Candelo (BI) : Ricetto
Storia del sito:
Il termine Ricetto deriva dal latino receptum (ricovero, rifugio) e indica un luogo difeso, cinto da fortificazioni, utilizzato come deposito per i prodotti agricoli (in particolare granaglie e vino) in tempo di pace e come rifugio in tempo di guerra o di pericolo.
Il tessuto urbanistico e la struttura originaria sono rimaste praticamente intatte sino ad oggi e il Ricetto di Candelo costituisce il migliore esemplare di tutti i ricetti del Piemonte ed un unicum nel suo genere, che si è conservato grazie all’utilizzo totalmente contadino che ne è stato fatto sino a tempi recenti ed in parte ancor oggi.
Nel 988 compare per la prima volta il nome di Candelo (Canderium) nel documento in cui Ottone III ne conferma il possesso feudale a Manfredo. L’anno seguente Ottone III infeuda Candelo alla Chiesa vercellese. Il nome di Candelo è forse da mettere in relazione con le origini pre-celtiche del luogo. I due elementi di cui è formato, cioè “candt” che significa pietra ed “elu”, un suffisso indicante località presso alture o acque, fanno pensare alla presenza dei Liguri.
Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV sec., gli abitanti di Candelo, autonomamente, costruiscono il Ricetto su un terreno di signori locali, per il quale all’inizio pagano un censo annuo e che poi riscattano. Nel 1360 si contano nel Ricetto 157 casupole dette cellule.
Nel 1374, prima fra le terre biellesi, Candelo fa atto di spontanea dedizione ai duchi di Savoia.
Nel 1554-58 Candelo è coinvolto nelle lotte tra Francesi e Spagnoli, che causano gravi danni al Ricetto che viene riparato nel 1561.
Dal 1644 al ’49 nuove occupazioni spagnole provocano incendi e distruzioni.
Nel 1785 Carlo Sebastiano Ferrero Fieschi è l’ultimo feudatario di Candelo. Con l’occupazione napoleonica si modifica la struttura politico-amministrativa del borgo.
Nel 1819 inizia la costruzione dell’attuale Palazzo comunale sulle antiche mura del Ricetto e viene realizzata l’attuale piazza.
In tempi recenti il Comune ha provveduto al rifacimento e al consolidamento di torri e mura e alla ristrutturazione di varie cellule, destinate a spazi museali, laboratori di artigiani, botteghe di artisti ed enoteche. Sono stati realizzati percorsi illuminati fuori le mura ed è stato progettato il rifacimento di parte del cammino di ronda e della “via di lizza”.
Descrizione del sito:
Il ricetto è a pianta pentagonale irregolare, ha un perimetro di circa 470 metri e una superficie di 13 mila mq, è largo 110 metri e lungo 120. In queste ristrette dimensioni trovano oggi spazio circa 200 cellule, quasi tutte di proprietà privata. La cinta muraria ne segue tutto il perimetro ad eccezione del lato sud, ora occupato dal palazzo comunale in stile neoclassico in stridente contrasto con l’architettura medievale del ricetto.
Vedi nella PIANTINA i principali monumenti e siti:
1 – Torre Porta
2 – Casa del Principe
3 – Torchio per vinacce
4 – Torre di cortina
5 – Punti panoramici
6 – Torri sud-ovest
7 – Casa comunale
LE MURA sono costruite in ciottoli di torrente posti a “spina di pesce” (opus spicatum) con un coronamento merlato. Tutto intorno correva il cammino di ronda, di cui restano alcune mensole di sostegno in pietra. Una “via di lizza”, ora quasi scomparsa per il prolungamento di alcune case nell’Ottocento, correva lungo il perimetro delle mura. Gli angoli del ricetto sono protetti da quattro torri rotonde, in origine tutte aperte verso l’interno per facilitare le operazioni di difesa. I coronamenti in cotto, con decori di mattoni posti a scalare, risalgono a sistemazioni successive. L’unica via d’accesso era protetta, a sud, da una poderosa Torre-Porta (1), mentre al centro del lato nord, tra due torri angolari rotonde, si trova ancora la possente Torre di cortina (4) costruita quasi interamente con grandi massi squadrati (successivo è il coronamento in mattoni). Oltre allo scopo difensivo, fungeva da collettore per lo scarico di acque e liquame, come rivelano le feritoie in basso. Ancora oggi assolve il compito di far defluire l’acqua superficiale del ricetto.
LE RUE (come sono dette con un francesismo le strade) sono costituite da ciottoloni inclinati verso la mezzaria e con pendenza da sud a nord per permettere il deflusso delle acque superficiali verso la torre di cortina. L’impianto viario è costituito da cinque assi in direzione est-ovest, intersecati da due ortogonali. La rua principale, al centro, era calibrata in funzione del traffico dei carri; più ridotte sono le rue laterali. Gli edifici, costituiti da una serie di singole cellule edilizie non comunicanti, sono accorpati in nove isolati, a doppia manica, separati da una stretta intercapedine (riana, rittana, chintana) per garantire il deflusso delle acque e del liquame. La muratura, spessa circa 60 cm, è per lo più a ciottoli disposti a spina di pesce; qua e là si nota anche interposizione di mattoni e di grosse pietre.
LE CELLULE sono formate da un vano a pianoterra (caneva) che è una cantina con pavimento in terra battuta, destinata al vino e alle operazioni connesse, cui si accede dalla strada attraverso un portale. Il vano al piano superiore (solarium) è un ambiente secco ed asciutto, ideale per la conservazione delle granaglie, cui si accede direttamente dalla rua tramite la lobbia, una balconata in legno che poggia sulle travi di separazione tra caneva e solarium. I due vani non sono comunicanti per ridurre al minimo le escursioni termiche. La lobbia meglio conservata è quella vicino alla sala consiliare. La muratura, spessa circa 60 cm, è formata per la maggior parte da ciottoli disposti a spina di pesce, talora con inserimento di mattoni e di grosse pietre.
I portali delle singole case sono di due tipi: i più antichi, costituiti da tre conci di pietra, poggiano su piedritti litei con interposta una pietra squadrata posta orizzontalmente. Quelli di mattoni, di epoca successiva, sono ad arco leggermente acuto, formati da una doppia ghiera, una di fascia ed una di punta. Oggi, come alle origini, le cellule edilizie sono di proprietà privata, in parte ancora destinate alla vinificazione e conservazione del vino.
Varcata la Torre-Porta, ci si trova in una piazzetta pavimentata con le pietre tondeggianti del vicino torrente Cervo; su di essa sorge una costruzione più imponente delle altre, il PALAZZO DEL PRINCIPE (2), fatto costruire da Sebastiano Ferrero nel 1496, quando diventò feudatario di Candelo. Il palazzo presenta una struttura a mastio, oggetto di vari interventi in epoca successiva. Era solo un’abitazione temporanea del signore, che abitualmente dimorava nel castello di Gaglianico.
Sulla sinistra della piazzetta, sono situate la “sala consiliare e delle cerimonie” del Comune di Candelo (7), dove vengono periodicamente allestite mostre, e la “biblioteca-archivio storico”. Il grosso pietrone, datato 1749, situato nei pressi dell’attuale pozzo, era il contrappeso di un torchio a leva, anticamente situato nella sala cerimonie. Uno strumento simile, tuttora funzionante ed in perfetto stato di conservazione, si trova in una cantina privata del ricetto.
Dal ricetto, scendendo lungo il tratto erboso a sinistra della torre di sud-ovest, si raggiunge la chiesa di S. Maria attraverso un viottolo che costeggia la roggia Marchesa, il canale che dal 1561 dà acqua alle campagne circostanti e alle risaie del Vercellese. In questi terreni, fino alla piana del torrente Cervo, si trovavano le fosse per la macerazione della canapa, coltivazione dismessa agli inizi del Novecento.
LA CHIESA DI SANTA MARIA variamente rimaneggiata nei secoli, è menzionata per la prima volta nel 1182 e conserva una bella facciata romanica costruita con pietre di torrente disposte a spina di pesce. All’interno sono pregevoli i capitelli quattrocenteschi delle colonne, gli affreschi della fine del XV secolo e il pulpito della metà del XVII.
Informazioni:
Nel centro dell’abitato. Pro Loco tel. 015 2536728 . La Chiesa di Santa Maria è visitabile su prenotazione, rivolgendosi alla Parrocchia di Candelo (tel. 015 2536045)
Links:
https://www.ricettodicandelo.it/
http://www.comune.candelo.bi.it
Bibliografia:
TORRIONE P., Il ricetto di Candelo, Ed. Rosso, Biella, 1965
GRASSNICK M., Il ricetto di Candelo, Kaiserlautern Universitat, Kaiserlautern, 1982
SPINA L., BELLARDONE P., Candelo e il ricetto: X-XIX secolo, Comune di Candelo Ed. Motta, Milano, 1990
CHILA’ F., Il castello che non c’è: l’immagine del ricetto di Candelo tra suggestioni romaniche e ipotesi di riutilizzo, “Nuraghe”, Biella, 2001
candelo – De bosis
Fonti:
Fotografie e parte delle notizie dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
12/09/05 – aggiornamento febbraio 2014 e 2023
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese