NOVARA : Cattedrale e cappella di San Siro
Storia del sito:
Dai documenti antichi si sa che vennero costruiti una Basilica paleocristiana ed il Battistero.
In epoca carolingia la chiesa venne ristrutturata e si rafforzò il culto del protovescovo San Gaudenzio. Alla fine del IX secolo vennero trasportati nella cattedrale i resti di S. Agabio, il secondo vescovo di Novara, per i quali venne costruita una cripta nel lato nord-est, poi inserita alla base del campanile.
Nel sec. XI, con la ripresa dell’economia e del potere dei vescovi, venne ricostruita e ampliata la struttura paleocristiana, completata prima del 1132, quando venne consacrata da Papa Innocenzo III: si costruì la torre campanaria (cui, nel 1625/26, venne rifatta la sommità, colpita da un fulmine) e il palazzo vescovile con la cappella affrescata di S. Siro, poi trasformata in sacrestia nella prima metà del XIV sec. Nel XVII sec. gli affreschi vennero coperti di calce.
La Chiesa aveva nartece e portici, presbiterio, matroneo, transetto, pavimenti musivi ed era costruita in mattoni con archi semicircolari sostenuti da volte a vela e costoloni piatti sostenuti da pilastri a fascio a base polilobata cruciforme.
La chiesa venne modificata nel XIV-XV sec. per motivi di stabilità dell’edificio con aggiunta di archi a sesto acuto. Vennero costruiti nuovi altari e decorazioni, affreschi, cappelle, trasformato il transetto, edificata una nuova cupola. Altri lavori di consolidamento o restauro, in particolare al coro e al presbiterio, vennero eseguiti nei secoli successivi.
Nel XVIII sec. e poi ancora all’inizio del XIX sec. si pensò alla demolizione totale delle strutture romaniche.
Nel 1864/65 Alessandro Antonelli, pur tra molte polemiche, abbatté il vecchio edificio e ricostruì la Chiesa in stile neoclassico, con un quadriportico da cui si accede al Battistero.
La chiesa oggi é ricca di sculture, arredi lignei, affreschi e quadri datati dal XV sec. a oggi, arazzi fiamminghi del XVI sec., un dipinto di Gaudenzio Ferrrari, il busto-reliquiario in argento di S. Bernardo d’Aosta del 1424, una croce di legno dorato e decorata con Cristo crocefisso del XV sec. restaurata nel 1965 . La “Sacrestia Nuova” contiene affreschi del Lanino del XVI sec.
Descrizione del sito:
Dell’epoca medievale sono rimaste solo alcune parti.
SACRESTIA INFERIORE del DUOMO e CAPPELLA DI SAN SIRO
La Sacrestia inferiore è costituita da vani dell’antico Palazzo Arcivescovile del sec. XI. Attualmente funge da Sacrestia un grande vano con volte a crociera molto resistenti perché da secoli reggono il palazzo episcopale rimaneggiato e alzato di un piano nel XIV sec., ancora ampliato nel XVI sec.
Attigua ad essa è l’antica cappella del palazzo vescovile dell’XI sec., trasformata in sagrestia nel sec.XVII. È formata da una piccola navata, sormontata da una cupola ribassata su cui è stato dipinto il “Cristo Pantocratore” che siede sull’arcobaleno sorretto da angeli, e dal presbiterio coperto da una volta a botte. Nel sec. XVII venne trasformata in sacrestia per la celebrazione feriale dei canonici; è arredata con mobili del XVIII sec.
Gli affreschi delle pareti raccontano episodi della vita di san Siro di Pavia, secondo la legenda di epoca carolingia, e si svolgono in un duplice registro a partire dalla sinistra di chi guarda voltando le spalle alla parete di fondo, con la Crocifissione. Molto ben equilibrati e disposti nello spazio, gli affreschi con motivi decorativi floreali, colonne e capitelli corinzi nel presbiterio fanno pensare ad un “Maestro di San Siro” rivalutato e ancora oggetto di studi, dopo la scoperta degli affreschi nel 1941, restaurati negli anni successivi in particolare tra il 1978-1980. Gli affreschi sono datati alla seconda metà del secolo XI.
La Crocifissione sulla parete di fondo, tagliata dall’apertura di una finestra, è opera più tarda che l’analisi di insegne araldiche e stemmi ha fatto risalire al 1303.
CAMPANILE: originale in stile romanico, nella parte alta è stato ricostruito e ora misura circa 60 m. È sormontato da 4 archi serliani e da una cupola in rame.
MOSAICO PAVIMENTALE Una della scarsissime parti della cattedrale romanica che fu conservata è il mosaico del presbiterio, risalente agli anni 1130-1140, che fu tagliato a livello della scalinata di acceso e “restaurato” da Giovan Battista Avon che integrò molte parti mancanti e aggiunse alcuni simboli cristologici: pellicano, aquila, fenice, Agnello Mistico. La decorazione è strutturata in tre registri ognuno con tre pannelli: il primo, collocato verso l’ingresso, con carattere decorativo a motivi geometrici; quello mediano ospitava l’altare con ai lati i simboli degli Evangelisti che conservano il porfido usato per gli occhi degli animali e per le borchie sulla copertina del libro di Matteo. Il terzo registro presenta, fra due campi di motivi decorativi geometrici, un grande riquadro con Adamo ed Eva, identificati da didascalie, in piedi ai lati dell’albero della tentazione, i cui frutti sono in porfido e serpentino e intorno al cui tronco si avvolge il Serpente. Queste figure sono bianche su fondo scuro e sono contenute entro un cerchio dentellato bianco a sua volta incorniciato entro un rombo nero. Gli spazi liberi tra cerchio e rombo sono occupati da figure di uccelli nere su fondo bianco. Ogni lato del rombo è spezzato al suo centro per formare spazi circolari bianchi che ospitano ciascuno una figura umana nuda, formata da tessere nere, che porta un’anfora d’acqua e le didascalie indicano i nomi dei quattro fiumi del Paradiso Terrestre citati nella Genesi: Phison, che scorre nel paese di Avìla, Gehon in Etiopia; Tigris che scorre ad oriente di Assur; Eufrates. Il tutto è inserito in un quadrato e negli spazi residui sono altri volatili. Una cornice a meandro bianca dà spazio a pesci e uccelli e presenta notevoli somiglianze con il frammento della cattedrale di Acqui.
I mosaici della navata, invece, furono distrutti ad eccezione di alcuni frammenti: la figura di un giovane nimbato, il cosiddetto “Cristo Sole”, ora conservata presso l’orfanotrofio di Santa Lucia; resti della decorazione a scacchiera del contorno conservati presso la Canonica del Duomo stesso; altri frammenti decorativi sono dispersi fra il Museo Civico, il Capitolo del Duomo e il Collegio Gallarini. La figura di un pesce contenuta in un piccolo tondo è presso il Museo Adriani di Cherasco; altri pezzi potrebbero trovarsi, non identificati, in collezioni pubbliche e private. L’unica testimonianza dell’opera originaria è fornita dalle descrizioni e dagli schizzi eseguiti a inizio Ottocento da due eruditi novaresi: Carlo Francesco Frasconi e Giovanni Battista Bartoli.
Nel cortile della Curia rimangono due colonne del Duomo Romanico. Dell’originario Palazzo arcivescovile rimangono solo alcune tracce di colonne, affreschi ed una bifora del XIII sec. nel piano inferiore dell’attuale Vescovado.
Informazioni:
Uffici della Curia tel. 0321 661635 oppure 0321 661661 ; email: musei@novaria.org
Bibliografia:
MARITANO C., Novara come Roma : il reimpiego di marmi antichi nella Cattedrale del vescovo Litifredo. PROSPETTIVA, vol. 106/107, 2002, pp. 131-143
MARITANO C., Il riuso dell’antico nel Piemonte medievale, Edizioni della Normale, Pisa, 2008, , pp. 29-52 pp. 29-52
TOMEA GAVAZZOLI M. L.; L’ Oratorio di San Siro in Novara: arte, storia, agiografia tra 12° e 14° secolo, Istituto geografico De Agostini, Novara 1988
MINGUZZI S., I mosaici pavimentali della Cattedrale di Novara dal Tardoantico al Medioevo, Ediz. Del Girasole, Ravenna 1995
PEROTTI M., Il duomo di Novara: guida storico-artistica, De Agostini, Novara 1995
PEROTTI M., L’ antico Duomo di Novara e il suo mosaico pavimentale, Studi Novaresi, Novara 1980
VERZONE P., L’architettura romanica nel novarese, Stab. Tip. Cattaneo, Novara 1932
Fonti:
Fotografie cappella San Siro: archivio GAT 2013.
Data compilazione scheda:
29/04/2005 – aggiornamento maggio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese