Bardonecchia (TO) : Parco Archeologico della Tur d’Amun
Storia del sito:
L’edificio è citato con nomi lievemente differenti (tour, tor, tur; Amount, Amoun, Amun).
La Tur d’Amun si trova sulle estreme pendici della dorsale che scende dal vallone della Rho nel punto dove si congiunge con il vallone del Frejus. La data di fondazione non è nota ma si presume risalga al XIII-XIV secolo: il nucleo più antico è la torre quadrata centrale, dotata di pareti spesse alla base oltre due metri. Quasi subito essa fu inclusa all’interno di una cortina quadrangolare, di cui sono stati individuati per ora il lato ovest, quello sud, che si sviluppa per 22 metri terrazzando l’area del castello verso valle, e parte del lato est. Una cisterna circolare venne successivamente ricavata presso l’angolo sud-ovest, mentre all’interno di quello opposto si ricavò un piccolo vano chiuso.
Il complesso era rappresentativo della signoria locale dei De Bardonisca (De Bardonnèche nel dialetto volgare francese). Nel XIV secolo si unirono i Delfini di Francia che acquistarono il castello del Bramafam e parte del feudo di Bardonecchia. I De Bardonisca erano una famiglia di tradizioni militari molto radicata nella propria terra di origine; controllavano infatti il territorio dalla valle del Rio di Bardonecchia sino ai colli della Rho e della Scala. Nacque e si affermò così una signoria locale molto attenta agli sviluppi economico-politici che portarono dopo il 1140 ad un aspro confronto la casa Savoia e i conti d’Albon (delfini di Francia) per il controllo dei valichi di montagna. Il tutto senza mai determinare uno schieramento esclusivo a favore di uno dei due contendenti da parte dei De Bardonisca. Intorno alla Tour d’Amount i signori della città seppero sfruttare ed edificare al meglio l’antico borgo medievale.
In una successiva fase edilizia il muro di cinta venne in parte sostituito e modificato per la costruzione di un grande ambiente rettangolare comunicante con una torre angolare cilindrica conpiccola corte, si accedeva alla porta della grande sala, posta al centro della parete sud. Una cinta più ampia proteggeva questa manica, annessa alla torre maestra, e una corte a nord. Di poco successive alla fase precedente furono l’elevazione della torre circolare innestata sullo spigolo sud-est. L’ingresso con la scala semicircolare fu chiuso e il lato sud delle mura si prolungò verso ovest. Le tre fasi si collocano tra i secoli XIV e XV, nel momento in cui il Delfino venne a far parte del consortile. Due descrizioni del 1339 ci parlano di un castello organizzato intorno a tre torrioni, con sale, camere, cantine, cucine, stalle e altri edifici di servizio; tutto l’insieme era circondato da una cinta muraria che si sviluppava per circa 160 metri di perimetro. La torre centrale, alta 23 metri, era suddivisa in quattro piani mediante solai lignei, affiancata da una grande sala, una loggia e una camera con camino.
L’ammodernamento del castello cessò tra il XV e il XVI secolo, quando i consignori si trasferirono nelle caseforti all’interno del borgo. Il complesso non fu quindi sottoposto a rilevanti modifiche almeno fino al 1562, quando il castello fu occupato dagli Ugonotti e successivamente riconquistato dalle truppe cattoliche del generale La Cazette che nel contrattacco diedero fuoco all’edificio e danneggiarono pesantemente le strutture fortificate. Nel tardo Cinquecento vi furono alcune ristrutturazioni per migliorare la manica residenziale, prima estendendone lo spazio verso nord e creando un androne centrale, poi modificando l’edificio in profondità e in altezza: nella parte est fu ricavato un nuovo ampio vano interrato, coperto da un soffitto di legno e collegato con l’androne mediante una scala a chiocciola; scale in muratura nell’androne collegavano il piano terreno con i livelli superiori. Nel XVII secolo la proprietà passò alla famiglia De Jouffrey che vi apportò alcuni adeguamenti: nel basamento della torre centrale furono aperte alcune brecce, che consentirono il collegamento di questo ambiente con le altre aree del castello, e furono costruite delle volte a botte in sostituzione degli originari solai lignei.
Nel 1670 la comunità di Bardonecchia acquistò i diritti signorili e la piena proprietà; l’evento è citato nella “carta topografica in misura della Valle di Susa” ancora conservata nell’archivio di Stato di Torino. All’epoca della conquista dell’alta Valle di Susa da parte di Vittorio Amedeo II di Savoia il castello avava già iniziato un lento ed inesorabile declino, segnato dal degrado degli edifici in muratura: la cartografia settecentesca ancora indicava il complesso con le tre torri, ma il catasto del 1866 registra solo la torre centrale, circondata da pascoli. Quest’ultima era conservata, ancora ad inizio Novecento, fino alla merlatura, ma dei crolli negli anni Venti e l’utilizzo dell’area come zona di esercitazione per tiri balistici durante la Seconda Guerra Mondiale ridussero la torre all’attuale altezza di circa sette metri e alla conservazione dei soli piano terra, di quello intermedio e della base del terzo.
Un primo intervento di recupero dell’edificio, acquistato dal Comune nel 1998, avvenne con lo scavo fra aprile 1999 e dicembre 2001. Il secondo intervento di recupero, iniziato nel giugno del 2003, riportò alla luce parti interessanti dell’antico complesso. Il 9 luglio 2005 si è svolta l’inaugurazione del parco archeologico e castello della Tur d’Amun.
Descrizione del sito:
Sono visibili le strutture messe in luce nel primo intervento di scavo: la parte inferiore del torrione, alcune parti della piccola torre orientale e tratti della cinta muraria che delimita il complesso a valle.
Dopo il secondo intervento vengono rese visibili possenti murature collegate al complesso fortificato. Oltre alle due piccole torri circolari lungo il lato meridionale sono evidenti tre vani di forma quadrangolare. Il complesso è stato restaurato e completato di camminamenti per le visite.
Descrizione dei ritrovamenti:
Necropoli in Borgo Vecchio, a nord di via San Giorgio, a circa 200 m a ovest della Tur d’Amun, indagata nel 2005. (1)
Le 12 tombe, riferibili a una comunità alloctona, sono a semplice fossa o a cassa di lastre di pietra ordinate per file e contengono pochi elementi di corredo o di complemento delle vesti databili dal VI al VII secolo avanzato, ma alcune sepolture prive di corredo possono appartenere all’VIII. Nei dintorni dell’area funeraria probabilmente sorgeva un abitato coevo che sfruttava le stesse opportunità strategiche e di buona esposizione della fortezza medievale, ma future scoperte potrebbero anche dimostrare una continuità di occupazione del sito tra i due periodi.
Informazioni:
I resti del castello sono nel punto più alto dell’abitato, a monte del Borgo Vecchio.
Pro loco Bardonecchia tel. 0122 99032; email: info.bardonecchia@turismotorino.org
Links:
http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/bardonecchia/parco-archeologico-e-castello-della-tur-damun
http://www.bona1858.it/portfolio/bardonecchia-scavo-e-parco-archeologico.html
Bibliografia:
Pejrani Baricco L.; Cerrato N., Bardonecchia. Tour d’Amount, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte vol. 18 (2001) p. 113-117
(1) Pejrani Baricco L.; Uggè S., Per un aggiornamento della carta archeologica della valle di Susa, in: Destefanis E.; Lambert C., Per diversa temporum spatia. Scritti in onore di Gisella Cantino Wataghin, Vercelli 2011, pp. 171-201
Fonti:
Fotografia in alto da www.vallesusa-tesori.it, in basso da www.bona1858.it
Data compilazione scheda:
11 Maggio 2006 – aggiornam. 2010 e giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese