali di blocchi squadrati di arenaria che si alternano a file di uguale spessore in mattoni, frutto di una restaurazione tardo ottocentesca. Le pareti laterali esterne sono intonacate.
L’abside è l’unica parte originaria conservata della chiesa; nella zona inferiore è ricoperta da intonaco; il coronamento mostra archetti pensili monoblocco con mensoline; più in alto si nota il motivo a denti di sega in laterizio. Rimangono resti di un fregio scolpito a “damier”. L’abside presenta due monofore a tutto sesto ricavate in un solo blocco di arenaria.
Un frammento di affresco trecentesco raffigurante un angelo, staccato dalla chiesa di San Pietro nel 1985, è conservato in parrocchia.

Informazioni:
Comune tel. 0141 928150.  La chiesetta si trova a fianco della strada provinciale per Grana (via Cavour) che si dirama dalla strada statale 457.

Links:
http://www.comune.calliano.at.it/

http://www.romanicomonferrato.it/patrimonio/estensione/caliamo/

https://www.chieseromaniche.it/Schede/57_SAN_PIETRO_CALLIANO.htm (fotografie)

Fonti:
Notizie e foto dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
23 novembre 2011 – aggiorn. febbraio 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese

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Buttigliera d’Asti (AT) : Chiesa cimiteriale di San Martino

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Storia del sito:
Tutte le fonti concordano nel riconoscere nella regione occupata dalla chiesa (regione Marcarolo) il territorio dell’antica Mercurolium, villaggio incastellato scomparso negli ultimi decenni del XV secolo. La chiesa pare attestata fin dal 1034 in una carta di permuta fra i conti di Pombia e Rodolfo, abate di Nonantola. La decadenza e l’abbandono dell’abitato e della chiesa furono favoriti senza dubbio dalla presenza della vicinissima Buttigliera, una villanova fondata dagli astigiani tra il 1264 e il 1269. Ben presto i buttiglieresi si costruirono nel centro del paese una chiesa parrocchiale a tre navate, la quale dovette soppiantare la vecchia chiesa di Mercurolium. La nuova chiesa fu dedicata a San Biagio, ma la parrocchia conservò fino ai nostri giorni il titolo di “parrocchia di San Martino”. In seguito tanto la parrocchia quanto la chiesa di San Martino risultano dipendere dall’Ordine ospitaliero di san Giovanni di Gerusalemme, detto di Malta e ciò farebbe supporre l’esistenza nella zona di un “ospedale” per i pellegrini. La chiesa di San Martino subì nel corso dei secoli numerosi interventi di restauro che hanno permesso di evitarne il crollo. In particolare la facciata fu completamente demolita e ricostruita dopo il 1875.

Descrizione del sito:
L’edificio orientato ad aula rettangolare, coperta da un tetto a capanna, è completato da un un’abside semicircolare. La facciata è recente di gusto neo romanico a salienti. Il prospetto sud è diviso in due settori da una lesena. La prima campitura ha muratura composta di mattoni piuttosto lunghi, molti dei quali incisi con date ed iscrizioni, la seconda è a corsi alternati di blocchi di pietra squadrati e mattoni. Per una tradizione diffusa nel Monferrato (Scandeluzza, Viarigi, Montechiaro, Marentino, Tigliole, Casorzo, Andezeno e altrove) non è raro incontrare pareti di edifici romanici, in particolare di chiese cimiteriali, recanti dei graffiti ottenuti incidendo l’arenaria o il mattone con punte di ferro o legno: croci, cerchi, scale, figure antropomorfe si alternano a scritte o date. I primi osservatori affermarono di aver visto nel San Martino una scritta recante la data 1011. Ciò che oggi è ancora visibile è databile tra il XVI e XIX secolo. In genere si tratta di nomi di persone morte affiancati dalla data dell’evento (“TOMA CAVAL 1754”, “TERESA GONETA 1768, “JOANNE BELLONNE 1717”, “1756: 3 APR:BERNARDO SOLARO”), in altri casi sono semplicemente sigle (“P:A:A”, “P:A:A:M”) o croci, a volte poste al vertice di un triangolo, quando il graffito non si limita a sole date (“1553”, “1654+”). A volte ci troviamo in presenza di vere e proprie notazioni storiche, due delle quali risalenti al XVI secolo: – “1544 24 MAR: PARS [U]NA MOENIAR[UM] OCCIDIT MULIER[ES] SEX” (che si riferisce forse al crollo di un tratto della parete di cinta del ricetto su sei sfortunate passanti) – A D 1522 MAXI[M]A PESTI[S] VIGEBAT BUTIGLER[IA] Nella parte bicroma della parete è murata una lapide sicuramente anteriore al XIV secolo per il tipo di scrittura usata, che si ritiene la più antica: HIC IACENT SEPULTI SACERDOTES DEI . L’abside con muratura di mattoni è divisa in tre campiture da due contrafforti molto aggettanti. Nella prima e nella terza campitura si aprono monofore con archivolto monolitico. Coronamento con modanatura di pietra su mattoni sporgenti. La parete nord nella parte centrale presenta ciottoli e mattoni disposti disordinatamente a “spina di pesce” o di taglio e legati con abbondante malta. Superiormente si trovano due larghe monofore tamponate L’interno conserva tracce dell’originaria decorazione ad affresco dell’abside. Risalenti alla metà del XV secolo, i dipinti appartengono a non meno di due artisti. Nel semicatino troviamo un affresco in cattive condizioni che rappresenta il Cristo in mandorla affiancato dai simboli dei quattro evangelisti. Nella parete sono leggibili le figure di un santo in veste rossa, forse San Martino, e a destra di un San Bernardo; frammenti di colore fanno presumere l’esistenza di altre figure. La scritta «Hic Bartolomeus de Solaro fecit» ha suggerito l’ipotesi che questo fosse il nome del pittore del ciclo, ma il patronimico farebbe piuttosto pensare ad un committente della famiglia Solaro. I vani sotterranei e le finestrelle rozzamente aperte nel basamento absidale sono di fattura moderna

Informazioni:
Strada comunale di San Martino, all’interno del cimitero. Info Comune tel. 011 9921812

Link:
http://www.comune.buttigliera.at.it/

Bibliografia:
VANETTI G., 1984, Chieri ed il suo territorio, Edizioni Corriere, 1995
Le chiese romaniche delle campagne astigianE a cura di Liliana Pittarello, Asti, pp. 38-41

Fonti:
Fotografie dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
19 aprile 2004 – aggiornam. febbraio 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese

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