ASTI : città romana di “Hasta” ; torre rossa e domus di via Varrone e anfiteatro

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Storia del sito:
La fondazione di Hasta si può far risalire alle campagne militari condotte da Marco Fulvio Flacco tra il 124 e il 123 a.C. Il centro urbano sorse sulla riva sinistra del fiume Tanaro tra le confluenze dei torrenti Borbore e Versa, collocato sulla Via Fulvia da Dertona a Pollentia. Ricordata da Plinio il Vecchio tra le nobilia oppida della IX regio, si ipotizza che il suo decumano massimo coincidesse con la stessa via Fulvia, oggi sull’asse di Corso Alfieri. Il decumano era delimitato a ovest dalla cosiddetta TORRE ROSSA, il reperto meglio conservato dell’antica Hasta romana, simile alle torri della Porta Palatina di Torino. Pochissimi i resti della cinta muraria romana e della porta (nella cripta di San Secondo). Le ricerche archeologiche più recenti hanno delimitato il perimetro della città romana: un quadrato di lato di circa 70 m, con un reticolo regolare di otto isolati per lato.
Il FORO era situato nell’area della chiesa medievale di sant’Anastasio.
L’ANFITEATRO era situato nell’immediato suburbio settentrionale e la struttura misurava 78×104 m. Nella zona orientale della città è stata rinvenuta un’AREA ARTIGIANALE CON FORNACI, da questa zona provengono varie anfore rinvenute nella seconda metà del 1800. Nell’area sud orientale è stato scoperto un IMPIANTO TERMALE: il cui calidarium si estendeva per 20 m e l’intero complesso aveva un’area di circa 3800 mq.
Sono stati ritrovati resti di alcune abitazioni di lusso nella zona settentrionale della città, vicine all’area pubblica, alcune furono oggetto, nella seconda metà del I sec. d.C., di ristrutturazioni interne talora con introduzione di impianti termali, pavimenti a mosaico, pitture parietali. L’esempio più significativo é stato scoperto durante i lavori di restauro della “Casa Borello” in Via Varrone. Le indagini archeologiche hanno permesso di evidenziare le fasi medievali dell’edificio e, al di sotto, i resti di una ricca domus, spogliata e utilizzata come cava tra la tarda antichità e l’alto medioevo.

Descrizione del sito:
La TORRE ROSSA ha come pianta un poligono di 16 lati. In alzato si distinguono chiaramente le tre fasi di costruzione: il fusto di età antica, la parte media riplasmata nell’XI secolo e la cella campanaria superiore, attribuibile alla metà del XII secolo, decorata con una cornice di archetti pensili e di esili semicolonne. La pietra arenaria si alterna al rosso del mattone, seguendo la tecnica del caratteristico bicromatismo romanico astigiano. Una tradizione locale, puramente leggendaria, narra che nelle segrete della Torre Rossa sia stato rinchiuso san Secondo prima di soffrire il martirio nel 119 d.C.; in seguito a questo fatto la Torre venne chiamata anche “Torre di San Secondo”.
Nel medioevo accanto alla Torre fu costruita la “chiesa di S. Secondo della Torre Rossa”, che era in stile romanico a tre navate con portichetto in facciata e chiostro sull’ala meridionale, edificata probabilmente poco prima del 1070, anno in cui il nome della chiesa e del convento omonimo compaiono la prima volta in un documento riferito alla donazione del convento fatta dalla contessa Adelaide di Susa e Pinerolo ai monaci benedettini dell’Abbazia di San Benigno di Fruttuaria. In seguito i monaci benedettini provvidero a trasformare in campanile la torre romana attigua alla chiesa, sopraelevandola di due piani.
La chiesa passò nel 1550 ai Padri Servi di Maria dell’Ordine di S. Agostino, della chiesa e convento di Santa Caterina che sorgeva già dal 1273 vicino al Borgo di San Marco. Fu così che alla chiesa di San Secondo della Torre Rossa, venne aggiunto il titolo di S. Caterina. Nel 1604 il Priorato di San Secondo della Torre Rossa venne abolito. Nell’agosto del 1732, i Padri Serviti si videro costretti ad abbattere l’antica chiesa romanica, oramai in stato rovinoso. Nel 1766, su progetto dall’architetto Giovanni Battista Ferroggio, iniziò la costruzione della nuova chiesa barocca intitolata a santa Caterina, consacrata nel 1773.

DOMUS DI VIA VARRONE 30. La domus (l’abitazione cittadina delle famiglie benestanti romane che si organizzava su un solo piano, intorno a un ambiente centrale) venne costruita nella seconda metà del I secolo d.C. Era situata in un isolato all’estremità occidentale del decumano massimo, a nord della Torre Rossa. I ritrovamenti sono frammentari e non consentono di ipotizzare una ricostruzione dell’edificio, comunque si sono evidenziati alcuni vani: un vano a sud, che conserva una piccola parte della pavimentazione in cocciopesto rosso; un ambiente contiguo che presenta il frammento di un prezioso mosaico; un corridoio; poi un vano parallelo che comunica con una stanza a nord con un pavimento in cocciopesto bianco. In questa parte della casa si ebbero delle ristrutturazioni interne, per allestire dei vani riscaldati per mezzo di ipocausti. Molti frammenti di intonaci decorati e di marmi testimoniano la ricchezza della casa.
Le indagini archeologiche hanno trovato reperti medievali: un frammento di vaso longobardo decorato, un frammento di vaso di produzione d’oltralpe, una fossa circolare interpretata come silos. Nell’XI secolo vennero costruiti nell’area almeno due edifici, con orientamento differente rispetto alla casa romana, probabilmente per l’apertura del nuovo asse viario della attuale via Varrone: nel grande edificio nell’area sud si trova una decorazione a dentelli tipica del XIII secolo.
Nella vicina domus di Via GIOBERT si è trovato un pavimento in cocciopesto con semplici decorazioni a tessere.

L’ANFITEATRO, realizzato probabilmente nella seconda metà del I secolo d.C., si trovava nell’immediata periferia nord-orientale di Hasta. Nel 1987, durante lo scavo per la costruzione del palazzo che oggi ospita la Pellicceria Gallizzi, (Via D’Azeglio, 22) ad una profondità di tre metri rispetto al piano stradale, furono rinvenuti i resti delle fondazioni. Si tratta di una ventina di metri del muro perimetrale, spesso 180 cm, e di due muri di spina, diretti verso l’interno dell’anfiteatro, spessi 80 cm. Le murature sono costituite da un conglomerato di ciottoli e malta intercalato orizzontalmente ogni 60 cm da un duplice strato di mattoni sesquipedali (cm 45 X 30).

Informazioni:
I resti sono nel centro storico di Asti. La Domus in Via Varrone 30 è visitabile rivolgendosi al Museo di sant’Anastasio oppure richiedendo un appuntamento al Comune, tel. 0141 399489.
I resti dell’anfiteatro sono visibili all’interno della pellicceria Gallizio in orario di apertura negozi.

Links:
http://www.comune.asti.it/pagina807_percorso-romano.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Mura_di_Asti (Non confondere i resti delle mura romane con quelli medievali)

Bibliografia:
Domus Romana Asti Via Varrone 30, opuscolo edito a cura del Comune di Asti, Asti s.d.
MANDOLESI A., Paesaggi archeologici del Piemonte e della Valle d’Aosta, Editurist, Torino 2007

Fonti:
Le notizie e le immagini 2 e 3 sono state tratte dall’opuscolo sopra indicato.
Fotografia 1 e 4 dall’archivio GAT.  Foto 5,  mura romane, da wikimedia commons.

Data compilazione scheda:
3/3/2006 – aggiornamento 2011 e febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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