Centallo (CN): chiesa di Santa Maria ‘ad nives’ o Madonna degli alteni

Storia del sito
Il nome alteni significa “filari di viti”, un’altra intitolazione era “Santa Maria Nexiatorum” cioè della famiglia Nasi, per il patronato che essa esercitava sulla chiesa.
La prima attestazione è in una bolla del 1246 in cui papa Innocenzo IV confermò all’abbazia benedettina di San Dalmazzo di Pedona le sue dipendenze, e dove è indicata solo come “Santa Maria”. La chiesa rimase a quell’abbazia fino al XV secolo; è possibile che già nell’XI secolo Santa Maria dipendesse da Pedona, dato che la cripta sembra riprendere il modello della prima fase della ricostruzione della chiesa della casa madre.
Ancora in epoca medievale fu costruito una sperone che causò la perdita delle decorazioni della parte sud dell’abside maggiore.
La visita pastorale di Monsignor Beggiamo nel 1664 la descrive con un impianto a tre navate coperte da tetto, senza transetto, tre absidi semicircolari e una cripta retta da otto colonne.
Nel 1726 il Comune di Centallo decretò la costruzione dell’oratorio barocco a pianta centrale nel settore orientale della chiesa. La cripta fu interrata e le absidiole laterali furono demolite. Inoltre furono distrutti i sostegni e i muri perimetrali del corpo longitudinale furono abbassati e mantenuti come recinto del cimitero.
In occasione della visita pastorale del 1768, il vescovo di Torino Francesco Luserna Rorengo di Rorà ordinò la demolizione dei perimetrali ancora esistenti, ma il suo ordine – fortunatamente – non fu eseguito.
La chiesa, sconsacrata, subì un grave degrado, soprattutto negli affreschi, quando, nel secolo scorso fu usata come fienile e cantina dell’adiacente cascina.
Nel 2003 una campagna di scavi archeologici ha indagato l’edificio. La cripta è stata svuotata delle macerie che conteneva e si è appurato che ebbe due fasi costruttive con un ampliamento, attestato anche da nuove aperture e tamponamenti di monofore. Molte inumazioni si trovavano sia all’interno che all’esterno dell’edificio, ma relativamente recenti.
L’edificio è stato così recuperato e aperto alle visite.

Descrizione del sito:

La facciata è stata rimodellata nel XVIII secolo; la chiesa presenta solo l’abside maggiore originaria. Esternamente, dove è rimasta la muratura originaria, si nota che era abbastanza regolare e formata da ciottoli di varie dimensioni, mentre i laterizi erano solo nei dettagli architettonici e in rari corsi a spina di pesce; alcuni mattoni sembrano essere sesquipedali romani di reimpiego.

Affreschi.
Pietro da Saluzzo, nel 1438, affrescò il ciclo del Transito della Vergine. (Galante Garrone, 1979). Le fonti citano gli affreschi, ora perduti, dell’alessandrino Giacomo Pitterio, risalenti al 1404, che si trovavano presumibilmente nel coro della chiesa.
Gli affreschi, che sono suddivisi in scomparti sormontati da motivi floreali e commentati da cartigli nella cornice inferiore, si susseguono sul muro di fronte all’attuale ingresso alla ex-chiesa. Gli episodi raffigurati sono ispirati dal Vangelo apocrifo dello pseudo Giuseppe di Arimatea.
Da sinistra verso destra: la morte e assunzione al cielo di Maria, l’incontro di san Tommaso con gli Apostoli, la ricognizione alla tomba di Maria e il trasporto degli Apostoli sulle nubi.
Sotto l’ultimo riquadro un cartiglio che reca il nome del committente e l’anno di esecuzione: frate Matteo dei Galateri di Savigliano, 1438.
Delimitano il settore affrescato due bande orizzontali con tondi contenenti personaggi, scudi araldici e figure di due santi entro nicchie, residuo della decorazione dell’arco trionfale, probabilmente della stessa mano. Sulla parete di destra sotto i primi due scomparti altre pitture più antiche raffigurano san Giorgio, sant’Antonio e una terza figura acefala attribuibile al Pitterio e del 1404. Sulla parete sinistra tracce di affreschi, forse storie della Vergine, che lasciano intravedere una scena di soggetto sacro sullo sfondo di un paesaggio arabizzante, probabilmente opera più tarda.

Informazioni:
L’edificio si trova nei pressi della stazione ferroviaria. Info Comune tel. 0171 211221; email: rdp.@comune.centallo.cn.it

Links:
https://www.facebook.com/piemontemedievale/photos/a.929321033908558/929321557241839/?type=3

Fonti:
Fotografie in alto e in basso dal sito sopracitato : https://www.facebook.com/piemontemedievale
Ultima foto, abside, di M. Actis Grosso tratta nel 2019 dal sito, non più esistente nel 2020: www.fondazione-isper.eu/chiese_piemonte

Bibliografia:
Caldano S., La diocesi di Torino e il “premier art roman”. Indagini su alcune chiese a impianto basilicale, in: Schiavi L.; Caldano S.; Gemelli F. (a cura di), La lezione gentile. Scritti di storia dell’arte per Anna Maria Segagni Malacart, Franco Angeli, Milano 2017, pp. 301-14
Galante Garrone G., Maestro di Roletto, 1420-1430, in Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale (catal.), a cura di E. Castelnuovo – G. Romano, Ed. Musei Civici di Torino, Torino 1979, pp. 404-406
Micheletto E., Centallo, chiesa di S. Maria ‘ad nives’ (Madonna degli Alteni), in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 19 (2002), pp. 147-148; e Quaderni… 20 (2004), pp. 203-204


Data compilazione scheda:

30 aprile 2019 – aggiornamento maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese