Pianezza (TO) : Ricetto e Torre

Pianezza_torre

Storia del sito:
Pianezza conserva tracce di presenze romane, quando fu tappa delle legioni sulla via delle Gallie (scavi di tombe vennero eseguiti da Assandria e Bertea del 1910). Fu centro di diffusione del cristianesimo verso le vallate alpine ancora pagane; dopo l’anno Mille fu punto di forza del potere vescovile con la popolazione raccolta attorno alla Pieve di San Pietro (vedi scheda), al Castello e al Borgo fortificato, altrove chiamato più specificatamente ricetto.

CASTELLO
Il Castello di Pianezza sorgeva a sud dell’odierno Parco di Villa Lascaris, quasi a picco sull’incrocio tra Via Maria Bricca e la Discesa al Filatoio. Costruito attorno all’anno 1000 dai Vescovi di Torino, servì, con quello di Rivoli, a controllare la strada proveniente dalla Francia e a regolare le attività del vasto territorio a lui soggetto. Nel 1159, l’imperatore Federico I Barbarossa, che svernava in Piemonte ad Occimiano, confermò al Vescovo Guido di Torino tutti i diritti pubblici imperiali che già esercitava su una cerchia di 10 miglia attorno a Torino; in particolare per Pianezza cita la concessione della corte, del castello, della giurisdizione militare e giudiziaria e della Pieve. Sul castello di Pianezza vantarono diritti i Savoia, che nel 1228 lo assegnarono in dote a Margherita, sposa di Bonifacio di Monferrato. Nel 1290 i Savoia lo tolsero con la forza al Monferrato, infeudandolo poi ai Provana nel 1360. Quando, nel 1365, i Provana si ribellarono agli Acaja, il Castello fu assediato ed espugnato dopo tre giorni di combattimento. Ebbe il suo massimo splendore quando Emanuele Filiberto lo comperò per donarlo a Beatrice Langosco, sua favorita, erigendo per lei il Marchesato di Pianezza.
Pianezza_castelloIl sistema difensivo del Castello contava sul dislivello naturale verso la Dora e su bastioni fortificati verso Lusinera e il paese; l’ingresso al Castello doveva trovarsi probabilmente a Lusinera dove, fino a pochi decenni fa, esisteva “l’arco del Castello”, cioè la porta ove era sistemato il pesante portone. Non si è sicuri se il ponte levatoio, di cui si hanno testimonianze certe, fosse davanti a questo portone oppure appartenesse ad una difesa più interna del castello. La difesa esterna era completata dal “fossato” che correva nell’attuale Via Pellegrino e terminava nella “Crosa”, un ampio stagno che occupava la parte centrale di Piazza Cavour.
Nel corso del 1600 e del 1700 i discendenti di Beatrice lo trasformarono da opera militare in residenza nobiliare: si ricordano le cento camere del Castello, l’immenso salone centrale retto da dodici colonne e gli splendidi giardini. Nel 1706 i Francesi che assediavano Torino lo occuparono: servì da ospedale e da cantiere per la preparazione di graticci da usare nelle trincee. Nella notte del 5 settembre 1706 gli uomini di Vittorio Amedeo II e di Eugenio di Savoia lo presero d’assalto, con l’aiuto dell’eroina di Pianezza, Maria Bricca, che fece entrare nel castello, attraverso una galleria, i Granatieri del reggimento Brandeburghese del Principe d’Anhalt.
Nel 1808 il Governo Francese che occupava il Piemonte lo dichiarò “bene nazionale” e lo vendette ad una società di demolizione che ne recuperò i materiali. Il Conte Agostino Lascaris in seguito acquistò il sito e vi costruì l’edificio oggi detto VILLA LASCARIS, che donò poi all’Arcivescovo di Torino.

BORGO e TORRE DEL RICETTO
Accanto al Castello, su un rialzo di 8 metri, intorno alla metà del 1200 gli uomini di Pianezza costruirono un nucleo difensivo fortificato, circondato da un muro con torri, ove rifugiarsi in caso di pericolo. Nacque così il Borgo (la cui esistenza è documentata con certezza nel 1291), ove ogni famiglia possedeva una piccolissima unità abitativa che permetteva di mettere al sicuro la vita, le cose più preziose e le provviste alimentari. Nei due secoli successivi si perfezionarono le difese, si fecero prescrizioni per la manutenzione del muro, si assoldarono guardie professionali nelle occasioni di maggior rischio. Quando i pericoli cessarono e la difesa passiva divenne inutile, il Borgo diventò luogo di abitazione stabile si costruì la seconda Parrocchia di San Paolo.
L’unica testimonianza rimasta è la Torre campanaria. Accanto alla torre si trovava la Casa del Comune di cui si hanno notizie a partire dal 1360. Da secoli la torre ospita le campane usate un tempo indistintamente dal comune e dalla parrocchia. Vi fu anche installato un orologio che, fino a prima dei restauri, funzionava con un movimento meccanico. La Torre è stata recentemente restaurata e consolidata.

CAPPELLA DI SAN ROCCO
Il 30 Novembre 1360, il Consiglio Generale dei Capifamiglia di Pianezza si riunì per approvare una modifica agli Statuti della Bialera, “nella Cappella del luogo suddetto”. Il documento non precisa di quale cappella si trattasse, ma è noto che le riunioni del Comune di Pianezza si tenevano sulla piazza antistante la Cappella di San Rocco, o all’interno di essa ove, in una credenza, erano conservati i libri del Comune: anzi, dal mobile prese nome lo stesso Consiglio, che per secoli sarà chiamato la “Credenza” di Pianezza. È difficile che nel 1360 la Cappella, posta sull’unica piazza del paese, fosse già dedicata a San Rocco, morto poco più che un decennio avanti, ma è certo che attorno alla Cappella nacque e si sviluppò l’attività del libero Comune della Pianezza medievale. Le lacune documentarie non permettono di sapere quando la Cappella fu dedicata al Santo. Alla metà del 1500 la Cappella di San Rocco è frequentemente citata, sia negli atti pubblici sia nelle denunce al Catasto delle proprietà limitrofe. Restaurata alla fine del 1500 e ancor nel 1653, fu ricostruita nel XVIII secolo. Recentemente restaurata, è adibita a usi profani.

Descrizione del sito:
Dell’antico castello e della cappella di san Rocco originaria non è rimasto nulla.
Delle mura oggi non rimane che qualche piccola traccia. Il disegno delle unità abitative è a tratti ancora visibile.
Ben conservata è invece la TORRE, che risale al XIV secolo; di forma poligonale, costruita in mattoni, è ornata da una cornice a dentelli all’ultimo piano. In origine era merlata con merli guelfi e senza copertura, completamente aperta sul lato verso l’interno del borgo. Oggi la torre è coperta da un tetto ed è stata chiusa sul lato interno che, in basso, é confinante con edifici più recenti.

Informazioni:
la Torre si trova nella parte più alta dell’abitato, tra Via al Borgo e Via Lascaris.  Comune Pianezza, tel. 011 9670000 , ufficio URP tel. 011/9670211.

Link:
http://www.comune.pianezza.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=4917

Bibliografia:
ASSANDRIA G., BERTEA C., Rinvenimento di tombe romane a Pianezza, Atti Soc. Archeologia e belle arti prov. di Torino, vol. VIII, Torino, 1910
BOLLEA L.C., I Bollea: signori di Losa, Altaretto, Meana e Gravere e consignori di Pianezza, Tipog. F. Vissio, Bene Vagienna CN, 1923, (Edito in Boll. Stor. Bibl. Subalpino, a. XXV, n° I-II, Torino, 1923 con il titolo Manfredingi, signori di Pianezza e visconti di Baratonia)
CAPELLO C.F., Pianezza e le sue vicende, La tipografica torinese, Torino, 1965
MAZZOLA D., La storia del Castello di Pianezza, FB , Alpignano (TO), 2001

Fonti:
Le notizie e le fotografie 1 e 2 sono state tratte dal sito del Comune nel 2006. Foto 3 e 4, in basso, GAT.

Data compilazione scheda:
26/08/2006 – aggiornam. luglio 2014 e 2023

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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