Livorno Ferraris (VC) : Chiesa di Santa Maria d’Isana
Storia del sito:
Livorno godeva, già al tempo dei Romani, del transito di una strada militare che da Vercelli conduceva a Torino sfruttando il guado della Dora; strada che ha registrato il passaggio di personaggi importanti e non ultimo dell’usurpatore Costantino III il Tiranno, il quale, proprio a Livorno ad Liberonem, nel 407 d.C. fu costretto a recedere dal proposito di conquista dell’Impero Romano d’Occidente. La stessa strada nel medioevo diventa, nel tratto da Vercelli a Chivasso, Strada Liburnasca, trovando a Livorno congiunzione con una delle tante diramazioni della via Francigena, proveniente questa dalla Valle d’Aosta per dirigersi verso Alessandria e quindi a Piacenza. Per tracciare il profilo storico di Livorno, pur avendo reperti giustificanti un insediamento in epoca romana (non ultimo l’importante ritrovamento di una ricca necropoli di età flavia: 70 d.C.) e tardo antica, bisogna risalire alla fine del X secolo con il diploma di Ottone III, datato 7 maggio 999, con il quale vengono confiscate le terre di Arduino d’Ivrea e dei suoi alleati, e tra questi Aimino e Goslino di Livorno, per donarle al vescovo di Vercelli Leone I. Sotto la giurisdizione dei vescovi, ribadita da diversi diplomi imperiali, resta sino al 1243, epoca in cui viene ceduto dal legato pontificio cardinale Gregorio di Montelongo al Comune di Vercelli, che lo fortifica e lo erige, nel 1254, in Borgo Franco. A questo periodo risalgono: il Torrione d’entrata (Parsun), ristrutturato il 1 settembre 1388, la parrocchiale di San Lorenzo (parte bassa del campanile), la cella benedettina di sant’Andrea nel cimitero (notizie dal sec. XII) ampliata nel corso del 1800 e la chiesa di Santa Maria d’Isana. Scarsa è la documentazione storica che riguarda l’origine della chiesa, presumibilmente la costruzione risale alla prima metà del XII secolo e senza dubbio venne riedificata su probabili preesistenze, dopo il terremoto padano del 1117, a cura dell’ordine dei Templari che avevano installato, proprio in questo sito, una loro mansio. La suddetta mansio templare è menzionata per la prima volta in un documento del 1208; in esso si legge che una monaca aveva portato in dote al convento di Rocca delle Donne appezzamenti confinanti con Sancta Maria del Tempio, e poi ancora in un documento del 1222 col titolo di Domus Sancte Marie de Ysana, e infine in un altro documento del 1298 come Ecclesia Sancte Marie de Exana et subest Milicie Templi. Vi si legge anche che doveva versare ai collettori papali la somma di 40 lire annue, somma che per quei tempi era assai cospicua: evidentemente doveva fruire di una certa rendita. Solo i grandi monasteri pagavano somme superiori in quel periodo: Lucedio, ad esempio, doveva sborsare 3.000 lire di decima, mentre la chiesa di Saluggia pagava solo 36 lire. La Domus d’Isana dipendeva dal priorato templare di San Giacomo di Vercelli; era così importante per la posizione strategica sulle strade di quei tempi. Infatti sorgeva sull’antica via Liburnasca, una strada medievale percorsa da pellegrini, crociati e mercanti. Questa strada metteva in comunicazione Torino e quindi il passo del Moncenisio con Vercelli, città attraversata dalla via Francigena, proveniente da Ivrea. Da Livorno passava anche un’altra strada alternativa che proveniva da Aosta-Ivrea. Essa attraversava l’antica Uliaco, sulla collina di Villareggia e proseguiva fino a Livorno per giungere a Trino, Casale e congiungere Genova. Questa seconda strada poneva di fatto in collegamento i passi del Piccolo e del Gran San Bernardo con Genova, importante centro di raccolta. L’ordine religioso e cavalleresco dei Templari aveva come fine peculiare l’assistenza e l’ospitalità dei pellegrini, ecco perché i Templari crearono un loro insediamento proprio a Isana, punto mediano tra le città di Vercelli, Casale, Ivrea, sull’importante via Liburnasca. Le mansioni templari erano dei complessi autosufficienti, difesi da alte mura, comprendenti il convento con torri di vedetta ai lati, la cappella, la scuderia, l’armeria, la fucina, il mulino, la cantina, i magazzini per la conservazione delle derrate alimentari, l’infermeria, la foresteria, il cimitero e il vivarium o peschiera dove si allevavano i pesci di cui i Templari facevano largo uso in quanto la loro astinenza dalle carni durava da Ognissanti a Natale e per tutta la. Quaresima. Non è da escludere che nella mansio di Exana abbia sostato Filippo Augusto, re di Francia, di ritorno dalla Terra Santa nel 1191, alla fine della II Crociata. Egli seguì il percorso della via Francigena, detta anche Romea, fino a Vercelli, quindi imboccò la Liburnasca per arrivare a Torino e, attraverso la valle Susa, al Moncenisio e quindi in Francia. Più tardi negli anni anche Cesare Bozz, un fervente protestante, esiliato dalla sua patria, nel 1571, cercò invano protezione presso la chiesetta, ma venne catturato dai banditi del luogo. Dopo l’abolizione dell’ordine dei Templari (nel 1312) la mansio di Santa Maria di Isana passò, con il medesimo titolo, agli ospitalieri di S. Giovanni di Gerusalemme (Gerosolimitani), poi chiamati Cavalieri di Malta. Tutti i possedimenti dei Templari passarono ai Gerosolimitani in seguito alla bolla Ad providam Christi, emanata da papa Clemente V il 2 maggio 1312. Nel 1628 nella Confraternita dedicata ai Santi Apostoli venne indetta al Santuario della Madonna di Isana una processione votiva per rendere grazie alla Vergine che aveva allontanato da quelle contrade il flagello della peste di manzoniana memoria. Tale processione continua tuttora ogni anno il 15 di agosto, festa della Madonna Assunta ed il concorso dei pellegrini è notevole. Nel 1700 la Commenda di Isana, che aveva mutato il nome in Commenda di San Giovanni di Isana, mentre per la sola Chiesetta continuava ad esistere la dicitura di Beata Maria Vergine detta dal popolo di Isana, dipendeva dalla Commenda di Verolengo. Nel 1794 Isana era una tenuta di 190 giornate tra prati, campi e gerbidi e la chiesetta, come si legge dai resoconti delle visite pastorali, veniva ordinariamente amministrata dall’agente del signor Commendatore e dai suoi affittavoli. La chiesetta fu incorporata alla diocesi di Vercelli con bolla pontificia del 1817. Attualmente si trova nel territorio della Parrocchia di Livorno Ferraris ed è curata dai proprietari della Tenuta Isana, i signori Camoriano.
Descrizione del sito:
L’edificio appare orientato sull’asse est-ovest; abside a levante, in modo che il viso del celebrante sia rivolto al sole nascente; ponente per il portale d’entrata, come in uso nelle costruzioni paleocristiane. La facciata, a capanna, è interessante per i mattoni disposti a spina di pesce (lavorazione che si nota anche sui lati sud e nord) e per l’utilizzo di pietra alternata a laterizi nelle strutture angolari. Si osserva anche una bella bifora impreziosita da un capitello del tipo ‘a gruccia’, che presenta una decorazione a bulbo curvilineo identica a quella riscontrata nei due archetti pensili della cornice della facciata meridionale; la colonnina della bifora termina con un capitello ‘a tulipano’. La bifora è sovrastata da magnifici archetti ciechi che incorniciano il timpano e si susseguono, a scopo decorativo, anche su tutto il lato a mezzogiorno. Sotto la bifora sono percepibili, benché coperte da intonaco, due monofore. Anche nella facciata sud si osserva una piccola monofora chiusa rozzamente con mattoni, probabilmente quando il tetto a capanna della chiesa fu innalzato. È quanto resta delle piccole finestre medioevali, forse tre, da cui filtrava una tenue luce. Unica apertura originale conservata risulta essere la porticina presso il campanile che presenta sulla sua sommità un arco lavorato a conci di arenaria e mattoni. Il campanile, di successiva aggiunta, non è molto alto ma è armonioso, alleggerito da quattro aperture nella sua ultima parte che funge da cella campanaria e che ostenta una campana dal suono argentino, necessaria per chiamare a raccolta i fedeli. Prima dell’innalzamento del tetto, il campanile doveva apparire più svettante, ora è un po’ tozzo. Sia sulla sommità del campanile che sulla cuspide del tetto della facciata ovest si notano tracce della croce dei Templari, a coda di rondine, detta ‘delle otto beatitudini’. Sulla facciata a ponente vi è traccia di una meridiana, mentre sul lato a mezzogiorno è stata recentemente restaurata una meridiana ad ore francesi, astronomiche. Riporta la linea del mezzogiorno locale (in rosso), calcolato sul meridiano passante per il luogo ed il mezzogiorno in base al meridiano di Greenwich. Si riconoscono poi i simboli dei solstizi d’inverno e d’estate (capricorno e cancro) e degli equinozi di primavera e d’autunno (ariete e bilancia). Per l’edificazione della chiesetta sono stati utilizzati materiali esistenti in loco: laterizio, mattoni rossi ripresi da precedenti costruzioni, ciotoli fluviali, arenaria in quantità ridotta (una pietra bianca, visibile sugli stipiti della facciata e alla base del campanile), granito grigio. Questa partitura muraria è detta ad opus mixtum. L’argilla usata per i laterizi è stata ricavata certamente dal terreno circostante, tipicamente argilloso, e cotta in fornaci approntate presso la cava. Non molto lontano dall’edificio religioso esistente, ancora oggi, un terreno chiamato Fornacetta, che si trova ad un livello più basso dei campi circostanti, presumibilmente servì da cava per i mattoni della costruzione. Tutto l’edificio indica un segno architettonico elaborato, eseguito da maestranze esperte; lascia intendere una buona disponibilità finanziaria, mentre i numerosi materiali di recupero (mattoni romani e pietre angolari), inseriti con regolarità nella muratura, inducono a credere che nella località di Isana esistesse già un insediamento precedente rivitalizzato dall’acquisto da parte dei Templari. Nella parte a mezzanotte la chiesa è addossata ad una costruzione agricola che potrebbe essere sorta su ciò che rimaneva di un antico convento e che nasconde la quasi totalità del parametro murario originale. La parte ad est, più bassa, affiancata al campanile è invece di più recente costruzione, l’attuale abside quadrangolare ha subito un completo rifacimento e solo un’indagine archeologica sarebbe in grado di rintracciare la costruzione primaria. La parte inferiore dell’intera muratura delle facciate è stata ricoperta, in epoca più recente, fino ad una quota di due metri, con uno strato uniforme d’intonaco; nella facciata a ponente la copertura s’innalza fino a 4,10 metri, inquadrando il portale mediano e le due finestre laterali. L’interno, ridipinto nei secoli, presenta una sola navata con due volte a vela; un’alta cancellata in ferro battuto divide la parte riservata ai fedeli da quella destinata al sacerdote. Il presbiterio e la sacrestia retrostante sono di forma rettangolare, coperti con volta a botti lunettate e illuminati da finestre semicircolari. La sacrestia venne aggiunta presumibilmente nel Settecento, dal momento che nella visita priorale del 1768 il vano risulta già costruito, ma l’interno della chiesa era ancora sovrastato da un soffitto a tavole. Simmetrica alla porticina d’entrata, sul lato opposto, s’apriva un’altra porta, come fa intuire la presenza di un architrave in pietra: forse consentiva l’accesso dei monaci al chiostro. Sotto il pavimento, per tutta la lunghezza dell’edificio, scorre il rigagnolo di una sorgente.
Informazioni:
Dalla circonvallazione di Livorno Ferraris, si prende in direzione Trino. Dopo 1 Km circa si imbocca una strada sterrata a sinistra (a lato di un canale). Dopo 200 m si raggiunge la Tenuta Isana, strada Trino 3 ; Marisa Camoriano tel. 0161 – 477701 ; email: piercarlomarisa@alice.it
http://share.dschola.it/ic.ferraris.livornoferraris/isana/default.aspx
Bibliografia:
GIULIANO Giovanni Franco 2006, Santa Maria d’Isana, Tipo-litografia Grafica Santhiatese, Santhià
REGIONE PIEMONTE, 1994, Atti del convegno I Templari in Piemonte, Torino
REGIONE PIEMONTE, 1994, I Templari tra storia, mito e iconografia, Stupinigi
A.A.V.V., 1989, Guida all’Italia dei Templari, Edizioni Mediterranee, Roma
GAUZOLINO P., 1989, Storia antica di Livorno Ferraris, Crescentino
AVONTO L., 1977, I Templari a Vercelli, Vercelli
Fonti:
Il testo è tratto dal materiale informativo reperito nel 2003 presso la chiesa. Altre notizie nel sito indicato al n° 1 e nelle pagine successive.
Fotografie archivio GAT.
Data compilazione scheda:
13 ottobre 2003 -aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Federico Vigo – Gruppo Archeologico Torinese