Provincia Verbano Cusio Ossola

Vanzone Con San Carlo (VB) : Torre di Battiggio

Storia e descrizione del sito:
Torre tardo medioevale di una tipologia architettonica diffusa nella Val d’Ossola e una delle meglio conservate dell’intera valle.
Non è nota la data e il motivo della costruzione: si può ritenere servisse come rifugio momentaneo a qualche signorotto locale, oppure a deposito sicuro per la conservazione di derrate alimentari da distribuire in valle.
Un’ipotesi potrebbe essere quella di luogo di riscossione di pedaggi, sino al momento in cui venne costruita, nel 1723, la casa Biaggione in luogo adatto e, come il Bianchetti ricava da un manoscritto del 1723, appositamente edificata per questo scopo.
Giovanni Battista Fantonetti, che s’interessò di miniere, nel suo volume del 1836, assicura di aver visto scolpito l’anno 1408 sull’architrave di una finestra della torre di Battiggio, ora rovinata.
Altra tradizione locale vuole che questa torre fosse il deposito per la conservazione dei tesori della famiglia di Facino Cane, che sfruttava i filoni auriferi delle miniere oggi conosciute come “dei Cani”, e batteva moneta.

Costruita in pietre locali squadrate, ha base quadrata ed è monumento nazionale.
Recentemente restaurata, sono stati ricostruiti la parte alta della muratura e il tetto che erano crollati.
I suoi quattro piani sono adibiti a ecomuseo, sede di mostre ed eventi temporanei.

Informazioni:
In frazione Battiggio. Aperta su prenotazione: info@comune.vanzoneconsancarlo.vb.it ; tel. 0324 828804

Links:
https://www.comune.vanzoneconsancarlo.vb.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/torre-di-battiggio-24247-1-79dffa394bd89b620db6e14064be81fd


Fonti:

Immagine da Wikimedia e, in basso da https://www.domodossolanews.it/n170220
Info dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
23 marzo 2023

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:

Angela Crosta – G.A.Torinese

Gravellona Toce (VB): Chiesa di San Maurizio

Storia del sito:
La chiesa è il più antico e significativo monumento gravellonese, menzionata per la prima volta come “chiesa di S. Maurizio della Corte di Cerro” in un documento del 1023 nel quale viene donata all’abbazia di Arona, insieme a tre parti della Corte di Cerro, dai coniugi Ricardo e Anselda.
La costruzione che si è conservata è frutto di interventi architettonici del XII secolo, attuati su quell’edificio che nacque come chiesa annessa a una struttura fortificata e a una corte lungo la viabilità principale che conduceva verso l’Ossola.
Citata successivamente nel 1025, 1028 e 1152, quando il castrum e la vicina chiesa erano sotto la giurisdizione di componenti della nobile famiglia dei conti De Castello. Il castrum fu distrutto nel 1310 dai ghibellini novaresi durante le contese con i guelfi, cui i conti di Crusinallo, che in quell’epoca erano i signori del luogo, avevano dato rifugio; la chiesa venne invece risparmiata e restò isolata nella campagna come oratorio alle dipendenze della parrocchiale di Casale Corte Cerro. Proseguì il suo utilizzo per il culto, come attestano gli affreschi fatti eseguire da committenti di rango nel XV e XVI secolo e nel 1630 vi fu eretta una cappellania per la celebrazione delle messe domenicali, in attesa che venisse approntata la nuova parrocchiale di Gravellona Toce.
Dopo questo breve periodo di utilizzo allargato, la chiesa perse di importanza fino al 1823, quando, a seguito dell’individuazione dell’area come adatta all’erezione del cimitero comunale, divenne chiesa cimiteriale. I continui ampliamenti del cimitero nel corso del XIX secolo furono accompagnati da modifiche strutturali della chiesetta, che venne privata della sacrestia e del portico in facciata. In quel secolo fu anche demolita l’abside e mutato l’orientamento, non si sa se per problemi strutturali o per agevolare la viabilità lungo l’adiacente strada del Sempione.
Nel 1925 si iniziarono una prima serie di restauri, sotto la guida dell’architetto Vittorio Mesturino, con la rimozione di parte degli intonaci e il recupero di parte degli affreschi antichi. Dal 1956 in poi, si tentarono varie volte di avviare lavori di recupero, senza successo fino al 1973-74, quando un comitato allora costituitosi, riuscì a sistemare la copertura con la rimozione delle volte a crociera, il ripristino delle capriate e la sistemazione della zona dell’altare.

Descrizione del sito:
È una costruzione romanica a blocchi di pietra locale, sembra in parte ricavati da una vicina torre romana. Decorate esternamente da archetti pensili, le pareti hanno ampie finestre rettangolari in luogo delle originarie monofore; a metà del fianco sud, tripartito da due lesene, si apre una porta trabeata.
Sul fianco settentrionale si eleva il campanile a struttura indipendente ma direttamente collegato alla chiesa. La parte inferiore, anch’essa in scampoli di pietra locale, sembra risalire agli ultimi decenni del secolo XI; di non molto posteriori le sovrastanti specchiature, delimitate da archetti ciechi e aperte da monofore e bifore a gruccia; invece la cella campanaria, con la sovrastante cupola ottagonale, è un’aggiunta dell’800.

Di grande interesse sono gli affreschi interni, del XV e XVI secolo, di cui solo una parte è stata messa in luce dai restauri del 1925 e poi degli anni ’70 del XX secolo; altri restano ancora da scoprire sotto lo spesso strato di intonaci.
Ciò che oggi si vede sono pitture di almeno tre mani diverse. Un artista del Quattrocento affrescò i riquadri con la “Madonna del Latte” e “sant’Antonio abate” sulla parete meridionale (2 nella piantina a destra). Tommaso Cagnola (Novara, documentato dal 1479 al 1509) invece realizzò due grandi riquadri con la figura di “san Maurizio”, in un caso affiancata dal committente (3), nell’altro (6) da un pannello con la “Madonna in trono” (5). Iscrizioni ci indicano la data 1501 e il committente tale Antonio Saltia da Pedemonte. Sempre al Cagnola sembra da attribuire “l’Annunciazione” originariamente posta nell’arco di ingresso al presbiterio, ora in controfacciata (1).
Il registro superiore della parete settentrionale è occupato da “san Maurizio a cavallo con figura di committente inginocchiato” (7) e da “san Francesco che riceve le stimmate”, nei quali si riconosce la mano dell’ossolano Giacomo da Cardone (Montecrestese 1530 – 1590 ca.). Sulla parete meridionale si legge con difficoltà anche una scena col martirio di santo Stefano e altri Santi (8), e, affioranti degli intonaci, un volto di Madonna addolorata e una figura di Santo (4).

Informazioni:

Corso Sempione, presso il Cimitero. Info Comune tel. 0323.848386 Info: tel. Comitato S.Maurizio, tel 0323 840809 – s.maurizio1023@hotmail.com

Links:
http://sanmauriziogravellona.it/
https://www.comune.gravellonatoce.vb.it
https://it-it.facebook.com/pg/sanmauriziogravellona/posts/
https://www.ecomuseogranitomontorfano.it/s-maurizio-gravellona-toce/

Fonti:
Notizie e fotografie dai siti sopra citati.

Data compilazione scheda:
3 ottobre 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:

Angela Crosta – G.A.Torinese


Cesara (VB) : Chiesa parrocchiale di San Clemente

Storia e descrizione del sito:
Sorge in posizione dominante rispetto all’abitato e, nonostante interventi di ristrutturazione della fine del Cinquecento (quando fu aggiunto l’elegante porticato) e del XVII secolo, rappresenta un esempio di struttura romanica. Originariamente dipendeva direttamente dalla pieve di San Giulio d’Orta e passò al XIII secolo sotto il controllo della chiesa parrocchiale di San Filiberto di Pella; è diventata chiesa parrocchiale nel 1607.
Della chiesa primitiva conserva infatti l’impianto a tre navate ed alcuni capitelli che sono stati riutilizzati.
Originale è il campanile, costruito a metà del secolo XI, a pianta quadrata e tre specchiature con finestre che variano d’ampiezza passando dalla monofora del primo piano, alla bifora cigliata del secondo ed alla trifora della torre campanaria; la cuspide è invece un’aggiunta più tarda.
All’interno presenta affreschi tardo-quattrocenteschi: adorazione dei Magi, deposizione di Cristo, santa Caterina d’Alessandria, sant’Apollonia e san Defendente.

 

CAPPELLA DI SAN LORENZO
Si trova fuori dall’abitato di Cesara, presso il cimitero. Si tratta di una chiesa ad aula unica con una facciata a capanna arricchita da un semplice portale. Questa chiesa appare come una costruzione dell’XI secolo, anche se rimaneggiata nel Quattrocento, e all’interno custodisce tracce di affreschi del XV secolo.

Informazioni:
Tel. Parrocchia 0323.827120

Links:
https://www.comune.cesara.vb.it

Fonti:
Testi e immagini tratte dal sito del Comune e dal sito, non più esistente nel 2020, http://prealp.msh-alpes.fr.

Data compilazione scheda:
26 giugno 2019 – aggiornamento maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stresa – Levo (VB) : Oratorio dei Ss. Giacomo e Filippo

Storia del sito:
Levo è una piccola frazione nel Comune di Stresa in cui si trova una chiesa, il cui nucleo originale risale al secolo XI, che è intitolata ai Ss. Giacomo e Filippo, ma localmente è nota come “Santuario della Madonna delle Grazie”.
La storia locale sostiene che la cappella sarebbe stata innalzata sul luogo di un precedente tempio pagano, come testimonierebbe l’architrave in pietra sulla porta della facciata sud che reca scolpita al centro una piccola testa simboleggiante il dio Sole.
I rilievi archeologici hanno stabilito che la piccola chiesa è stata parzialmente ricostruita dopo il 1117, in seguito alle lesioni provocate da un violento terremoto. Alcuni studiosi, tra i quali il Verzone, ipotizzano la costruzione tra il 1175 ed 1200 o forse anche più tardi, per la “fiacchezza di espressione degli elementi decorativi”.
A lato della parete sud della chiesa, era ubicato il cimitero. Era quindi giustificata la presenza di due porte che verranno poi murate, probabilmente sul finire del Seicento, quando il cimitero fu soppresso dopo la visita pastorale effettuata nel 1691 del vescovo Giovan Battista Visconti. La porta più a monte, dai caratteri costruttivi simili all’altra, fu in seguito riaperta e menzionata nella visita pastorale del 1764 del vescovo Marco Aurelio Balbis Bertone.
L’oratorio è citato nei documenti del Sinodo Diocesano del 1590 e fino al 1640 dipese dalla chiesa madre di Baveno.
Non è noto quando il fianco settentrionale dell’oratorio sia stato aperto con due grandi arcate, forse in funzione di un ampliamento della navata o l’aggiunta di una navata minore collegata alla principale, mediante due archivolti che vennero rinvenuti solo durante i restauri del 1944.
L’oratorio subì parecchi rimaneggiamenti verso la fine del 1500; altri interventi strutturali, compreso il portico, vennero eseguiti nel Settecento, in seguito alla visita pastorale del 17 giugno 1752 del vescovo Ignazio Sanseverino che ne ordinò il ripristino dopo anni di incuria. Purtroppo sul finire del sec. XVIII incominciò per l’edificio un altro lungo periodo di abbandono che, nonostante l’edificio fosse stato dichiarato monumento nazionale nel 1909, si protrasse fino al 1944, anno in cui presero avvio i restauri che lo hanno riportato a come oggi lo si vede.

Il campanile, posto sulla facciata a monte, fu costruito contemporaneamente alla navata, per l’uniformità della struttura muraria. Pacciarotti scrive: «Secondo il parere degli studiosi e in relazione alla differente natura dei muri nella parte superiore, si può ritenere che il campanile sia stato ulteriormente sopraelevato in occasione dell’innalzamento della navata attuato dopo il 1590, ai tempi del vescovo Speciano, con la conseguente chiusura delle finestre della precedente cella campanaria che oggi si vedono murate nella sottostante parte».

Descrizione del sito:

Si tratta di un edificio a navata unica, con un basso e massiccio campanile. La navata ha forma trapezoidale e misura circa m 10 per 4,5. In origine, probabilmente, si concludeva a levante con l’abside semicircolare (secondo lo stile romanico) oppure con una conformazione rettilinea (secondo lo stile delle antiche aule sacre).
All’interno contiene molti ex-voto e vari dipinti del Cinquecento. Un affresco del XVI secolo raffigura la Madonna col Bambino, a cui si deve il nome di “Santuario della Madonna delle Grazie”.

Descrizione dei ritrovamenti:

Nel 1877, durante alcuni scavi, furono ritrovate due lastre tombali con i nomi dei defunti in caratteri leponzio-liguri, datate al 1° secolo a.C., che sono conservate nel portico esterno della chiesa.

Informazioni:
Parrocchia di Stresa: tel. 0323 30475

Links:
http://appuntiretrodatati.blogspot.com/2014/01/cronistoria-dei-parroci-di-stresa.html

Bibliografia:
Verzone P., L’architetttura romanica nel Novarese, Novara, Bollettino Storico Provincia Novara (estratto), 1935

Pacciarotti G.; Vincenti A., L’oratorio dei santi Giacomo e Filippo a Levo di Stresa, Novara, Notiziario Economico, n. 3/1991 pp. 37-52

Per le iscrizioni vedi la scheda  http://archeocarta.org/stresa-brisino-vb-chiesa-di-santalbino/ e
Giorcelli Bersani S., Segni e simboli dell’integrazione: documenti scritti del passaggio alla romanità nell’Italia nord-occidentale, in: E. Migliario, L. Troiani, G. Zecchini (a cura di), Società indigene e cultura greco-romana, Atti del Convegno Internazionale, Trento 7-8 giugno 2007, Roma, 2010, pp. 163-184

Cresci Marrone G.; Solinas P., Microstorie di romanizzazione. Le iscrizioni del sepolcreto rurale di Cerrione, Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia 2014

Fonti:
Notizie tratte dai testi e siti citati. Foto in alto di E. Ripamondi da Google Maps; in basso da http://viestoriche.net/indexold-a/vergante/Levo-Feriolo/levo-feriolo.html e, le ultime due, da http://www.escursionando.it/Anno%202018/Descrizione%20itinerari/Stresa.htm

Data compilazione scheda:
24 maggio 2019

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

 

 

 

 

 

 

 

 

Brovello-Carpugnino (VB): chiese di San Donato e dei SS. Pietro e Paolo

Carpugnino – San Donato

L’attuale comune di Brovello-Carpugnino è stato costituito nel 1928 unendo le località di: Brovello, Carpugnino, Graglia Piana e Stropino.
CARPUGNINO
La Chiesa di San Donato è citata in un documento del 1169. Costruita in stile romanico-gotico nel XIV secolo, fu rimaneggiata ed ampliata nel Cinquecento e Seicento. In origine l’edificio aveva una navata raccordata all’abside semicircolare con una campata quadrata. Nel tardo medioevo sono state aggiunte due brevi navate minori; nel XVII secolo la navata fu ampliata a nord e sud con due vani semidodecagonali ed fu edificato il portico antistante la facciata. La facciata è tripartita da lesene e ornata da un fregio ad archetti intrecciati con peducci figurati.
Il campanile è ottocentesco.
Internamente degli affreschi originali non vi è rimasta traccia; gli attuali e le statue sono databili tra il 1600 e il 1700.
Antistante la Chiesa vi è un ampio sagrato attorniato dalle cappelle della Via Crucis, edificate e affrescate nel 1780, e restaurate nel 2000. Nel 1902 l’edificio fu riconosciuto Monumento Nazionale.

GRAGLIA PIANA
La Chiesa dei SS. Pietro e Paolo al cimitero, rifatta in forme barocche nel Seicento, ha però conservato il bel campanile romanico a monofore e bifore.
All’interno vi sono affreschi, forse del XV secolo, tra cui una Madonna tra Angeli musicanti e Santi.

Informazioni:
Pro Loco, tel. 0323.29105. Sempre visibili esternamente.
Carpugnino – Chiesa San Donato, piazza Risorgimento

Graglia Piana Chiesa – SS. Pietro e Paolo, località Selva

Fonti:
Notizie dalla bibliografia e da https://www.distrettolaghi.it/it
Fotografia in alto da Wikimedia; in basso rispettivamente dal sito del Comune, da You Tube e da Picssr

Bibliografia:
Caldano S., Architettura religiosa nel Vergante allo scadere dell’età romanica, in: Antiquarium Medionovarese, n° 2, 2007, pp. 231-38 e 249-53
Caldano S., Problemi di tutela della chiesa di San Donato di Carpugnino (VB) durante il ministero del parroco Giuseppe Amiotti (1952-1981), in: Antiquarium Medionovarese, n° 3, 2008, pp. 361-84

Data compilazione scheda:
4 maggio 2019

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Carpugnino_S.Donato_ particolare

 

 

 

 

 

 

 

Graglia Piana _SS. Pietro_ e_Paolo
Graglia Piana_ SS.Pietro_e_Paolo_affresco

 

VERBANIA – Pallanza (VB): campanile della chiesa di Madonna di Campagna

Storia e descrizione del sito:
Nel XIII secolo sorgeva una cappella chiamata Santa Maria de Agro, nella quale era conservato un affresco molto venerato, raffigurante la Madonna del Latte. La cappella sorgeva isolata, fuori dal centro abitato. Nella prima metà del XVI secolo fu edificata una nuova chiesa sui resti del precedente edificio romanico di cui restano solo il campanile del XI secolo e qualche traccia muraria esterna.
Il campanile, a pianta quadrata, fu soprelevato. Oggi presenta monofore e bifore rimaneggiate.

Informazioni
Via Nazario Sauro (fraz. Pallanza). Sempre visibile esternamente.

Links:
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Madonna_di_Campagna_(Verbania)

https://www.chieseromaniche.it/Schede/246_MADONNA_DI_CAMPAGNA_VERBANIA

Fonti:
Notizie tratte dai siti sopra indicati.
Foto tratta dal sito www.chieseromaniche.it

Data compilazione scheda:
3 maggio 2019

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Vogogna (VB) : Resti della Rocca

vogognarocca4

Storia del sito:
Non si hanno notizie certe sulla costruzione della Rocca: forse di origine altomedievale o databile tra il IX e il X secolo. Era una fortezza dotata di torri quadrate, con funzioni difensive e strategiche di avamposto dì segnalazione, in collegamento con le altre torri costruite lungo le catene montuose dell’Ossola.
Diventò una vera “Roccaforte” quando Giovanni Maria Visconti la fece restaurare nel 1348, durante la costruzione del Pretorio e del Castello Visconteo (vedi scheda). Venne circondato da mura tutto il picco su cui sorge la rocca. Si provvide a ispessire completamente la parte di mura del lato ovest in modo da poter resistere alle nuove armi da fuoco: in particolare il maschio venne dotato di uno sperone a punta, lo spigolo di sud-est venne rinforzato tramite la costruzione di una torre semicircolare, a est della rocca venne costruita una recinzione per poter esercitare una prima difesa e, infine, nella torre semicircolare di sud-ovest si installò una bocca di cannone.
Nel 1514, per mano dei nemici provenienti da Domodossola e appoggiati da alcune bande svizzere, venne parzialmente distrutta assumendo l’attuale aspetto.

Descrizione del sito:
Della costruzione rimangono i tre lati della torre rettangolare posta nel punto più alto. Nel XIV secolo vennero aperte sul lato ovest della torre grandi finestre, ancora visibili. Suggestivi sono i resti di parte delle spesse mura perimetrali, ancora merlate; sul lato nord il camminamento era sorretto da basse arcate, di cui però ne restano solo due. Più complessa era la disposizione interna del pianoro, oggi in gran parte interrato.

Informazioni:
I ruderi della Rocca si trovano nella vecchia frazione di Genestredo, dalle caratteristiche abitazioni rurali in pietra ricche di motivi medievali. La rocca è posta sulla rupe che domina l’Ossola e la bassa valle del Toce e che sovrasta Vogogna, da cui è raggiungibile in circa 1 h, seguendo un sentiero ben segnalato.  Comune, tel. 0324 87200

Links:
http://www.comune.vogogna.vb.it/ComSchedaTem.asp?Id=20957
http://www.in-valgrande.it/Vogogna/Alpeggi-di-Vogogna.html
http://archeo.piemonte.beniculturali.it Quaderno07.pdf

Fonti:
Fotografia dal sito al n° 2.

Data compilazione scheda:
21/09/2007 – aggiornamento febbraio 2014

 Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Vogogna (VB) : Castello Visconteo e Borgo

vogogna castello 2

Storia del sito:
Il nome di Vogogna compare per la prima volta in una pergamena legale del 970 d.C., ma dovranno passare ancora quasi quattrocento anni prima che esso assuma notevole importanza. Dopo il 1000, Vogogna diventa praticamente vassalla della vicina Vergonte, poi Pietrasanta. È solo dopo la distruzione di quest’ultima (1328) a causa di una disastrosa alluvione, che diviene il centro della vita politico-amministrativa della Bassa Ossola e quindi sede della Giurisidizione dell’Ossola Inferiore che comprendeva le Quattro Terre (Masera, Trontano, Beura e Cardezza), conservandola fino al 1818 quando il mandamento passerà a Ornavasso. Il Borgo, oltre ad essere sede della Giurisdizione Civile, riveste nell’antichità anche una rilevante importanza militare, essendo collocato sulla strada che congiunge la pianura con Domodossola e il Vallese svizzero. Fra il XIV e il XVI secolo il Borgo prospera sotto la guida dei Visconti e dei Borromeo, arricchendosi di costruzioni civili e militari. L’importanza strategica di Vogogna è confermata dall’essere sempre stato l’ultimo baluardo invitto contro le continue scorrerie degli svizzeri. La decadenza di Vogogna ha inizio sotto la dominazione spagnola prima e austriaca dopo; con l’avvento di casa Savoia diventa semplice comune.

La realizzazione del CASTELLO (probabilmente con la parziale ricostruzione di un precedente edificio) è attribuita a Giovanni Visconti (metà del XIV sec.). La costruzione, con funzioni difensive e militari, domina il vecchio borgo, con le sue stradine e le sue case. A ulteriore fortificazione del borgo fu costruita anche una cinta muraria che racchiudeva in sé tutta la parte centrale del paese.
Nel 1798, dopo oltre tre secoli di dominio dei Borromei, il Castello diventò proprietà del Comune che lo adibì a prigione per delinquenti comuni e detenuti politici. Soggetto ad un progressivo degrado, venne definitivamente chiuso al pubblico negli anni 70 del 1900. Dal 1990 si avviò una prima fase di restauro, ultimato con l’inaugurazione delle corti esterne e del giardino avvenute nel 1998. Il Castello, con la seconda fase di interventi di restauro terminati nel 2001 è diventato sede per mostre, con un salone conferenze e un centro multimediale.
IL PALAZZO PRETORIO si trova proprio nel centro del borgo, venne fatto edificare da Giovanni Maria Visconti nel 1348, fu la sede del governo dell’Ossola fino al 1819. Poi adibito a municipio, venne chiuso nel 1979 e restaurato. Riaperto nel 1998, ha ripreso la funzione di sede civica.

Descrizione del sito:
Il CASTELLO VISCONTEO si presenta come una solida costruzione, che si sviluppa tra la torre rivolta verso il borgo e l’altra, di forma quasi quadrata, appoggiata contro la montagna. La struttura architettonica è semplice, a pianta irregolare, come tutti i castelli alpini che dovevano uniformare la costruzione alle caratteristiche morfologiche del sito. Gli edifici che lo compongono sono stati realizzati in fasi diverse, a cominciare dal corpo di fabbrica più antico che sembra essere la torre quadrata. All’estremità opposta sorge la quattrocentesca torre semicircolare con base a scarpa, sormontata da un apparato a sporgere, sorretto da beccatelli di pietra su cui si aprono le caditoie. La merlatura guelfa serviva a difendere il cammino di ronda e a sostenere il tetto a spiovente. Questa torre venne raccordata alla cinta muraria del borgo e al preesistente recinto del castello, il cui ingresso principale fu in seguito chiuso verso l’esterno da un ulteriore muro di rinforzo che finì per trasformare lo spazio antistante nell’attuale cortile interno. L’accesso fu quindi spostato nella parte opposta, sul lato di un nuovo recinto posto in posizione più elevata.

Il BORGO conserva pregevoli dimore, abbellite da arcate, portici, numerosi affreschi e stemmi. La più antica è CASA MARCHESA, risalente alla metà del sec. XIV, probabilmente ricavata da un rafforzamento della cinta muraria del borgo. Proseguendo sulla destra di quest’edificio si incontra ciò che rimane delle antiche mura (via Sotto le Mura). Da qui si risale sul terrapieno dei contrafforti in via Sopra le Mura arrivando all’angolo inferiore del borgo, chiamato in dialetto “Cantun Suta”. Un buio passaggio arcuato porta al settecentesco Palazzo dell’Insinuazione, da dove si raggiunge la suggestiva piazzetta del Pozzo. Da qui si risale in via Roma per imboccare, sulla sinistra, il viottolo che conduce nell’altra parte del borgo, il “Cantun Sura”, le cui case addossate le une alle altre sembrano stringersi intorno al castello, raggiungibile attraverso una bella salita in parte a gradoni.

Il PALAZZO PRETORIO, ispirato al modello architettonico del “broletto” lombardo, è caratterizzato da una serie di archi acuti che poggiano su tozze colonne. Mentre il piano superiore era destinato ad accogliere gli uffici amministrativi e giuridici, al piano terra si ospitavano le assemblee pubbliche e il mercato. Sopra gli archi a sesto acuto furono murate iscrizioni con motti di carattere giuridico o etico. Ancora visibili sono i frammenti, tanto all’interno quanto all’esterno, dell’antica decorazione pittorica, tra cui spicca lo stemma visconteo in alto sulla facciata.

Informazioni:
Tel. 0324 87200. Email: anagrafe@comune.vogogna.vb.it


Link:
http://www.comune.vogogna.vb.it/ComSchedaTem.asp?Id=20956

Fonti:
Notizie e fotografie tratte nel 2007 dal sito del Comune di Vogogna.

Data compilazione scheda:
22/09/2007 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

vogogna castello 1

vogogna castello3

vogogna pal pretorio

Vogogna (VB) : “Mascherone” di Dresio

vogogna mascherone

Storia del sito:
Il toponimo di Dresio sembra attestare l’adiacenza ad un tratto di strada antica, che potrebbe essere identificato con quello su cui sorgerà l’abitato medievale di Vogogna.
L’oratorio di san Pietro è di antica origine e sulla fontana a fianco della chiesa era collocato il cosiddetto MASCHERONE (detto talora Mascherone Celtico): una testa in pietra ollare della Valle Antrona che dal 1753 era stata riutilizzata come bocca da cui sgorgava l’acqua della fontana che era stata decorata superiormente con un affresco raffigurante il “Battesimo di Gesù ad opera di S.Giovanni Battista”.
Recentemente la testa, smurata e restaurata, ha potuto essere studiata e datata. L’originale, tra gli esempi d’arte del mondo celtico più importanti in Piemonte, è ora custodito all’interno del Pretorio di Vogogna. L’acqua della fontana, tradizionalmente considerata salutare e benedetta, continua a sgorgare dalla bocca di un calco che riproduce fedelmente la testa.
Secondo F.M. Gambari, “dall’esame della stratigrafia delle malte sovrapposte è stato possibile appurare che la testa, prima del 1753, aveva avuto altri riutilizzi…in una fontana già più di un secolo prima del restauro settecentesco e dell’esecuzione dell’affresco e prima ancora l’impiego come bocca di fontana già in età romana o tardoantica, con il fissaggio trasversale di un tubo forato fittile o plumbeo, annegato in una malta a cocciopesto che ne garantiva la tenuta stagna Prima di questo devastante intervento la testa faceva evidentemente parte di una statua di culto, inserita in un’area sacra all’aperto o in un bosco sacro.”

Descrizione del sito:
Le incisioni che danno forma al volto, quelle della fronte ed a lato degli occhi, i grandi baffi “ad àncora” attaccati al naso rettilineo, evidenziano con immediatezza un simultaneo valore simbolico: le rughe si riuniscono e vanno a formare un albero che parte dalle linee del naso e arriva alle sopracciglia arcuate.
Gambari ritiene che “la testa raffiguri una divinità celtica delle acque salutifere identificabile come Verkos/Belenos ed assimilabile ad Apollo. La testa richiama nello stile l’arte celtica dell’Europa orientale e sembra databile tra la fine del III ed il II sec. a. C., sostanzialmente contemporanea alla fase iniziale della vicina necropoli preromana di S. Bernardo di Ornavasso, rappresenta non solo una testimonianza emblematica e di eccezionale qualità della cultura figurativa dell’Ossola leponzia prima della romanizzazione ma anche, probabilmente, l’evidenza di un culto indigeno collegato all’acqua ed alla vegetazione, conservatosi lungo un asse stradale e trasformatosi fino alla reinterpretazione in senso cristiano, assumendo così uno straordinario rilievo per la storia del territorio e per la stessa comprensione dell’evoluzione storica dei culti preromani nell’area alpina. La testimonianza di un probabile bosco sacro dedicato a Verkos (di cui resta traccia nel toponimo Vergonte, riferito ad un’ampia area) sembra anche indiziare una zona di confine tra le popolazioni preromane e localizza ragionevolmente il tracciato di una via di percorrenza protostorica. D’altra parte la chiara continuità della tradizione di sacralità del sito può spiegare anche la scelta della collocazione a Vogogna dell’epigrafe romana del 196 d.C., (vedi scheda) sancendone la solennità e l’importanza propagandistica.”

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L’oratorio di Desio conserva al suo interno due pregevoli affreschi del XV secolo. Per una interessante figura di santo dell’Ordine dei Servi di Maria è stata recentemente proposta l’identificazione con Pellegrino Laziosi (1266 – 1345) il più importante tra i santi di tale ordine.

Informazioni:
Il “mascherone“ era collocato nella fontana a fianco dell’Oratorio di San Pietro nella frazione Dresio. La riproduzione è sempre visibile a Dresio; invece l’originale è custodito nel Palazzo Pretorio di Vogogna. Comune, tel. 0324 87200

Link:
http://www.comune.vogogna.vb.it

https://www.acoivogogna.org/index.php?option=com_content&view=article&id=18&Itemid=137

https://www.illagomaggiore.it/it_IT/23455,Poi.html

Bibliografia:
GAMBARI F.M., Summo Plano. I Leponti e la Via del Sempione, SBAP e Comune Verbania, VB, 2003

Fonti:
Notizie tratte dai siti sopra indicati e dal sito (risultante chiuso nel 2014) http://www.ossolaweb.net/storia/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=8

Data compilazione scheda:
20/09/2007 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Vogogna (VB) : Iscrizione e strada romana

Storia del sito:
Vogogna, nella Bassa Ossola, fu, fino alla recente apertura della SS 33, passaggio obbligato sulla strada per il Sempione e altri valichi, sin dall’epoca preromana, testimoniato dalla presenza del “mascherone” (vedi scheda) e poi importante  punto di transito di età romana, come testimoniano l’epigrafe e i resti della strada.
Il nome di Vogogna compare per la prima volta in una pergamena legale del 970 d.C.

Descrizione del sito e dei ritrovamenti:
L’ EPIGRAFE, già nel XVII secolo era fortemente danneggiata nella parte centrale da un buco profondo oltre 20 cm., che rende illeggibile parte del testo. In base a quanto è ancora possibile leggere, si può affermare che l’epigrafe testimonia la costruzione o il restauro di un tratto di strada, avvenuto nel 196 d.C., durante il regno di Settimio Severo. La sua datazione si ricava grazie alla presenza, nella seconda linea, dei nomi dei consoli Caio Domizio Destro e Publio Fusco. Vi è anche riportata la somma occorsa, espressa in sesterzi. Sono citati anche i nomi dei “curatores viarum”, cioè i funzionari esecutivi di nomina imperiale che si occupavano dei lavori relativi alle strade. Lo stato di deterioramento delle linee consente diverse interpretazioni dell’incisione: le più accreditate sono quelle di Giovanni Labus, la cui trascrizione è incisa nella lapide marmorea collocata sotto il reperto nel 1853; di Theodor Mommsen e di Luca De Regibus.
Il testo si interpreta “Via fatta per (decreto di?)…con sesterzi 22600 sotto il secondo consolato di Caio Domizio Destro e Publio Fusco con curatori dell’opera Marco Valerio e Salvio; fornitore dei marmi… è stato… ? per (ordine) di Venusto conduttore pubblico di …”

Resti della STRADA ROMANA sono osservabili dal ponte della Masone sul fiume Toce a nord del paese.
Il nome Masone deriva dall’Ospizio dei Cavalieri Ospitalieri (di Malta) organizzato dal 1376. La strada mostra potenti opere di sostegno e venne restaurata varie volte nei secoli.
Permangono anche i resti dell’antico pontile d’attracco del traghetto in località Masone.

Informazioni:
L’epigrafe sorge all’uscita dell’abitato di Dresio, collocata fra la strada provinciale e la ferrovia; è inserita in un apposito monumento costituito dal cippo roccioso in cui è incisa, sormontato dalla lapide marmorea con la trascrizione. Durante la costruzione della ferrovia Milano-Domodossola, nel 1903, il tracciato fu deviato per salvare l’iscrizione (Monitore delle strade ferrate e degli interessi materiali, 28 febbraio 1903, p. 139).

Link:
http://www.comune.vogogna.vb.it

https://www.acoivogogna.org/index.php?option=com_content&view=article&id=19&Itemid=136

Bibliografia:
GAMBARI F.M., Summo Plano. I Leponti e la Via del Sempione, SBAP e Comune Verbania, VB, 2003

Fonti:
Notizie e fotografie tratte dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
20/09/2007 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Vogogna -strada romana