ASTI : Chiesa collegiata di San Secondo

collegiata facciata

Storia del sito:
L’origine della chiesa risulta assai controversa anche perché la vita di san Secondo è storicamente incerta; per la tradizione il militare romano Secondo, fattosi cristiano per intercessione di san Calogero, sarebbe vissuto nel II secolo d.C. e martirizzato proprio nel luogo ove poco dopo sarebbe sorta la chiesa intitolata al suo nome: in realtà, afferma A. Crosetto, non esistono conferme esplicite circa l’esistenza di una primitiva chiesa paleocristiana.
Il documento più antico in cui viene menzionata la chiesa di San Secondo è datato 1 agosto 880: si tratta di un placito tenuto da Baterico, visconte d’Asti, in cui si fa cenno ad alcune proprietà relative alla chiesa. Sappiamo con certezza, grazie al placito del marzo 940 di Uberto, conte d’Asti, che la chiesa, divenuta parrocchia all’inizio del secolo, era situata fuori dalle mura della città, in quanto chiesa cimiteriale. Le incursioni barbariche dei secoli IX e X obbligarono il trasferimento del corpo del Santo nel duomo, più sicuro poiché collocato all’interno della cinta muraria. Di tale traslazione non esistono documenti certi, ma verso l’880 la cattedrale appare intitolata a “Santa Maria e a San Secondo”; ciò attesterebbe la presenza delle reliquie del Santo in tale edificio. Secondo l’Incisa (1742-1819), la traslazione definitiva sarebbe avvenuta sotto l’episcopato di Bruningo il quale, prima di riportare nuovamente le reliquie del Santo nella collegiata, avrebbe fatto ristrutturare ed ampliare la chiesa, come sembra attestare, ma le interpretazioni non sono concordi, un’iscrizione in arenaria ritrovata nel 1888 e collocata nella navata sinistra all’altezza del campanile. Della fase romanica restano anche alcune testimonianze archeologiche di grande importanza, innanzitutto la cripta databile alla seconda metà del X secolo, e poi l’area cimiteriale che è stata oggetto nel 1990 di una campagna di indagine preventiva da parte della Soprintendenza Archeologica del Piemonte. Secondo A. Crosetto la chiesa romanica era a tre navate, terminava con un abside semicircolare ed era orientata, anche se leggermente divergente rispetto l’attuale. Nel 1256 il capitolo della collegiata deliberò la costruzione della chiesa attuale, ma solo alla fine del secolo, ebbe i mezzi necessari per iniziare la costruzione. La facciata attuale, ottenuta allungando verso ovest il corpo della chiesa gotica, è frutto di lavori successivi avvenuti tra il 1457 e il 1462. Nella seconda metà del XV secolo venne anche aperta una nicchia, al di sopra del rosone centrale. Qui, sino alla fine del secolo scorso, si poteva ammirare una statua in pietra, ora di proprietà Bonaccorsi, rappresentante San Secondo, datata da Noemi Gabrielli al 1380-1390.
L’interno ha subito nel corso dei secoli numerose modifiche soprattutto per quanto riguarda l’arredo delle cappelle, più volte rinnovato.
Dalla visita apostolica di Mons. Peruzzi del 1585 apprendiamo che la chiesa annoverava ben tredici altari oltre il maggiore: cinque nella navata sinistra dedicati alla Madonna presso la sacrestia, al Santo Sepolcro (nella cappella sotto il campanile), a Santa Lucia, a Santa Maria (di patronato dei Palladio) e a San Giuseppe (del patronato dei De Regibus di Bubbio); otto nella navata destra dedicati a San Secondo, San Raffaele Arcangelo, ai dodici Apostoli, ai santi Pietro e Paolo, a San Sebastiano, alla Santissima Trinità (le cui rendite sostenevano le spese per la scuola dei giovani cantori), a San Giorgio e a Santa Maria. Il Peruzzi si sofferma anche sulle numerose icone che ornavano semplici altari in pietra o in mattoni. Fra queste, già campeggiava, sull’altare di San Raffaele della famiglia Cacherano, il polittico dell’Adorazione dei Magi di Gandolfino d’Asti, il solo dipinto cinquecentesco ad esser rimasto in loco insieme alla pala della Natività di patronato della famiglia Borelli.
Durante la visita il Peruzzi notò anche il pessimo stato del pavimento, sconnesso per le frequenti inumazioni di cadaveri, delle pareti e delle colonne, imbrattate di bitume usato per addossarvi gli stemmi che venivano posti in occasione dei funerali, tutte ragioni per cui il vescovo ordinò ai canonici di porvi al più presto rimedio. Sotto l’episcopato di Mons. Aiazza, il 1° giugno 1597, i canonici predisposero il trasferimento delle reliquie del santo; essendosi infatti innalzato il pavimento della chiesa, l’accesso alla cripta risultava disagevole per cui il corpo di San Secondo, dopo una processione per la città con una sosta davanti alla cattedrale e una davanti alla chiesa di San Secondo della Torre Rossa, venne collocato sotto l’altare maggiore (dove rimase fino al 1964). In quegli stessi anni si registrano anche alcuni lavori di ristrutturazione alla facciata quattrocentesca, che venne arricchita di un portichetto aperto su tre lati, addossato all’ingresso principale. Sia l’episodio della traslazione che il nuovo portichetto (poi demolito nel 1870) si trovano raffigurati in un affresco del 1711 eseguito da Francesco Fabbrica all’interno del duomo, sopra l’ingresso del portale laterale. Il 18 marzo 1609 venne istituita, per volere del conte Secondino Natta, la cappella dedicata a San Giovanni Battista in seguito abbellita dagli affreschi di Salvatore Bianchi, pittore già attivo in duomo e in altre chiese della città. Nel corso del sec. XVII si attestano altri importanti lavori di riarredo nella cappella cinquecentesca di Ognissanti e in quella del Crocifisso. L’inizio del XVIII secolo rappresenta un periodo importante per la collegiata in quanto il vescovo Milliavacca (1693-1714), già promotore di alcuni importanti lavori in duomo e in San Martino, fece rifare l’altare maggiore (consacrato il 29 maggio 1708), gli stalli corali, dipingere il coro e commissionò un ricchissimo ostensorio d’argento realizzato dall’orafo Giovanni Tommaso Groppa. Nel 1752 venne risistemato nuovamente il pavimento del presbiterio non essendo più sostenuto in modo conveniente dalle colonne della cripta sottostante. Nel 1770 iniziarono i lavori alla cappella di San Secondo eseguita su disegno dell’architetto torinese Bernardo Vittone (1704-1770) affrescata nei 1772 da Carlo Gorzio. Tra il 1885 e il 1888 per volere dell’allora canonico Giuseppe Borio l’interno venne pesantemente rimaneggiato. Ai lavori di decorazione, che interessarono nel 1882 anche la facciata dipinta a bande orizzontali bianche e nere, parteciparono Gabriele Ferrero e Luigi Morgari. Nel 1920, oltre ad alcuni lavori di risanamento della facciata e alla rimozione delle case addossate al prospetto su via Garibaldi, si rimosse l’antico pavimento del 1824 e si realizzò l’attuale in mattonelle rosse. La chiesa così come è visibile oggi, è il risultato dei restauri del 1968-74, che hanno rimosso la decorazione ottocentesca e recuperato alcuni affreschi databili tra il XIV e il XVII secolo nelle tre cappelle della navata destra. Nel 1988, per volere dell’allora parroco di San Secondo Don Pietro Mignatta, venne riaperta la nicchia sopra il rosone centrale. Al suo interno venne collocata una statua di San Secondo in pietra sintetica eseguita dallo scultore Raffaele Mondazzi.

Descrizione del sito:
La FACCIATA è a capanna, divisa in tre scomparti verticali per mezzo di quattro contrafforti alla cima dei quali ci sono quattro pinnacoli di recente costruzione. Come la cattedrale, la collegiata presenta tre portali: i due laterali terminano con ghimberghe, mentre quello centrale è sormontato da una lunetta contenente due affreschi raffiguranti San Pietro e San Paolo e da un bassorilievo con Cristo che sorge dal sepolcro. Al di sopra dei tre portali vi sono tre finestre tonde: quella centrale, più ampia a rosone, ha una pregevole cornice con decorazioni vegetali e antropomorfe in cotto risalente al XIV secolo. Al di sopra vi è una nicchia nella quale si conserva la copia della trecentesca statua di San Secondo.
Il fianco destro presenta cappelle di forma poligonale e contrafforti; il tiburio ottagonale ha un doppio giro di archetti pensili e motivi geometrici in laterizio, le aperture sono realizzate con laterizio e pietra tufacea. Degli absidi, solo quello centrale è originale del XIII secolo.
Il CAMPANILE si presenta come una robusta struttura risalente al X-XI secolo con monofore strette e tre ordini di archetti in arenaria. Fu abbassato alla fine del XVII secolo.
L’interno della chiesa è diviso in tre navate divise da 12 pilastri polistili con archi e volte a crociera, i cui costoloni, in cotto, convergono in chiavi di volta in arenaria decorate con stemmi di famiglie astigiane. Interessanti i CAPITELLI con decorazioni antropomorfe, zoomorfe e vegetali.
Al fondo della navata centrale si trova l’altare maggiore, opera d’epoca barocca. Al di sotto si trova la CRIPTA, un sacello quadrato con colonne in pietra risalenti al X secolo, ampliata nel Cinquecento e restaurata nel 1936-64. Ha tre piccole navate divise da colonnine in arenaria e termina con un abside semicircolare dove viene conservata l’urna cinquecentesca in argento con le reliquie del santo patrono.
Sulla parete sud, navata destra, in una serie di piccole cappelle si possono ammirare i resti degli AFFRESCHI di fine Trecento di scuola lombardo-piemontese. In una sono raffiguranti profeti ed episodi biblici tratti dal libro di Tobia (in parte distrutti); in una vela del soffitto la figura di san Secondo. Nella cappella successiva, il grande affresco raffigurante la Trinità con i santi risale al primissimo 1400 ed è di scuola viscontea. Alla stessa epoca risalgono i reperti di affreschi situati nella parete di fronte (san Bernardino da Siena, san Secondo ed un altro santo). Sotto la finestra centrale vi è un affresco cinquecentesco. Nell’ultima cappella, i reperti dell’affresco risalgono alla fine del Trecento.
Sul lato nord vi sono alcune importanti pale d’altare: una Natività di autore ignoto risalente al tardo ‘500 e il grande politico quattro-cinquecentesco di Gandolfino d’Asti, raffigurante l’Adorazione dei Magi, angeli che presentano i donatori, e più in alto San Pietro e San Paolo. La cimasa riporta in centro san Giorgio con ai lati l’Annunciazione e termina con l’Ecce Homo. Nella predella, Gesù con gli Apostoli. Prima di queste due opere sono riconoscibili nella parete i resti di un’antica apertura che collegava la chiesa al Comune.
In fondo alla navata nord si trova un’uscita secondaria: esternamente ad essa sulla sinistra è conservato parte di un AFFRESCO raffigurante una Madonna con Bambino e San Secondo con modello della città risalente al 1400 circa.
Nella chiesa sono custoditi e tutti i drappi del Palio dedicati al santo dall’inizio del ‘900 e il Carroccio, simbolo del Comune, che viene tolto dalla chiesa solo in occasione del palio al traino di tre coppie di buoi.

Descrizione dei ritrovamenti:
L’area posteriore esterna della chiesa è stata interessata da una campagna di scavi archeologici che ha riportato alla luce il cimitero medievale con numerose tombe a cappuccina.

Informazioni:
Parrocchia tel. 0141 530066

Links:
http://www.comune.asti.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Collegiata_di_San_Secondo  con numerose foto e amplia bibliografia

https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/114-collegiata-di-s-secondo-asti/

Bibliografia:
CROSETTO A., Nuovi dati su Asti paleocristiana. La città tra tardoantico e altomedioevo; s n, 2007
D’ACQUINO P., Chi fu San Secondo?, Asti,1976

Fonti:
Notizie e fotografie dai siti sopra indicati.

Data compilazione scheda:
11 luglio 2012 – aggiornmento febbraio 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

collegiata5

collegiata7

collegiata affresco10

AstisSecondocripta