Provincia di Asti
Camerano Casasco (AT): Chiesa campestre di San Bartolomeo
Storia del sito:
La chiesa, costruita su una piccola altura collinare, è immersa nei boschi ondulati della “Riserva naturale speciale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande”1, sul confine che divide i comuni di Camerano Casasco e Cortazzone a breve distanza dalle rovine di un cascinale, tipico esempio del perdurare nei secoli del fenomeno di spostamento degli abitati, in questo caso dal XII secolo ad oggi.
Rare le notizie storiche documentate: il luogo di ‘San Bartolomeo de Rivo Croso’ è citato in alcune trascrizioni del 1227 e del 1246.
Nel 1345 la chiesa, probabilmente parrocchiale e dotata di piccolo cimitero, risulta dipendere dalla pieve di Santa Maria di Pisenzana di Montechiaro, vedi scheda, una delle più potenti del nord astigiano, citata già a partire dal 907.
Descrizione del sito:
La piccola chiesa romanica è ad aula, costruita prevalentemente con muratura di conci in arenaria locale le cui diverse dimensioni e tessitura potrebbero indicare almeno due fasi costruttive o una soprelevazione: nella prima vennero utilizzati grandi blocchi ben squadrati, che si trovano nelle parti inferiori della facciata e nell’abside, che presenta tre monofore di cui quella di destra tamponata. Nella seconda fase, riconoscibile soprattutto in corrispondenza dei muri laterali, furono impiegati piccoli blocchi lapidei spesso irregolari. Alcune file di mattoni sono presenti nella parte alta della facciata.
Il portale è ad arco a tutto sesto, al di sopra un’apertura rettangolare.
All’interno, spoglio, i conci sono a vista.
Informazioni:
Località Rivo Croso, sempre accessibile.
https://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_naturale_speciale_della_Valle_Andona,_Valle_Botto_e_Val_Grande
Fonti:
Immagine in alto e info dal sito del Comune. Foto in basso di Roberto Gerbi da: https://www.google.it/maps/place/Chiesa+di+San+Bartolomeo/
NOTA 1 Istituita con legge della Regione Piemonte nel 1985 con lo scopo di salvaguardare e valorizzare il patrimonio paleontologico (conchiglie, coralli e resti fossili, anche di vertebrati marini e terrestri) esistente nella zona, la Riserva è costituita da due adiacenti e distinti settori collinari a ovest di Asti. E’ una dei rari casi concreti, a livello nazionale, di aree destinate alla protezione di questo particolare patrimonio scientifico e culturale. Nel 2003 è stata ampliata comprendendo, oltre a parte del territorio del comunale di Asti, anche parte dei vicini comuni di Settime, Cinaglio e Camerano Casasco, triplicando la superficie a circa 930 ettari.
Data compilazione scheda:
7 aprile 2022
Nome del rilevatore:
Rita Martinasso
Moncucco Torinese (AT) : Castello
Storia e descrizione del sito:
La prima attestazione dell’esistenza del castello di Moncucco è contenuta in un diploma imperiale del 5 ottobre 1164. In esso l’imperatore Federico I confermava al marchese di Monferrato una lunga serie di possedimenti già nelle sue mani, fra cui appunto il castello di Moncucco. Signori del luogo fra XII e XIV secolo furono gli Avvocati del Vescovo di Torino. Essi si occupavano di proteggere gli interessi vescovili in campo civile e con tale incarico li troviamo presenti ad importanti avvenimenti della storia piemontese di quel periodo.
A partire dalla seconda metà del ‘200 i Signori di Moncucco si trovano ad essere via via sempre più assoggettati al Comune di Chieri, col quale nel 1258 venne stipulato un patto di alleanza. Il legame con Chieri fu seguito, fra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, da un periodo di instabilità politica al termine del quale Moncucco si ritrovò a fare parte del Marchesato di Monferrato fino al 1631 quando, in seguito al trattato di Cherasco, entrò a far parte del Ducato di Savoia. La Chiesa di Torino continuò però a possedere diritti su Moncucco e concesse investiture ai Della Fraita (1303) e ai Balbis (1345). Nel 1413 l’imperatore Sigismondo confermò il possesso di Moncucco ai Marchesi di Monferrato che nel 1442 diedero il feudo ai Solaro di Chieri. La giurisdizione ed il possesso del castello vennero poi suddivisi in terzi. Uno di questi terzi nel 1490 fu alienato alla famiglia nobiliare casalese dei Grisella, che nel corso di fasi successive acquistò anche le altre porzioni del feudo. Essi mantennero la propria giurisdizione su Moncucco fino alla metà del XVIII secolo. Ad essi subentrarono, attraverso complesse vicende altre famiglie nobiliari. Nel 1662 un terzo del feudo fu ceduto dai Grisella a Tomaso Luigi Scarampi di Monale dal quale passò nel 1736 a Eleonora Margherita di Saluzzo Scarampi, baronessa di Cardè e contessa di Moncucco e Monale, che nel 1748 lo cedette ai Carron di San Tommaso, Marchesi di Avigliana. Con l’estinzione della linea principale di questa famiglia nel 1794 Moncucco fu infeudato a Tommaso Solaro di Govone. Alla sua morte, avvenuta nel 1822, il castello passò alla nipote Tommasina. Quando nel 1837 essa morì il castello passò alla famiglia del marito, il conte Luigi Melano di Portula.
Nel 1855 venne acquistato dall’Amministrazione Comunale, cui tuttora appartiene. In esso hanno sede scuole e il Museo del Gesso (in cui sono illustrate le fasi di lavorazione e l’impiego del gesso nell’architettura rurale del Basso Monferrato fra XVI e XIX secolo).
Il castello di Moncucco, così come si presenta ora, risale ai secoli XIV-XV, ma porta su dì sé i segni evidenti di ampliamenti e modifiche del XVIII e del XIX secolo.
L’edificio, che domina il paese, è imponente, recintato da mura massicce e caratterizzato da due torri: la prima sporgente da una delle fiancate, la seconda posta in posizione centrale, a raccordo delle due maniche del castello.
L’ingresso al cortile interno è caratterizzato da due strette porte ad arco costruite sotto una struttura fortificata e anticamente chiuse da portoni di legno massiccio.
Il cortile interno conserva una vecchia finestra con cornice medievale composta da tavelle decorate in terracotta.
Informazioni:
Comune tel. o:0119874701
Links:
https://www.comune.moncucco.asti.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=20277
https://www.turismoincollina.it/scopri/castelli/castello-di-moncucco-monferrato/
Fonti:
Testo e immagini tratte dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda: 17/1/2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Moncalvo (AT) : chiesa di San Francesco ed edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
Chiesa Parrocchiale di San Francesco d’Assisi
La chiesa sorge all’estremità sud-est dell’abitato, su un rilievo detto Monteguardo o Belvedere. Fu edificata dai Minori Conventuali forse nel 1272, con l’aiuto di Guglielmo VII, Marchese del Monferrato. Annesso vi era il monastero. Nel 1644 buona parte della chiesa era crollata e fu ricostruita conservando le absidi e agganciando ad esse la nuova costruzione, secondo il progetto del frate Vincenzo Rovere. Nella seconda meta del XVIII secolo furono rifatti gli altari laterali e nel 1783 divenne parrocchiale definitiva. L’attuale facciata fu realizzata nel 1932 su progetto dell’architetto Vittorio Mesturino, che riprese i disegni antichi.
Radicali restauri furono operati nel 1943-44. L’interno, di ampie dimensioni (m 57×23 e m 19 di altezza), è suddiviso in tre navate divise da cinque colonne per parte. la chiesa contiene opere dal XVI al XX secolo, tra cui tele di Vincenzo Caccia detto il Moncalvo (1568-1625) e di sua figlia Orsola.
Le parti più antiche presentano caratteri stilistici del XIV secolo e sono le tre absidi (nell’abside laterale sinistra è nascosto un bel capitello con scene di vendemmia), la sacrestia con attiguo piccolo chiostro e parte del campanile alto 45 metri e terminante con una grande cuspide a base dodecagonale alta 13 metri).
Il borgo medievale
Esistente sin dall’alto medioevo, la città conserva i resti delle mura trecentesche con massicce torri rotonde agli angoli, che risalgono al XIV-XV secolo. Il castello, edificato nel 1133, fu demolito a partire da metà del Seicento e ne rimangono pochi resti. Il borgo è caratterizzato da strette vie, scalinate, rampe scoscese, viottoli ripidi, botteghe artigianali e palazzi tra i quali la casa detta “dei marchesi del Monferrato”, su via Testa-Fochi probabilmente della metà del XV secolo, che presenta una bella finestra ogivale con decorazioni in cotto, e la casa Lanfrancone, su piazza Garibaldi, che conserva la facciata che però è stata ricostruita in forme neogotiche.
Informazioni:
Chiesa di San Francesco in piazza S. Francesco, tel. 0141 917450
Links:
https://www.guglielmocaccia.it/
http://www.comune.moncalvo.at.it/
Fonti:
Notizie tratte dai siti sopra indicati.
Fotografia in alto e prima in basso, di M. Actis Grosso tratte dal sito, ove ci sono altre immagini: https://www.chieseromaniche.it/Schede/138_SAN_FRANCESCO_MONCALVO.htm#home
Fotografia delle mura da www.astiantica.com
Data compilazione scheda:
29 aprile 2019
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Villanova d’Asti (AT) : Castello di Corveglia
Storia del sito:
La prima menzione della chiesa di Corveglia risale al 1153, anno in cui il marchese Maginfredo di Romagnano fa un’ampia donazione di beni situati a Pancalieri “alla chiesa di san Giacomo dell’ospedale di Corveglia” («ecclesie S. Iacobi ospitalis de Curte Vetula»). Sorta presumibilmente durante la prima metà del XII secolo come canonica agostiniana in un’area di scarso popolamento, identificabile con un’antica corte donata nel 1001 da Ottone III a San Salvatore di Pavia, Corveglia deve il suo sviluppo alla collocazione presso la strada di collegamento Asti-Torino, in funzione della quale venne fondato il suo ospedale. L’insediamento è quindi in origine una corte agricola gestita da religiosi e pertanto le architetture maggiori dell’insediamento dovevano essere di carattere monastico. Il centro curtense controlla un vasto territorio agricolo ed è sufficientemente ricco da permettersi edifici di alto livello qualitativo (vedi campanile). Benché dal 1154 chiesa ed ospedale appaiano dipendere dalla diocesi di Asti, sappiamo da documenti di pochi decenni più tardi che da Corveglia dipendevano numerose chiese situate nella diocesi di Torino (Santa Maria di Lombriasco, poi ceduta ai Romagnano che intendevano fondarvi un ospedale, nel 1173, san Pietro di Carmagnola, Santa Maria di Cereaglio presso Poirino, San Martino di Cavallermaggiore, Santa Maria di Revigliasco, un ospedale a Chieri e Santa Maria di Rivetta presso Poirino) fatto questo che provocò liti secolari con il vescovo torinese che nel 1183 riconobbe tuttavia a Corveglia le sue dipendenze, contro il pagamento di un censo annuo. Ricca e potente grazie anche alle donazioni di facoltose famiglie astigiane (attestate nel 1193 e nel 1206) la canonica, formata da un preposito e da una decina di canonici estendeva la sua influenza nella diocesi di Asti, fino alla chiesa suburbana di santa Margherita dei Quattro Ponti a cui era annesso un ospedale: nel 1279 infatti il preposito di Corveglia Guido ne nominava il rettore. Nel XIII secolo Corveglia è un priorato con le caratteristiche proprie di un centro agricolo di pertinenza vescovile; non diventerà però un villaggio seguendo l’evoluzione della maggior parte dei recinti castellani sopravvissuti al Medioevo, perché nel 1248 si inserisce come nuovo centro politico e territoriale la Villanova astense che polarizzerà lo sviluppo dell’altopiano.
Nel corso del Duecento probabilmente la canonica era stata fortificata, il campanile doveva fungere da torre e le altre costruzioni chiesa o monastero erano scomparse, spogliate per la costruzione del ‘castello’. Il ‘castello’ ha solo funzioni di controllo del feudo pertinente e quindi prevalentemente agricole; a differenza di altre signorie rurale coeve il diritto di imporre tasse e i poteri giurisdizionali dei signori sono relativi solo alle persone risiedenti nella proprietà. La sua decadenza come canonica si ebbe nel secolo successivo ed è attestata da una rinuncia al proprio incarico fatta nel 1321 dal preposito Leone di Solaro a causa delle precarie condizioni economiche della chiesa. Verso il 1370 un canonico di nome Clemente Ferrari (o di Ferrere) pensò di rimediare alle difficoltà economiche della chiesa trasformandola in un covo di briganti: dopo alcuni colpi fortunati la chiesa-fortezza fu espugnata dai Riccio che, ucciso il Ferrari, se ne impadronirono. Pare che solo dopo quarant’anni i Riccio si preoccupassero di legittimare la loro occupazione, ottenendo in feudo dal Papa, come autorità superiore al vescovo di Asti nella proprietà del castello, costruzioni e beni della canonica agostiniana. Nel 1443 infatti il Papa riconosceva che il castello in antico era appartenuto al priorato di San Giacomo, ma essendo ormai quasi del tutto distrutta la chiesa, lo concedeva in feudo ad Andrione Riccio a patto che la facesse restaurare. Ma prima del 1473 contro i Riccio mosse lite il preposito di Corveglia sostenendo che il castello con il suo ricetto continuavano ad essere di pertinenza della prevostura: la questione venne risolta con un formale riconoscimento da parte dei feudatari, tenuti al pagamento di un censo annuo all’ospedale di San Giacomo di Pinerolo, dove si erano probabilmente ritirati i superstiti canonici di Corveglia (censo ancora in vigore nel 1721). Tale accomodamento, che consentì ai Riccio nel 1473 di vendere castello e feudo ai Villa “con il consenso del vescovo di Asti e del preposito di Corveglia”, pare altresì denunciare il definitivo abbandono della canonica.
Un secolo dopo durante le visite pastorali del vescovo Della Rovere del 1570-1580 la chiesa appariva diroccata ed adibita al ricovero del fieno, ma tra il 1580 e il 1585, in ottemperanza ai decreti vescovili, pare sia stata interamente ricostruita ad opera dei signori del castello (il conte Amedeo Ponte) e degli uomini di Corveglia.
Con il disfacimento del feudo ed il frazionamento di proprietà si conclude la degenerazione dell’edificio in cascina. Dopo anni di degrado, è stato attuato un intervento di recupero e restauro degli edifici.
Descrizione del sito:
L’edificio è costituito dall’aggregazione al più antico campanile, a base quadrata, di due corpi a manica semplice e pianta rettangolare su schema a ‘L’. Il corpo maggiore è disposto con l’asse longitudinale in direzione nord-sud e si sviluppa come il minore in tre livelli fuori terra. Il campanile-torre è l’elemento più antico, ascrivibile a fine XII- inizio XIII secolo. La pianta quadrata misura circa cinque metri di lato e si elevava in origine per circa 18 metri. Le membrature sono in buon laterizio cotto, ordito con regolarità. Gli spazi interni, un unico vano per livello, sono scanditi all’esterno dagli elementi decorativi. Si leggono attualmente sei livelli; i primi due, dal basso, sono voltati rispettivamente con volta a crociera e a botte a tutto sesto; gli orizzontamenti successivi erano in struttura lignea e sono in parte o completamente crollati. La decorazione dei fronti è costituita da una sequenza di monofore, bifore, trifore, una su ciascun lato con capitelli in arenaria decorati con motivi floreali semplici ed eleganti, su colonnine con piede pure in arenaria. I marcapiano sono costituiti da una serie di archetti pensili su peduccio, sovrastati da un bordo a dentelli orizzontali. La parte sommitale del campanile è in parte crollata. Il corpo principale (lato ovest) misura una ventina di metri di lunghezza ed è articolato su tre livelli.
L’intera struttura è realizzata in laterizio ad eccezione di capitelli, peducci d’imposta e conci di chiave, che sono in arenaria. Numerose le aperture fenestrate in gran parte ascrivibili alle riconversioni barocche e recenti. Sono originali la porta di mezzeria del fronte ovest con arco acuto decorato in bicromia da conci in cotto ed in arenaria (dotata all’interno delle scanalature per la grata a scorrimento verticale) due piccole arcere a destra della stessa ed un’elegante bifora sul fronte nord, ornata da conci in cotto sagomato. Il corpo Est ha subito le maggiori trasformazioni. A sud-ovest del castello, indicata da un piccolo arco che regge una campanella, sorge la cappella del borgo: un edificio ad una sola navata con abside semicircolare. L’aula, rettangolare, è voltata con una coppia di crociere impostate sui muri d’ambito.
Informazioni:
Borgo Corveglia, 86. Sulla statale che collega Poirino con Villanova d’Asti. Il campanile, il castello e l’omonimo borgo sono posti sul margine del terrazzo morfologico che segna il confine occidentale del territorio astigiano. Proprietà privata, adibita ad agriturismo. Tel. 0141 948407
Link:
http://www.castellodicorveglia.it/index.php
Bibliografia:
PITTARELLO L. (a cura di), 1984, Le chiese romaniche delle campagne astigiane, Asti, pp. 202-210
BORDONE R., CARPIGNANO G. (a cura di), 2001, La Prevostura di Corveglia. Passato e futuro di un monumento astigiano, Provincia di Asti, Asti
Fonti:
Fotografie dal sito sopra indicato.
Data compilazione scheda:
10 maggio 2004 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese
Viarigi (AT) : torre e chiesa di San Marziano
Storia dei siti:
TORRE dei segnali
Nel periodo intorno al 1320 si colloca la costruzione della Torre di Viarigi, sulle rovine dell’antico castello, quando il territorio venne restituito al Marchese Teodoro di Monferrato da Matteo Visconti. La torre, legata alla proprietà del feudo viarigino, subì diversi passaggi di proprietà a nobili del Marchesato del Monferrato, da Alberto di Solero (1431), ai conti Biglione di Viarigi (1772), mentre, all’epoca dell’ultimo feudatario, Viarigi era già passato a Casa Savoia, con il trattato di Vienna del 1703. A circa metà del 1800, la Torre e l’area attigua passarono alla famiglia Ferraris di Viarigi che le detennero sino al 1939 quando, a seguito di pubblico incanto, la torre, già dichiarata edificio monumentale nel 1908, venne rilevata dal Cav. Aldo Todini e alal sua famiglia rimase sino al 1998, quando l’Ing. Pietro Bellettato, l’acquistò per farne dono al Comune di Viarigi. Oggi detta “Torre dei segnali”.
La costruzione, così come la vediamo oggi, è frutto di stratificazioni di interventi successivi alla costruzione originaria. Il più importante di questi, avvenuto circa a metà del secolo XIX, coincide con la realizzazione di un rivestimento in laterizi, sui quattro lati della torre, al fine di ricoprire e risanare la quinta muraria esistente. Interventi minori sono stati attuati più recentemente: la sostituzione, nel 1967, delle scale interne in legno, con scale in acciaio; purtroppo, quest’ultimo intervento, attuato per rendere fruibile la torre da parte della comunità, fu più dannoso che proficuo alla costruzione che, lasciata incustodita e aperta a tutti, negli anni ’70-’80 del secolo scorso, subì atti vandalici, con la conseguente distruzione del pianerottolo più alto. Oggi la torre non è visitabile in quanto sottoposta a interventi di restauro strutturale e consolidamento del terreno su cui appoggiano le fondazioni del corpo di guardia.
CHIESA DI SAN MARZIANO
Una notizia relativa alla Chiesa risale a un documento del 1041 quando l’Imperatore Enrico III, nel confermare al Vescovo d’Asti il patrimonio della sua chiesa, include nell’elenco la corte di Viarigi con il castello e la cappella. Un riferimento successivo, sempre senza indicazione precisa di titolatura, si ritrova in atto del 1238. Soltanto nel 1345 si è in grado di conoscere il numero e le dedicazioni delle chiese di Viarigi. Nel registro diocesano infatti San Marziano appare insieme con San Pietro e un’ altra chiesa che è nei boschi di Viarigi {qui est in boscis de Viarixio} non meglio specificata, tutte indipendenti da giurisdizione pievana. Una quarta, infine, San Severio (oggi San Silverio), appartiene al monastero benedettino di Azzano. Fra tutte, San Marziano appare la meno dotata. L’indipendenza da ogni pieve si può forse spiegare con la particolare situazione politica del suo castello, feudo vescovile ai confini della Diocesi dipendente direttamente dal Vescovo. La scarsa importanza rivestita successivamente, quando si erano imposte le Parrocchie di San Silverio e di San Pietro, non ha consentito di lasciare tracce significative nella documentazione.
Descrizione dei siti:
La TORRE è a pianta quadrata, con base di m 5,80 circa, e si innalza per una altezza complessiva di m 26,5. La parte terminale è leggermente aggettante, con quattro comici ad archetto coronate da una merlatura ghibellina “a coda di rondine”. Le murature sono in mattoni pieni, con uno spessore medio di m 1,20 e presentano alcune finestrelle, ad altezze diverse. La copertura della torre è piana e costituisce un terrazzo praticabile. L’ultimo tratto del percorso è costituito da un condotto circolare (a camino) contenente una scala del tipo alla marinara. Le volte della torre sono a botte, con mattoni disposti di piatto e di taglio, in parte crollate e attualmente non percorribili. La torre presenta un unico accesso, a circa 4,4 m di altezza, in corrispondenza di quello che un tempo doveva essere il terrazzino della guardiola. Lateralmente alla torre, costruita in aderenza e senza ammorsamenti nella muratura, esiste una guardiola a pianta rettangolare, priva di copertura. Essa è realizzata in muratura di mattoni e tufo, a pianta quadrata, con lato pari a m 5,8; i corsi di tufo sono alti circa 50 cm, mentre quelli di mattoni sono alti circa 12 cm. Le pareti dell’ edificio terminano con una serie di archetti pensili. Sulla parete est si aprono due porte ad arco e sulla parete ovest una finestra, anch’essa ad arco, di luce di circa 80 cm. Lo spessore delle muratura appare regolare (circa 50 cm). La volta, del tipo a vela, è completamente crollata, mentre rimangono solo tracce dell’ammorsamento nelle pareti. La copertura del corpo di guardia era di tipo piano e costituiva un terrazzo dal quale era possibile accedere alla porta di ingresso della torre. La pavimentazione del terrazzo, di cui rimangono tracce, era in cotto, con strato di sottofondo in coccio pesto. Invece la pavimentazione interna della guardiola non è attualmente visibile. All’interno della guardiola esiste un camino con focolare e una scala metallica, addossata alla parete est, con rampa ad angolo, che termina con un pianerottolo molto ammalorato, anch’esso metallico che rappresenta l’unico attuale accesso.
CHIESA DI SAN MARZIANO L’edificio dell’antica pieve è realizzato in blocchi di tufo e presenta una facciata rifatta nel XVIII secolo. L’abside è divisa in tre parti da due semicolonne con capitello scolpito. Gli archetti in pietra sono ben lavorati e racchiudono sculture. Sono presenti tre monofore molto strombate, sormontate da una decorazione scultorea.
La Parrocchiale Sant’Agata, di origine trecentesca, ma successiavmente rifatta, conserva opere d’arte piemontesi del XVI secolo di Gandolfino da Roreto e di Ursula Caccia, figlia del Moncalvo.
Informazioni:
La torre è su un poggio presso il paese. Comune tel. 0141 611050
L’antica chiesa di San Marziano si trova a 3 km dall’abitato, sul poggio omonimo, nei pressi della strada provinciale 29 per Refrancore. Di proprietà privata.
Links:
https://www.comune.viarigi.at.it/it/point-of-interest/torre-dei-segnali-o-delle-vedette
https://www.chieseromaniche.it/Schede/640-Viarigi-San-Marziano-o-Santa-Agata.htm
Fonti:
Fotografie tratte dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
27 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014 – aprile 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Tonengo (AT) : Chiesa di San Michele
Storia e descrizione del sito:
La costruzione della cappella risale al XII secolo, anche se oggi i caratteri romanici dell’edificio originale si sono conservati solo parzialmente. Si suppone infatti che la chiesa sia stata rimaneggiata o ricostruita nel Settecento. La chiesa fu possesso dall’antica pieve di San Giovanni di Lustria, presso Monteu da Po, già ricordata nel X secolo. Nel 1577, al tempo della visita apostolica di monsignor Gerolamo Regazzoni, la chiesa di San Michele era stata già da tempo sostituita dalla nuova parrocchiale dedicata a San Bernardo. Nella visita pastorale del 1584 è detta “già parrochiale di detto luogo”.
Conserva solo nella parte absidale, divisa in tre campate, e in quella laterale la struttura originaria, con interessanti elementi decorativi, come gli archetti pensili, gli archi in pietra e le monofore con forte strombatura. La muratura dei fianchi alterna fasce in cotto a fasce in arenaria mentre l’interno e la facciata sono state completamente rimaneggiate. L’interno, ad aula rettangolare, ha un altare in muratura stuccata a imitazione del marmo.
L’edificio è stato recentemente restaurato.
Informazioni:
Sorge isolata su un colle, in frazione Ottini. Comune, tel. 0141 908112
Link:
http://www.comune.tonengo.at.it/
http://www.studiomaccagno.it/san-michele-arcangelo-tonengo/
https://www.chieseromaniche.it/Schede/673-Tonengo-San-Michele.htm
Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune e da www.chieseromaniche.it.
Ultima foto in basso, foto Studio Maccagno, abside dopo i restauri.
Data compilazione scheda:
24 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014 e aprile 2019
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese
Tigliole (AT) : Chiesa di San Lorenzo
Storia del sito:
Sorta nel villaggio di “Teglole superiores” il cui castrum dipendeva anticamente dal vescovo di Pavia, la sua origine risale all’XI-XII secolo. Aveva funzioni parrocchiale e cimitero annesso. Chiesa e sito compaiono nei catasti nel 1507. Dopo gli accurati restauri avviati nel 1982, l’edificio è tornato all’antico splendore. Oggi ospita rassegne e manifestazioni culturali.
Descrizione del sito:
E’ una chiesa romanica, con facciata in mattoni a vista. La copertura, a doppio spiovente, si prolunga sui contrafforti del muro absidale e poggia presumibilmente su capriate lignee. Falda semi conica sull’abside. Manto di coppi. La facciata è a capanna, delimitata da paraste angolari leggermente aggettanti. Una cornice di mattoni modellati con stucco corona i salienti. Muratura intonacata. La malta è impastata molto accuratamente ed è di ottima qualità: i giunti sono «stilati» con la punta della cazzuola, ed il solco concavo ottenuto è dipinto di rosso. Il portale è aggettante e rettangolare, con cornice laterizia. La porta rettangolare poggia su di un gradino ed ha l’architrave e gli stipiti lisci rivestiti di cemento; lo sovrasta una lunetta con arco a tutto sesto e ghiera a cordolo di conci lapidei. Il tutto è compreso da un ulteriore arco a sesto falcato, portato da due colonnine, su basi di pietra, per mezzo di due parallelepipedi nel cui bordo inferiore sono appena abbozzati due capitelli. Un basamento di mattoni, aggettante, s’interrompe in corrispondenza della porta e delle paraste angolari e gira lungo i fianchi dell’edificio.
Lato sud: è delimitato da due paraste, quella destra lo raccorda con lo sporgente contrafforte del muro trasverso absidale. Vi è una porta rettangolare e un aggettante portale con apertura tamponata. Quest’ultima ha un arco a tutto sesto a conci di tufo in duplice ghiera, la più interna retta da due blocchi tufacei, recanti incisi simboli e figure. La parte superiore di questo portale, a destra, è stata scalpellata via per l’apertura di una delle tre ampie finestre rettangolari poste a 2,50 m dal basamento. Una finestra più piccola e quadrangolare si apre in corrispondenza del presbiterio. In alto si trovano quattro monofore con arco a tutto sesto a conci laterizi, ora tamponate. Frammento di fregio ad archetti pensili laterizi su dentelli sagomati. La muratura presenta analoghe caratteristiche di quella di facciata. I mattoni sono di ottima qualità, col bordo ben squadrato e la faccia scalfita, anche con motivo a “spina di pesce”. Vi sono tracce di stilatura colorata di rosso. In alcuni tratti della parte, che si denotano come riprese della muratura, le stilature sono dipinte di color ocra: La muratura è piuttosto omogenea, ma i mattoni per lo più differiscono per dimensione, colore e disposizione. In particolare, nel tratto centrale della parete, compreso tra il portale aggettante e l’altra porta, i mattoni sono disposti di testa. Alcuni di essi sono ricavati frazionando in più parti un mattone medio. Sempre in questo tratto di muratura, in un doppio filare i mattoni sono disposti a “spina di pesce” e i letti di malta sono stilati e colorati di giallo ocra. Tutta la parete è percorsa a tratti da filari di pietra scistosa. La muratura dello stipite sinistro della finestra del presbiterio, a pietre scistose e basse alternate a mattoni, si prolunga in verticale fino ad arrivare al residuo coronamento ad archetti pensili. Alla sua sinistra la muratura ha le stesse caratteristiche del resto della parete, con tracce di stilatura; a destra essa è piuttosto confusa e non è stilata. Lo sporgente contrafforte absidale presenta nel tratto più interno i giunti di malta stilati e mattoni per lo più di recupero, alcuni graffiti, altri con bordino rialzato, altri neri e vetrosi. Nella parte più esterna i mattoni sono di colore rosso scuro.
Abside: con muratura che presenta la tipica tessitura bicromatica delle chiese monferrine. L’abside è ruotato di alcuni gradi rispetto all’asse dell’aula, per simboleggiare la testa reclinata del Cristo sulla croce; è di forma semicircolare con raggio interno di 1,90 m, delimitata da due lesene che si congiungono al basamento di pietra aggettante; essa è scandita esternamente in tre campiture da una stretta lesena scolpita ad intreccio di canestro e da una semicolonna a rocchi di pietra, ora molto corrosi. Posta centralmente ad ogni campitura si trova una monofora a doppia strombatura a tre riseghe; stipiti ed arco a tutto sesto ricavati ciascuno in un monolito. Le monofore centrale e nord sono tamponate. La muratura è inferiormente a ricorsi alterni di mattoni e pietra, in parte ripresi malamente con malta cementizia; i mattoni sono graffiti. I letti di malta sono sottili, stilati e colorati di ocra. Tra le monofore, la muratura presenta solo qualche concio lapideo inserito; i mattoni sono di color rosso scuro, alcuni vetrosi e neri, disposti per lo più di testa. I giunti di malta sono mal rimboccati e la stilatura è grossolana. Al di sopra delle finestre i mattoni sono di più recente fattura, i giunti di malta sono quasi del tutto erosi. Porzioni di paramento mancanti. Coronamento ad archetti pensili ricavati ciascuno in un sol blocco di pietra e poggianti su mensoline lapidee, in parte mancanti; cimasa a gola in conci di pietra, sulla quale poggiano le tegole del tetto. Due filari di mattoni, in quello inferiore disposti a «denti di sega», sono compresi tra il coronamento ad archetti pensili e la cimasa.
Lato nord: delimitato dalla parasta angolare di facciata e da due paraste addossate al contrafforte absidale, molto aggettante. Una lesena di mattoni divide la parete in due campiture, in ciascuna delle quali, in alto, è tamponata una stretta monofora con archi a conci laterizi. Nella campi tura verso l’abside, residuo coronamento ad archetti pensili di mattoni. Vicino al contrafforte absidale è posta una porta tamponata con arco falcato e doppia ghiera, quella esterna a conci di tufo, l’altra di mattoni sagomati; la malta è stilata. Una cornice formata da due filari di mattoni aggettanti fa da gronda alla parete. Muratura di mattoni a corsi piuttosto uniformi: i mattoni sono disposti uno di fascia ed uno di testa; le loro superfici non sono scalfite, ma presentano come una tessitura impressa (forse il rilievo di una stuoia in paglia). Molti mattoni hanno lungo il perimetro un bordino rialzato e non terminano a spigolo vivo. Tracce di stilatura, come precedentemente accennato, si trovano nei giunti dei conci laterizi dell’arco della porta tamponata e nella muratura a sinistra della monofora tamponata soprastante. Differisce dal resto della muratura un tratto di parete adiacente alla parasta destra; lungo 2,20 m ed alto 1,90, esso è composto da filari di mattoni (graffiti, disposti di testa e di fascia) alternati a filari di pietra scistosa. La malta ha uno spessore di 1,5-2 cm e l’impasto è ricco di ghiaietto. La stilatura è molto corrosa. Nel contrafforte absidale e nella parasta ad esso adiacente la parte inferiore è simile al resto della parete; dall’altezza di 1,40 m in su i mattoni sono invece di colore rosso cupo, graffiti e coi bordi netti.
Interno: a navata unica a pianta rettangolare (14,25 m, per 4,80), con pareti intonacate e parzialmente in mattoni a vista. Il pavimento è in cotto. Ci sono tre campate scandite da archi traversi, retti da tre coppie di paraste di mattoni intonacati, addossati alle pareti laterali e poggianti su basi. Ogni campata è coperta da una volta a crociera, a sesto ribassato, di mattoni in foglio, sostenuta nei punti di scarico da tratti di cornice che fungono da abaco e che affiancano i capitelli delle paraste; tali volte risultano oggi in parte crollate. Le finestre del lato sud, con sguanci pronunciati, architrave di legno, sono centrate in ciascuna delle tre campiture della parete. Una finestra quadrangolare si apre sul presbiterio, sopraelevato di un gradino rispetto al pavimento dell’aula. In esso l’asse longitudinale dell’aula ruota di qualche grado a nord. La volta a botte che lo copre si rialza verso l’arco trasverso che lo connette con l’abside. Quest’arco, di circa un metro di spessore, ha l’imposta sottolineata da una cornice e si raccorda con l’abside, più bassa e più stretta, tramite l’arco trionfale, con intradosso a tutto sesto ed estradosso rialzato. Nell’abside, coperta da una volta a semicatino intonacata, è visibile solo una delle tre monofore, essendo tamponate le altre due. Nell’aula, prossima al gradino del presbiterio, una botola si apre nel pavimento, permettendo l’accesso ad un vano sotterraneo, quasi quadrato, con volta a botte su imposte che risegano le pareti di appoggio.
Informazioni:
a circa 1 km a est del centro abitato. Comune tel. 0141 6671
Link:
http://www.comune.tigliole.at.it/
Bibliografia:
INZERRA BRACCO M.S., San Lorenzo di Tigliole: storia e attualità di un restauro, Stamp. Artistica nazionale, Torino 1994
Fonti:
Notizie e fotografie 1 e 2 tratte dal sito del Comune. Fotografie 3, 4 e 5 GAT.
Data compilazione scheda:
27 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Settime (AT) : Castello e chiese di San Nicolao e di Sant’Antonio
Storia e descrizione dei siti:
Il nome Settime deriva dal fatto che il paese si trova a circa sette miglia romane dal centro di Asti sulla strada che collegava Hasta a Industria. CASTELLO Borsarelli di Rifreddo di origini trecentesce, conserva archi in cotto e arenaria e resti delle torri. Nel 1704 fu parzialmente distrutto e poi fu ricostruito come villa signorile.
CHIESA DI SAN NICOLAO Documentata a partire dal 1259, ma risalente al XII secolo, la chiesa romanica fu a lungo la parrocchiale del paese. Nel 2001 sono stati portati a termine importanti lavori di restauro che hanno interessato tutte le parti dell’edificio compresi gli affreschi interni che sono stati scoperti: nel catino absidale una Madonna in trono che allatta il Bambino, datati a fine Trecento o inizio Quattrocento e frammenti di figure di santi alle pareti. Molto raffinata è la decorazione dell’abside, diviso in tre campiture da lesene semicircolari, e sormontato da un coronamento ad archetti pensili, con capitelli scolpiti e cornici con motivo a “damier”. La facciata è frutto di una ristrutturazione.
CHIESA DI SANT’ANTONIO La chiesa fu edificata probabilmente nel XVI secolo. Dopo studi accurati, nel 2001, sono stati ultimati i lavori di restauro degli affreschi scoperti e consolidati nella parte del coro, che costituì la primitiva cappella quadrata dedicata al santo abate e con lui a San Sebastiano, Sant’Evasio e San Silvestro. Sede della Confraternita di S. Evasio (Battuti) di cui sono conservati importanti oggetti sacri.
Informazioni:
La chiesa romanica di San Nicolao è presso il cimitero. Comune tel. 0141 209124
Il castello e la chiesa di Sant’Antonio sono nell’abitato.
Links:
http://www.comune.settime.at.it/Home/Guida-al-paese?IDDettaglio=33549 San Nicolao
https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/22359/Chiesa+di+San+Nicolao
http://www.lacabalesta.it/testi/arte/settimesannicola.html
http://www.comune.settime.at.it/Home/Guida-al-paese?IDDettaglio=33551 Sant’Antonio
https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/62447/Settime+%28AT%29+%7C+Chiesa+di+Sant%27Antonio
Fonti:
Fotografia in alto da www.lacabalesta.it, foto 2, 3 dal sito del Comune. Le fotografie 4, 5, 6 sono state tratte nel 2011 dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
24 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014 – aprile 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
San Damiano d’Asti (AT) : edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
Il paese fu fondato verso il 1275 e venne dotato di mura di cinta, torri, una fortezza o castello. Dove oggi è la chiesa parrocchiale dei SANTI COSMA E DAMIANO si apriva una porta d’accesso al paese, detta “Sotera”, tramutata poi nel campanile della chiesa stessa. L’edificio della parrocchiale venne nel corso dei secoli ristrutturato più volte; all’interno un coro ligneo del XV secolo.
CHIESA DI SAN GIULIO Si trova a circa tre chilometri dal paese, lungo la strada provinciale per Villanova, nell’omonima frazione. Si tratta di un edificio di fondazione romanica completamente ricostruito agli inizi dell’Ottocento, eccezion fatta per il campanile. L’interno, benché semplice ed essenziale negli arredi, conserva la preziosa statua marmorea della Madonna con il Bambino in braccio forse eseguita, secondo studi recenti, tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento per la Cappella della Beata Vergine del Duomo di Asti.
La CHIESA DI SAN VINCENZO MARTIRE risale al 1345 ed è stata nel 1970 restituita internamente nelle linee originali ed è ricca di stucchi del ‘600.
Chiesa di SAN PIETRO in frazione CUSSANEO. Della chiesa romanica, rifatta nel XIX secolo, rimane solo la base del campanile a pianta quadrata (4,5 m il lato esterno) a tre ordini sottolineati da marcapiani composti da fregio di archetti pensili in laterizio su dentelli sagomati che sovrastano tre file di mattoni, di cui il centrale disposto a dente di sega. Su ogni lato si aprivano strette monofore, ora tamponate.
Descrizione dei ritrovamenti:
Dalla frazione San Giulio proviene un gruppo di strumenti in pietra verde levigata (asce, scalpello ecc.) associati a ceramica grossolana d’impasto, scoperti per caso negli anni ’40 dello scorso secolo, probabilmente riferibili a un abitato di età neolitica.
Informazioni:
Nel centro storico e nelle frazioni. Comune tel. 0141 975056
Links:
http://www.comune.sandamiano.at.it/
Fonti:
Fotografie tratte nel 2014 dal sito www.ilmonferrato.info.
Data compilazione scheda:
23 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese
Rocchetta Tanaro (AT) : Chiesa di Santa Maria de Flexio (Flexo, Flisco) e altri edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
La chiesetta di Santa Maria de Flexio (vi sono piccole varianti del nome) la cui costruzione è anteriore al 1000, è oggi anche detta “Chiesa delle Ciappellette”, perché la struttura muraria racchiude numerosi frammenti di laterizio detti “ciape” o “ciappellette”. Frammenti di embrici e vasellame romano furono reperiti nella zona e in altre vicine che erano sul percorso della “via Fulvia”.
Il nome “Flexio” deriva probabilmente dal fatto che si trovava su un’ansa del Tanaro, ora scomparsa, che formava un’ampia curva. Del luogo scomparso di Flexo o Fiesco si hanno notizie dal 985, anno in cui il vescovo d’Asti Rozone donò a due preti la chiesa di San Giovanni Battista, ivi costruita e le sue rendite: un secolo più tardi, nel 1065 la contessa Berta, sorella della contessa di Torino Adelaide, fece un’ingente donazione alla chiesa di Asti, comprendente fra l’altro la corte, il castello e la cappella di “Rocha de Flexo”. La chiesa fu dipendenza dell’Abbazia di Pomposa.
L’edificio è piuttosto grande (oltre 16 metri di lunghezza); l’abside è semicircolare con tre monofore in laterizio tamponate, una diversa dall’altra; quella centrale è molto ampia ed allungata. La facciata è neogotica, mentre l’abside è caratterizzato dagli elementi tipici del romanico, quali l’uso alternato di mattone e arenaria, le mensole sagomate, la tessitura muraria a spina di pesce. È stata restaurata recentemente e presenta lunghe finestre ad arco a sesto acuto. Nella parte anteriore del lato sud presenta resti di affreschi, ormai illeggibili.
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In regione SANT’EMILIANO sorge l’omonima chiesetta, già dipendenza dell’Abbazia di Azzano che estendeva la propria giurisdizione su cascine e terre del territorio rocchettese confinante con “Roca”.
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Nel centro del paese si trova la parrocchiale dei SANTI NICOLAO e STEFANO, costruita nel 1700 su preesistente cappella medioevale dedicata a Santo Stefano, che conserva il campanile in stile romanico datato MCCCCLXXIIII (1474). All’interno un’acquasantiera marmorea con inciso “Comunitas Rocheta 1476”.
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L’abitato è dominato dal CASTELLO dei Marchesi Incisa della Rocchetta. Dell’antico edificio d’origine medievale, resta parte della costruzione e una torre cilindrica angolare.
Informazioni:
La chiesa di Santa Maria si trova in aperta campagna, sulla strada provinciale 27. Comune, tel. 0141 644123
Links:
http://www.comune.rocchettatanaro.at.it/
https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/231-chiesa-di-s-maria-de-flisco-rocchetta-tanaro-at
Fonti:
Fotografie dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
23 novembre 2011 – aggiornamento marzo 2014 – aprile 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta -G.A.Torinese