Brosso (TO) : Chiesa di San Michele Arcangelo e resti del Castello
Storia dei siti:
Brosso è situato in una valletta laterale dell’Alta Valchiusella. Il territorio fu popolato fin dalla preistoria e, secondo Catone, furono i Salassi, popolazione di origine celtica, a stanziarsi in quest’area. Essi impararono ad estrarre ferro e rame dai minerali che affioravano sulle pendici delle montagne. Dopo anni di guerre e di resistenza accanita, i Salassi dovettero soccombere alla conquista romana.
Si hanno notizie documentate su Brosso nel secolo XII, quando tutta la vallata rientrava nei possedimenti dei Conti San Martino di Castellamonte che costruirono il castello; ciò contribuì a dare importanza al luogo, tant’è vero che fino a tempi recenti, la Vallata intera era detta Val di Brosso, o “Valle de Broxa”. L’attività estrattiva proseguì anche in epoca medievale, e in alcuni documenti se ne fa cenno. I valligiani stanchi per le continue lotte che si svolgevano nel territorio e per la pesante oppressione di cui erano oggetto da parte dei conti di Brosso, detti Aimonini, si ribellarono in più riprese; una delle rivolte più sanguinose fu quella dei Tuchini che, nel 1386, partì proprio da Brosso estendendosi a tutto il Canavese e portando alla distruzione di numerosi castelli. La leggenda vuole che un popolano brossese, Antonio Capra, il quale non intendeva tollerare che il signorotto facesse valere lo “ius primae noctis” con la sua promessa sposa, abbia guidato gli abitanti della borgata all’assalto del castello e alla cattura del tiranno, rinchiuso poi in una botte e fatto rotolare lungo il pendio sottostante.
Gli abitanti di Brosso e di tutta la Valle, con la speranza di avere un appoggio contro lo strapotere dei feudatari, giurarono a più riprese fedeltà ai Savoia, chiedendo la loro protezione; ma le lotte continuarono per oltre un secolo portando carestie e miseria e determinando, in alcuni periodi, il decadimento dell’attività mineraria. Il 1 gennaio 1497 l’assemblea dei capifamiglia fissò le norme per lo sfruttamento delle miniere, nel quadro generale di un’attenta interazione fra l’attività mineraria e quelle agro-pastorali. Questi “Statuti Minerari”, scritti in latino con il titolo “Ordinamenta et Conventiones loci Brozi”, furono convalidati dal duca Emanuele Filiberto di Savoia ed ebbero successivamente numerose aggiunte; nel 1602, infine, furono tradotti in italiano, continuando ad essere validi per molto tempo.
Nei secoli più recenti, la vita di Brosso è sempre stata strettamente legata all’attività mineraria e metallurgica; i siti lungo il corso del torrente Assa offrono oggi una testimonianza delle opere che servivano ai minatori ed ai mastri ferrai. Nel 1700 la Valchiusella fu la principale fornitrice di ferro di Casa Savoia, ma, verso la fine del secolo, la tecnologia dell’altoforno soppiantò quella del basso fuoco, detta “alla brossasca” nella produzione del ferro ricavato dall’ematite, provocando il decadimento della metallurgia brossese. L’attività mineraria si orientò alla ricerca e all’utilizzo della pirite (solfuro di ferro) per fabbricare il vetriolo verde, usato per tinture, e poi, verso il 1830, per produrre acido solforico. L’attività estrattiva si modernizzò e vennero costruite nuove strutture. Le miniere furono chiuse nel 1964 quando l’estrazione del minerale, fatta con metodo ormai obsoleto, assunse costi superiori rispetto all’importazione dall’estero. Oggi Brosso organizza annuali mostre mineralogiche (1/15 agosto) ed ha avviato il progetto di un museo permanente.
L’edificio della CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MICHELE ARCANGELO, la cui presunta costruzione risale intorno all’anno mille, è il più vecchio della vicaria e della vallata. Si dice che l’edificio sia sorto sulle rovine di un preesistente tempietto romano dedicato al Sole. Se ne hanno notizie certe dal XIV secolo, fu consacrata nel 1545. Fu definitivamente trasformata nel XVI secolo in un edificio di stile gotico rustico e ancora ampliata nel 1700. Nel 1907-8 fu realizzato un restauro con decorazione totale della chiesa; rifacimento del pavimento; rinforzo ai muri esterni e interni, tetto e campanile.
Descrizione dei siti:
La sobria facciata romanica della chiesa di San Michele è ornata da un pronao sostenuto da due eleganti colonne con gradinata e da un affresco con san Michele, recentemente restaurato.
L’interno della chiesa, a unica navata con nove altari, si presenta vasto, molto decorato e dalle ricche pitture, con la navata semigotica e il presbiterio barocco. Conserva un affresco, eseguito probabilmente verso la seconda metà del XVI secolo e ora molto danneggiato, che raffigura la Morte scheletrica con la vanga.
Sullo stesso poggio ove trovano sede la chiesa e, più in basso, il cimitero, si intravedono, di fianco a quest’ultimo, spessissime mura, ora coperte di boscaglia, a testimonianza dell’antico CASTELLO che appartenne ai Conti di Brosso. Le sue mura si estendevano per oltre sessanta metri in lunghezza e per quindici di lato; quaranta metri della lunghezza erano occupati dal vero fabbricato, del quale sottoterra è ancora conservato un ampio salone (per ragioni di sicurezza, le sue entrate sono state bloccate). II resto dell’area era destinato alla torre che aveva forma rotondeggiante, con un diametro interno di 7 metri.
Informazioni:
Sull’altura a fianco del paese, in posizione panoramica, sorgono la chiesa parrocchiale e i ruderi del castello. Info Comune tel. 0125 795158
Links:
http://www.comune.brosso.to.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Brosso
Fonti:
Notizie e fotografia in alto tratte dal sito del Comune. Fotografia in basso da Wikipedia.
Data compilazione scheda:
29/01/2008 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese