Chieri (TO) : Battistero della Collegiata di Santa Maria della Scala
Storia del sito:
Gli scavi effettuati tra il 1988 e il 1993 nel Battistero del Duomo, riprendendo ricerche effettuate negli anni ’60 dello scorso secolo, hanno definito una successione stratigrafica dall’età romana a quella medievale. Sono stati infatti scoperti i resti di una domus risalente alla fine del I sec. a.C., cui si sono sovrapposte strutture edilizie attribuibili al IV-V secolo d.C., mentre una diversa destinazione d’uso è attestata dalla presenza del cimitero paleocristiano che ebbe successive fasi di sviluppo, fino al X secolo.
Delle ventotto tombe individuate una sola è “alla cappuccina” ossia con la sepoltura poggiante direttamente sul fondo di terra e copertura costituita da sesquipedali accostati a doppio spiovente per il lato lungo con testata aperta. Quelle definite “alla cappuccina” nella relazione degli scopritori e negli studi che ne seguirono in realtà sono tombe a cassa di muratura con copertura a doppio spiovente e testate chiuse. Il cimitero perse la sua funzione con la costruzione di un edificio del quale resta unicamente uno spesso muro realizzato in ciottoli legati da malta sabbiosa e friabile di colore giallino ancora precedente l’impianto del battistero attuale. Successivamente per l’epoca romanica gli storici si sono, infatti, sempre arresi di fronte alla documentazione limitata a tre labili indizi cronologici, per altro risalenti solo al XIII secolo e in parte di dubbia pertinenza.
Lo scavo testimonia come il Battistero doveva presentare pianta ottagonale con nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari emergenti e abside orientata. Al centro dell’edificio si trovava il fonte probabilmente ottagonale come parrebbe suggerire l’allineamento di alcune pietre della base. La vasca era collegata al pozzo di raccolta delle acque mediante un tubulo in cotto posto in marcata pendenza verso quest’ultimo. La differenza di quota di circa 20 cm tra il pavimento e il fonte indica come questo fosse parzialmente interrato e vi si accedesse scendendo un gradino. La planimetria ottagonale si accosta a quella di numerosi battisteri sorti nella pianura padana occidentale a partire dal V secolo, modello poi riproposto in numerosi esempi di età romanica. Pertanto il Battistero di Chieri si inquadra in una corrente di gusto che si sviluppa nel corso dell’età romanica. Dopo le poco documentate origini, notizie più sicure e precise permettono di seguire le vicende costruttive del Battistero tra il XIV e il XV secolo.
La famiglia dei Simeoni de Balbi, che ne aveva il patronato dal 1365, trascurò l’edificio, al punto tale da renderlo inagibile e forse da portare alla sconsacrazione dell’altare. In conseguenza di ciò il Capitolo trasmise la concessione a Nicolao Tana, tra il 1432 e il 1436. Ottenutone il patronato, i Tana ristrutturarono il Battistero, rifacendone la volta, probabilmente crollata o in gravi condizioni di degrado e la sorressero con i pilastrini angolari, commissionarono un ciclo di affreschi che, attraverso la Passione di Cristo e non le vicende del Battista, richiamasse il tema della salvezza dell’anima operato dal battesimo. In questa fase è probabile che l’accesso all’edificio fosse ancora quello originale, parallelo al portale del Duomo, e l’altare principale risultasse a fronte dell’ingresso, orientato come già lo era nella preesistenza romanica; così si spiega il posizionamento sulla parete che sovrasta l’altare, oggi nella cappella sinistra, della scena principale del ciclo della Passione.
Purtroppo il crollo della volta, causato dal terremoto del 1829, e la successiva ricostruzione, avvenuta tra il 1835 e il 1837, non ci permettono di valutare l’importanza e le caratteristiche dell’intervento di Nicolao Tana, che, tuttavia, dovrebbe aver portato alla formazione di un edificio non dissimile dall’attuale, se si eccettua la probabile presenza di un lanternino cuspidato posto al colmo della cupola, quale appare nel Theatrum Sabaudiae del 1682 e che viene riconfermato da due disegni del Rovere datati, rispettivamente, 1839 e 1852. Un secondo intervento dei Tana è documentato negli ultimi anni del XV secolo, quando fu rialzata la quota del pavimento, forse per allinearlo a quello del Duomo con il quale venne collegato. In questa occasione, e precisamente il 4 giugno 1495, venne concesso a Maria Tana di fondarvi una cappella intitolata a “San Giovanni Battista”.
A partire dai primi decenni dell’Ottocento si susseguirono a brevi intervalli numerosi interventi. Nel 1837 annotava il Casalis questo antico tempio fu restaurato ed abbellito con lavori di consolidamento statico, di restauro decorativo (operato dal Ferrazino con la ridipintura totale degli affreschi della cupola) e di completamento stilistico. Negli anni 1876-1878, l’opera venne nuovamente interessata dal restauro gotico-storicista di Edoardo Antonio Mella. All’esterno venne rinnovata la decorazione ad archetti pensili con elementi in cotto. Venne eliminato il lanternino posto a coronamento del tetto della cupola e visibile nel Theatrum Sabaudiae. Internamente venne eseguita la volta a cielo stellato scandita da costoloni decorati, mentre le pareti vennero rivestite da fasce dicrome. Il programma decorativo fu attuato dall’ornatista Gabriele Ferreri. A metà del Novecento il manufatto si presentava in pessimo stato di conservazione, danneggiato e roso dall’umidità. Nel marzo del 1965 vennero condotti gli scavi non stratigrafici da parte del Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori, che raggiungendo i 3 metri di profondità portarono alla luce numerosi reperti, contestualmente si procedette alla stonacatura delle pareti sino alla fascia affrescata. Il Comune fece poi eseguire un solaio in cemento armato in corrispondenza della precedente quota pavimentale, creando un locale sotterraneo da allora chiamato “cripta”. Nel 1985 si procedette ad una leggera sabbiatura ed al restauro della muratura. Con l’intervento della Soprintendenza Archeologica del Piemonte (Dott.ssa G. Pantò) venne approfondita l’area di scavo scandagliata negli anni sessanta e realizzata una scala a chiocciola per renderla fruibile.
Descrizione del sito:
L’edificio è a pianta centrale, a croce greca, con due delle quattro braccia corrispondenti ad altrettante cappelle (una sola absidata) e le altre due rispettivamente alla porta d’accesso ed al passaggio che collega il Battistero con la chiesa. Quattro absidiole sono inoltre poste agli angoli della croce per dare al Battistero una forma vagamente ottagonale. Nel XV secolo, come abbiamo visto, il Battistero (su commissione dei Tana che ne ebbero il patronato e lo trasformarono in cappella di famiglia) fu sopraelevato e ciò per compensare la diminuita volumetria determinata dal sollevarsi del pavimento, ma anche per rispondere ai gusti del gotico. In questa occasione (circa 1435) Guglielmetto Fantini e la sua bottega dipinsero, lungo la fascia appena costruita, gli affreschi raffiguranti la Passione di Cristo, narrata sulla traccia del Vangelo di Giovanni. Alla famiglia Tana si deve anche il polittico posto sopra l’altare della cappella sinistra. Fu realizzato, secondo alcuni studiosi, da Francesco Berglandi, un pittore di Mombello, residente a Chieri, nei primi anni del XVI secolo, e dal fiammingo Gomar Daver (o d’Anver) per ricordare Tommaso Tana, “cavaliero hierosolimitano morto in Rodi 1503… contra i turchi in difensione de la fede catolica”, come recita tra l’altro una scritta ai piedi di san Giovanni Battista e di san Tommaso. Fra i due santi citati vi è una Sacra Famiglia, mentre nella parte alta del polittico a fianco di una Madonna con Bambino stanno san Gerolamo e san Giorgio. Nella predella Gesù e i dodici Apostoli. L’opera sente l’influsso della scuola vercellese (per molto tempo fu attribuita a Defendente Ferrari) e indirettamente dell’arte fiamminga.
Al 1503 e sempre sui commissione dei Tana si deve anche il fonte battesimale, un tempo al centro del locale. Nell’edificio sono anche esposti una Pietà lignea, opera del 1731 di G. Marocco, una “pia donna” frammento superstite di una Pietà in cotto di cui non si hanno più notizie e la Madonna del Melograno, in origine nella lunetta che sovrasta il portale principale ed oggi sostituita da una copia.
Informazioni:
Sulla piazza all’esterno al Duomo e, dal XV secolo, collegato a questo con un passaggio in corrispondenza della quarta campata laterale. Associazione Carreum Potentia tel. 345 446 32 01 oppure 388 356 25 72; email: info@carreumpotentia.it
Links:
http://www.duomodichieri.com/storia.php?id_storia=22
http://web.tiscali.it/margheritaronco/dipinti%20e%20affreschi.htm
Bibliografia:
MERCANDO L., 1994, in Il battistero di Chieri tra archeologia e restauro, I giornali di restauro, n. 3
VANETTI G., 2000, Chieri. Dieci itinerari tra Romanico e Liberty, Edizioni Corriere
PANTÒ G., 1994, Venti anni di interrogativi sulle testimonianze archeologiche del Battistero, in Il Battistero di Chieri tra archeologia e restauro, a cura di Pantò e D. Biancolini, Torino, pp. 49-77
Fonti:
Fotografie archivio GAT e n° 2 e 3 dal sito sopra indicato web.tiscali.it/
Data compilazione scheda:
6 maggio 2004 – aggiornam. giugno 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese