TORINO : Casa Romagnano
Storia del sito:
Casa Romagnano (detta anche “casa Armissoglio”), una delle più significative testimonianze dell’edilizia civile nella Torino medievale, è un edificio le cui fasi costruttive principali si collocano tra la fine del XIII e l’inizio del XVI secolo; conserva tuttora quell’aspetto nobile e solenne che doveva contraddistinguerla in passato, malgrado i vari e drastici interventi operati nel tempo sull’intera struttura. La casa deve il suo nome all’omonima famiglia, tra le più potenti nella Torino medievale, che pare avesse qui la sua dimora. Durante il restauro ottocentesco, il Brayda trovò alcune formelle con il motto della famiglia Romagnano (EN UN) e una decorazione analoga a uno dei simboli che orna il simbolo araldico del casato (un ramo con pigna); ciò determinò l’attribuzione dell’edificio alla nobile casata.
Nel XVI secolo le finestre del primo piano furono sostituite da quelle rettangolari a crociera, anch’esse con modanatura in cotto, ma dal disegno molto più semplice. Il palazzo venne poi sopraelevato in epoca barocca, probabilmente sul finire del XVII secolo; guardando la facciata su via Mercanti è possibile scorgere le travi del tetto originario che occhieggiano tra il secondo piano e il terzo. Nella stessa epoca furono chiuse tutte le finestre antiche e ne furono aperte di nuove rettangolari, dall’aspetto anonimo. Furono anche rasate tutte le parti sporgenti che decoravano la facciata, in particolare le cornici marcapiano, poi evidenziate e parzialmente ricostruite9 durante i restauri ottocenteschi.
Tra 1891 e 1894 la casa fu teatro di un laborioso intervento di restauro operato sotto la direzione dell’ingegnere Riccardo Brayda, di cui l’autore lasciò ampia relazione. L’intervento restituì la possibilità di leggere in pianta e nell’elevato il complesso, comprendente il cortile porticato e le finestre ogivali e crociate sulla via, in parte riccamente decorate da formelle in cotto che caratterizzano fortemente l’edificio. .Una delle finestre a crociera che nel XVI secolo sostituirono quelle gotiche al primo piano venne ricostruita dal Brayda; una delle finestre ogivali del secondo piano, che era stata tamponata malamente, venne riaperta completamente ed è ora tornata al suo antico uso. Alcuni dei soffitti con mensole in legno e altri elementi ai quali il Brayda accennava nella sua relazione di restauro, sono ancora esistenti. Dal 2001, purtroppo, sono invece state rimosse le formelle con il motto dei Romagnano (due integre e una frammentaria che erano state murate sulla parete che prospetta sul vicolo, vicino alla nicchia orizzontale.
Nei primi anni del XXI secolo l’edificio, che versava nuovamente in condizioni di degrado, è stato ulteriormente restaurato, con risultati assai apprezzabili.
Descrizione del sito:
La casa possiede due prospetti collocati ad angolo: il principale e più scenografico, su cui si aprono quattro belle finestre in cotto sottolineate dalle tracce dei marcapiano, si affaccia su via dei Mercanti; l’altro fa capo a un vicoletto chiuso, parallelo a via Barbaroux, dal quale si accede al portone carraio. Su questo fronte sono stati evidenziati alcuni lacerti di muratura medievale in ciottoli disposti a spina di pesce, listati da file di mattoni, nonché tracce di una finestra a tutto sesto e di una nicchia.
L’edificio mostra i segni di successivi interventi nel tempo, riassunti nella facciata su via Mercanti. La fase più antica, alla quale si può far risalire una porzione di bifora, è senz’altro anteriore al XIV secolo. Al secondo piano si possono notare due finestre ogivali con ricche modanature in cotto a motivi di cardi e foglie di quercia, secondo una moda che si diffonde nella seconda metà del Quattrocento. Segno evidente dell’agiatezza del committente, il cortile dell’edificio, al quale si accede direttamente dal passo carraio, era adornato da un elegante chiostro porticato, di cui restano sei arcate superstiti con colonne dal capitello cubico. Già recuperato dal Brayda alla fine del XIX secolo, anche se ancora non valorizzato a sufficienza poiché tamponato da strutture che ne impediscono la completa leggibilità, si tratta dell’unico esempio torinese oggi esistente di porticus su colonne al piano terreno, tipologia documentata anche per le scomparse case del Vescovo e Tavella.
Informazioni:
Links:
http://www.archeogat.it/archivio/torinomedievale/percorsoTAPPE/33MONromanano.htm
http://www.museotorino.it/view/s/5b566682653441deb63e001f3c2f7616
Bibliografia:
AA.VV. Guida Archeologica di Torino, volume II, Gruppo Archeologico Torinese, Torino, 2009, pp.125-126
Fonti:
Testo tratto da: AA.VV. Guida Archeologica di Torino, volume II, Gruppo Archeologico Torinese, Torino, 2009, pp.125-126
Fotografie GAT.
Data compilazione scheda:
20 novembre 2003 – Scheda aggiornata a cura dei Soci GAT a ottobre 2009 e a febbraio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Soci – Gruppo Archeologico Torinese