Pagno (CN) : Abbazia dei Santi Pietro e Colombano
Storia del sito:
Il monastero di Pagno, fondato secondo la tradizione per volontà del re longobardo Astolfo (749-756) da monaci provenienti dal monastero di San Colombano di Bobbio, nel Piacentino, fu a lungo la più florida abbazia del Saluzzese. L’insediamento monastico dei Longobardi non arrivò tuttavia su un terreno “deserto”, ma secondo la tesi di diversi storici il monastero si innestò su una precedente comunità cristiana che già disponeva di una propria chiesa e di un cimitero. Nell’825 l’imperatore Lotario decideva la sua “unione” per incorporazione con il monastero della Novalesa, quindi di San Pietro di Breme. Al momento dell’unione come semplice cella contava centinaia di monaci e le rendite derivanti dalle estese proprietà dovevano rappresentare un valido aiuto per il mantenimento dell’ospizio del Moncenisio. Saccheggiata dai Saraceni, ha avuto in seguito fasi importanti e complesse di ricostruzione. La chiesa di Pagno dovrebbe essere stata ricostruita tra il 1026, anno in cui è menzionata soltanto una «cellam», e il 1151, anno in cui è invece documentata una «ecclesiam Sancti Petri in Pagno»: alle pitture dell’arco trionfale può dunque ben convenire una data entro i primi decenni del XII secolo. Da sottolineare la ricchezza dell’arredo interno della chiesa romanica che, almeno nella zona presbiteriale, era affrescata e pavimentata a mosaico: peccato che le pitture siano andate perdute nel XVIII secolo, quando furono abbattute le absidi per costruire la nuova facciata (frammenti pittorici sono ancora riemersi, nel 1976, dagli scavi sul sagrato) e che del mosaico, visto ancora a metà del Seicento da mons. Agostino Della Chiesa, vescovo di Saluzzo, non vi sia più traccia.
Descrizione del sito:
Della antica fondazione monastica benedettina rimangono testimonianze di un certo rilievo, ma gravemente compromesse e di difficile lettura. Innanzitutto la chiesa abbaziale e la sua del tutto insolita trasformazione con l’inversione di facciata. Quella attuale a salienti, nel complesso disadorna e appena ingentilita, al centro, dal portale rinascimentale-barocco a sua volta sormontato da una grande finestra partita da due colonnine, venne infatti eretta nel XVIII secolo con l’abbattimento della parte absidale. La chiesa conserva resti della facciata romanica verso il cimitero. Suddivisa da alte lesene in tre campi (corrispondenti un tempo alle tre navate, in cui si articolava l’interno) era ingentilita nella parte superiore da tre finestre con arco a tutto sesto, quasi poggianti su una fila di archetti pensili. Chiuso il grande portale centrale che era inserito in una cuspide gotica a ghimberga, vennero aperte due anonime finestre rettangolari ed un oculo ovale per dare luce all’interno. Fu anche murato il rosone centinato. Sempre su quella che era l’antica facciata, si intravedono i resti di un colossale dipinto dedicato a san Cristoforo secondo i canoni abbastanza diffusi in area cuneese e riscontrabili anche sulle facciate della chiesa parrocchiale di Rossana e di San Giovanni di Saluzzo. Tracce della primitiva costruzione sono riscontrabili anche lungo i muri laterali della chiesa. Sono archetti pensili, tratti di muratura a spina di pesce. Un massiccio campanile sovrasta la chiesa agganciandosi alla parte destra della facciata. L’ultimo piano del campanile è caratterizzato da bifore abbinate, senza colonna centrale. È probabile che risalga, almeno nelle linee principali, all’XI secolo, poi rimaneggiato nel XIII secolo. Sempre all’esterno della chiesa è caratteristico il piccolo affresco sulla navata destra, raffigurante una Crocifissione, ancora di gusto medievale. Anticamente l’interno della chiesa era suddiviso in tre navate. La scansione architettonica originale è ormai perduta: le due navatelle laterali sono state chiuse per ricavare cappelle nelle quali si intravedono tracce di affreschi di età romanica e gotica. Tra questi ultimi emerge il bellissimo arcangelo Michele, opera pare di Hans Clemer. All’inizio del XII secolo va invece forse riferito l’angelo e la greca abitata dell’arco trionfale (oggi in sottotetto), caratterizzati da un tratto rapido ed impetuoso e da una vivacissima cromia, rotta da lumeggiature. Nella seconda cappella destra si conserva una lastra tombale quattrocentesca con la figura giacente di un priore del monastero, forse Antonio Pettenati da Verzuolo. In una cappella vicina si trovano invece frammenti di una lapide longobarda. Secondo alcuni storici la lapide sarebbe stata dedicata alla regina longobarda Ansa e a Beatrice, figlia sua e di Desiderio, re dei Longobardi, benefattrici del monastero. Particolarmente affascinante la piccola cripta, di spoglia e campestre semplicità, compatta ma anche vagamente leggiadra nella sua ingenua struttura architettonica caratterizzata da colonne in pietra appena squadrata. Sono colonnine monolitiche, molto rozze e simili a quelle della cripta di Borgo San Dalmazzo, anch’essa un tempo monastero benedettino.
Informazioni:
Ente Turismo “Le terre del Marchesato” tel. 0175 240352
Links:
http://www.comune.pagno.cn.it
http://www.arteefede.com/benicult/articolo.php?file=DIOCESI%203.htm
Bibliografia:
G. ROMANO (a cura di), Piemonte Romanico, Torino, 1994; MOLLI BOFFA G., Ricerche sul monastero dei SS. Pietro e Colombano in Pagno, in Atti del V Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, 1982, pp.175-185; COALOVA M., Il monastero di Pagno (CN): un’analisi archelogica e storica, tesi di laurea in Archeologia Medievale, Università di Torino, Facoltà di Lettere, a.a. 1992-1993, relatore M.M. Negro Ponzi Mancini, inedito; BIANCOLINI D., Il monastero dei Santi Pietro e Colombano in Pagno. Appunti di storia e restauro, in «Bollettino d’Arte», sesta serie, LXV, 1980, pp.33-38
Fonti:
Foto in alto da Wikipedia. Le fotografie in basso sono tratte dal sito al n° 2. Ultima foto archivio GAT. Nel sito del Comune vi è un’immagine degli scavi archeologici nell’abbazia.
Data compilazione scheda:
11/11/2004 – aggiornamento marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – G. A. Torinese