Mazzè (TO) : Strada e reperti romani

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Storia del sito:
L’etimologia del nome di Mazzè deriverebbe dal nome della dea celtica Mattiaca (Morgana), in quanto si presuppone che qui esistesse un centro di culto a lei dedicato. Nel 143 a.C. il console romano Appio Claudio Pulcro con il suo esercito invase i territori dei Salassi, popolazione creatasi dalla fusione tra gli autoctoni Liguri ed i Celti. I romani vennero sconfitti lo stesso anno presso Verolengo, ma successivamente ripresero l’offensiva ed a loro volta vinsero i Salassi tra Mazzè e Vische. Nel 22 a.C. il console Varrone sconfisse definitivamente i Salassi e tutto il Canavese, compresa quindi Mazzè, venne centuriato ed i poderi assegnati ai veterani. Probabilmente a quel tempo nel territorio di Mazzè esistevano due insediamenti romani: il primo in regione San Pietro ed il secondo in Regione San Lorenzo, così denominati in epoca medievale.
Nei dintorni di Mazzè vi sono due zone di particolare interesse archeologico nelle regioni Resia e Bose.
REGIONE RESIA. Nell’inverno del 1997, le ricerche, intraprese da un gruppo di volontari diretti dal prof. Giorgio Cavaglià, portarono al ritrovamento di alcuni tratti di selciato stradale romano; nei mesi successivi si scoprì un altro tratto rettilineo di tracciato stradale romano costruito su di un rilevato palesemente più antico. Vennero anche trovati resti del molo del guado sulla Dora e una struttura di epoca medievale detta “Castella”.
REGIONE BOSE All’inizio della strada dei Boschetti, che si dirama dalla strada provinciale Caluso-Cigliano, si possono osservare numerosissime tracce di scavi e di accumuli di pietrame, indubbi testimoni di antiche opere minerarie a cielo aperto. La morfologia dell’ambiente presenta molte somiglianze con la Bessa, il noto luogo del Biellese nel quale, in epoca romana, vennero effettuati notevoli lavori per l’estrazione dell’oro (vedi scheda). Vennero perciò eseguiti sopralluoghi e studi più approfonditi sulle due regioni che portarono a individuare le seguenti cinque fasi dell’antropizzazione della zona.
1) Periodo della coltivazione dei lavaggi auriferi da parte prima dei Salassi e poi dei Romani e forse episodicamente in precedenza, nel corso del Bronzo finale, dagli autoctoni Liguri ( IX-I sec. a.C.)
2) Periodo della navigabilità della Dora, con la costruzione di un attracco per le chiatte transitanti sul fiume (I-II sec. d.C.)
3) Periodo della costruzione della strada militare Quadrata (Verolengo)-Eporedia (Ivrea), avvenuta probabilmente inglobando tronchi di strade locali gia esistenti (IV sec. d.C.)
4) Interruzione della strada in epoca barbarica e fortificazione del sito con la costruzione di muri di sbarramento (Castella)
5) Accumulo di pietre e ciottoli sull’area interessata dalle ricerche, operazione forse portata a termine dai contadini proprietari dei campi circostanti, probabilmente alla ricerca dell’oro rimasto (epoca moderna)

Descrizione del sito:
REGIONE RESIA
Sono stati delimitati e dotati di cartelli esplicativi tratti della STRADA MILITARE ROMANA Eporedia-Quadrata. La carreggiata basolata è larga, da cordolo a cordolo, circa 12 piedi romani (3,60 metri), con banchine laterali. La strada e il ponte collegavano il tratto Ivrea-Mazzè a Vercelli e Milano. È visibile un tratto rettilineo ed un tratto in curva con notevole allontanamento del muro di sostegno per favorire il passaggio dei carri. Le caratteristiche indicano una strada di notevole importanza, costruita sotto l’impero di Flavio Valentiniano I (IV secolo d.C). Rimane aperto il problema del perché nel basso impero si fosse costruita un’opera di tale imponenza e le ipotesi su quale all’epoca dovesse essere l’importanza del territorio del Canavese.
Nei pressi del tratto in curva della strada romana si trova CASTELLA, una fortificazione probabilmente di origine longobarda di m 40 x 80, con resti di un muro perimetrale di m 1 di spessore.
Scendendo verso il fiume c’è il GUADO: dopo l’alluvione del 1977 sono venuti alla luce i resti di un molo sulla Dora, che confermerebbe il fatto che in antico il fiume fosse navigabile almeno sino ad Eporedia.
Nel Medioevo nei documenti si parla di un “pons”: nel 1156 il conte cede i diritti sul Pons Copacij (che dai piedi del Forte del Coasso – denominazione medievale del castello – attraversa la Dora Baltea) ad una congregazione religiosa pro anime sue remedi. Il ponte permetteva il transito sulla via “quae vadit ab Yporegia versus Romanum et Strambinum, usque in pontem Copacij”. Si riteneva si trattasse di un traghetto, ma i recenti ritrovamenti possono dar luogo all’ipotesi che vi fosse anche un ponte in pietra. In quegli anni Mazzè fu sede di un importante mercato, detto Curadia, che attirò le mire espansionistiche di Vercelli grazie anche al sopravvissuto collegamento viario costituito dalla strada militare romana e dal ponte gettato sulla Dora Baltea.

REGIONE BOSE
Particolarmente interessante è un rilevato visibile oltre il “Pilone della Resia”, lungo varie centinaia di metri e mediamente alto cinque, costituito quasi interamente da pietre ammassate le une sulle altre. Ponendo come termine di riferimento i resti dei canali di adduzione dell’acqua necessaria alle lavorazioni, la zona interessata dagli antichi lavaggi è estesa circa 200 ettari, nei versanti di Mazzè e Villareggia. Il nucleo meglio conservato, forse perché di proprietà comunale, un tempo area di pascolo all’estremo nord del giacimento aurifero, è adiacente all’area in cui sono stati ritrovati i tratti della strada romana.

Descrizione dei ritrovamenti:
Per quanto concerne la REGIONE SAN PIETRO, i reperti dell’insediamento e delle sepolture a incinerazione sono stati recentemente sistemati a cura del Comune di Mazzè e della Associazione culturale “F. Mondino” in una bacheca sita presso la sala consiliare.

In REGIONE SAN LORENZO, la CHIESETTA DI SAN LORENZO E GIOBBE è in gran parte edificata con laterizi di origine romana, ben visibili nelle murature esterne, ma è stata troppo snaturata nel corso del restauro, per fornire delle tracce utili sull’epoca di costruzione. È stata trovata, infissa nel pavimento della chiesa, una LAPIDE ROMANA in marmo del II secolo d.C., e sono stati evidenziati all’esterno muri di fondazione risalenti allo stesso periodo. La lapide è attualmente collocata nella chiesa parrocchiale.
La chiesa è citata in un documento del 1349: era sede di una parrocchia, poi accorpata con quella del martire Gervasio. Successivamente l’edificio fu probabilmente adibito a romitaggio e poi fu usato come lazzaretto, subendo un importante restauro alla fine del XVIII secolo, mentre in quello successivo fu edificata la recinzione in mattoni pieni che delimita il terreno di pertinenza.

Informazioni:
da Mazzè prendere la strada che scende sulla sponda destra della Dora Baltea; prima di arrivare al fiume, un cartello indica a destra la strada sterrata che porta al sito archeologico. Comune tel. 0119835901

Links:
http://www.mattiaca.it/sitarche/sitoresia.htm

http://www.mattiaca.it/monsitar.htm#sanl

Bibliografia:
BARENGO L., Riflessioni sul ritrovamento della strada militare romana Quadrata-Eporedia, Mazzè, 20 marzo 1999, dattiloscritto.

Fonti:
Notizie tratte nel 2006 dal sito www.mattiaca.it e da cartellonistica in loco.
Fotografie dal sito www.mattiaca.it e, in basso, da depliant del Comune.

Data compilazione scheda:
17/03/2006 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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