San Giorio di Susa (TO) : Castello
Storia del sito:
Sull’origine di San Giorio e del suo castello mancano dati precisi; si può ipotizzare l’esistenza di un fortilizio romano sulla collina morenica sulla quale sorge il paese, luogo di importanza strategica. Avvalorano questa ipotesi i ritrovamenti di monete dell’imperatore Massenzio e di una pietra miliare romana, che conferma l’esistenza della strada consolare romana sul lato destro della Dora Riparia.
Il primo documento che cita in modo esplicito il paese di San Giorio è del 1001; in esso l’imperatore Oddone III conferma al marchese Olderico Manfredi la terza parte di Susa e di altri paesi tra i quali “Sanctus Georius”.
Il nucleo più antico del castello, quello superiore, risale al X–XI secolo. Nel 1029 fu donato dal marchese Olderico di Susa all’Abbazia di San Giusto. Gli abati lo cedettero ai Bertrandi sul finire del 1200.
Imponente la torre cilindrica, che sorge all’angolo nord-ovest del castello superiore: in origine nella torre doveva trovare rifugio soltanto un guardiano; si accedeva al primo piano attraverso una bertesca, oggi andata perduta, di cui rimane un troncone di trave che ha dato luogo alla tradizione del “gibet”, cioè la forca patibolare. Un documento del 1226 ci attesta che qui esisteva un ricetto per gli uomini del borgo, oltre al nucleo del castello, ma senza il maschio. Nel 1330 i Bertrandi, divenuti feudatari di San Giorio, apportarono numerose e sostanziali modifiche al castello originario trasformandolo in una fortezza e costruirono il maschio.
Il castello inferiore sorse nel corso dello stesso secolo e doveva essere costituito da un grande locale centrale semiaperto con funzione di cortile d’arme e da una torre quadrata. In un secondo tempo, inoltre, fu costruita all’esterno della cinta muraria una casaforte con funzioni di prima difesa.
Nella prima metà del XV secolo, persa gran parte della propria potenza, i Bertrandi furono costretti a cedere i loro diritti sul borgo e sul castello di San Giorio: l’11 marzo del 1410 il conte Amedeo VII investì Giovanni Aprile, detto Griffon, della metà del castello e del borgo: si iniziò la suddivisione del feudo che in seguito si spezzetterà ulteriormente. Ai Bertrandi successero diversi feudatari: i d’Avrieu, gli Aschieri di Susa, i Parpaglia di Revigliasco, i Calvo di Avigliana, i Falconery, i De Chignin di Villarbasse, i Confalonieri, i Bartolomei, gli Acquabianca, i D’Allemand, i Bonino, i Grosso di Lione, i Carroccio, Emanuele di Savoia che lo donò poi al fratello, il quale a sua volta lo passò al colonnello Ressano di Pinerolo che aveva combattuto valorosamente contro gli assalti dell’esercito di Luigi XIII. Fu poi la volta dei Canalis di Cumiana, dei Faussone di Nucetto, e infine di Giuseppe Prever, un dottore in legge giavenese che nel 1795 ottenne il titolo di barone di San Giorio. Nel ‘700 i signori locali risiedevano altrove e si facevano rappresentare da un castellano o podestà attraverso il quale amministravano il paese. Il feudo venne abolito nel 1799 in conseguenza della Rivoluzione francese.
Quanto al castello, in seguito all’introduzione delle armi da fuoco ed al mutamento della tecnica d’assedio, subì alcune modifiche che tuttavia non ne alterarono l’aspetto: ampliato nel XV secolo con il rafforzamento della potenza difensiva della costruzione, ristrutturato nel 1640, il maniero non venne però adeguato ad affrontare i cannoni e alla fine del XVII secolo decadde in modo definitivo. In quel luogo si accamparono nel 1690 ventimila uomini dell’Armata di Vittorio Amedeo II, diretti a Susa per difendere la città dai Francesi. E nel 1691 le truppe del generale Catinat presero d’assalto tutta la zona incendiando, distruggendo e facendo molti prigionieri. Il castello venne quasi completamente distrutto e le sue macerie usate come materiale da costruzione.
Parte dell’edificio del castello superiore è stata recentemente ricostruita ed adibita ad abitazione dai proprietari.
Nel 2001, a cura di nove associazioni locali, è stata predisposta l’illuminazione del sito.
Descrizione del sito:
L’area fortificata, ad oriente dell’attuale chiesa parrocchiale, era circondata da un muro di cinta, oggi quasi scomparso. La chiesa parrocchiale fu riedificata nel XIX secolo e dell’antica chiesa rimane il solo CAMPANILE romanico, risalente al secolo XI, che termina con due piani di bifore.
Al castello superiore si accede per mezzo di una strada che si diparte dalla antica “via francigena” che attraversa l’abitato dopo aver fiancheggiato il lato meridionale della collina. La porta principale, anticamente difesa da un’antiporta quadrilatera e merlata, è sul lato orientale, mentre sul fianco sinistro c’è un’angusta postierla. Oltre la porta vi è uno spazioso cortile chiuso da un muro eretto sul ciglio roccioso del colle.
Il castello è dominato dalla mole della torre rotonda del X secolo, sopravvissuta insieme a resti della cinta muraria; invece il castello inferiore del XV secolo è ridotto a pochi ruderi.
Informazioni:
Il castello è di proprietà privata, in località Castello. Comune tel. 0122 49666
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Link:
http://www.comune.sangioriodisusa.to.it/turismo-e-sport/cosa-visitare/
Data compilazione scheda:
02/03/2006 – aggiorn. maggio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese