Pinerolese

Pinerolo (TO) : Chiesa di San Maurizio

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Storia del sito:
La chiesa di San Maurizio viene citata nel 1078 e nel 1222. L’edificio venne rimaneggiato nel 1442 e poi ricostrutito in stile tardo-gotico tra il 1463 ed il 1470. Subì ritocchi a più riprese fino al 1618.
I ripetuti interventi del secolo XIX hanno segnato pesantemente le strutture e l’aspetto dell’edificio: nel 1840 il rimaneggiamento della facciata ha cancellato un’iscrizione che ricordava come si dovesse all’intervento di Carlo Emanuele di Savoia il completamento dei precedenti lavori. Nel 1887-1889, nel corso di altri restauri, sono state sostituite le finestre sulle navate laterali con gli odierni rosoni e rifatte le volte della navata centrale crollate a causa di un terremoto, nello stesso periodo è stata inoltre aggiunta la decorazione interna del pittore Gabriele Ferrero. Attiguo all’abside, con orientamento opposto a quello della chiesa, si trova il Santuario della Madonna delle Grazie, sorto su una cappella cinquecentesca.

Descrizione del sito:
Il CAMPANILE romanico risale al 1336, presenta tre ordini di bifore e trifore ed un’alta cuspide ottagonale.
L’EDIFICIO ha cinque navate con pilastri cruciformi, volte a crociera ed abside poligonale. La navata laterale sinistra, chiaramente asimmetrica, è frutto degli ampliamenti seicenteschi, ed è stata ricavata probabilmente da un porticato esterno.
Sulla destra dell’entrata, presso la bussola della porta laterale, una Pietà o Deposizione del secolo XV-XVI secolo mentre all’estremo opposto della parete si trova un AFFRESCO della seconda metà del XV secolo, in cui spicca una finissima Madonna col Bambino, in atto di consegnare la palma del martirio a un frate francescano, opera forse del “Maestro di Cercenasco”. Tracce di un altro affresco quattrocentesco rappresentano due figure di Santi, identificabili attraverso i cartigli in san Germano e santa Redegonda.
Nell’abside vi sono dipinti settecenteschi: la “Nascita della Vergine” del Beaumont e l'”Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo” del Petrini. All’estremità della navata destra sono tumulati resti dei Principi d’Acaja, reperiti nel 1896 tra i ruderi della distrutta chiesa di San Francesco, dove erano stati sepolti e traslati in San Maurizio il 19 ottobre 1898: una lapide marmorea dello scultore Canonica ricorda l’avvenimento.

Informazioni:
Sul culmine della collina sopra l’abitato, preceduta da un viale di ippocastani. Parrocchia, tel. 0121 71981

Links:
http://www.comune.pinerolo.to.it

http://www.visitandine.altervista.org

http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Maurizio_%28Pinerolo%29

Bibliografia:
VISENTIN G., Itinerario storico-turistico di Pinerolo, Pro Pinerolo, Pinerolo TO, 1989

Fonti:
Fotografia da Wikipedia.

Data compilazione scheda:
19/01/2008 – aggiorn. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Pinerolo (TO) : Casa del Senato

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Storia del sito:
L’edificio, voluto probabilmente da Ludovico duca di Acaja, fu sede del Tribunale, la “Curia Pineroliensis”, istituito dal duca stesso nel 1451; poi, durante la prima occupazione francese, ospitò il Sovrano consiglio del Re di Francia; successivamente, nel 1713, vi fu allocato da Vittorio Amedeo II il Senato del Pinerolese, con giurisdizione su tutto il Piemonte e il nome rimase sino ad oggi.
Studiato dal D’Andrade a fine ‘800, il palazzo venne consolidato e restaurato nel 1961, con buon rispetto dell’originale.

Descrizione del sito:
La Casa del Senato, pressoché integra nelle primitive strutture (metà del secolo XV), presenta resti di merlature; è composta di un pianterreno e tre piani.
La facciata in cotto presenta, sulla via, finestre quadrate al primo piano, bifore al secondo e finestrelle gotiche all’ultimo, tutte decorate con ornamenti floreali in cotto; sulla piazzetta D’Andrade è ingentilita da una balconata lignea.

Di fronte alla casa del Senato, sono stati eseguiti pregevoli interventi di restauro su alcuni dei fabbricati medioevali – ad esempio la “Casa degli Argentieri”.

Informazioni:
La Casa del Senato è sede della mostra permanente: “La Necropoli della Doma Rossa” (vedi scheda). Per visite: http://www.comune.pinerolo.to.it/web/index.php/servizi/aree-tematiche/arte-e-cultura/33-musei/85-casa-del-senato
Largo D’Andrade /Via Principi d’Acaja

Link:
http://www.cesmap.it/cesmap/senato/storisen.htm

Fonti:
Fotografie tratte dal sito www.cesmap.it

Data compilazione scheda:
07/09/2008 – aggiornam. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Pinasca – Dubbione (TO) : Ponte medievale

Storia e descrizione del sito:
Pinasca è uno dei centri più antichi della valle del Chisone. La prima testimonianza della sua esistenza si trova nella cronaca dell’Abbazia di Novalesa (val Cenischia) del 726, in cui si dice che Abbone, fondatore dell’Abbazia, dona a Pinasca diversi terreni della vallata. Il ritrovamento di alcune monete dell’epoca di Nerone fa però pensare che il paese fosse un centro di transito già in epoca romana.
Il territorio di Rinasca passò successivamente nelle mani del vescovo Landolfo di Torino che, nel 1037, lo donò all’Abbazia di Santa Maria di Cavour che lo vendette alla marchesa Adelaide di Susa, che, nel 1064, lo cedette a sua volta all’Abbazia di Santa Maria di Pinerolo. Nel 1346 Pinasca entrò a far parte dei possedimenti della famiglia Savoia-Acaja, quindi infeudato ai Provana, poi ai Solaro d’Asti e nel 1449 giunse nelle mani del cardinale Lancillotto di Lusignano.

Il ponte si trova nella frazione di Dubbione ed è detto PONTE DI ANNIBALE  e, secondo la tradizione, deve il suo nome al condottiero cartaginese che lo avrebbe costruito dopo aver valicato le Alpi ed essere giunto nella valle. In realtà il Ponte, che attraversa il rio Gran Dubbione, è stato edificato tra il X e l’XI secolo. È in pietra locale, ad una sola arcata, a forma di “schiena d’asino”, con basse sponde.

Informazioni:
Comune, tel. 0121 800712

Link:
http://www.comune.pinasca.to.it

Fonti:
Notizie e fotografia tratte dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
12/02/2008 – aggiornam. luglio 2014 e febbraio 2023

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Osasco (TO) : Castello

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Storia del sito:
Il castello fu edificato da parte dei principi d’Acaia in funzione di fortezza nel 1360: trattandosi di una costruzione di pianura fu munito di una doppia cerchia di fossati di cui una più ampia per dare “ricetto” alla popolazione durante i periodi di guerre e scorrerie. Nel XVII secolo il corpo centrale del castello venne sopraelevato al di sopra dei cammini di ronda e le torri furono mozzate. Nel XVIII secolo venne affrescato sulla facciata dal Caisotti con scene di storia romana e divinità, venne ricostruito il maestoso portale di entrata, venne circondato da un parco ideato dall’architetto Benedetto Alfieri e ricco di alberi secolari. Dal 1416 è di proprietà dei conti Cacherano di Osasco.

Descrizione del sito:
È una costruzione in mattoni a pianta quadrilatera con cortile e porticato interno e torri ottagonali ai quattro angoli. È un edificio dai due volti: il retro spartano e tuttora in mattoni, il fronte affrescato nel Settecento, quando fu trasformato in abitazione. All’interno vi è un gradevole cortile interno porticato, alcune sale a piano terra e, al piano superiore, i loggiati settecenteschi e la biblioteca con un’imponente soffitto a cassettoni dipinto.

Informazioni:
Tel. 0121 541192 oppure 329 1532688

Links:
http://www.comune.osasco.to.it
http://castellodiosasco.com

Fonti:
Fotografia in alto dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
11/2/2007 – aggiorn. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

None (TO) : “Castrum Nono”

Storia e descrizione del sito:
Il nome di None si trova attestato per la prima volta, come ‘castrum nono’, in un documento del 1021.
Non trova fondamento l’ipotesi secondo la quale il termine deriverebbe da una colonna miliare romana recante la scritta “ad nonum lapidem”: la distanza di None sia da Torino che da Pinerolo è superiore a nove miglia. Il Casalis ritiene invece che il nome derivi dal Torrente Chisola, chiamato “Nono” dagli antichi geografi. “None” potrebbe quindi significare “Accampamento fortificato sul Chisola”.
Sicuramente dalla fine del XII secolo entrò a far parte dei domini dei conti di Piossasco, un ramo dei quali assunse il titolo di conti di None: il loro capostipite fu Rubeo, da cui il nome ‘de Rossi’ di questo ramo dei Piossasco; uno di essi, Thomas de Nono castellanus et D. imperatoris legatus, è rammentato in un atto di convenzione del 1193 tra il vescovo di Torino e i detti signori di Piossasco. Nel 1295 Filippo di Savoia reinvestì ai signori di Piossasco castello, villa, uomini, giurisdizione e ragioni feudali di None in feudo nobile e gentile sia in linea maschile che femminile. Altri due consegnamenti rispettivamente del 1481 e del 1502, confermano l’indiscusso predominio dei Piossasco su queste terre.
Nel medioevo None fu piazza forte e tutto il tratto di paese verso nord era cinto di mura e di fosso. Oggi non vi è più alcuna traccia di questo periodo storico, tutto fu abbattuto per opera del tempo e degli uomini, anche se i terreni adibiti a coltivazione ancora oggi si chiamano “orti delle mura”.
Nel luogo ove sorgeva il castello che avevano fatto costruire e dove vivevano i Conti di Piossasco, nel 1728 il Conte Gian Michele Asinari Derossi Piossasco di None, già Viceré di Sardegna, decise di abbattere il vecchio e costruire un nuovo castello, ma l’opera non fu mai terminata a causa della morte prematura del Feudatario. La parte del castello già costruita fu demolita dal 1808 al 1815 per ordine del conte Adami Bergolo, che ne divenne proprietario, e vi edificò un castello di proporzioni più modeste che tutt’ora si erge fra ombrosi platani ed alti pini, noto anche come Castello Quaranta, dal nome della famiglia che ne divenne successivamente proprietaria.

Vedi anche allegato Storia_di_None

Informazioni:
Il sito si trovava dove ora è il retro delle scuole elementari.

Link:
http://www.comune.none.to.it

Fonti:
Notizie tratte nel 2007 dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
05/06/2007 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

Macello (TO) : Castello

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Storia del sito:
Il nome del comune, già citato in documenti dell’889 e del 924, deriva dalla tribù dei Magelli, primi abitatori della zona che si estende tra il fiume Pellice e i torrenti Lemina e Chisone. Secondo la tradizione, il nome di Macello deriverebbe da quello, italianizzato arbitrariamente alla fine del 1700, di una delle ultime famiglie feudatarie, i Masell di Caresano.
Il castello di Macello nacque come costruzione fortificata a carattere militare nel XIII secolo, a fianco del ricetto, primitivo nucleo dell’attuale paese. Lo confermano i Conti della Castellania (1303-1323), che parlano di “castrum” e di “recetum”. Alle dirette dipendenze del Principe Filippo D’Acaja, nel XIV secolo, il feudo e il castello di Macello vennero ceduti ad Alberto Savio nel 1323 in cambio della quarta parte di Bricherasio. Dopo brevi parentesi dei Bersatore (1360-63) e dei Romagnano (1364-73), subentrarono nel 1396 i Solaro, famiglia guelfa di origine astigiana, i quali possedettero ed abitarono il castello fino agli inizi del 1800. Si succedettero poi varie famiglie fino ai giorni nostri: Balbo Bertone di Sambuy, Garelli, Trotti-Bentivoglio, Rogeri di Villanova-De Ferrari, Società “Le 5 Torri”.
Gli assedi e i saccheggi portati al castello, di cui esiste una certezza storica, sono quattro. Uno risale al 1373, il secondo al 1391, il terzo è del maggio 1595 ad opera del Duca di Lesdighieres e l’ultimo, portato dai giacobini francesi, del 1798.
Il lato verso cortile del fabbricato venne rimaneggiato nel ‘700 con trasformazioni barocche inserite nel primitivo tessuto medievale e il castello fu adibito a residenza signorile. Tra il 1980 e il 1982 è stato oggetto di un’attenta opera di restauro che ha tentato di evidenziare e di recuperare gli elementi più antichi del Castello, strettamente legati alla sua funzione militare.

Descrizione del sito:
Il Castello, costruito in posizione dominante rispetto al resto dell’abitato, è caratterizzato da un’alta torre quadrata. Inizialmente la costruzione era interamente in pietra, oggi invece, dopo i rimaneggiamenti eseguiti tra il 1400 e il 1500, si presenta rivestita in laterizio. I muri esterni, spessi in alcuni punti m 1,80, presentano fregi a doppio dente di sega, archi intermerlari con il profilo del merlo disegnato sulla muratura e numerose bifore.
Presenta una pianta pressoché quadrata con torrione centrale (mastio), quattro torrette d’angolo (bertesche), cortile interno piccolo e raccolto, tracce dell’antico ponte levatoio e del fossato perimetrale. Il cortile presenta, a destra, un porticato con archi a sesto acuto e una loggia con tonde colonne in mattoni al primo piano. Al centro il pozzo, ricostruito su di uno precedente, di cui resta l’antica pietra rotonda. Il cammino di ronda, punteggiato di feritoie, corre lungo tutto il perimetro del castello, con evidente funzione di avvistamento, di guardia e di difesa del maniero.
Il suo utilizzo come dimora signorile si rileva nella decorazione della facciata e degli ambienti interni con decorazioni barocche in cotto e soffitti affrescati.
L’edificio è cinto da un parco di 12.000 mq ricco di piante secolari e in una parte del parco è stato allestito un percorso per i non vedenti con targhette in Braille.

Informazioni:
È posto sulla strada per Pinerolo. Info Comune tel. 0121 340301

Links:
http://www.comune.macello.to.it

Fonti:
Fotografie tratte nel 2014 dal sito non più esistente nel 2020: www.pinerolo-cultura.sail.it

Data compilazione scheda:
4/2/2007 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Macello (TO) : Cappella di Santa Maria Assunta o della Stella

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Storia e descrizione del sito:
La cappella esisteva già nel XV secolo, quando fu affrescata con un importante ciclo di pitture, restaurate nel 1971.
Gli affreschi si trovano nel presbiterio della cappella; il più antico riporta la data del 1429: un ex-voto di Bena Solaro del Borgo, signora di Macello, raffigurante un Madonna in trono con il Bambino fra le braccia. Il ciclo di affreschi raffigura episodi della vita di san Vincenzo Ferreri, all’epoca recentissimo, infatti il santo spagnolo, (il nome è italianizzato da Vincent Ferrer), domenicano, visse dal 1350 al 1419 e fu canonizzato nel 1455. La parete centrale è dominata dall’Adorazione dei Magi con a destra santo Stefano protomartire in preghiera e san Vincenzo Ferreri in atto di riportare in vita un infante. Nel registro superiore é raffigurato il Santo mentre libera un’ossessa dal demonio. Nell’ultimo scomparto è raffigurato il sogno premonitore del medesimo Santo che decise la sua attività di predicatore, con al capezzale Cristo, san Domenico e san Francesco. In parte i dipinti sono stati attribuiti ad Aimone Duce.
In uno spicchio della volta a crociera una Incoronazione della Vergine, di mano diversa.

Informazioni:
La cappella è detta anche “Santa Maria della Stella”, perché si trova nella frazione Stella, nei pressi della strada provinciale 159 (Vigone-Pinerolo). Comune tel. 0121 340301

Links:
https://www.comune.macello.to.it

Bibliografia:
F. MONETTI, A. CIFANI, Percorsi periferici: studi e ricerche di storia dell’arte in Piemonte: sec. 15-18, Centro Studi Piemontesi, Torino 1985

Fonti:
Le fotografie sono state tratte da siti non più esistenti nel 2020. Alcune foto degli affreschi si trovano su Wikimedia Commons.

Data compilazione scheda:
4/2/2007 – aggiornam. giugno 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Lusernetta (TO) : Cappella di San Bernardino

Storia del sito:
L’edificio attuale fu costruito – o ricostruito – tra il 1450 e il 1520; nel 1584 fu la cappella gentilizia dei conti di Rorà e fino al 1784 dipendeva dalla parrocchia di Bibiana da cui fu stralciata in seguito per formare l’attuale parrocchia di Lusernetta. Fu intitolata a San Bernardino da Siena (1380-1444) che nel 1425 si recò nelle valli di Lucerna per convertire i Valdesi.
La cappella custodisce AFFRESCHI del XV secolo. Il ciclo dell’abside fu restaurato nel 1972; nel 1975 venne portato alla luce l’intero affresco della Madonna della Misericordia di Jacobinus Longo, che era visibile solo per metà. Nel 2000 fu abbattuta la volta interna a botte del presbiterio e vennero scoperti nuovi affreschi.
Il rivestimento in mattoni della facciata è moderno.

Descrizione del sito:
La facciata esterna, in stile gotico, è caratterizzata da un portico che è stato ricostruito posteriormente. Su di essa è posto lo stemma del casato del conte Enrico Morozzo e della moglie Irene Veraris di Castiglione, nobili di Torino che verso la fine del 1800 si occuparono della risistemazione del cimitero.
L’interno è molto semplice, ad aula unica con una piccola abside gotica quadrata e voltata a botte, coperta da affreschi.
Sulla parete sinistra della navata vi è l’affresco della “Madonna della Misericordia col Bambino”, di Jacobino Longo (inizi del XVI sec.): sotto l’ampio manto blu della Vergine, circondata da angeli e dai santi Sebastiano e Biagio, trova protezione la famiglia dei conti Luserna di Rorà, committenti dell’opera. La Madonna è raffigurata in trono, e non in piedi come nell’iconografia tradizionale, forse per dare maggior risalto alle figure inginocchiate.
L’abside è affrescata con un ciclo pittorico di autore ignoto, detto “Maestro di Lusernetta”. Al centro della volta il Cristo benedicente in mandorla circondato dai simboli dei quattro Evangelisti; sulle pareti sono effigiati i dodici Apostoli, sei per lato, in altrettante nicchie dipinte su ciascuna delle quali è scritto il nome dell’apostolo. Sulla parete destra: Filippo, Bartolomeo, Giuda, Simone, Taddeo, Matteo; sulla sinistra: Giacomo Minore, Tommaso, Giovanni, Giacomo Maggiore, Andrea e Pietro. Al di sotto vi è una fascia orizzontale dalla ricca decorazione a foglie e fino al pavimento un motivo a fiori geometrizzato realizzato a stampo. All’inizio e al termine della volta sono disegnate due fasce a ricche foglie d’acanto, interrotte da sei tondi con i cinque busti dei santi Costanzo, Lucia, Barbara, Stefano, Caterina e l’agnello simbolo di Gesù.
Il maestro di Lusernetta, secondo Giovanni Romano, è probabilmente lo stesso che dipinse un analogo ciclo nella Cappella di San Erige ad Auron (vicino a Saint-Etiénne de la Tinée nelle Alpi Marittime). Questo concorrerebbe a datare gli affreschi di Lusernetta in epoca prossima al 1451.
La parete terminale, alla quale era addossato l’altare, poi rimosso, è divisa in cinque zone. La decorazione di questa parete è quasi certamente di epoca posteriore ed è probabile che tale pittura sia stata sovrapposta ad una già esistente. In alto, una Madonna in trono con in braccio il Bambino vestito di un cappottino (immagine rarissima) con a fianco Maria Maddalena e Giovanni Battista, posti in un ambiente naturale con alberi. A destra è raffigurato, con vesti tardo quattrocentesche, san Chiaffredo, che regge lancia e scudo; a fianco san Bernardino da Siena che, con espressione dolente, mostra l’ostia ad un uditorio scettico (raffigurazione da datarsi dopo la morte del santo e con funzione anti eretica). A destra di dove originariamente era posto l’altare vi è l’affresco – un singolare trompe l’oeil – di un giovane chierico che regge le ampolline per la Messa. Questa parete è decorata, in basso, da uno zoccolo dipinto con un motivo di bugnato a punta di diamante.
Dopo i recenti restauri è venuto alla luce, sulla parete sinistra esattamente sopra alla Madonna con il Bambino, un bellissimo san Giorgio a cavallo che uccide il drago per salvare la Principessa. Di particolare interesse la scenografia alle sue spalle: un castello alle cui finestre stanno il re e la regina, le torri sulle quali pare vi sia un altro personaggio; il mulino a vento, la chiesa, e la totale assenza di prospettiva. Tutti elementi che fanno pensare che l’affresco possa essere quattrocentesco. Al momento non si riconosce l’autore. Altro notevole ritrovamento la figura di san Michele che pesa le anime con la bilancia.
Sul piedritto sinistro dell’abside si è riscoperto sant’Antonio abate, patrono di Lusernetta, il cui volto non è più leggibile. Sulla parete di destra sono stati riportati alla luce gli affreschi che rappresentano santa Marta e san Nicola da Tolentino.
Nel maggio 2003 è stato ritrovato, sulla parete esterna, sul lato destro vicino alla porta d’ingresso secondaria, l’affresco con una Madonna.

Informazioni:
La cappella si trova nel cimitero.  Comitato Pro Restauro Cappella San Bernardino tel. 0121 954495 o  Comune di Lusernetta, tel. 0121 954249.  Visitabile installando l’app: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it

Link:
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=86890&Cappella_di_San_Bernardino_da_Siena__Lusernettahttp://www.prolocolusernetta.it

http://www.vitadiocesanapinerolese.it/

Fonti:
Notizie tratte nel 2007 dalla “Guida alla visita della cappella di San Bernardo” realizzata dal Comune di Lusernetta e dal Comitato per il restauro della cappella.
Vedi anche Il_caso_Lusernetta_ la-beidana-n-33.pdf

Fotografie tratte nel 2007 dal sito, non più esistente nel 2014, http://www.viaoccitanacatalana.org.
Fotografia n° 2 da http://www.vitadiocesanapinerolese.it/

Data compilazione scheda:
09/07/2007 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Frossasco (TO) : Porte, Torre, cinta muraria del Borgo

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Storia del sito:
Popolato in origine da genti celtiche, Frossasco fu centro romano: nel 1971 venne scoperta una tomba del IV sec a.C. Del successivo insediamento sul territorio di genti longobarde si ha traccia nella necropoli con 25 tombe rinvenuta in zona Bivio e portata alla luce dagli scavi archeologici del 1941.
Già feudo dell’Abbazia di Novalesa, nel 1064 venne donato dalla marchesa Adelaide di Susa al Monastero di S. Maria in Verano di Pinerolo. Una parte del territorio di Frossasco, compreso in origine nel comitato di Torino, fu donato nel 1030 dai marchesi Berta e Manfredo all’abate di San Giusto di Susa, mentre nel 1096 Umberto II di Moriana – Savoia donò all’abbazia tutto ciò che era ancora suo in Frossasco. Queste donazioni vennero riconfermate dal conte Amedeo III nel 1147 e dal conte Tommaso nel 1243. L’abate di San Giusto di Susa, nel 1256, diede una porzione dei possedimenti in Frossasco ai figli di Guglielmo Bigliatore, consignori di Luserna. Un’altra parte era stata confermata nel diploma imperiale del 6 marzo 1163 di Federico I ai marchesi Guido, Giacomo e Olivero di Romagnano. Giacomo di Romagnano il 1 maggio 1290 cedette la sua proprietà al conte di Savoia Amedeo V e al principe Filippo di Savoia-Acaia, il quale infeudò a Guglielmo di Montbel il 23 maggio del 1301 tutto quanto possedeva nel castello e luogo e giurisdizione di Frossasco. Il feudo comprendeva parte del territorio di Cantalupa, Piscina, Roncaglia, Oliva, Baldissero, Tavernette, Colletto, Talucco e Riletto. La famiglia Montbel mantenne il feudo sino alla sua estinzione nel 1520.
Eretto a contea nel 1524, Frossasco passò nel 1561 ai conti Provana di Leinì. Dal 1536 fino al 1539 fu occupato dai Francesi. Ritornò nelle mani dei Savoia, poi ancora in quelle dei Francesi dal 1593 al 1595. Nei secoli successivi seguì le sorti di Pinerolo. Si sa che, nell’anno 1586, il famoso pittore Bernardino Lanino di Vercelli fu chiamato a dipingere gli stucchi ducali sui quattro archi delle porte d’accesso al paese.
Nei secoli dal XIII al XV il borgo ebbe il periodo di maggior splendore. Filippo d’Acaja, sul finire del XIV secolo, fece ricostruire il borgo con un rigido schema urbanistico a pianta quasi quadrata, probabilmente sovrapponendolo alla pianta dell’abitato antico, di origine romana e fece innalzare la cinta muraria con quattro porte, unico esempio in Piemonte, e con torri: se ne contavano 28 sulla cinta difensiva, oggi ne è rimasta una. Sorsero nel borgo anche eleganti case di abitazione.
Delle quattro porte, solo due, a nord e a sud si sono conservate integralmente; quella sul lato est, seriamente danneggiata nell’aprile 1977, è stata restaurata; quella sul lato ovest, semidistrutta da un atto vandalico del 1965, é stata ricostruita.

Descrizione del sito:
La struttura urbanistica è perfettamente conservata: un quadrilatero di circa 400 x 300 m con strade che si tagliano ad angolo retto.frossasco cartina
Buona parte della cinta muraria trecentesca è ben conservata. Delle quattro porte della cinta muraria, le originali sono la Porta di San Giusto sul lato nord del quadrilatero, in direzione della collina, formata da un arco particolarmente stretto e quella di Pinerolo, sul lato sud, che è la meglio conservata, con il caratteristico arco in mattoni.
La porta di Torino si trova sul lato est ed è stata restaurata; la Porta San Donato, sul lato ovest, verso Cantalupa, è quella ricostruita.
L’unica TORRE rimasta fa parte della cinta muraria del XIV secolo, è una massiccia torre in laterizio, con una decorazione a dentelli nella parte terminale.
Nella piazza principale di Frossasco, sulla via Principe Amedeo, vi sono due CASE QUATTROCENTESCHE, una con portico e con ornamenti gotici in cotto alle finestre bifore. Si sono conservati sui due edifici affreschi risalenti al XIV secolo rappresentanti motivi geometrici a losanghe e lunette con nome di Gesù e con Padre Eterno su un fabbricato e due angeli che sostengono uno scudo crociato sull’altro.

Informazioni:
Nel centro storico di Frossasco. Comune tel. 0121 352104

Links:
http://www.comune.frossasco.to.it

Fonti:
Notizie e fotografie tratte nel 2007 dai siti sopra indicati.
Fotografia in alto tratta nel 2014 dal sito www.vecchiopiemonte.it, non più attivo nel 2020.

Data compilazione scheda:
06/02/2007 – aggiornam. giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Frossasco (TO) : Chiesa Parrocchiale di San Donato

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Storia del sito:
La chiesa di San Donato risale al 1220, ed è stata in epoche successive più volte rimaneggiata, soprattutto nel XVI e XVIII secolo.
Il campanile venne costruito nel 1571-73. La chiesa conserva sulla facciata un affresco del XV secolo.

Descrizione del sito:
La chiesa parrocchiale di San Donato, a Frossasco, è a tre navate con volta centrale barocca ed è dedicata al patrono locale. Della primitiva chiesa, anteriore all’XI secolo, rimangono finestre a doppi archetti romanici.
Sulla facciata vi è un notevole affresco del XV secolo, raffigurante san Cristoforo, somigliante a Francesco I re di Francia. A destra di questo dipinto vi è un affresco databile al secolo XVII raffigurante la Vergine con il Bambino.
All’interno il pulpito databile tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, proveniente con ogni probabilità dalla chiesa di San Francesco di Pinerolo. Sulla facciata laterale della chiesa vi è

Informazioni:
Oltre la porta omonima dell’antico Borgo.  Parrocchia, tel. 0121 353913

Link:
http://www.comune.frossasco.to.it

Fonti:
Fotografia da http://www.comuniverso.it

Data compilazione scheda:
6/2/2007 – aggiornamento giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese