Provincia di Vercelli
Gattinara (VC): Torre delle Castelle e chiesa di Santa Marta
Storia e descrizione dei siti:
La Torre delle Castelle, sulla cima della collina che domina Gattinara, è la parte più evidente di un importante complesso fortificato medievale costituito da due recinti in muratura, uno sulla sommità di questa collina e l’altro su quella accanto. Risalgono al XII-XIII secolo le prime attestazioni documentarie di tale sistema fortificato. La Torre risale all’XI secolo, mentre le cortine in muratura che la circondano furono innalzate durante l’occupazione viscontea nel XIV secolo. Verso il 1250 fu verosimilmente effettuato un radicale restauro, che conferì alla costruzione l’aspetto attuale.
Chiesa di Santa Marta
Probabilmente già in XV secolo esiste qui una confraternita di “disciplini” dedicata a S. Marta, dotata di un suo oratorio; verso il 1460 i confratelli chiamano un ignoto pittore (definito dagli studiosi Maestro della Passione) a decorare la loro chiesa. Resti di quegli affreschi, raffiguranti cortei di notabili e popolani, si scorgono ancora sui pochi resti di mura della costruzione medievale, sopravvissuti dopo il rifacimento dell’edificio in epoca barocca. Nel 1603 incominciano alcuni lavori di rifacimento della chiesa, e con la prima metà del XVIII secolo si ha l’integrale ricostruzione dell’edificio: questo assume così l’aspetto attuale, con l’eccezione della facciata, costruita nel 1844 su progetto di Pietro Delmastro.
Informazioni
Torre delle Castelle in Regione Crosa – Via alla Torre – Area Aperta – Sempre visitabile- info@comune.gattinara.vc.it
Chiesa di Santa Marta in Corso Cavour, angolo Via San Martino. Info: Parrocchia San Pietro, tel. 0163.833109
Link:
https://www.comune.gattinara.vc.it/
Fonti:
Foto tratta dal sito del Comune di Gattinara
Data compilazione scheda:
26 aprile 2019
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Villata (VC) : Ricetto-castello
Storia del sito:
La località identificata con l’antica “Villanova” di Casalvolone, e con essa compresa nella diocesi novarese, sembra acquisire una propria autonomia dal 1368; in un atto del 16 giugno di tale anno, infatti, un consignore di Buronzo lega alla chiesa di S. Barnaba di Villata alcuni terreni posti in “curte et territorio dicte Villate” fatto che denoterebbe come il luogo fosse ormai un’entità territoriale a sé stante.
La particolarità della fortificazione di Villata sta nel fatto che non si tratta di un castello, non avendo al suo interno un’abitazione signorile, ma non è nemmeno definibile semplicemente ricetto in quanto le abitazioni che contiene sono permanenti. Alcuni studiosi lo definiscono “fortezza-ricetto” o “castello-ricetto” o “ ricetto di pertinenza signorile”.
L’impianto del complesso è quadrilatero, leggermente irregolare, difeso da una cortina muraria con, nel lato nord, una torre-porta d’ingresso, munita di pusterla. Un largo fossato doveva circondare l’area, poiché l’ingresso era assicurato da un ponte levatoio di cui sono evidenti tracce nella torre-porta. Una seconda cortina esterna, concentrica, è rilevabile da una mappa del 1723.
L’impianto è costituito da fasce di cellule edilizie che formano una corona perimetrale ed una spina centrale in direzione nord-sud (vedi piantina). Solo su uno dei lati alcune ricostruzioni e “abbellimenti” ottocenteschi hanno snaturato le forme dell’originale architettura militare
Descrizione del sito:
L’impianto urbanistico è ancora ben evidente. All’interno sono tuttora visibili tracce di cellule, ma gli edifici hanno subìto ampie manomissioni. Secondo Viglino Davico vi sono state tre fasi successive: inizialmente furono costruite cellule a due vani sovrapposti, con apertura ad arco per la cantina inferiore e a taglio verticale su loggia per il granaio; poi i fabbricati furono integrati in altezza con l’aggiunta di vani cui si accedeva mediante scale esterne; un’ultima aggiunta di un piano risale al XVII secolo. Le differenze nel paramento murario sono evidenti in parecchi edifici.
La cortina muraria esterna in materiale laterizio è leggibile per tre quarti del perimetro; a cinque metri di altezza corre una fascia decorativa a falsi archetti formati da mattoni in rilievo posti a triangolo; circa m. 0,70 sopra la fascia la muratura è differente, attribuibile a soprelevazioni più recenti. Questa cortina muraria esisteva anteriormente alla costruzione della torre-porta quattrocentesca.
La TORRE-PORTA fa parte di un generale riassetto del castello, effettuato posteriormente al 1378, dopo la sottomissione del borgo ai Visconti. L’edificio venne alterato e completato nella parte posteriore dopo il 1868 e termina con una parte in aggetto su mensole piane dalla quale si eleva un’esile torretta cilindrica.
Informazioni:
Comune, tel.0161.310113
Link:
http://www.comune.villata.vc.it/
Bibliografia:
VIGLINO DAVICO M., I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Edialbra, Torino, 1978
Fonti:
Fotografia in alto tratta dal sito del Comune; in basso da Viglino Davico M., 1978
Data compilazione scheda:
22/10/2006 – aggiornamento febbraio 2014 e 2024
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
VERCELLI : Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare
Descrizione del materiale esposto:
Il Museo si snoda tra alcune stanze al piano terra del Palazzo Arcivescovile, affrescate durante l’episcopato di monsignor Agostino Ferrero (1511-1536), e propone una scelta significativa dei beni appartenenti al Tesoro del Capitolo della Cattedrale di Vercelli , straordinaria ed importante documentazione del prestigio della Chiesa vercellese fin dal medioevo.
L’Archivio e la Biblioteca Capitolare conservano una di 260 codici databili dal secolo IV al secolo XV. Tra i manoscritti di maggiore pregio si segnalano: il Codex Vercellensis Evangeliorum (A), attribuito al IV secolo su base paleografica e ricondotto dalla tradizione a S. Eusebio; l’Apollo medicus (CCII), codice del secolo IX con splendide miniature a piena pagina; il Vercelli Book (CXVII), tra i più antichi codici in lingua anglosassone finora conosciuti, risalente alla fine del X secolo.
L’Archivio conserva materiale del Capitolo Metropolitano della Cattedrale: pergamene e documenti cartacei databili dal secolo VIII al secolo XX. In questo fondo va ricordato il famoso Mappamondo di Vercelli, pergamena raffigurante il globo conosciuto nel XIII secolo.
Infine nell’Archivio è conservato un ricco fondo musicale costituito da 2400 manoscritti databili dal secolo XVII al secolo XX.
Pubblicazioni:
Il Museo ha prodotto molti testi, vedi elenco su:
http://tesorodelduomovc.it/pubblicazioni/
Informazioni:
telefax 0161 51650 , email: info@tesorodelduomovc.it
Link:
http://www.tesorodelduomovc.it/
Fonti:
Fotografia in alto del Vercelli book da http://www.lagazzetta.info/
Data compilazione scheda:
26/2/2014 – aggiornam. giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
VERCELLI : Museo Borgogna
Storia del Museo:
Antonio Borgogna (1822-1906), nel 1882 acquistò in via San Francesco Palazzo Ferreri, che fece ampliare e ridecorare per ospitare la sua collezione, con l’intenzione di farne un museo. Nel 1899 donò alla città di Vercelli Palazzo Borgogna e le sue collezioni. Oggi è la seconda pinacoteca del Piemonte per importanza, dopo la Galleria Sabauda di Torino.
Descrizione delle collezioni:
Le collezioni comprendono opere di pittura, scultura, grafica e arti decorative. Le preferenze per la pittura antica si concentrano verso il Rinascimento, soprattutto toscano, lombardo e veneto, che spazia da Tiziano a Bernardino Luini, dal Francia al Sodoma, ma anche verso la grande arte barocca italiana (Ludovico Carracci, Carlo Maratta). Notevole è anche il fondo di dipinti fiamminghi e olandesi della stessa epoca (circa 80 opere complessive) e la collezione di grafica attualmente in deposito, consultabile solo su richiesta. Tutte le opere vennero acquistate in aste italiane e straniere tra il 1880 e il 1906. Borgogna rivolse un grande interesse anche all’arte contemporanea europea, di cui nel corrente allestimento sono visibili circa una settantina di dipinti.
La parte più spettacolare della collezione è senz’altro quella delle arti decorative, che conserva alcuni dei pezzi più interessanti prodotti dalle arti industriali nell’ultimo quarto del XIX secolo.
La seconda sezione del Museo comprende le opere d’arte del territorio piemontese, in particolare vercellese. La maggior parte proviene dalla collezione dell’Istituto di Belle Arti che nel 1932 venne depositato in Museo da Vittorio Viale con l’intento di trasformare il Museo Borgogna in una importante pinacoteca. Nel corso di un settantennio l’Istituto, sorto nel 1862, svolse una funzione di attenta tutela territoriale, raccogliendo AFFRESCHI STACCATI E PALE D’ALTARE DA CHIESE DISTRUTTE O SOPPRESSE. Così si riunirono un centinaio di opere che testimoniano l’eccezionale sviluppo della scuola del Cinquecento piemontese, da Defendente Ferrari a Girolamo Giovenone, da Gaudenzio Ferrari a Bernardino Lanino. Negli anni Settanta è stato depositato in museo un numeroso gruppo di opere del Quattrocento e Cinquecento.
Informazioni:
tel e fax – biglietteria: 0161-252776 Email: info@museoborgogna.it
Link:
http://www.museoborgogna.it
Fonti:
Fotografia dal sito: www.museoborgogna.it
Data compilazione scheda:
3 dicembre 2011 – aggiorn. febbraio 2014 – giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
VERCELLI : Museo Camillo Leone
Storia del Museo:
Il Museo Leone fu aperto al pubblico nel 1910 a cura dell’Istituto di Belle Arti, erede della ricca collezione d’oggetti antichi e delle proprietà immobiliari del notaio Camillo Leone.
Presenta collezioni di carattere storico-archeologico, oltre ad una preziosa sezione d’arte decorativa.
Il museo ha sede in due distinti edifici storici, la cinquecentesca Casa Alciati e il barocco Palazzo Langosco, collegati nel 1939 da una manica di raccordo. Le collezioni archeologiche e di storia antica vercellese sono esposte nelle tredici sale al piano terreno della Casa Alciati. L’allestimento, curato da Vittorio Viale nel 1939, è stato conservato ad esempio della museografia d’epoca fascista. Ricostruisce, attraverso oggetti e documenti, la storia di Vercelli dalla Preistoria al Risorgimento.
All’interno dei saloni di Palazzo Langosco trovano invece spazio le sezioni dedicate alle arti minori.
Nella galleria, a lato del giardino, è esposto un piccolo saggio della ricca collezione d’incunaboli e cinquecentine raccolta dal Leone, tra i quali spiccano alcune edizioni di stampatori d’origine vercellese e trinese.
L’ingresso del museo è collocato nella cinquecentesca Casa Alciati, antica residenza di una nobile famiglia vercellese. Gli ambienti sono decorati con affreschi parietali del primo Cinquecento d’artista piemontese. La presenza di fregi a “grottesche”, i soggetti mitologici tratti dal repertorio figurativo classico e l’uso di fondali prospettici mettono in evidenza la forte influenza della coeva pittura romana.
Descrizione del materiale esposto:
Nelle sale la storia archeologica si sviluppa lungo un suggestivo percorso che inizia dalla Preistoria: dai reperti del periodo Paleolitico, Neolitico, dell’età del Bronzo e del Ferro si risale a una preziosa raccolta di antiche ceramiche provenienti dalla Magna Grecia.
Questa sezione annovera la presenza di vasi messapici a motivi vegetali stilizzati (V-IV secolo a.C.), vasi di “Gnathia” con decori sopradipinti su fondo nero (IV-III secolo a.C.) e vasi apuli a figure rosse (IV-III secolo a.C.).
Il Museo Leone espone un raro esempio di antica iscrizione bilingue: una lastra di pietra su cui sono incise dodici righe di testo, otto in lingua latina e quattro in lingua gallica (leponzia). Il testo recita: “Confine del campo che ha donato Arcisio Argantocomatereco, comune agli dei e agli uomini, così come quattro pietre l’hanno definito”. L’iscrizione ci racconta di un’area sacra tipicamente celtica, definita da quattro lati, donata da un privato cittadino, probabilmente un magistrato locale. L’epigrafe risale al I secolo a.C. e fu ritrovata presso le rive del fiume Sesia.
Di particolare rilievo sono i reperti di epoca romana, quasi tutti rinvenuti durante scavi condotti a Vercelli nella seconda metà dell’Ottocento. Si tratta di epigrafi, sarcofagi, anfore, bronzi, vetri, risalenti al I e II secolo d.C.: si trovano esposti in una grande sala a forma di aula basilicale romana. Nelle sale successive trovano posto opere d’epoca medievale, alcune di grande interesse come i frammenti di pavimento musivo dell’antica chiesa di Santa Maria Maggiore (XI secolo) e una serie di sculture che facevano parte del pulpito della cattedrale di Vercelli e forse opera dell’Antelami.
Nelle sale settecentesche, al primo piano di Palazzo Langosco, sono invece ospitate le collezioni d’arti minori: maioliche e porcellane di manifatture italiane del XV e XVI secolo, antichi vetri veneziani, armi, peltri e ferri battuti, bronzi rinascimentali. In questo settore spiccano alcuni oggetti di particolare rarità, come un prezioso cofanetto con medaglioni in smalti di Limoges del XIII secolo, appartenuto al cardinale Guala Bicchieri (1160-1227), una serie di lamine rinascimentali dorate e argentate con figure allegoriche incise, un cofano ottagonale con decorazioni in avorio, forse prodotto nella bottega degli Embriaghi. Analogo per fattura e datazione al cofanetto esposto nel Museo Leone è quello recentemente acquistato dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino, e destinato alle collezioni del Museo d’Arte Antica di Torino. Il cardinale Guala Bicchieri fu un insigne giurista e, nelle vesti di legato papale, partecipò ad importanti missioni diplomatiche in tutta Europa. Fu reggente del trono inglese dal 1216 al 1218 ed ebbe parte rilevante nella ratificazione della Magna Charta. Nel 1219 diede l’avvio al cantiere della Basilica di Sant’Andrea a Vercelli, chiamandovi a lavorare artisti francesi e nordici, le cui opere trasformarono la città in una sorta di capitale gotica, influenzando profondamente la produzione artistica locale.
Informazioni:
Tel. 0161.253204; uffici: Via San Michele 21 , Tel/Fax 0161.253204 – 266429 mail: museoleone@tiscali.it
Link:
http://www.museoleone.it/
Bibliografia:
ROSSO Anna Maria (a cura di),Guida al Museo Camillo Leone – Vercelli, Whitelight, Vercelli, 2008
MALGORA S., La collezione egizia, Museo Camillo Leone Vercelli, Interlinea Edizioni 2011
SAPELLI RAGNI M. (a cura di), Il Piemonte degli scavi. Siti e musei di antichità, vol. n. 12 della collana Tesori del Piemonte, Torino, 2004, pp. 191-194
MERCANDO L. (a cura di), Archeologia in Piemonte, Allemandi, Torino, 1998
Fonti:
Il testo è tratto da SAPELLI RAGNI M. (a cura di), Il Piemonte degli scavi. Siti e musei di antichità, citato sopra. Fotografie tratte nel 2004 dal sito del museo.
Data ultima verifica sul campo:
18/12/2004 – 24 /1/ 2010
Data compilazione scheda:
18/12/2004 – aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Simona Vigo – G. A. Torinese
VERCELLI : Museo Archeologico Civico “L. Bruzza”
Storia del Museo:
Nel 2014 fu inaugurato il nuovo «Mac», Museo Archeologico Civico, intitolato a Luigi Bruzza, che con il suo testo “Iscrizioni antiche vercellesi” del 1874, fu il fondatore degli studi archeologici dedicati alla città antica. Per approfondimenti su padre Bruzza, scarica Bruzza. pdf.
Per la genesi del Museo vedi http://www.archeovercelli.it/museoarcheologico.html
Il Museo Archeologico si sviluppa con un percorso interattivo e multimediale, grazie all’uso di proiettori e schermi touch.
Descrizione del materiale esposto:
La storia di Vercelli dal II secolo avanti Cristo, quando era poco più di un villaggio, fino alla III secolo dopo Cristo, epoca di trasformazione in una vera e propria città, raccontata attraverso 7 sale espositive su due piani e oltre 600 reperti. Monete, anfore, urne cinerarie, appartenute a Vercelli e custodite finora negli archivi della Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, e infine restituite alla comunità. Esposta anche una statua di Apollo alta due metri, risalente al I secolo a.C. e trovata nel 1573 scavando tra gli attuali corso Palestro e liceo Scientifico.
Informazioni:
Il Museo è ubicato nella cosiddetta “manica medioevale” dell’ex monastero di S. Chiara, che si affaccia su un ampio piazzale che ne costituiva il chiostro. Per la storia dell’edificio, vedi
http://www.archeovercelli.it/english10.html
Tel 0161-649306 Email: mac.museo@comune.vercelli.it
Link:
http://www.comune.vercelli.it
Fonti:
Fotografia da: https://tgvercelli.it
Data compilazione scheda:
3 giugno 2014 – aggiornam. giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A. Torinese
VERCELLI : Città romana di “Vercellae”
Storia e descrizione del sito:
La città preromana e romana è stata oggetto di molti scavi e studi: rimandiamo al sito, esaustivo e ben documentato, indicato nel link.
Informazioni:
Link:
http://www.archeovercelli.it/vercelliarcheologia.htm
Data compilazione scheda:
6 dicembre 2011 – aggiorn. febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
VERCELLI : Basilica di Sant’Andrea
Storia del sito:
Il cardinale Guala Bicchieri (o Biccheri), nato alla metà del XII secolo da una potente famiglia di Vercelli, intraprese la carriera religiosa e, grazie alla solida formazione di tipo giuridico e alle sue doti di abile diplomatico, si affermò come intermediario di pace in intricate vicende politiche. Nel 1215 fu inviato da papa Innocenzo III in Inghilterra e Francia con l’obiettivo di cercare di dirimere una difficile questione tra Giovanni Senza Terra e il re di Francia. La mediazione ebbe successo e il cardinale come compenso ricevette in dono dal re d’Inghilterra l’abbazia di S. Andrea di Chesterton. Con il ricavo garantito dal legato ricevuto dal re, Guala Bicchieri fece costruire nel 1219 l’abbazia, poi divenuta basilica, di Sant’Andrea e alcuni anni più tardi l’omonimo ospedale.
Allorché il cardinale moriva nel 1227, il monastero e l’ospedale erano già costruiti e la chiesa era stata consacrata il 7 dicembre 1224. Pare che l’architetto fosse un canonico regolare di Mortara, un certo Giacomo. Perché il monastero divenisse un faro di cultura cristiana, il cardinale lo concesse ai canonici regolari di S. Vittore di Parigi, la cui scolastica era famosissima ai suoi tempi: S. Andrea divenne allora una scuola internazionale di dotti teologi e filosofi. In seguito l’abbazia divenne commendataria, finché il duca di Savoia decise di darla ai canonici regolari lateranensi fin dal 1439, ma in pratica le procedure furono cosi lunghe che solo nel 1467 i vittorini cedettero a questi il possesso dell’abbazia.
Napoleone la tolse ai lateranensi e, dopo varie traversie, l’abbazia passò in proprietà del comune di Vercelli che nel 1929 chiamò alla custodia del monumento nuovamente i canonici regolari lateranensi.
Una vasta opera di restauro era stata condotta nel 1822-30 e poi nel 1927 per consolidare la facciata strapiombante; altri lavori di restauri interni avvennero nel 1938 nel 1955-60.
Descrizione del sito:
LA CHIESA
LA FACCIATA della chiesa fonde motivi lombardo-emiliani (tetto a capanna, portali a tutto sesto, cornici marcapiano, apertura delle torri laterali, doppio ordine di loggette) con elementi provenzali e normanni (profonda strombatura dei portali, torri laterali e loro cuspidi, capitelli a crochet) con un notevole effetto cromatico dovuto al rivestimento in pietra grigio-verde interrotta dai marmi bianchi delle loggette e dal marmo rosso dei tre portali. Sopra il portale centrale vi è un rosone a dodici colonnine e al vertice del timpano un’edicoletta. Ai lati della facciata due snelli campanili gotici a monofore, bifore e trifore terminano con una cuspide.
Nella LUNETTA DEL PORTALE MAGGIORE una scultura eseguita tra il 1220 e il 1225, che rappresenta il martirio di sant’Andrea, opera di uno scultore della scuola di Benedetto Antelami. La scena del martirio si trova racchiusa da una cornice scanalata, ornata da motivi floreali ed elementi architettonici decorativi a forma di tralcio di vite. Al centro dell’arco è presente la figura di un angelo, con in mano una corona, per trasportare l’anima del santo in paradiso. La scena principale presenta a sinistra tre fedeli (un giovane, un uomo con la barba e una donna con il velo in testa): al centro sant’Andrea sulla croce; a destra due uomini agli ordini del proconsole Egea che stanno legando il Santo allo strumento di martirio.
Le altre due lunette sono inferiori per fattura. In quella a sinistra è raffigurato il cardinale Guala Bicchieri mentre offre la chiesa a Sant’Andrea in trono; purtroppo un restauro ottocentesco ne sostituì le teste. In quella di destra vi è una raggiera di colonnine con archi trilobi, non originale, ed inserita più tardi come si osserva dal mancato adattamento di un arco ogivale in un arco a tutto sesto.
I fianchi della chiesa sono movimentati da contrafforti e archi rampanti che si appoggiano alla navata centrale, con monofore a destra e a sinistra occhi.
Il CAMPANILE che sorge tra il transetto destro e la prima abside laterale è a base quadrata con bifore e trifore, cuspidato, alzato tra la fine del XIV e l’inizio del XV nello stile della basilica, ma in posizione sghemba rispetto all’asse della chiesa, probabilmente perché furono utilizzate le fondamenta del campanile della preesistente chiesa di sant’Andrea, demolita tra il 1215 e il 1219.
L’ INTERNO della chiesa è a tre navate, ciascuna composta da sei campate e ad ogni campata rettangolare della navata centrale corrisponde una campata quadrata delle navatelle. Il transetto sporgente formato da campate rettangolari è coperto da una volta a cupola, inclusa in un tiburio ottagonale. Sul transetto si aprono quattro cappelle di pianta rettangolare. Oltre il vasto spazio quadrato del capocroce vi è il coro terminante con una parete rettilinea. Quattro piloni a fascio, di grande solidità, sorreggono la cupola e il carico del tiburio per mezzo di archi robustissimi; le trombe coniche del tiburio portano scolpiti su una mensola i simboli degli Evangelisti, di fattura antelamica.
L’ultima cappella a destra è occupata dal MONUMENTO FUNEBRE DELL’ABATE TOMMASO GALLO, risalente alla prima metà del XIV secolo: nella grande nicchia gotica sopra il sarcofago è affrescata la figura dello stesso abate in cattedra fra i suoi scolari. Nella cuspide che si eleva sull’arcata c’è l’incoronazione della Vergine con angeli musicanti. Le belle figure in altorilievo sul fronte del sarcofago sono in uno stile non anteriore alla metà del ‘300. Al centro vi è la Beata Vergine col Bambino che si slancia verso l’abate Tommaso in ginocchio, presentato da Sant’Andrea. Al lato destro stanno S. Caterina d’Alessandria e Dionigi lo Pseudo-Areopagita di cui Tommaso Gallo aveva commentato le opere.
In chiesa vi sono anche un crocifisso del ‘300, due confessionali del ‘500 ed il coro intarsiato del 1511, opera di Paolo Sacca e restaurato dopo il 1802.
L’ABBAZIA E IL CHIOSTRO
Della primitiva Abbazia, rimaneggiata pesantemente nel XVI secolo, rimangono, con qualche alterazione, la sala capitolare, la sacrestia e il parlatorio. La SALA CAPITOLARE ha quattro colonne centrali con bellissimi capitelli a crochet che sorreggono nove raffinate campate, preziose per le nervature in laterizio a vista e con la campitura degli spicchi delle volte intonacate. In un vano d’altare alla destra di chi entra sono posti due affreschi sovrapposti della scuola di Gaudenzio Ferrari.
Opera dei lateranensi fu il CHIOSTRO del 1520, sul fianco destro della chiesa, risultante dal materiale dell’antico chiostro duecentesco originario. Restaurato nel 1930, il chiostro si presenta rettangolare con arcate a pieno centro rette da colonnine dai capitelli a crochet, che a gruppi di quattro sono riunite su una sola base.
L’OSPEDALE DI SANT’ANDREA
Il cardinale Guala Bicchieri volle accanto all’abbazia uno xenodochium, cioè un luogo adatto ad accogliere i pellegrini che transitavano a Vercelli. Di questo, che fu costruito nel 1223-24, rimangono un bel porticato ogivale sulla sinistra e il cosiddetto “salone dugentesco”, in via Ferraris. Le sette arcate formanti il porticato sono state aggiunte nel 1461. L’affresco del XIII secolo, mal conservato, rappresentante il “Cristo Pantocratore” tra sant’Andrea a il cardinale Bicchieri, sovrasta la porta di ingresso che permette l’accesso al SALONE rettangolare suddiviso in tre navate. Sulla parete di fondo, alla sinistra dell’ingresso, è affrescato Cristo in croce con ai lati la Vergine e San Giovanni. La volta soprastante la Crocifissione reca sulle quattro vele le immagini degli Evangelisti. Sulla parete a destra della porta dalla quale si entra affiora un frammento di affresco, risalente alla metà del XV secolo, in cui si riconosce un santo vescovo benedicente, testimonianza di come le pareti della sala fossero, tutte o in parte, ricoperte da una decorazione pittorica.
Gli edifici del primitivo ospedale vennero rimaneggiati e ad essi vennero aggiunti altri corpi di fabbrica nei secoli successivi (XIV, XVI e XIX). Oggi l’ex ospedale è occupato da Uffici della Provincia
Descrizione delle collezioni:
Vedi scheda per il materiale del tesoro del Duomo.
Informazioni:
tel. 0161 255513
Link:
http://santandreavercelli.com/
http://www.vercellisantandrea.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Sant%27Andrea_%28Vercelli%29
Bibliografia:
AA.VV., La basilica di Sant’Andrea in Vercelli, Ente provinciale per il turismo, Vercelli, 1963
ORDANO R., La Basilica, Vercelli. s.n., 1981
VERZONE P., S. Andrea di Vercelli e l’arte emiliana, Tip. Fedetto, Torino, 193
Fonti:
Alcune immagini si trovano su www.medioevo.org
Fotografia del Crocifisso da http://www.settemuse.it/viaggi_italia_piemonte/vercelli_citta.htm
Le altre immagini da Wikipedia.
Data compilazione scheda:
03/04/2006 – aggiorn. febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Varallo (VC) : Museo di Storia Naturale Calderini
Storia del Museo:
Ad opera del Prof. Calderini, con uno Statuto nel 1867 venne approvata, dalla Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno di Varallo, l’istituzione del Museo di Storia Naturale, in seguito intitolato allo stesso Calderini.
Il Museo così costituito si arricchì di esemplari e materiali da studio, donati da scienziati milanesi e piemontesi, materiali esotici e rarità, memorie storico-artistiche, nonché costumi tradizionali donati dai Valsesiani.
Nel 2017, in occasione del 150° anniversario della fondazione, il materiale conservato è stato tolto dalle teche e completamente ripulito, mentre il salone è stato oggetto di interventi strutturali e dell’installazione di nuova illuminazione a led, inoltre si è cercato di dare un assetto scientifico più rigoroso al materiale delle collezioni, separando le varie nature: naturalistica, archeologica e demo-etnografica».
Descrizione delle collezioni:
L’allestimento attuale prevede una divisione per tematiche scientifiche.
1 LA SEZIONE EGITTOLOGIA con reperti provenienti dalle tombe egizie, parti di mummie, a cui si aggiunge una mummia peruviana.
2 La SEZIONE DI STORIA NATURALE: fauna, flora (piccolo erbario dell’Abate Carestia), mineralogia valsesiana e generale, ornitologia, entomologia generale (collezione del Dottor Haas), rettili e loricati.
3 La SEZIONE DI PALEONTOLOGIA: fossili provenienti da varie regioni, tra cui, interessanti, quelli rinvenuti nel corso degli scavi sul Monte Fenera (mandibola di rinoceronte e canino di orso).
4 La SEZIONE DI NUMISMATICA, che comprende un’interessante raccolta di medaglie dei Papi.
Il Museo possiede, inoltre, una ricca biblioteca con incunaboli, pergamene ed opere di numismatica e storia naturale.
Informazioni:
Il Museo è ospitato nel “Palazzo dei Musei” di Varallo insieme con la pinacoteca. tel. 0163 51424; email: info@pinacotecadivarallo.it
Link:
https://www.pinacotecadivarallo.it/
https://it-it.facebook.com/palazzodeimusei/
https://notiziaoggi.it/senza-categoria/varallo-iniziata-la-seconda-vita-al-museo-calderini/
Fonti:
Fotografia dal sito www.pinacotecadivarallo.it.
Data compilazione scheda:
11/07/05 – aggiorn. febbraio 2014 – giugno 2020
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese
Varallo (VC) : Bassorilievo con figura tricefala da Invorio e Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Storia e descrizione del sito:
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che ha a fianco il convento occupato un tempo dai frati Minori Osservanti, fu edificata quasi contemporaneamente al vasto complesso architettonico del Sacro Monte, per iniziativa del frate Bernardino Caìmi, a partire dal 1486. Monumento nazionale, questa chiesa è in stile gotico. All’interno, l’impianto presenta la tipica suddivisione delle chiese conventuali francescane, con uno spazio riservato ai fedeli e uno per i religiosi, separati da una parete di mezzo, con tre archi ogivali; su questa parete Gaudenzio Ferrari dipinse nel 1513 una delle sue opere di maggior valore artistico, i 21 riquadri con scene della passione di Cristo. Nella chiesa vi è la cappella di santa Margherita da Cortona, affrescata da Gaudenzio nel 1507 con due scene evangeliche (Presentazione di Gesù al Tempio e con la Disputa con i dottori) e con grottesche.
Nella Cappella delle Grazie vi sono affreschi di scuola milanese, databili verso il 1491: sulle pareti scene della Nascita della Vergine, dello Sposalizio della Vergine e dell’Adorazione dei Magi e, nei sottarchi, figure di Profeti: questi dipinti vengono attribuiti alla bottega di Giovanni Scotto presso la quale si svolse l’apprendistato pittorico di Gaudenzio.
Descrizione dei ritrovamenti:
Nel chiostro della chiesa di Santa Maria delle Grazie è murato un BASSORILIEVO dell’Età del Ferro (V – III sec. a. C.) che rappresenta la figura stilizzata di una divinità celtica a tre teste con busto frontale in movimento.
Il manufatto proviene dal castello di Invorio ed era in origine all’aperto, su una roccia situata in un’ara sacra. Raffigura probabilmente il dio celtico Trigaranus, identificato dai romani col centauro Gerione e connesso con il culto di Ercole.
Informazioni:
Link:
http://www.comune.varallo.vc.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Bibliografia:
MANDOLESI A., Paesaggi archeologici del Piemonte e della Valle d’Aosta, Editurist, Torino, 2007
BOSSI A., La chiesa di Santa Maria delle Grazie e la grande parete gaudenziana di Varallo, Congregazione suore missionarie di Gesu Eterno Sacerdote, Varallo VC, 2006.
Fonti:
Fotografia da Mandolesi A., 2007.
Foto in basso tratta dalla pagina Wikipedia: Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Data compilazione scheda:
22 gennaio 2008 – aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese