Pombia (NO) : Chiesa di San Vincenzo in Castro

ArtImg_13_1

Storia del sito:
Pombia risale all’età romana, fu importante centro durante il Medioevo, probabile sede di un ducato longobardo, comitatus in età carolingia e per un breve periodo comprese sotto la sua giurisdizione anche Novara.
La chiesa di San Vincenzo è di origine antichissima: costruita sul luogo del “castrum”, è di tipo basilicale a tre navate originariamente terminanti con tre absidi di cui rimangono solo alcuni resti. La datazione è controversa, probabilmente risale al secolo VIII per alcuni caratteri arcaici (tipo di muratura, archetti binati, nartece, decorazioni a girali), ma non è stata ancora condotta una campagna di scavi per verificare queste ipotesi.
Notevole caratteristica è il NARTECE (esonartece) che fu costruito successivamente alla chiesa, sul lato a ovest, secondo la tradizione per seppellirvi Litulfo figlio di Ottone I il Grande morto a Pombia nel 957. È databile al penultimo quarto del X secolo. Nella chiesa e nel nartece sono conservati AFFRESCHI DEL X SECOLO.
Il campanile, la cui parte inferiore era un torrione del castrum romano, è addossato alla navatella a nord.
Trasformata in età barocca, 1754-56, ne è stato alterato radicalmente l’interno (di cui sono visibili pochissime parti romaniche) e la parte orientale esterna.

Descrizione del sito:
Il paramento murario è costituito da pietrami e pezzi di recupero con spessi giunti di malta. La muratura esterna sul fianco a nord – dove è l’attuale accesso alla chiesa con un piccolo portico aggiunto – presenta sulla parete della navata minore gli archetti accoppiati su lesene che poggiano su uno zoccolo; su quella della navata centrale gli archetti sono a gruppi di tre, sulla facciata e sul nartece la fila di archetti è continua.
Le aperture superstiti sono monofore piuttosto basse e molto strombate, spesso decorate a girali, mentre quella sul fronte sopra il nartece, e nascosta da questo, presenta spalle rette.
La navata centrale è più larga e più alta delle laterali. La copertura della chiesa – in cui sono presenti alcuni tegoloni romani – è con volte a crociera di disegno irregolare che, all’interno, sono state coperte da uno spesso strato di intonaco in età barocca.
Sul lato minore della prima fila di pilastri di sinistra vi è un affresco che rappresenta la Madonna che allatta il Bambino.
Sulla parete di controfacciata della chiesa, ai lati e sopra il luogo in cui è attualmente collocato l’organo, sono stati scoperti frammenti di un affresco di età romanica che raffigura il Giudizio Universale: in alto figure di angeli che facevano corona alla mandorla ove si trova il Cristo giudice; alla destra del Cristo, più in basso, vi sono i quattro Apostoli; su un registro inferiore, alla sinistra dell’organo, un gruppo di eletti. Notevole la gamma cromatica sui toni del rosso e del giallo, le teste sono piccole con grandi aureole gialle, i tratti e le lumeggiature nette e decise. Lo stile è più raffinato rispetto a quello della chiesa di Briga Novarese, ma meno rispetto a quella di Civate (Como).

Il NARTECE è a pianta quadrata, massiccio, con un piano inferiore a portico e uno superiore occupato da una cappella. Un’ara è posta come struttura d’angolo alla base del nartece di S. Vincenzo. Il piano inferiore presenta tre grandi arconi: due sono aperti, quello meridionale è stato tamponato. Su questo lato del nartece vi è un loculo funerario decorato da tre croci patenti bianche, tipicamente longobarde, sopra un fondale rosso. Sopra il loculo vi è un lunotto con frammenti di affresco con tre figure, di cui una benedicente rappresenterebbe una Madonna della quale si è conservata una parte dell’abito e le mani.
La cappella che occupa il piano superiore del nartece ha una piccola abside ricavata nel muro e in parte in aggetto sul lato meridionale, traforata da finestrelle doppiamente strombate. L’abside conserva resti di affreschi: una fascia a losanghe punteggiate che riproduce il bordo di un velario e simboli riguardanti l’oltretomba. Sono rimaste le quattro figure di animali posti fra palmette e ciuffi d’erba simboleggianti la speranza nella vita eterna: un gallo simbolo della vigilanza, un pavone che rappresenta l’immortalità dell’anima, una chimera a tre teste (una delle quali sul dorso e un’altra sulla coda), una fiera dal corpo maculato, un grifone. Sopra questi animali si scorge una figura attribuibile forse ad un angelo. La tipologia degli affreschi fa pensare ad una cappella espiatoria ove venivano svolte funzioni in favore del defunto, e lo stile ottoniano delle pitture le fa collocare al penultimo quarto del X secolo.

Informazioni:
Comune tel. 0321 95333; Parrocchia, tel. 0321 956654
>

Links:
http://www.comune.pombia.no.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Vincenzo_in_Castro

www.ssno.it

Bibliografia:
CHIERICI S.; CITI D., Italia romanica. Il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Liguria, Jaka Book ed., Milano, 1978
DONNA D’OLDENICO G., Gli affreschi ottoniani di Pombia, Industria grafica Falciola, Torino, 1969
DONNA D’OLDENICO G., Pombia tardo romana, A. Noseda, Como, 1955
FAVINI P., Antichi monumenti plumbiensi: San Vincenzo in Castro, Tip. La Cupola, Novara, 1973, (estratto dal “Bollettino Storico per la Provincia di Novara” anno LXIV, n° 2, Novara, 1973)

Fonti:
Fotografie tratte nel 2005 dai siti sopra indicati.

Data compilazione scheda:
03/11/2005 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

Pombia SVincenzo affr Esornatece

Pombia SVincenzo affr Giudizio