VERBANIA – Pallanza (VB) : Chiesa di San Remigio
Storia del sito:
Arroccata sul colle della Castagnola sorge la chiesa di San Remigio, forse cappella di un vicino castello del quale però non resta traccia se non nella persistenza del toponimo “castellazzo”. La “Curte Palanza” è nominata in un documento dell’855 e la chiesa di S. Remigio è citata per la prima volta nella bolla Innocenziana a Litefredo del 1132, dal quale risulta che la “capella” dipendeva dalla pieve di Baveno.
L’edificio, la cui origine si pone tra i secoli XI e XII, ebbe differenti fasi costruttive, modifiche e anomalie architettoniche di difficile interpretazione. La muratura della navata minore è più curata e il pietrame meglio squadrato: ciò fa ipotizzare una costruzione successiva a quella della navata maggiore.
La Chiesa conserva all’interno resti di pregevoli affreschi dei secoli XI e XIII.
La chiesa fu parrocchiale sino al 1341, poi venne abbandonata e nel XVI secolo un certo Gerolamo Appiani, volendo abitarvi quale eremita, realizzò alcune opere di restauro: chiuse le monofore delle absidi, aprì una nuova finestra, costruì la sacrestia, e fece costruire un ampio portico quadrato, addossato alla facciata, come ricorda una lapide che porta la data del 1591. In quell’occasione o nel secolo successivo si intonacò e imbiancò l’interno coprendo gli affreschi.
La chiesa venne dichiarata monumento nazionale nel 1908 e si progettarono i restauri che vennero eseguiti nel 1928-1929: la muratura venne consolidata, vennero riaperte le monofore delle absidi, venne demolita parte del portico cinquecentesco. Ulteriori restauri vennero effettuati dal 1975 con la scoperta degli affreschi absidali.
Descrizione del sito:
La chiesa oggi è formata da una navata maggiore di tre campate, più una di presbiterio, concluse da un’abside semicircolare, e da una navata minore, sul lato sud, formata da tre campate, un piccolo presbiterio e un’absidiola. In facciata rimane parte del portico; il portale è ad arco con lunetta e architrave, sopra di esso una stretta monofora ad arco. Sotto gli spioventi del tetto corre una serie di archetti in cotto, di forma irregolare, come quelli del fianco della navata maggiore.
Le pareti laterali dell’edificio presentano lesene e contrafforti in corrispondenza dei pilastri; la parete della navata maggiore presenta muratura poco regolare, alcune mensole, monofore aperte e altre chiuse, al di sopra corre una cornice di archetti irregolari in cotto. Cinque archetti in pietra compaiono a metà altezza della terza campata indicando un cambiamento di progetto per la costruzione della navata minore, poi costruita sull’altro lato.
L’abside maggiore è divisa in cinque campi ciascuno coronato da tre archetti che poggiano su lesene, un alto zoccolo di ciottoli e pietrame con un tratto a spina di pesce. Due monofore sono aperte e sotto di esse vi sono le tracce di altre due chiuse. L’abside minore è divisa in due campi da tre lesene di conci in pietra, non ha la cornice di archetti, forse perché la monofora è collocata molto alta. Il fianco della navata laterale presenta archetti più regolari, ricavati in un unico concio, che poggiano su mensole rampanti non lavorate.
Il CAMPANILE, di soli m. 2,22 x 1,65, è addossato alla seconda campata e appare precedente alla chiesa per la semplicità della costruzione in ciottoli e pietrame, senza suddivisione in piani; è concluso da quattro bifore. Tra il campanile e la facciata resti di fondazioni di un muro in ciottoli, forse di una navatella. Può risalire al secolo XI nella parte inferiore, perché quella superiore appare costruita con muratura più curata, regolare e con pietre di dimensioni minori.
L’interno della chiesa ha le quattro campate coperte a crociera con archi in pietra che poggiano su semicolonne addossate ai pilastri interni e alle pareti. I capitelli ricavati da pietra grigia e arenaria bionda sono differenti tra loro e in parte forse sono di reimpiego: alcuni lisci, altri con una decorazione a motivi vegetali, uno con un uccello stilizzato, un altro con un viso umano. Sulla parete nord corre un basso sedile sino al presbiterio.
Gli AFFRESCHI più antichi, con qualche caduta di intonaco, si trovano nell’abside minore e risalgono al secolo XI: raffigurano la Majestas Domini con il busto del Cristo benedicente in un alone semicircolare; ai lati due angeli a figura intera: l’angelo di sinistra regge un libro, quello di destra, probabilmente san Michele, trafigge con una lancia un drago mentre lo calpesta; a sinistra in basso vi è una piccola figura che rappresenta il committente, forse un membro della famiglia dei conti di Pombia. Vi sono somiglianze stilistiche tra questi dipinti e quelli del Battistero di Novara.
Gli affreschi dell’abside maggiore risalgono al XIII secolo e sono attribuiti alla bottega del cosiddetto “Maestro di Angera” (di questo pittore restano alcuni affreschi nella rocca viscontea di Angera in provincia di Varese, del 1314-16, in S. Eustorgio e in S. Lorenzo a Milano e in S. Lorenzo a Borgomanero). Nel catino absidale vi è il Cristo tra gli Apostoli, raffigurati nella stessa posa statica, vi sono lacune, ma il dipinto è leggibile. Nel cilindro absidale è rappresentato, con una maggiore vivacità, un “ciclo dei mesi”, secondo la tradizione del tempo, purtroppo lacunoso e frammentario.
La chiesa presenta altri affreschi di epoca posteriore: sulla parete sinistra della navata centrale una Madonna di Loreto con al di sotto una Pietà del XV secolo; nella terza campata una Madonna che allatta il Bambino datata 1528; nella parete destra del presbiterio la figura di san Remigio datata 1533; altri due affreschi del XVI secolo raffiguranti la Madonna col bambino con ai lati san Remigio e san Francesco, uno sulla parete destra del presbiterio, l’altro nella lunetta; infine san Carlo Borromeo del XVIII secolo.
Descrizione dei ritrovamenti:
EPIGRAFI ROMANE. Nel 1975, durante i lavori di restauro, è stata recuperata un’ara dedicata da Severiana Valeriana ai Nati. Essa era incorporata in posizione verticale nell’altare ove serviva da pietra sacra; infatti nella parte superiore piana è ricavata una nicchia rettangolare per contenere le reliquie, mentre l’iscrizione era volta verso la navata.
Luogo di custodia dei materiali:
Il Museo del Paesaggio, presso la sede distaccata di Ornavasso, conserva altre due epigrafi provenienti da San Remigio. Tra queste l’epigrafe funeraria fatta fare da Vecco figlio di Moccone, nella quale compaiono nomi gallici e latini.
Informazioni:
la chiesa è situata a Pallanza in Località Castagnola. Info Parrocchia di S. Leonardo, tel. 0323 502402
Links:
https://www.ecomuseogranitomontorfano.it/s-remigio-pallanza/
https://www.distrettolaghi.it/it/esperienze/arte-cultura-fede/fede/chiesa-di-san-remigio
Bibliografia:
CHIERICI S., CITI D., Italia romanica: il Piemonte, la Val d’Aosta, la Liguria, Jaca Book, Milano, 1979 (nuova ediz. Edit. Angolo Manzoni, Torino, 2000)
CARAMELLA P., DE GIULI A., Archeologia dell’Alto Novarese, Antiquarium di Mergozzo, 1993, pp. 224-227.
CARAMELLA P., DE GIULI A., I ritrovamenti archeologici del Verbano nord occidentale, in Museo del Paesaggio 1909-1979. Museo storico e artistico del Verbano, Verbania, 1979, pp. 160-169
MOMMSEN T., Corpus Inscriptionum Latinarum, vol. V, 2, nn. 6642-6643-6644, Berolini 1877
ZOCCHI M.P., Affreschi medioevali: San Remigio di Pallanza, in “Quaderni del Museo del Paesaggio”, n° 5, Vangelista, Milano 1986
Fonti:
Fotografie dai siti sopra indicati.
Data compilazione scheda:
21/02/2006 – aggiornamenti febbraio 2014, maggio 2024
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese