Chieri (TO) : Acquedotto romano

Chieriacqutrac-GAT

Descrizione del sito:
Resti dell’acquedotto, unica struttura pubblica nota della città romana di Chieri (Carreum Potentia), furono rinvenuti negli anni ’30 del Novecento grazie alle ricerche dello studioso di storia locale Riccardo Ghivarello, dopo che nel tempo se ne persero quasi completamente le tracce.
Le caratteristiche tecniche e costruttive molto semplici dei pochi resti dell’acquedotto oggi visibili fanno propendere per l’esclusione di tratti in galleria o in elevato. L’acquedotto, molto probabilmente, consisteva in un semplice condotto poggiato al pendio che collegava la collina di Pino Torinese con Chieri per un tratto di cinque chilometri compreso tra i 363 ed i 312 m s.l.m.: l’acqua che veniva convogliata dalle sorgenti collinari della Commenda (località Tetti Miglioretti) scendeva correndo parallela all’attuale SS 10 ed entrava a Chieri all’imbocco della strada di Roaschia con il viale Fasano, dove è stato portato alla luce un tratto dell’acquedotto.
Per la costruzione si è fatto uso di un conglomerato di ciottoli di pietra serpentina spaccati ed impastati con cemento bianco durissimo ottenuto forse con calce pregiata proveniente dalle antiche cave di Superga, mentre il rivestimento interno appare in “opus signinum” realizzato con calce, sabbia e cocciopesto, cui sembra sia sovrapposta una spalmatura rossa e liscia, forse lo strato di mastice che serviva ad evitare le infiltrazioni di acqua. La sezione, di forma rettangolare, misura circa 20 x 35 cm, la “substructio” 35 cm ed i fianchi 30 cm. È ipotizzabile una parziale copertura dall’esistenza di frammenti laterizi lungo il percorso e dal rinvenimento di tambelloni di 44 x 34 x 7 cm recanti un incavo con la tipica impugnatura.
L’acquedotto, la cui portata media giornaliera è stata calcolata in 4.000 mq d’acqua, era servito da tre canali ausiliari che erano convogliati, presso Tetto Rio, in una piccolo vasca in calcestruzzo con funzioni di collettore e terminava in città dove, nel corso di recenti scavi presso Palazzo Bruni, è stata ritrovata una vasca di raccolta, collocata all’interno di un grande piazza pubblica porticata, probabilmente termine ultimo delle acque convogliate dall’acquedotto.

Informazioni:

Link:
http://www.archeogat.it

Bibliografia:
LUONGO M., 2003, L’acquedotto romano di Chieri, in La collina torinese, quattro passi tra storia e archeologia, Gruppo Archeologico Torinese, Torino, pp.12-13
AA.VV., 1987, Museo Archeologico di Chieri – Contributi alla conoscenza del territorio in età romana, Torino
BETTALE D., MONETTI M., TAMAGNONE P., 1973, Relazione sull’attività archeologica della Sez. GEI di Chieri, anni 1957/70, Chieri
GHIVARELLO R., 1932, L’acquedotto romano di Chieri, “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti” XVI, pp. 156-157
GHIVARELLO R., 1962-1963, Nuovi ritrovamenti dell’acquedotto romano di Chieri, “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti” XVI-XVII, pp.137-139
ROCCATI L., 1959, I ritrovamenti romani – Regione Maddalena – Scavi 1958-1959, in “Il Chierese”, XV, nn.30-35
ZANDA E., da “Il battistero di Chieri tra archeologia e restauro – Lo sviluppo della città in età romana”, a cura di D. Biancolini e G. Pantò, Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte – I giornali di restauro n.3, 1994
G. PANTÒ (a cura di),  Archeologia a Chieri : da Carreum Potentia al comune basso medievale, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte e del museo antichità egizie, Torino 2011

Fonti:
Immagine GAT

Data compilazione scheda:
27 ottobre 2003 – aggiornam. luglio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Maurizio Belardini – Gruppo Archeologico Torinese