Lesa (NO) : Ruderi del “Castellaccio” e chiesa di San Martino

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Storia del sito:
CASTELLI MEDIEVALI DI LESA
Sono ancora visibili i ruderi di questi due antichi edifici fortificati, testimonianze di un tempo in cui Lesa giocava un ruolo di notevole importanza politica ed economica per la regione del Vergante, tanto da venirne eletta capoluogo agli inizi del 1200. Allora apparteneva agli Arcivescovi di Milano, divenne poi proprietà dei Visconti fino al 1416, anno in fu assoggettata dai Borromeo, la potente famiglia che governò le terre del Verbano per oltre trecento anni. Mentre poco o quasi nulla sappiamo del “Vecchio Castello”, situato all’interno del borgo, si hanno maggiori notizie del cosiddetto “Castellaccio”, costruito sulla riva e poi probabilmente distrutto da una piena del lago.
Lesa risultava una delle ‘curie’ in cui aveva possedimenti il monastero di San Sepolcro di Ternate nel 1240. In attesa di altri documenti probanti, si può pensare che ciò corrisponda all’esistenza di una ‘corte’ di Lesa nei secoli anteriori al Mille. Questa sua importanza fin dall’Alto Medioevo contribuirebbe a spiegare la continuazione delle sue fortune nei secoli successivi. Già nel 998 il vescovo di Tortona Liutefredo vendette al duca Ottone di Carinzia metà di due porzioni di sue proprietà verbanesi tra cui il «castrum… quod clamatur Lexia». L’altra metà fu donata ad Ottone III imperatore, che nel 1001 la donò a sua volta alle monache del monastero pavese di S. Salvatore o della Regina. Poiché questi beni furono poi usurpati l’anno successivo dai fratelli Berengario prete e Ugone conte, fautori di re Arduino, le monache ricorsero al nuovo imperatore Enrico II e ne ottennero la conferma nel 1014. Il castello in questione viene individuato con l’odierno ‘Castellaccio’, chiamato tuttora ‘Castello delle monache’ e posto sulla riva del lago in territorio di Villa Lesa.
Nei secoli XII-XIII non si hanno altre notizie sulle vicende della ‘curia’ di Lesa, per cui non si conoscono i tempi e le modalità del suo passaggio agli arcivescovi di Milano. Intanto, nel 1199 il monastero di San Donato di Sesto Calende perse – a favore degli stessi arcivescovi di Milano – il possedimento di terre in Lesa, Belgirate, Isola Superiore (Isola dei Pescatori), Stropino, Carpugnino, Graglia, tenute dagli uomini della sua corte di Baveno, la quale sola rimase al monastero. Gli arcivescovi ampliarono così i loro possessi fisici in quella curia. Baveno cessò d’essere capoluogo del Vergante a favore di Lesa, che si avviava a diventare uno dei fulcri territoriali della politica arcivescovile. Nel 1224 nella chiesa di S. Martino l’arcivescovo Enrico da Settala firmò un accordo antinovarese con Vercelli, i conti di Biandrate e i Da Castello di Pallanza. Nel 1227 era gastaldo episcopale a Lesa un certo Iacopo Diana (cognome perdurante a Lesa). Nel 1256/57 il castellano del Vergante, Anrico da Perego, congiunto dell’arcivescovo Leone da Perego, sentenziò rispettivamente nel borgo e nel castrum di Lesa. Questo castello probabilmente non era più quello del 998, ma la fortificazione che si trova nel borgo ancora ai nostri giorni, seppur completamente trasformata, questa ipotesi è suffragata da indizi toponomastici e dal fatto che gli statuti trecenteschi prescrivevano la conservazione delle carte della comunità in uno scrigno da tenersi nella sacrestia di San Martino, che quindi non doveva essere lontana dal castello arcivescovile. Le funzioni pubbliche della comunità gravitavano sul borgo, non su un castello lontano oltre un chilometro come il Castellaccio. Lesa era servita da un porto (1232), godeva di antichi diritti di mercato, poi cancellati nel 1312 a seguito di una controversia con Arona, sede di un altro mercato.
Il Castellaccio invece doveva assolvere nel periodo arcivescovile alla funzione di posto di dogana. Nel 1348 Giovanni Visconti sanzionò l’obbligo di pedaggi per i forestieri che trasportavano merci attraverso il distretto del Vergante. Mercanti per terra e per acqua (questi con i loro natanti) dovevano presentarsi al castello per il pagamento. Osservando la posizione del Castellaccio a guardia del più stretto braccio di lago lesiano, dirimpetto a Ranco, si può convenire che fosse quello il miglior posto doganale, per un fiorente traffico, a raggio padano-transalpino, di moltissime merci indicate in una carta del 1355. Il gettito finanziario doveva essere conseguentemente rilevante e venne conservato per altri secoli. I pedaggi erano ancora in vigore nel XVII secolo.
Nel Trecento, secolo pieno di fulgore della comunità di Lesa, Vergante e Castellanza di Meina vennero redatti, o forse meglio rinnovati e messi per iscritto, gli statuti della comunità stessa (1389). In essi si cita anche l’attuale frazione Villa Lesa (eius villa). Intanto Lesa e il Vergante venivano virtualmente sottratti agli arcivescovi dalla famiglia Visconti, che verso la metà del secolo ne avevano già ottenuta l’investitura come ‘difensori’ e ‘conservatori’ e poi come ‘signori’. Il duca Gian Galeazzo Visconti nel 1397 ottenne dall’imperatore Venceslao l’investitura del neonato Contado d’Angera comprendente tutto il lago. Nel 1416 il duca Filippo Maria Visconti restituì Lesa e Vergante agli arcivescovi, ma nel 1441 lo stesso ne infeudò Vitaliano Borromeo, due anni dopo la concessione di Arona. I Borromeo governarono paternamente le terre verbanesi per oltre trecento anni. Nel 1445 Filippo Borromeo rivide e integrò gli statuti di Lesa e Vergante con altri nove capitoli. Sotto i Borromeo l’amministrazione della giustizia per tutto il distretto fu affidata, a Lesa, al podestà o pretore. Tale ufficio fu poi soppresso il 31 ottobre 1800 durante la Repubblica Cisalpina.
Per la storia antica di Lesa vanno pure ricordati i possedimenti monastici a partire dall’XI secolo, oltre a quelli già citati: di S. Donato (di filiazione pavese), della Regina (di Pavia) e di S. Sepolcro di Ternate. Si tratta del capitolo di S. Giuliano di Gozzano (1089), dell’abbazia benedettina di Arona (dal 1123), del capitolo di San Giulio d’Orta (1284 e 1371), di Sant’Ambrogio di Milano e San Marino di Pavia. Come si vede i legami con Pavia, antica capitale del regno longobardo e franco e per secoli ancora capitale dei commerci padani, erano solidi in Lesa come su tutto il lago. Nel campo spirituale Lesa dipendeva dalla lontana pieve di Gozzano almeno a partire dalla fine del XII secolo.

CHIESA DI SAN MARTINO. Citata dal 1226 e nel 1347. Il campanile risale al XI-XII secolo e sorge a sud della chiesa, manomesso nel 1898 per le riparazioni dopo che era stato colpito da un fulmine. È a sette piani: il primo chiuso, il secondo con strette monofore, il terzo e il quarto con monofore di luce progressivamente più ampia, il quinto con bifore manomesse, il sesto con trifore e il settimo con fornici. Una cornice di cinque archetti pensili è rimasta al secondo e terzo piano e di quattro nei successivi. Termina con una cornice e una cuspide metallica.
L’edificio romanico della chiesa è stato alterato nel corso del XVII e successivi con: allargamento monofore, aggiunta della terza navata, soprelevazione, rifacimento tetto. Nel sottotetto della navatella sud restano quattro archetti pensili; alcuni resti del paramento murario del XII secolo sono visibili nel fianco sud della navata centrale; una scultura romanica raffigurante una testina è ora murata sotto una panchina nel muro sud del sagrato.

Descrizione del sito:
Nel castello vecchio sono visibili un muro a scarpa con blocchi di pietra a vista, una finestra medievale murata, un portale con architrave a timpano e i resti di un altro portale murato sotto una nicchia che custodisce un affresco mariano.
I ruderi del castellaccio o “Castello delle Monache”, sono avvolti da rovi e rampicanti che ne lasciano intravedere l’incerta muratura solo nella stagione invernale. Questo recinto è a pianta quadrata con una torre d’angolo sporgente. A sud si intravedono aperture tamponate, un allineamento di fori quadrati ed un muro interno merlato; ad est, dalla spiaggia, il portone a tutto sesto.
Per approfondimenti sulla chiesa di San Martino, vedi PDF Lesa_San_Martino.

Informazioni:
Dal bivio del Sempione per via Castello si giunge in auto al «Castellaccio» in riva al lago.

La chiesa di San Martino di Lesa, che è la parrocchiale, è ubicata su un poggio che strapiomba sulla strada del Sempione, in riva al Lago Maggiore. Info Parrocchia tel. 0322 7360.

Links:
http://www.comune.lesa.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=27856

http://www.comune.lesa.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=1366

Fonti:
Fotografia dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
8 luglio 2010 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A. Torinese