Provincia di Asti

Monastero Bormida (AT) : Torre, castello e ponte medievali

Storia e descrizione dei siti:
Il “Castello” era in origine un monastero benedettino dedicato a Santa Giulia e la sua torre, ancora oggi visibile, ne era il campanile.
Della chiesa del monastero rimangono anche due colonne dai capitelli romanici trasformate in fontana in uno dei cortili) e un corpo di fabbrica corrispondente all’incirca all’attuale perimetro interno del cortile, dove si notano piccole finestre medievali a tutto sesto, probabili punti luce delle celle monastiche.

Il primo intervento importante nel borgo risale al 1394 – 1405, quando i marchesi Antonio e Galeotto Del Carretto sostennero ingenti spese per fortificare il luogo. Si presume che in quell’occasione sia stata operata la più profonda trasformazione del monastero in castello. Seguirono successive ristrutturazioni e ampliamenti, come l’arco di epoca medioevale che unisce il castello alla torre. Nel corso del XV secolo fu aggiunta una prima struttura difensiva dai Marchesi del Carretto. Oggi il castello, dopo rimaneggiamenti rinascimentale e barocchi presenta una facciata seicentesca con imponenti lesene barocche e conserva sul retro la loggia cinquecentesca a due arcate con colonnina centrale in pietra.
La famiglia Del Carretto a metà del XIX secolo cedette la proprietà alla famiglia Della Rovere a cui seguì la famiglia Polleri di Genova che la vendette al Comune, attuale proprietario.
L’edificio si trova nella piazza inferiore del paese, alla quale si può accedere salendo per una caratteristica alzata a ponte, attraverso una delle porte d’ingresso della antica cinta muraria.
Il lato ovest, sulla piazza della torre, presenta, a coronamento del muro, una sottile parete a mattoni pieni con fregio geometrico in rilievo in basso. Di qui, attraverso un ampio porticato con volta a crociera (sulla destra si vede ancora l’arco gotico che costituiva l’ingresso originario), si penetra nel cortile interno dell’edificio, dominato dal doppio scalone che, a sinistra per chi entra, porta al complesso di terrazzi del primo piano, dove si aprono diverse porte d’ingresso, tra cui una, murata, sicuramente trecentesca.
L’interno – visitabile in occasione della rassegna Castelli Aperti – è una successione di ampie camere con pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera di cui alcuni affrescati a motivi floreali e geometrici o con figure femminili, talvolta mitologiche. Il secondo piano è raggiungibile attraverso due diverse scale: una principale a duplice rampa, che conduce all’appartamento, oggi abitazione privata nella parte meridionale; l’altra, secondaria, che partendo da un angolo del terrazzo del primo piano porta alle torri e al sottotetto del blocco nord. I sotterranei, raggiungi bili da varie entrate direttamente aperte sul cortile interno, sono caratterizzati dalla fusione di elementi architettonici diversi, fra i quali comunque risaltano le pavimentazioni e i soffitti a crociera della fine del XIV secolo.

La TORRE è di particolare rilevanza nel complesso architettonico. Tuttora in ottime condizioni, ha però rischiato alla fine del XVIII secolo la demolizione perché bisognosa di profondi lavori di restauro. Alta 27 metri, a pianta quadrata, presenta su tutti i lati quattro ordini con fregi e archetti pensili, in mattoni i due inferiori e in pietra quelli superiori. All’ultimo piano si aprono due finestre con arco a tutto sesto, nel piano sottostante, a seconda del lato, due o una sola finestra, tutte con arco formato da conci bicolori.
La parte sotterranea, recentemente restaurata, conserva i resti di un mulino e del basamento di un torchio.

Il PONTE ROMANICO. Attraverso il caratteristico vicolo detto del Droc — dove un tempo c’era una delle porte urbiche e dove tuttora si vede l’accesso a un antico forno — si raggiunge il romanico ponte sul Bormida, ancora in uso, che rappresenta una delle più interessanti opere di ingegneria civile medievale della valle e trova il suo corrispettivo, in quella di Spigno, nell’analogo ponte dell’abbazia di San Quintino. Entrambi furono costruiti dai monaci benedettini.
È una poderosa struttura a schiena d’asino, con quattro campate.
Quello di Monastero era l’unico ponte transitabile tutto l’anno a partire dalla bassa valle: Acqui ne era sprovvista.

Informazioni:
Comune, tel. 0144.88012 ; e-mail: info@comunemonastero.at.it

Il Ponte sorge a circa 170 m di distanza dalla Torre.

Link:
https://comune.monasterobormida.at.it/Luoghi?ID=977

Fonti:
Fotografie dai siti sopra indicati e da Wikipedia.

Data compilazione scheda:
19 aprile 2025

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Monastero B. “Castello ” lato posteriore con loggia rinascimentale
Monastero B. Vista aerea del “Castello” e dellaTorre
Monastero B. Ponte romanico

Olmo Gentile (AT) : Torre medievale

Storia e descrizione del sito:
Il nome deriva dalla tradizione medioevale di piantare presso i luoghi di culto e i castelli un “olmo”, simbolo di carità, giustizia e protezione cui si unì l’aggettivo “gentile” per la collina sulla quale sorgeva il borgo, collocato su un dolce pendio.
Il borgo rurale ospita tutt’oggi antiche case e cascine del XV e XVI secolo che costituiscono il nucleo primitivo dell’insediamento; lungo queste terre si aprivano le vie del sale e delle acciughe.
I primi documenti storici ufficiali risalgono al 1142 anno nel quale il comune passò al marchesato di Cortemilia dopo la morte di Bonifacio del Vasto; nel XIII secolo divenne feudo dei Del Carretto e successivamente della famiglia Scarampi finché nel XVI secolo divenne un marchesato di alterne famiglie.
Durante la guerra per la successione del Monferrato, Olmo fu invasa dagli spagnoli; nel XVIII secolo Vittorio Amedeo III di Savoia investì il nobile Pier Francesco Borea del titolo di marchese di Olmo.

Il Castello è formato dalla torre e dall’edificio residenziale che risale al 1681 secolo e fu fatto costruire dal vescovo di Acqui, Gozzani; infatti per la sua ubicazione e bellezza paesaggistica, Olmo Gentile è stato a lungo dimora di villeggiatura dei vescovi acquesi. Attualmente il castello è in ristrutturazione.

La torre a base quadrata in pietra arenaria risale invece al XII secolo; è particolarmente bella e caratterizzata dalla presenza in sommità di beccatelli, gli elementi architettonici usati per sostenere parti sporgenti di un edificio, probabilmente vi era un ballatoio.
Sulle pareti vi sono feritoie e finestre rettangolari.

Informazioni:
Via Piave, 1. Proprietà privata, non accessibile.

Link:
https://www.restauroeconservazione.info/a-cavallo-tra-le-langhe-e-la-liguria-la-bellezza-paesaggistica-di-olmo-gentile/

https://comune.olmogentile.at.it/Guidaalpaese?IDPagina=36005&IDCat=5629#Descrizione

Fonti:
Immagine in alto da Wikimedia; in basso dal sito sopra indicato www.restauroeconservazione.info.

Data compilazione scheda:
18 aprile 2025

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Cassinasco (AT) : Torre medievale

Storia del sito:
Centro dei Liguri, poi dei Romani dei Longobardi , subì invasioni saracene. Nell’Alto Medioevo il paese si sviluppò e acquistò il suo attuale profilo, crescendo intorno all’originario villaggio di Sant’Ilario; il feudo fu proprietà del marchese Aleramo del Monferrato, che l’ottenne da Ottone I nel 967. A questi fu tolto dagli Alessandrini, poi passò in mano agli Astigiani alleati con i Genovesi, i quali nel 1227, in base il trattato di Milano, furono costretti a restituirlo ad Alessandria alleata con Alba e Tortona.

Un tempo il castello di Cassinasco con la sua torre doveva avere estrema importanza strategica in quanto dominava la via che dalla valle del Belbo immetteva in quella della Bormida; qui si dipartivano i bivi delle piste medioevali di collegamento con Rocchetta Palafea, Loazzolo, Bubbio e Canelli, il cui tracciato è in gran parte ricalcato dalle strade odierne.
Nel 1615, l’esercito del Duca di Savoia, durante la guerra di successione del Monferrato, passava da Cassinasco e fu attaccato dagli abitanti del luogo che uccisero alcuni soldati dell’avanguardia; il villaggio fu saccheggiato e bruciato dai Francesi, alleati dei Savoia, che si trovavano nelle fila del loro esercito. La furia militare portò all’abbattimento del castello, di cui pare che siano rimaste – oltre alla torre – solo alcune lunghe gallerie sotterranee, in gran parte franate o chiuse volontariamente. La torre, sottoposta a un fittissimo bombardamento riportò uno squarcio ancora ben visibile.
Dopo la distruzione del villaggio e del castello, il paese divenne possesso dei Savoia che lo infeudarono ai Galvagno di Bubbio (1767) e ai Falletti di Barolo.

Descrizione del sito:

La torre, situata su un poggio, si presume sia stata eretta in epoca bizantina – longobarda, come altre presenti nella zona. Presenta pianta quadrata (come quella di Cavatore, Terzo e Olmo Gentile) con una struttura molto massiccia, alta e realizzata con una pregevole pietra squadrata.
Sul lato nord e sud sono presenti tracce di costruzioni addossate e ammorsate nella struttura, segno evidente della simultanea realizzazione, si può ipotizzare, di una piccola edificazione a castello.
La torre medioevale recentemente restaurata e dotata di scala interna metallica a chiocciola, con ballatoio a circa 20 metri di altezza.
Il Comune ha predisposto un belvedere dal quale si possono ammirare la cerchia delle Alpi con il Monviso isolato sullo sfondo, e più ravvicinate le valli Belbo e Bormida.
La realizzazione di un’area verde, ha permesso di far rivivere l’intera parte alta del paese, che resta tuttora il centro della vita sociale di Cassinasco. Proprio di fronte all’altura già fortificata si trova la parrocchiale dedicata a Sant’Ilario.

Informazioni:
Via Umberto I, 11.


Links:

https://www.comune.cassinasco.at.it/it/page/34882

Fonti:
Parte del testo e immagini dal sito sopra indicato e da Wikimedia.

Data compilazione scheda:
16 aprile 2025

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

San Giorgio Scarampi (AT) : Torre medievale

Storia e descrizione del sito:
Il Comune, durante il Medioevo, fu feudo di Asti, quest’area fu territorio di incursioni saracene e longobarde dopo la decadenza dell’impero romano e successivamente fu caratterizzato da vari passaggi feudali di famiglie imparentate tra loro. Una data significativa è quella del 1323 quando la  famiglia Asinari di Asti pose inizio ai lavori della costruzione del castello come si legge sulla lapide posta sopra la porta d’ingresso della torre.
Il nome di San Giorgio probabilmente è legato alla Chiesa Parrocchiale; il determinante “Scarampi”, aggiunto nel 1518, fa riferimento alla potente famiglia astigiana di banchieri che dal 1337 fu proprietaria della Marca di Cortemilia e feudataria della località. Dopo ulteriori passaggi feudali, il paese passò nel 1708 alla famiglia Savoia unendo la sua storia a quella del territorio circostante.

La torre medievale, collocata su un leggero promontorio, è un edificio difensivo a pianta quadrata, con sei piani alcuni dei quali costituiti da volte a botte e altri da solai originariamente in legno.
L’ingresso era al terzo piano dov’era ubicata la cucina servita da una cisterna; in questa stanza rimangono tracce di un lavandino e di un camino. Gli interni erano illuminati da feritoie nei piani bassi e da finestrelle in quelli superiori; la copertura a terrazza era in origine caratterizzata da merlature e conserva tre file di archetti pensili.
L’ingresso era a 5,5 m da terra e vi si accedeva attraverso un ballatoio in legno al quale era appoggiata una scala oppure attraverso un ponte collegato all’adiacente cinta muraria.

Informazioni:
All’interno dell’abitato, Via Brofferio, 18. Sempre visibile esternamente.

Links:
https://www.restauroeconservazione.info/san-giorgio-scarampi-un-belvedere-naturale-con-terrazza-panoramica-sulla-langa/

Fonti:
Parte del testo dal sito sopra indicato. Immagini da Wikimedia.

Data compilazione scheda:
15 aprile 2025

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:

Angela Crosta – G.A.Torinese

Rocchetta Palafea (AT) : Torre medievale

Storia e descrizione del sito:
Dell’antico e imponente castello fortificato, demolito agli inizi del XVII secolo, restano le poderose mura di sostegno del terrapieno. La sommità dell’altura accoglie la torre quadrangolare edificata in epoca medioevale con funzione di controllo del territorio e della viabilità.
I restauri, ultimati nel 2004, hanno dotato il monumento di una scala interna che consente di apprezzare la magnifica vista attraverso le quattro aperture a tutto sesto esistenti.
La torre alta circa 26 metri è a base quadrata ed è stata realizzata in pietra tufacea appena sbozzata, sul coronamento è presente un duplice ordine di archetti pensili in laterizio in stile romanico di bella fattura.

Informazioni
All’interno dell’abitato, via G. Mazzini, 13

Links:
https://www.comune.rocchettapalafea.at.it/Guidaalpaese?IDPagina=55905&IDCat=8666

https://www.restauroeconservazione.info/rocchetta-palafea-sulla-collina-che-domina-la-valle-belbo-una-rocca-tra-i-vigneti/

Fonti:
Testo e immagine in alto tratte dal sito del Comune; in basso da https://www.restauroeconservazione.info

Data compilazione scheda:
15 aprile 2025

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Camerano Casasco (AT): Chiesa campestre di San Bartolomeo

Storia del sito:
La chiesa, costruita su una piccola altura collinare, è immersa nei boschi ondulati della “Riserva naturale speciale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande”1, sul confine che divide i comuni di Camerano Casasco e Cortazzone a breve distanza dalle rovine di un cascinale, tipico esempio del perdurare nei secoli del fenomeno di spostamento degli abitati, in questo caso dal XII secolo ad oggi.

Rare le notizie storiche documentate: il luogo di ‘San Bartolomeo de Rivo Croso’ è citato in alcune trascrizioni del 1227 e del 1246.
Nel 1345 la chiesa, probabilmente parrocchiale e dotata di piccolo cimitero, risulta dipendere dalla pieve di Santa Maria di Pisenzana di Montechiaro, vedi scheda, una delle più potenti del nord astigiano, citata già a partire dal 907.

Descrizione del sito:
La piccola chiesa romanica è ad aula, costruita prevalentemente con muratura di conci in arenaria locale le cui diverse dimensioni e tessitura potrebbero indicare almeno due fasi costruttive o una soprelevazione: nella prima vennero utilizzati grandi blocchi ben squadrati, che si trovano nelle parti inferiori della facciata e nell’abside, che presenta tre monofore di cui quella di destra tamponata. Nella seconda fase, riconoscibile soprattutto in corrispondenza dei muri laterali, furono impiegati piccoli blocchi lapidei spesso irregolari. Alcune file di mattoni sono presenti nella parte alta della facciata.
Il portale è ad arco a tutto sesto, al di sopra un’apertura rettangolare.
All’interno, spoglio, i conci sono a vista.

Informazioni:
Località Rivo Croso, sempre accessibile.

Links:
https://www.comune.camerano.at.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/chiesa-di-san-bartolomeo-42053-1-30ae5e4a4f70737ee63ef20b1da33676

https://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_naturale_speciale_della_Valle_Andona,_Valle_Botto_e_Val_Grande

Fonti:
Immagine in alto e info dal sito del Comune. Foto in basso di Roberto Gerbi da: https://www.google.it/maps/place/Chiesa+di+San+Bartolomeo/

NOTA 1  Istituita con legge della Regione Piemonte nel 1985 con lo scopo di salvaguardare e valorizzare il patrimonio paleontologico (conchiglie, coralli e resti fossili, anche di vertebrati marini e terrestri) esistente nella zona, la Riserva è costituita da due adiacenti e distinti settori collinari a ovest di Asti. E’ una dei rari casi concreti, a livello nazionale, di aree destinate alla protezione di questo particolare patrimonio scientifico e culturale. Nel 2003 è stata ampliata comprendendo, oltre a parte del territorio del comunale di Asti, anche parte dei vicini comuni di Settime, Cinaglio e Camerano Casasco, triplicando la superficie a circa 930 ettari.

Data compilazione scheda:
7 aprile 2022

Nome del rilevatore:

Rita Martinasso

Moncucco Torinese (AT) : Castello

Storia e descrizione del sito:
La prima attestazione dell’esistenza del castello di Moncucco è contenuta in un diploma imperiale del 5 ottobre 1164. In esso l’imperatore Federico I confermava al marchese di Monferrato una lunga serie di possedimenti già nelle sue mani, fra cui appunto il castello di Moncucco. Signori del luogo fra XII e XIV secolo furono gli Avvocati del Vescovo di Torino. Essi si occupavano di proteggere gli interessi vescovili in campo civile e con tale incarico li troviamo presenti ad importanti avvenimenti della storia piemontese di quel periodo.
A partire dalla seconda metà del ‘200 i Signori di Moncucco si trovano ad essere via via sempre più assoggettati al Comune di Chieri, col quale nel 1258 venne stipulato un patto di alleanza. Il legame con Chieri fu seguito, fra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, da un periodo di instabilità politica al termine del quale Moncucco si ritrovò a fare parte del Marchesato di Monferrato fino al 1631 quando, in seguito al trattato di Cherasco, entrò a far parte del Ducato di Savoia. La Chiesa di Torino continuò però a possedere diritti su Moncucco e concesse investiture ai Della Fraita (1303) e ai Balbis (1345). Nel 1413 l’imperatore Sigismondo confermò il possesso di Moncucco ai Marchesi di Monferrato che nel 1442 diedero il feudo ai Solaro di Chieri. La giurisdizione ed il possesso del castello vennero poi suddivisi in terzi. Uno di questi terzi nel 1490 fu alienato alla famiglia nobiliare casalese dei Grisella, che nel corso di fasi successive acquistò anche le altre porzioni del feudo. Essi mantennero la propria giurisdizione su Moncucco fino alla metà del XVIII secolo. Ad essi subentrarono, attraverso complesse vicende altre famiglie nobiliari. Nel 1662 un terzo del feudo fu ceduto dai Grisella a Tomaso Luigi Scarampi di Monale dal quale passò nel 1736 a Eleonora Margherita di Saluzzo Scarampi, baronessa di Cardè e contessa di Moncucco e Monale, che nel 1748 lo cedette ai Carron di San Tommaso, Marchesi di Avigliana. Con l’estinzione della linea principale di questa famiglia nel 1794 Moncucco fu infeudato a Tommaso Solaro di Govone. Alla sua morte, avvenuta nel 1822, il castello passò alla nipote Tommasina. Quando nel 1837 essa morì il castello passò alla famiglia del marito, il conte Luigi Melano di Portula.

Nel 1855 venne acquistato dall’Amministrazione Comunale, cui tuttora appartiene. In esso hanno sede scuole e il Museo del Gesso (in cui sono illustrate le fasi di lavorazione e l’impiego del gesso nell’architettura rurale del Basso Monferrato fra XVI e XIX secolo).

 

Il castello di Moncucco, così come si presenta ora, risale ai secoli XIV-XV, ma porta su dì sé i segni evidenti di ampliamenti e modifiche del XVIII e del XIX secolo.
L’edificio, che domina il paese, è imponente, recintato da mura massicce e caratterizzato da due torri: la prima sporgente da una delle fiancate, la seconda posta in posizione centrale, a raccordo delle due maniche del castello.
L’ingresso al cortile interno è caratterizzato da due strette porte ad arco costruite sotto una struttura fortificata e anticamente chiuse da portoni di legno massiccio.
Il cortile interno conserva una vecchia finestra con cornice medievale composta da tavelle decorate in terracotta.

 

Informazioni:
Comune tel. o:0119874701

Links:
https://www.comune.moncucco.asti.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=20277

https://www.turismoincollina.it/scopri/castelli/castello-di-moncucco-monferrato/

Fonti:
Testo e immagini tratte dai siti sopra indicati.

Data compilazione scheda: 17/1/2022

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Moncalvo (AT) : chiesa di San Francesco ed edifici medievali

Storia e descrizione dei siti:
Chiesa Parrocchiale di San Francesco d’Assisi
La chiesa sorge all’estremità sud-est dell’abitato, su un rilievo detto Monteguardo o Belvedere. Fu edificata dai Minori Conventuali forse nel 1272, con l’aiuto di Guglielmo VII, Marchese del Monferrato. Annesso vi era il monastero. Nel 1644 buona parte della chiesa era crollata e fu ricostruita conservando le absidi e agganciando ad esse la nuova costruzione, secondo il progetto del frate Vincenzo Rovere. Nella seconda meta del XVIII secolo furono rifatti gli altari laterali e nel 1783 divenne parrocchiale definitiva. L’attuale facciata fu realizzata nel 1932 su progetto dell’architetto Vittorio Mesturino, che riprese i disegni antichi.
Radicali restauri furono operati nel 1943-44. L’interno, di ampie dimensioni (m 57×23 e m 19 di altezza), è suddiviso in tre navate divise da cinque colonne per parte. la chiesa contiene opere dal XVI al XX secolo, tra cui tele di Vincenzo Caccia detto il Moncalvo (1568-1625) e di sua figlia Orsola.

Le parti più antiche presentano caratteri stilistici del XIV secolo e sono le tre absidi (nell’abside laterale sinistra è nascosto un bel capitello con scene di vendemmia), la sacrestia con attiguo piccolo chiostro e parte del campanile alto 45 metri e terminante con una grande cuspide a base dodecagonale alta 13 metri).

Il borgo medievale
Esistente sin dall’alto medioevo, la città conserva i resti delle mura trecentesche con massicce torri rotonde agli angoli, che risalgono al XIV-XV secolo. Il castello, edificato nel 1133, fu demolito a partire da metà del Seicento e ne rimangono pochi resti. Il borgo è caratterizzato da strette vie, scalinate, rampe scoscese, viottoli ripidi, botteghe artigianali e palazzi tra i quali la casa detta “dei marchesi del Monferrato”, su via Testa-Fochi probabilmente della metà del XV secolo, che presenta una bella finestra ogivale con decorazioni in cotto, e la casa Lanfrancone, su piazza Garibaldi, che conserva la facciata che però è stata ricostruita in forme neogotiche.

Informazioni:
Chiesa di San Francesco in piazza S. Francesco, tel. 0141 917450

Links:
https://www.guglielmocaccia.it/
http://www.comune.moncalvo.at.it/

Fonti:
Notizie tratte dai siti sopra indicati.
Fotografia in alto e prima in basso, di M. Actis Grosso tratte dal sito, ove ci sono altre immagini:  https://www.chieseromaniche.it/Schede/138_SAN_FRANCESCO_MONCALVO.htm#home
Fotografia delle mura da www.astiantica.com

Data compilazione scheda:
29 aprile 2019

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

 

 

 

 

 

 

 

 

Villanova d’Asti (AT) : Castello di Corveglia

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Storia del sito:
La prima menzione della chiesa di Corveglia risale al 1153, anno in cui il marchese Maginfredo di Romagnano fa un’ampia donazione di beni situati a Pancalieri “alla chiesa di san Giacomo dell’ospedale di Corveglia” («ecclesie S. Iacobi ospitalis de Curte Vetula»). Sorta presumibilmente durante la prima metà del XII secolo come canonica agostiniana in un’area di scarso popolamento, identificabile con un’antica corte donata nel 1001 da Ottone III a San Salvatore di Pavia, Corveglia deve il suo sviluppo alla collocazione presso la strada di collegamento Asti-Torino, in funzione della quale venne fondato il suo ospedale. L’insediamento è quindi in origine una corte agricola gestita da religiosi e pertanto le architetture maggiori dell’insediamento dovevano essere di carattere monastico. Il centro curtense controlla un vasto territorio agricolo ed è sufficientemente ricco da permettersi edifici di alto livello qualitativo (vedi campanile). Benché dal 1154 chiesa ed ospedale appaiano dipendere dalla diocesi di Asti, sappiamo da documenti di pochi decenni più tardi che da Corveglia dipendevano numerose chiese situate nella diocesi di Torino (Santa Maria di Lombriasco, poi ceduta ai Romagnano che intendevano fondarvi un ospedale, nel 1173, san Pietro di Carmagnola, Santa Maria di Cereaglio presso Poirino, San Martino di Cavallermaggiore, Santa Maria di Revigliasco, un ospedale a Chieri e Santa Maria di Rivetta presso Poirino) fatto questo che provocò liti secolari con il vescovo torinese che nel 1183 riconobbe tuttavia a Corveglia le sue dipendenze, contro il pagamento di un censo annuo. Ricca e potente grazie anche alle donazioni di facoltose famiglie astigiane (attestate nel 1193 e nel 1206) la canonica, formata da un preposito e da una decina di canonici estendeva la sua influenza nella diocesi di Asti, fino alla chiesa suburbana di santa Margherita dei Quattro Ponti a cui era annesso un ospedale: nel 1279 infatti il preposito di Corveglia Guido ne nominava il rettore. Nel XIII secolo Corveglia è un priorato con le caratteristiche proprie di un centro agricolo di pertinenza vescovile; non diventerà però un villaggio seguendo l’evoluzione della maggior parte dei recinti castellani sopravvissuti al Medioevo, perché nel 1248 si inserisce come nuovo centro politico e territoriale la Villanova astense che polarizzerà lo sviluppo dell’altopiano.
Nel corso del Duecento probabilmente la canonica era stata fortificata, il campanile doveva fungere da torre e le altre costruzioni chiesa o monastero erano scomparse, spogliate per la costruzione del ‘castello’. Il ‘castello’ ha solo funzioni di controllo del feudo pertinente e quindi prevalentemente agricole; a differenza di altre signorie rurale coeve il diritto di imporre tasse e i poteri giurisdizionali dei signori sono relativi solo alle persone risiedenti nella proprietà. La sua decadenza come canonica si ebbe nel secolo successivo ed è attestata da una rinuncia al proprio incarico fatta nel 1321 dal preposito Leone di Solaro a causa delle precarie condizioni economiche della chiesa. Verso il 1370 un canonico di nome Clemente Ferrari (o di Ferrere) pensò di rimediare alle difficoltà economiche della chiesa trasformandola in un covo di briganti: dopo alcuni colpi fortunati la chiesa-fortezza fu espugnata dai Riccio che, ucciso il Ferrari, se ne impadronirono. Pare che solo dopo quarant’anni i Riccio si preoccupassero di legittimare la loro occupazione, ottenendo in feudo dal Papa, come autorità superiore al vescovo di Asti nella proprietà del castello, costruzioni e beni della canonica agostiniana. Nel 1443 infatti il Papa riconosceva che il castello in antico era appartenuto al priorato di San Giacomo, ma essendo ormai quasi del tutto distrutta la chiesa, lo concedeva in feudo ad Andrione Riccio a patto che la facesse restaurare. Ma prima del 1473 contro i Riccio mosse lite il preposito di Corveglia sostenendo che il castello con il suo ricetto continuavano ad essere di pertinenza della prevostura: la questione venne risolta con un formale riconoscimento da parte dei feudatari, tenuti al pagamento di un censo annuo all’ospedale di San Giacomo di Pinerolo, dove si erano probabilmente ritirati i superstiti canonici di Corveglia (censo ancora in vigore nel 1721). Tale accomodamento, che consentì ai Riccio nel 1473 di vendere castello e feudo ai Villa “con il consenso del vescovo di Asti e del preposito di Corveglia”, pare altresì denunciare il definitivo abbandono della canonica.
Un secolo dopo durante le visite pastorali del vescovo Della Rovere del 1570-1580 la chiesa appariva diroccata ed adibita al ricovero del fieno, ma tra il 1580 e il 1585, in ottemperanza ai decreti vescovili, pare sia stata interamente ricostruita ad opera dei signori del castello (il conte Amedeo Ponte) e degli uomini di Corveglia.
Con il disfacimento del feudo ed il frazionamento di proprietà si conclude la degenerazione dell’edificio in cascina. Dopo anni di degrado, è stato attuato un intervento di recupero e restauro degli edifici.

Descrizione del sito:
L’edificio è costituito dall’aggregazione al più antico campanile, a base quadrata,  di due corpi a manica semplice e pianta rettangolare su schema a ‘L’. Il corpo maggiore è disposto con l’asse longitudinale in direzione nord-sud e si sviluppa come il minore in tre livelli fuori terra. Il campanile-torre è l’elemento più antico, ascrivibile a fine XII- inizio XIII secolo. La pianta quadrata misura circa cinque metri di lato e si elevava in origine per circa 18 metri. Le membrature sono in buon laterizio cotto, ordito con regolarità. Gli spazi interni, un unico vano per livello, sono scanditi all’esterno dagli elementi decorativi. Si leggono attualmente sei livelli; i primi due, dal basso, sono voltati rispettivamente con volta a crociera e a botte a tutto sesto; gli orizzontamenti successivi erano in struttura lignea e sono in parte o completamente crollati. La decorazione dei fronti è costituita da una sequenza di monofore, bifore, trifore, una su ciascun lato con capitelli in arenaria decorati con motivi floreali semplici ed eleganti, su colonnine con piede pure in arenaria. I marcapiano sono costituiti da una serie di archetti pensili su peduccio, sovrastati da un bordo a dentelli orizzontali. La parte sommitale del campanile è in parte crollata. Il corpo principale (lato ovest) misura una ventina di metri di lunghezza ed è articolato su tre livelli.
L’intera struttura è realizzata in laterizio ad eccezione di capitelli, peducci d’imposta e conci di chiave, che sono in arenaria. Numerose le aperture fenestrate in gran parte ascrivibili alle riconversioni barocche e recenti. Sono originali la porta di mezzeria del fronte ovest con arco acuto decorato in bicromia da conci in cotto ed in arenaria (dotata all’interno delle scanalature per la grata a scorrimento verticale) due piccole arcere a destra della stessa ed un’elegante bifora sul fronte nord, ornata da conci in cotto sagomato. Il corpo Est ha subito le maggiori trasformazioni. A sud-ovest del castello, indicata da un piccolo arco che regge una campanella, sorge la cappella del borgo: un edificio ad una sola navata con abside semicircolare. L’aula, rettangolare, è voltata con una coppia di crociere impostate sui muri d’ambito.

Informazioni:
Borgo Corveglia, 86. Sulla statale che collega Poirino con Villanova d’Asti. Il campanile, il castello e l’omonimo borgo sono posti sul margine del terrazzo morfologico che segna il confine occidentale del territorio astigiano. Proprietà privata, adibita ad agriturismo. Tel. 0141 948407

Link:
http://www.castellodicorveglia.it/index.php

Bibliografia:
PITTARELLO L. (a cura di), 1984, Le chiese romaniche delle campagne astigiane, Asti, pp. 202-210
BORDONE R., CARPIGNANO G. (a cura di), 2001, La Prevostura di Corveglia. Passato e futuro di un monumento astigiano, Provincia di Asti, Asti

Fonti:
Fotografie dal sito sopra indicato.

Data compilazione scheda:
10 maggio 2004 – aggiornam. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese

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Viarigi (AT) : torre e chiesa di San Marziano

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Storia dei siti:
TORRE dei segnali
Nel periodo intorno al 1320 si colloca la costruzione della Torre di Viarigi, sulle rovine dell’antico castello, quando il territorio venne restituito al Marchese Teodoro di Monferrato da Matteo Visconti. La torre, legata alla proprietà del feudo viarigino, subì diversi passaggi di proprietà a nobili del Marchesato del Monferrato, da Alberto di Solero (1431), ai conti Biglione di Viarigi (1772), mentre, all’epoca dell’ultimo feudatario, Viarigi era già passato a Casa Savoia, con il trattato di Vienna del 1703. A circa metà del 1800, la Torre e l’area attigua passarono alla famiglia Ferraris di Viarigi che le detennero sino al 1939 quando, a seguito di pubblico incanto, la torre, già dichiarata edificio monumentale nel 1908, venne rilevata dal Cav. Aldo Todini e alal sua famiglia rimase sino al 1998, quando l’Ing. Pietro Bellettato, l’acquistò per farne dono al Comune di Viarigi. Oggi detta “Torre dei segnali”.
La costruzione, così come la vediamo oggi, è frutto di stratificazioni di interventi successivi alla costruzione originaria. Il più importante di questi, avvenuto circa a metà del secolo XIX, coincide con la realizzazione di un rivestimento in laterizi, sui quattro lati della torre, al fine di ricoprire e risanare la quinta muraria esistente. Interventi minori sono stati attuati più recentemente: la sostituzione, nel 1967, delle scale interne in legno, con scale in acciaio; purtroppo, quest’ultimo intervento, attuato per rendere fruibile la torre da parte della comunità, fu più dannoso che proficuo alla costruzione che, lasciata incustodita e aperta a tutti, negli anni ’70-’80 del secolo scorso, subì atti vandalici, con la conseguente distruzione del pianerottolo più alto. Oggi la torre non è visitabile in quanto sottoposta a interventi di restauro strutturale e consolidamento del terreno su cui appoggiano le fondazioni del corpo di guardia.

CHIESA DI SAN MARZIANO
Una notizia relativa alla Chiesa risale a un documento del 1041 quando l’Imperatore Enrico III, nel confermare al Vescovo d’Asti il patrimonio della sua chiesa, include nell’elenco la corte di Viarigi con il castello e la cappella. Un riferimento successivo, sempre senza indicazione precisa di titolatura, si ritrova in atto del 1238. Soltanto nel 1345 si è in grado di conoscere il numero e le dedicazioni delle chiese di Viarigi. Nel registro diocesano infatti San Marziano appare insieme con San Pietro e un’ altra chiesa che è nei boschi di Viarigi {qui est in boscis de Viarixio} non meglio specificata, tutte indipendenti da giurisdizione pievana. Una quarta, infine, San Severio (oggi San Silverio), appartiene al monastero benedettino di Azzano. Fra tutte, San Marziano appare la meno dotata. L’indipendenza da ogni pieve si può forse spiegare con la particolare situazione politica del suo castello, feudo vescovile ai confini della Diocesi dipendente direttamente dal Vescovo. La scarsa importanza rivestita successivamente, quando si erano imposte le Parrocchie di San Silverio e di San Pietro, non ha consentito di lasciare tracce significative nella documentazione.

Descrizione dei siti:
La TORRE è a pianta quadrata, con base di m 5,80 circa, e si innalza per una altezza complessiva di m 26,5. La parte terminale è leggermente aggettante, con quattro comici ad archetto coronate da una merlatura ghibellina “a coda di rondine”. Le murature sono in mattoni pieni, con uno spessore medio di m 1,20 e presentano alcune finestrelle, ad altezze diverse. La copertura della torre è piana e costituisce un terrazzo praticabile. L’ultimo tratto del percorso è costituito da un condotto circolare (a camino) contenente una scala del tipo alla marinara. Le volte della torre sono a botte, con mattoni disposti di piatto e di taglio, in parte crollate e attualmente non percorribili. La torre presenta un unico accesso, a circa 4,4 m di altezza, in corrispondenza di quello che un tempo doveva essere il terrazzino della guardiola. Lateralmente alla torre, costruita in aderenza e senza ammorsamenti nella muratura, esiste una guardiola a pianta rettangolare, priva di copertura. Essa è realizzata in muratura di mattoni e tufo, a pianta quadrata, con lato pari a m 5,8; i corsi di tufo sono alti circa 50 cm, mentre quelli di mattoni sono alti circa 12 cm. Le pareti dell’ edificio terminano con una serie di archetti pensili. Sulla parete est si aprono due porte ad arco e sulla parete ovest una finestra, anch’essa ad arco, di luce di circa 80 cm. Lo spessore delle muratura appare regolare (circa 50 cm). La volta, del tipo a vela, è completamente crollata, mentre rimangono solo tracce dell’ammorsamento nelle pareti. La copertura del corpo di guardia era di tipo piano e costituiva un terrazzo dal quale era possibile accedere alla porta di ingresso della torre. La pavimentazione del terrazzo, di cui rimangono tracce, era in cotto, con strato di sottofondo in coccio pesto. Invece la pavimentazione interna della guardiola non è attualmente visibile. All’interno della guardiola esiste un camino con focolare e una scala metallica, addossata alla parete est, con rampa ad angolo, che termina con un pianerottolo molto ammalorato, anch’esso metallico che rappresenta l’unico attuale accesso.

CHIESA DI SAN MARZIANO L’edificio dell’antica pieve è realizzato in blocchi di tufo e presenta una facciata rifatta nel XVIII secolo. L’abside è divisa in tre parti da due semicolonne con capitello scolpito. Gli archetti in pietra sono ben lavorati e racchiudono sculture. Sono presenti tre monofore molto strombate, sormontate da una decorazione scultorea.

La Parrocchiale Sant’Agata, di origine trecentesca, ma successiavmente rifatta, conserva opere d’arte piemontesi del XVI secolo di Gandolfino da Roreto e di Ursula Caccia, figlia del Moncalvo.

Informazioni:
La torre è su un poggio presso il paese. Comune tel. 0141 611050

L’antica  chiesa di San Marziano si trova a 3 km dall’abitato, sul poggio omonimo, nei pressi della strada provinciale 29 per Refrancore. Di proprietà privata.

Links:
https://www.comune.viarigi.at.it/it/point-of-interest/torre-dei-segnali-o-delle-vedette
https://www.chieseromaniche.it/Schede/640-Viarigi-San-Marziano-o-Santa-Agata.htm

Fonti:
Fotografie tratte dai siti sopra indicati.

Data compilazione scheda:
27 novembre 2011 – aggiornam. luglio 2014 – aprile 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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