Mottalciata (BI) : resti del castello e del ricetto

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Storia del sito:
L’antichità del sito di Mottalciata è testimoniata dal ritrovamento nel 1911 di un’arula dedicatoria, che era stata collocata alla base del campanile della chiesa di Santa Maria, datata al I sec. d.C. ed ora conservata a Biella.
Risulta che esistevano in quella località due castelli: uno, quello di “Monte Belluardo” (o Bruardo), nella parrocchia di S. Vincenzo appartenente alla casata dei Biandrate, l’altro di “Motta degli Alciati” ubicato nell’attuale posizione, di pertinenza dei signori di questo nome. Il primo castello venne distrutto dai Visconti nel 1334.
Con il volgere degli anni, invece, il castello di Motta degli Alciati, in seguito a morti, matrimoni, cessioni passò in diverse mani. Nel 1380 una parte venne acquistata dagli Avogadro di Collabiano. Poco più di due secoli dopo, nel 1587, forse per necessità o per altre cause, gli Alciati vendettero quanto ancora loro spettava ai Ferrero di Masserano. Subentrarono in seguito il Conte Arborio di Gattinara ed un altro ramo degli Avogadro. Successivamente il castello fu fortemente modificato e destinato ad insediamento abitativo.
La fondazione del “RICETTO” risale all’accordo tra i Biandrate e gli Alciati del 1335. Il signore di Mottalciata concedette agli uomini del paese due iugeri o modii di terreno oltre il fossato del castello o palazzo di Motta degli Alciati, verso sera e sulla costa, onde costruirvi un “receptum sive fortalicium” in cui ricoverare e conservare sé ed i propri beni in pace ed in guerra (perciò serviva oltre che come “ricetto”, anche come abitazione stabile). Gli edifici, denominati domun o casanum, avevano ciascuno una superficie non maggiore di due tavole e altezza non più di quindici piedi (m 7,70, misura eccezionale per cellule di ricetto, normalmente più basse). Il documento consentiva di erigere uno o due forni da pane il cui ricavato sarebbe stato usato per fornire di mura e fortificazioni il “receptum et fortalicium seu villam predictam”. Venne anche stabilito che nel castello degli Alciati avrebbero potuto rifugiarsi in tempo di guerra signori e uomini già di Monte Bruardo, con i propri beni mobili.
Tra il 1406 ed il 1409 il ricetto ed il castello vennero saccheggiati e rovinati dalle soldataglie del soldato di ventura Bando di Firenze. Una mappa del 1770 mostra un nucleo di costruzioni disposte a corona in un’area a forma di esagono irregolare.

Descrizione del sito:
IL CASTELLO ha una posizione emergente. Alcuni tratti del recinto, forti muraglioni a corsi regolari di ciottoli, alternati in alcuni casi a corsi di mattoni, delimitano i contorni del rilievo. Il lato occidentale del recinto, conservato per una notevole altezza, coincide con uno dei lati di un grosso fabbricato rettangolare, forse un corpo di guardia, che dominava il complesso dall’alto. Forse l’ingresso attuale non è quello primitivo, ma per comodità sarebbe stato creato non molto tempo fa abbattendo la cortina e sostenendola con un arco di mattoni. L’ingresso in antico doveva trovarsi nell’angolo che il recinto forma lungo il lato meridionale; lì probabilmente vi era una torre, contigua all’edificio rettangolare.
Della rocca (che nella mappa del 1770 presentava più edifici) rimangono, in condizioni di conservazione sufficienti, i due fabbricati dell’angolo a sud. Questi hanno subito entrambi successivi sostanziali rimaneggiamenti ma in entrambi è ben visibile alla base, sino all’altezza del primo piano, la muratura con ciottoli a spina di pesce intercalati in molti punti a corsi di mattoni. Il fabbricato posto a sinistra è stato demolito a metà; entrando si incontra un enorme camerone, forse la cucina, con a destra un grande camino con bordi di pietra e sedili di mattoni ai lati. Sul fondo una scala di legno porta al piano primo. Il muro di cortina ad ovest è aperto da finestre e conserva le tracce di antichi balconi (lunghe pietre sporgenti). Più conservato, anche se in gran parte rifatto nella parte che volge a sud, l’altro fabbricato che da questo lato poggia su di un muro di enorme spessore di ciottoli intervallati a mattoni reggente un terrapieno su cui poggia la costruzione.
Degli edifici posti nella parte nord-ovest rimangono solo pochi ruderi. Intatto invece il profondo pozzo situato al centro dello spiazzo.
Una strada costeggia la cinta lungo il lato ovest e prosegue lungo i lati nord e nord-est nei quali la muratura è di ciottoloni spesso disposti a spina di pesce senza più mattoni. Il castello doveva possedere una rete di camminamenti segreti, di cui sono state trovate tracce. Un vasto cortile porta ai due edifici esistenti, di cui uno più piccolo dalla forma rettangolare. Sulla porzione di fabbricato posta a sud vi era un balcone mentre su quella posta ad est un grande arco a tutto sesto ora murato. Interessante è la decorazione in mattoni: un corso a dentelli sormontato da uno a denti di sega. Verso levante vi è una torre quadrata con un’ampia base che, in tempi successivi, è stata rimaneggiata nella parte alta allo scopo di farne un’abitazione e ricoperta da un tetto di tegole. La torre, angolare, sporge notevolmente dal resto della cortina. Nel lato nord si apre nella muratura medievale una porta rinascimentale, decorata in cotto. Il lato verso la pianura è costituito in basso da ciottoli a spina di pesce con corsi di mattoni, mentre più in su è costituito solo da mattoni, ornato da una cornice a dentelli su mensole. La merlatura è stata otturata. Le strutture visibili, complessivamente in cattivo stato, potrebbero risalire al XIII-XIV sec.

Adiacenti al castello, verso ponente, vi sono ancora i resti dell’ORATORIO dei Santi Fabiano e Sebastiano la cui esistenza è ricordata nel 1049. Andò incontro a successivi rifacimenti che hanno cambiato completamente la morfologia originale. Nell’oratorio vi era la cappella gentilizia dei signori del luogo e la sua esistenza è già ricordata nel 1489; probabilmente era anche dedicato a Santa Caterina; sino al 1830 era ancora ufficiato, poi l’oratorio venne trasformato dapprima in magazzino e poi nell’attuale abitazione; rimane in alto solo il piccolo campanile.

IL RICETTO. Della struttura rimane attualmente molto poco: parte di esso deve essere stato demolito per l’ampliamento della strada che costeggia il rilievo. Le case rimaste non sono abitate, si affacciano in un cortile interno ed erano sede di un’azienda agricola. L’edificio che dà sulla strada che porta al castello presenta ancora una serie di feritoie, formate da laterizio in un muro a spina di pesce.
All’esterno non vi sono attualmente tracce del vallo di cui si parla nella convenzione del 1335; evidentemente è stato colmato. È probabile che esistessero anche delle fortificazioni esterne come possono far supporre resti di mura in direzione nord-est e sud-ovest a valle del ricetto.

Informazioni:
I resti del castello sono su un colle in posizione dominante; a valle rimangono frammenti di murature del ricetto. Di proprietà privata.  Pro Loco di Mottalciata tel. 0161 857415 ; email: prolocomottalciata@libero.it

Links:
http://www.comune.mottalciata.bi.it/ComSchedaTem.asp?Id=18897

http://www.comune.mottalciata.bi.it/ComSchedaTem.asp?Id=18903

Bibliografia:
DEAMBROGIO G., Il recetto medioevale, Estratto dal Bollettino Storico per la Provincia di Novara”, Anno LXIII, N. 2, 1972, Tip. La Cupola, Novara, 1972
VIGLINO DAVICO M., I ricetti difese collettive per gli uomini del contado nel piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
RABAGLIO M., Castelli del Biellese, Ediz. Leone Griffa, Pollone BI, 2003

Fonti:
Per ulteriori informazioni sull’arula romana, vedi pagina web del Comune indicata al n° 2.
Fotografie dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
17/08/2006 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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