ASTI : Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Gottardo
Storia del sito:
Probabilmente la prima costruzione della Cattedrale risale al V – VI secolo, nel secolo XI una nuova chiesa sorse da un agglomerato di edifici abbattuti nella zona episcopale, i cui materiali furono riutilizzati. Tra questi edifici è ancora presente la Chiesa di San Giovanni, utilizzata come edificio a funzione battesimale. Verso l’anno 1070 l’edificio crollò, anche a seguito di un incendio fatto appiccare da Adelaide di Susa, suocera di Enrico IV e vedova di Oddone di Savoia, per diatribe con i vescovi di Asti. Quindi, nel 1095, la nuova cattedrale venne consacrata da Papa Urbano II, di passaggio ad Asti e di ritorno da Clermont per predicare la prima crociata.
Il CAMPANILE fu il primo che diede segni di cedimento; fu ricostruito a partire dal 1266 ad opera del magister murator Jacopo Ghigo a sette piani, più una guglia ottagonale, in stile romanico-lombardo, ed è quello tuttora esistente, anche se abbassato di un piano (come si vede nel Theatrum Statuum Sabaudiae del 1671).
Poco per volta venne ricostruita tutta la chiesa, con un progetto ardito ed imponente dei magistri muratores Antonio Neucoto e Macario; secondo la tradizione locale fu iniziata sotto il vescovo Guido di Valperga in carica dal 1295 al 1327, continuata dal successore Arnaldo De Rosette che resse l’episcopato fino al 1348 e condotta a termine dal vescovo Baldracco Malabaila nel 1354, come dimostrato dai suoi stemmi che fregiano i pilastri del grande tiburio.
La Cattedrale a tre navate è in stile gotico lineare, con predominio della linea verticale con archi a sesto acuto, fortemente influenzato dalle esperienze architettoniche angioine del sud della Francia. Tra il primo ed il secondo decennio del Trecento, la Cattedrale si arricchì di un magnifico e grandioso portale laterale in gotico fiorito. L’opera, per il suo straordinario livello qualitativo, fu a lungo ritenuta del tardo XV secolo; in realtà in tale epoca vi furono solo moderate aggiunte decorative finanziate dal nobile Gerolamo Pelletta. Fra esse bisogna ricordare la volta interna del portico decorata, probabilmente dal Maestro di Viatosto, con l’Annunciazione, il Cristo di pietà e gli stemmi riferibili all’antipapa Benedetto XIII che hanno permesso la datazione agli anni intorno al 1394. Un bassorilievo dell’Assunzione della Vergine è posto nel timpano frontale. La fabbrica della Cattedrale non ebbe solo migliorie nei secoli, ma subì anche ritocchi lesivi della primitiva integrità artistica, molte volte dettate dalle mode stilistiche del periodo. Sul lato settentrionale furono aperte alcune cappelle barocche in contrasto con la linea solenne ed elegante del gotico. Per fornire uno spazio unitario al vastissimo ciclo di affreschi realizzati nel primo decennio del Settecento furono parzialmente scalpellati i costoloni ogivali delle volte a crociera; gli straordinari capitelli di primo Trecento furono risparmiati, ma quasi tutti furono privati del collarino, ridotte o murate alcune finestre, e tutte le pareti laterali intonacate ed affrescate. Tutte le volte sono state affrescate dai milanesi Francesco Fabbrica, Pietro Antonio Pozzi, e dal bolognese Bocca con scene della Bibbia ed allegorie degli Ordini religiosi.
La grande fabbrica trecentesca aveva rispettato ed inglobato un’importante struttura preesistente, che secondo alcuni studiosi era il presbiterio della precedente cattedrale romanica, secondo altri una chiesa a sé stante, facente parte del complesso episcopale; tale struttura fu utilizzata come abside della nuova chiesa. Dalle antiche relazioni e dalle visite pastorali, sappiamo che era notevolmente estesa, divisa in tre navate a volta e interamente coperta da insigni e devote pitture murarie. Era però molto più bassa rispetto alla fabbrica gotica: non a caso il duca Vittorio Amedeo II di Savoia visitando il Duomo nel 1711 lo definì “un corpo superbo con una testa umile”. La parte absidale della chiesa fu portata alle attuali proporzioni dall’architetto Bernardo Antonio Vittone, nel 1764, al tempo del vescovo Paolo Maurizio Caissotti, che riprese un progetto iniziato cinquant’anni prima dal vescovo Innocenzo Milliavacca. Venne allora arretrato ed ampliato il coro con due absidi laterali con tre nuove arcate di volta; nel nuovo presbiterio fu collocato il nuovo, grandioso altare centrale. La decorazione a fresco fu assegnata nel 1767 a Carlo Innocenzo Carloni di Scaria che, in collaborazione con Rocco Comanedi di Cima, dipinse Storie di Cristo e della Vergine, Storie dei Santi Marziano e Secondo e Allegorie Sacre.
Descrizione del sito:
La FACCIATA presenta un basamento entro cui sono inserite le cornici che decorano i tre portali (ghimberghe), ciascuno sormontato da un rosone e da un oculo i laterali, da una croce il centrale. Il coronamento dell’edificio è ad archetti pensili intrecciati. Nell’ingresso centrale, le due ante della porta sono separate da una colonnina con capitello decorato con l’Annunciazione a Maria e la visita ad Elisabetta. Ai lati del portone, a sinistra, è raffigurato Cristo in Maestà con angeli e una piccola scena del Giudizio Universale, seguiti da tre santi intervallati da palmette e da una scena rappresentante un giovane che sostiene un vecchio. Sul lato destro del portone è raffigurata l’Incoronazione della Vergine, seguita da tre santi analoghi a quelli sul lato sinistro: al termine si trova una raffigurazione di Sansone che lotta col leone. I due portali laterali presentano invece decorazioni zoomorfe, antropomorfe e vegetali.
La parete sud è abbellita dal PORTALE DEI PELLETTA, di cui si è detto sopra, che negli angolari presenta statue di santi: Girolamo, Pietro, Paolo e Biagio(?), realizzate nel XV secolo da marmo di reimpiego (la statua a sinistra, conserva sul fianco destro disegni a ovoli di una colonna che fu evidentemente scolpita per realizzare la statua).
All’interno della Cattedrale, presso l’ingresso, tra le opere più antiche sono DUE ACQUASANTIERE, in origine vasche battesimali, poste su capitelli corinzi rovesciati di arte romana del III secolo. La prima acquasantiera è del IX secolo, opera scultorea di arte longobarda che presenta quattro teste umane e animali intervallate da quattro grandi fiori a sei petali; la seconda risale al 1229 ed è scolpita con leoni e grifoni.
All’inizio della navata nord (quasi in corrispondenza della cappella Zoya), il FONTE BATTESIMALE commissionato dall’arcidiacono Giacomo de Gentis nel 1468, è sorretto da nove colonnine in marmo orientale di età romana. Pure di età romana è la base su cui poggiano le colonnine, costituita da tre gradini in marmo concentrici e sovrapposti, di cui uno presenta un frammento d’iscrizione.
Il prezioso MOSAICO PAVIMENTALE venuto alla luce durante lavori del 1984-85 risale alla seconda metà del XII secolo e presenta 12 riquadri su tre file incorniciati da una fascia geometrica. Agli angoli i quattro fiumi del paradiso terrestre raffigurati da quattro uomini che versano acqua da anfore. Cinque pannelli col ciclo delle storie di Sansone con scritte: le porte di Gaza (molto danneggiato); il leone; il tradimento di Dalila (lacunoso); la cattura di Sansone con un filisteo che lo percuote sotto un’arcata; la distruzione del tempio di Dagon con Sansone avvinghiato ad una colonna che sta per crollare. I rimanenti tre riquadri raffigurano: Davide con la scritta ”REX PROPHE/TA DAVID”; un CANTOR vestito di una tunica accanto ad un grosso leggio; il COMES RIPR/AND/VS a cavallo mentre caccia col falcone.
Sono ancora visibili CAPITELLI decorati con motivi vegetali, zoomorfi, antropomorfi e grotteschi, testimonianze del cantiere gotico. Interessanti sono quelli raffiguranti san Giorgio che uccide il drago, il tradimento di Giuda e la favola latina della volpe e della cicogna.
La TARGA MARMOREA di Arricino Moneta, del tredicesimo secolo, rappresenta il primo esempio piemontese di monumento equestre.
Altra opera degna di nota è la PIETRA TOMBALE del Vescovo Baldracco Malabaila del 1354; tale bassorilievo si trova nel primo pilastro del tiburio, dal lato nord.
Probabile opera del Maestro della Madonna di San Secondo, nella Cappella della Madonnina o dell’Ascensione, si trova un AFFRESCO del XV secolo, staccato e proveniente dalla Certosa di Valmanera, che raffigura la Vergine che allatta il Bambino.
Nella cappella del SS. Sacramento un polittico smembrato di Gandolfino d’Asti, realizzate tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo con la genealogia della Madonnna nella tavola centrale e, ai lati, i santi Secondo, Biagio, Dalmazio e Geronimo. Nella chiesa vi sono altre opere dello stesso pittore: il Cristo di Pietà tra la Madonna e san Giovanni; La Madonna in trono col Bambino tra i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Pietro, Paolo e il committente Oberto Solaro del 1516; nella cappella omonima, lo Sposalizio della Vergine.
Ancora vi è, di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (fine XVI sec., inizio XVII), una Resurrezione.
In una nicchia della navata sinistra, tra le prime due cappelle, vi è un gruppo di sculture in terracotta policroma datato 1502 e rappresentante la Deposizione.
I due Organi della chiesa sono stati realizzati uno dal Grisanti nel diciottesimo secolo, l’altro dal Serassi il secolo successivo.
A nord della Cattedrale si trova la CHIESA DI SAN GIOVANNI, forse in origine prima cattedrale: oggi appare come una chiesa a navata unica con facciata barocca, ma le sue fondazioni sono tuttavia molto antiche. Lo scavo archeologico che ha interessato quest’area, condotto recentemente, ha riportato in luce le antiche fondamenta e la planimetria dell’area: la chiesa doveva avere tre navate e un ulteriore portico a sud. Molto interessante è la cripta dove sono presenti colonne di epoca romana in porfido rosso. Tra il San Giovanni e la Cattedrale era sito il cimitero: indagato nel medesimo scavo archeologico, è risultato essere una delle più imponenti necropoli della città con centinaia di tombe che interessavano un arco storico che andava dall’alto al basso medioevo. Sepolture importanti, probabilmente di nobili o ecclesiastici, sono state anche ritrovate all’interno della chiesa. Lo scavo ha indagato fino allo strato romano riportando alla luce i resti di un pavimento a mosaico bicromo.
A collegamento delle due chiese vi è un edificio conosciuto come il “Chiostro dei canonici”: costituito da un portico a due archi è sovrastato da un’ampia aula e affiancato da una struttura cava che ricorda per forma una torretta ma che in passato doveva svolgere la funzione di cappella. L’edificio è da far risalire probabilmente al XIV secolo. Dietro all’abside si trova la sacrestia, fatta costruire durante il XVIII secolo.
Informazioni:
Tel. 0141 592924
Links:
http://it.wikipedia.org
Bibliografia:
SCAPINO, La Cattedrale di Asti e il suo antico borgo, Asti 1977
PIANEA E., I mosaici pavimentali in ROMANO G. (a cura di) «Piemonte Romanico», CRT,Torino 1994
Fonti:
Fotografia in alto di Jan Spackman da wikimedia common. Fotografie 2, 3, 4 archivio GAT.
Data compilazione scheda:
10 luglio 2012 – aggiornamento febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese