Provincia Verbano Cusio Ossola

Cannobio (VB) : Chiesa di San Gottardo a Carmine

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Storia del sito:
L’edificio in stile romanico fu iniziato verso il 1330. Un secolo più tardi fu terminato il campanile. La dedica finale in latino sul portale maggiore informava che l’edificio fu terminato nel dicembre 1401, ma nel 1431 la chiesa fu ampliata con la terza campata. La Chiesa fu fortemente voluta dagli abitanti di Carmine che non volevano più recarsi a Cannobio per le funzioni religiose. I duchi di Milano, dai quali dipendeva il luogo, vollero dedicarla al culto del vescovo sassone san Gottardo.
Gli affreschi al suo interno furono ricoperti di calce a causa della peste del 1630, quando numerosi malati si rifugiarono nella Chiesa. Furono riscoperti e restaurati nel 1932. Un nuovo restauro fu realizzato dal 1997 al 2002. La piazzetta antistante la Chiesa è stata fino al 1875 il camposanto; attualmente è un balconcino panoramico sul Lago Maggiore.

Descrizione del sito:
L’esterno della chiesa, sulle pareti sud ed est presenta una serie di riquadri, databili intorno agli anni trenta del Quattrocento, nei quali sono raffigurati san Gottardo (più volte), san Cristoforo, la Madonna con il Bambino fra santi e l’Adorazione dei Magi, quest’ultimo realizzato intorno al 1429 dal Maestro di Re.
E’ possibile distinguere con facilità le varie fasi costruttive dell’edificio, poiché sono separate da alcuni gradini utilizzati per collegare le due parti. La sagrestia sul lato nord fu evidentemente aggiunta a posteriori, sia per la difficoltà di passare accanto alla chiesa sul lato settentrionale, sia per il fatto che le pareti differiscono totalmente da quelle della costruzione originaria.
All’interno, presso l’altare maggiore, era posto un trittico che ritraeva la Madonna col Bambino, san Gottardo e san Pietro; un altro trittico del 1429, opera di Battista da Legnano, si trovava sull’altare laterale: rappresentava la Vergine col Bambino e i santi Rocco e Pietro. I due trittici sono stati rimossi e trasportati nella Collegiata di San Vittore a Cannobio per comprensibili motivi di sicurezza.

Gli AFFRESCHI che decorano quasi tutta la chiesa sono frutto di successivi lavori di diversi autori, sulla cui identità i critici non concordano. Sulla volta è raffigurato il Cristo in maestà circondato dai simboli degli Evangelisti, e un san Paolo sulla parete sinistra del 1340 circa, opera, secondo alcuni critici, del cosiddetto Maestro di Corzoneso (non Carzoneso come scritto in alcuni siti; un comune svizzero del Canton Ticino che si è aggregato nel nuovo comune di Acquarossa nel 2004).
Negli anni 1375-1385 un secondo ciclo pittorico fu eseguito da un artista novarese influenzato dal giottismo: una Crocifissione con i santi Gottardo e Bartolomeo nella parete sopra l’altare; una bellissima Annunciazione e una sequenza di santi sulla parete sinistra; su quella destra l’arcangelo Michele.
Non si sa per quale motivo questo Maestro abbia abbandonato i lavori, che furono ripresi pochi anni dopo (1400-1401) dal cosiddetto Maestro di San Gottardo, che concluse gli affreschi della seconda campata della chiesa con i raffinati canoni tardogotici lombardi. Il ciclo illustra scene della Vita di san Gottardo (o Godeardo, abate benedettino e vescovo, nacque nel 960 a Reichersdorf e morì nel 1038. Gli si attribuiscono molti miracoli, guarigioni di malati, liberazioni di indemoniati ecc. altre notizie qui) e fu affrescato sulle volte (tre episodi per ogni spicchio) e proseguito nella zona superiore della parete nord fronteggiando la figura di san Gottardo in cattedra circondato da oranti. Nella fascia inferiore vi era la Vergine tra un santo pellegrino e san Bernardo; un’Ultima Cena occupava tutta la parete e di essa, dopo la costruzione della cappella laterale, sono visibili solo frammenti del primo e dell’ultimo apostolo. Sulla parete dell’arco trionfale affrescò una Vergine col Bambino e nel sottarco di ingresso e in quello di accesso al presbiterio dipinse polilobi gotici entro cui sono profeti con cartigli. Lo zoccolo e gli sguanci di porte e finestre vennero decorati a finto marmo.
Risalgono agli anni intorno al 1431 gli affreschi della terza campata, appena costruita, con le scene del martirio di san Bartolomeo, di autore ignoto.

Informazioni:
La chiesa è nella frazione di Carmine Superiore.  Comune Cannobio tel. 0323 738200

Links:
http://www.illagomaggiore.com

http://cspicturegallery.blogspot.it (fotografie)

Bibliografia:
CERVINI F., I cicli pittorici di San Gottardo a Cannobio: un’antologia di affreschi alla fine del medioevo, I beni culturali, 11.2003 No. 4/5, p. 31-37, 2003
— La chiesa di San Gottardo e Carmine Superiore a Cannobio, Beta Gamma, Viterbo 2003
ROMANO G. (a cura di) Pitturae miniatura del Trecento n Piemonte, CRT, Torino, 1997
TRAVI C., Il Trecento in GREGORI M. (a cura di ), “Pittura tra Verbano e lago d’Orta dal Medievo al Settecento”, Milano 1996
ZAMMARETTI A. La borgata millenaria di Carmine e la monumentale chiesa di S.Gottardo alle porte di Cannobio, 2° edizione Cerutti, Intra 1977
ZAMMARETTI A. Cultura, storia, arte e munificenza nella toponomastica di Cannobio, Novara 1988

Fonti:
Foto dai due siti sopra indicati; foto n° 4 da http://stresasights.blogspot.it/2010/10/places-to-go-medieval-hamlet-of-carmine.html; foto in alto da http://rete.comuni-italiani.it/foto/2008/54955/view

Data compilazione scheda:
9 luglio 2012 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Belgirate (VB) : Oratorio di San Paolo

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Storia e descrizione del sito:
La chiesa doveva essere quella di un antico villaggio di cui nelle vicinanze si trovarono alcune imprecisate tombe con monete di epoca imperiale. Il nome è indicato in tutti i documenti attualmente a disposizione, rimane tuttavia l’ipotesi di una originaria dedicazione dell’Oratorio alla Madonna. Leggiamo infatti nella relazione della visita del 28 novembre 1716 di don Giuseppe Antonio Reza per conto del vescovo di Novara Gilberto Borromeo: “Successivamente visitò l’Oratorio della B.V.Maria, chiamato la Madonna di San Paolo.” La sua origine è ignota. Nel verbale della visita pastorale del Vescovo di Novara, Carlo Bascapè (1550 –1615), l’Oratorio viene presentato come “antiquum”: cioè così lontano nel tempo d’aver perso ogni ricordo e collegamento col passato. Di grande interesse le proporzioni indicate nel documento: le 7 braccia di lunghezza per 5 di larghezza (circa 4,70 metri per 3,40).
In parte ricostruito nel Settecento, l’oratorio conserva l’abside romanica con pregevoli AFFRESCHI: il Cristo in mandorla, purtroppo malamente ridipinto nel secolo scorso; al di sotto, ancora ben conservate, la teoria degli apostoli e sullo zoccolo il “ciclo dei mesi”, iconografia tipicamente romanica, anche se gli affreschi potrebbero essere tre-quattrocenteschi.

Descrizione dei ritrovamenti:
Si trovano coppelle incise su un masso vicino all’oratorio. Su un masso posto in verticale, a stele, è incisa una figura che richiama un triscele celtico, cioè tre raggi ricurvi che partono da un centro.

Informazioni:
L’oratorio sorge in una radura verde di felci sulla cresta di una collina in territorio di Belgirate, ai confini di Calogna e Magognino (vedi sotto cartina con il percorso). Parrocchia tel. 0322 7253

Link:
http://www.turismo-belgirate.it/edifici-religiosi/oratorio-san-paolo/index.html

Fonti:
Informazioni e immagini tratte nel 2014 da pagine, non più esistenti nel 2020, del sito www.parrocchiadibelgirate.it.

Data compilazione scheda:
29 dicembre 2012 – aggiornamento febbraio 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Belgirate (VB) : Chiesa vecchia di Santa Maria

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Storia e descrizione del sito:
La chiesa di Santa Maria mantiene alcune tracce romaniche nel campanile e nell’abside all’interno dell’attuale navata destra. L’edificio fu rimaneggiato nel XVI secolo. Nel 2010 iniziò il restauro dei dipinti murali della navata di sinistra, ascrivibili alla prima metà del sec. XVI, di ambito lombardo.
L’edificio conserva l’originale CAMPANILE romanico dell’XI secolo con monofore. E’ preceduto da un elegante portico seicentesco eretto a seguito delle prescrizioni di San Carlo Borromeo. Sulla facciata rimangono tracce di affreschi del XV secolo, uno dei quali raffigura san Cristoforo.
L’interno del XVI secolo, è riccamente decorato da affreschi coevi: Crocifissione; santi Rocco, Sebastiano, Lucia, Apollonia, Defendente, Caterina e Cristina; profeti. Sant’Uguccione (o Ugo) sul fianco destro dell’ingresso, è ritratto gesto di tagliare una forma di formaggio. L’altare barocco in legno dorato intarsiato è decorato da uno splendido paliotto.

Informazioni:
Parrocchia tel. 0322 7253


Links:
http://www.parrocchiadibelgirate.it

http://www.comune.belgirate.vb.it/

Fonti:
Immagine dal sito: www.parrocchiadibelgirate.it

Data compilazione scheda:
29 dicembre 2012 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Bee (VB) : Massi coppellati

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Storia e descrizione del sito:
In frazione Roncaccio, Località Cöss, vi è il sito più importante, noto dal 1998: un banco di roccia affiorante(scisto) dove sono incise 11 coppelle pressoché della stessa dimensione raggruppate in disposizione a cerchio, altre 8 coppelle sparse di dimensioni variabili e, isolati, su una parete laterale del banco di roccia, due cruciformi quasi sicuramente cristiani (uno con basamento) che sono da interpretarsi come “croci di cristianizzazione”.
Le coppelle, con disposizione geometrica, sono attribuite (PRIULI 1983) ad un’epoca variabile tra l’età del Bronzo (2500 a.C.) e l’età storica.
Il sito di Bee si trova proprio sulla linea di spartiacque che scende dal Monte Cimolo verso Possaccio. Più a valle, sempre sulla linea di spartiacque tra valle Intragna e zona collinare di Bee/Vignone, si trovano i siti di Bureglio/Belvedere, Vignone Cà di Mui e Mött ad Crana (vedi scheda). L’allineamento su una linea di cresta, indice della stretta correlazione tra l’orografia del territorio, la sua storia (alpeggi, cappellette cristiane, abitati di età storica abbandonati o percorsi desueti) e la disposizione dei siti preistorici è una caratteristica che si riscontra spesso.

Informazioni:
I massi coppellati sono localizzati lungo un sentiero ben segnalato; il percorso dura circa 3 ore. Il giro ad anello intorno al Monte Cimolo parte da piazza Barozzi in Bee e si dirige verso la frazione di Roncaccio, che vanta un bel centro storico di origine medioevale. Proseguendo verso il bosco, si incontra la Cappella dello Sciuvlino del XVI secolo; seguendo il sentiero sterrato si raggiunge in poco tempo la zona delle “coppelle del Cöss” e, successivamente, i massi di “Cascina del Viturin”, “Albagnano” e “Mulin Ferée”.

Link:
http://www.ecosistemaverbano.org/scheda.html?id=12463

Scarica PDF:  Il territorio segnato in Mediateca VCO

Bibliografia:
BIGANZOLI A:, Il territorio segnato. Incisioni rupestri del Verbano, Ed. Museo del Paesaggio, Verbania VB, 1998
COPIATTI F.; DE GIULI A.; PRIULI A., Incisioni rupestri e megalitismo nel Verbano Cusio Ossola”, ed. Grossi, Domodossola VB, 2003
PRIULI A., Incisioni rupestri in Valcamonica, Ivrea, Priuli e Verlucca, Ivrea, TO, 1985

Fonti:
Fotografia dal sito sopra indicato.
Notizie tratte dal sito: http://vco.storiainrete.net/storiainrete/
vco/mediateca.nsf/15018844520d86b5c1256afb003c1265/
78877d3e3e45e42cc1256f2d006502d3?OpenDocument (in allegato) scaricato dicembre 2007 – sito non più esistente a febbraio 2014

Data compilazione scheda:
10/09/2007 – aggiornamento febbraio 2014

 Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Baveno (VB) : Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso e Battistero

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Storia del sito:
Baveno è citato in documenti del 998, 1001, 1014, 1069. La pieve di Baveno è espressamente ricordata nella Bolla di Innocenzo del 1133 (“Plebem Baveni cum capellis suis”) e nei testimoniali del 1157 è contenuta una deposizione del “Preposito” di Baveno.
La chiesa dei Santi Gervaso e Protaso (o Gervasio e Protasio) venne consacrata dal Vescovo Guglielmo Amidano il giorno 13 maggio 1343: ciò risulta da una iscrizione ivi esistente ricordata dal De Vit e dal compilatore di Novara Sacra del 1930. L’abside attuale venne rifatta nel 1607, come risulta da una data graffita all’esterno di essa: altri ingrandimenti di cappelle si ebbero nel sec. XVIII cosicché la chiesa appare ora composta da una navata centrale con due file di cappelle ad ogni lato. La volta della navata è pure opera del periodo barocco e la sacrestia porta la data del 1717. Il porticato di facciata, che sorregge l’organo, venne aggiunto nel 1841. Nel 1926 l’interno venne decorato da pitture d’ornato.

Descrizione del sito:
SS. GERVASO E PROTASO L’architettura, risaltata dal colore chiaro delle pietre squadrate, presenta sul fronte due lapidi murate di origine romana (vedi sotto). La facciata a capanna è un eccelso esempio di architettura romanica (1150-1175) con copertura in beola e il CAMPANILE (1050-1075) slanciato a sei piani con pianta quadrata, monofore murate e muratura in ciottoli disposti in modo irregolare.
L’interno è il risultato di diversi interventi con affreschi del XV secolo, paliotti d’altare nelle cappelle laterali aggiunte nel 1700, dipinti di vari autori del XVI. Sulla volta centrale al pregevole Crocifisso ligneo del XVI secolo fa da sfondo una visione del Golgota affrescata a metà ottocento. Affreschi del XV secolo, lungo due lesene, con sant’Ambrogio e sant’Antonio Abate.
Nella terza cappella sulla destra, la Cappella del Crocifisso, si trovano due dipinti di Defendente Ferrari, probabilmente parte di un polittico: l’Adorazione della Vergine e la Circoncisione.

BATTISTERO La datazione del V secolo, proposta da alcuni autori, deve essere ancora documentata da specifici scavi archeologici. L’esterno si presenta come un edificio settecentesco, preceduto da un portico con colonne di granito La pianta esterna è quadrata cui corrisponde uno spazio ottagonale interno con nicchie alternate rettangolari e semi circolari ricavate nello spessore della muratura. È sormontato da un tiburio ottagonale che mostra all’esterno una volta a spicchi, su arco ribassato e che poggia su mensole in pietrade corate a motivi vegetali stilizzati, probabilmente romanica. Le decorazioni ad affresco della volta, del tiburio e delle pareti sono state realizzate tra il Quattrocento e l’Ottocento.

Descrizione dei ritrovamenti:
Durante la ristrutturazione della canonica è emersa un’interessante stele funeraria scolpita con i ritratti di una famiglia (i volti dei due genitori ai lati e due visi di bambini al centro) d’epoca romana databile al I secolo d.C.
Numerosi i ritrovamenti: le due epigrafi ora inserite sulla facciata della chiesa e quella conservata a Milano; tavelloni e frammenti fittili rinvenuti sotto il Battistero insieme a monete di Arcadio (383-408); la vasta necropoli venuta alla luce nel 1844 e 1868 nel parco della Villa Trotti (poi Adami, ora Galtrucco) e un tratto di muro scoperto insieme a monete del III sec. d.C. durante i lavori per la costruzione delle “Fonti di Baveno”.
La necropoli di villa Galtrucco era un piccolo sepolcreto con tombe e cremazione, databile alla prima età imperiale (I-II sec. d.C.), collocato probabilmente al di fuori dell’abitato e lungo una via di comunicazione. Nel 1844 furono rinvenute tombe con deposizioni in urne cinerarie delimitate da pietre e accompagnate da corredo costituito da balsamari vitrei, oggetti d’ornamento, armi e monete di bronzo, fra cui una “Faustina Augusta”, con ogni probabilità Annia Galeria Faustina (morta nel 175 d.C.). Nel 1868 furono scoperte invece circa quindici tombe con deposizione in urne cinerarie; il corredo era costituito da olpi, balsamari in vetro, oggetti di ornamento (fra i quali una fibula), patere (piatti) e coppette in terra sigillata, una ceramica particolarmente pregiata, prodotta ad Arezzo o in luogo su imitazione di modelli aretini. Le tombe contenevano anche monete di bronzo, alcune riferibili a Tiberio (14-37 d.C.) e Claudio (41-54 d.C.), che, come quelle rinvenute nel 1844, avevano forse la funzione del cosiddetto “obolo di Caronte” e cioè della moneta per pagare il terribile traghettatore di anime. ( Notizie dal sito del Comune)
Ai lati del portale della chiesa dei Santi Gervaso e Protaso sono inserite due epigrafi romane. Quella a sinistra, in marmo di Candoglia, ci fornisce informazioni riguardo alla romanizzazione di questi territori: TROPHIMUS/TI(beri) CLAUDII CAES(aris)/AUGUSTI/GERMANIC(i) SER(vus)/DAP[H]IDIANUS/MEMORIAE/ [Aeternae sacrum] ossia “Trophimus Daphidianus servo di Tiberio Claudio Cesare Augusto. (Questo monumento è) sacro alla Memoria Eterna”. Il nome di stampo greco indica che il nostro non era originario di queste zone; inoltre la definizione di “servus” insieme alla mancanza del praenomen individua una persona di condizione servile, e precisamente di un servo imperiale di Claudio; dal momento che l’imperatore Claudio governò dal 41 al 54 d.C. possiamo datare l’epigrafe intorno a questi anni. Inoltre dall’aggiunta di Daphidianus come secondo nome (gli schiavi solitamente avevano un solo nome) si deduce che era già stato servo di un altro padrone, un certo Daphidius: la terminazione in -anus indica infatti il cambiamento di proprietario per donazione. Il servo dedica questa iscrizione alla Memoria Eterna, una divinità romana. Probabilmente la presenza di uno schiavo imperiale in questa zona è attribuibile a motivi economici o militari.
La seconda iscrizione in gneiss si trova a destra in basso sotto il contrafforte:[—]ALENTIUS/[—]NDORO/[—]RI. A causa della frammentarietà del testo non offre elementi sufficienti per datarla e trarre conclusioni riguardo alla condizione e all’origine del dedicante che si chiamava probabilmente Valentius.

Informazioni:

Link:
http://www.comune.baveno.vb.it

Fonti:
Testi e fotografie dal sito e da depliant del Comune.

Data compilazione scheda:
7 luglio 2012 – aggiornamento febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Baceno (VB) : Chiesa di San Gaudenzio

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Storia del sito:
La Chiesa Parrocchiale Monumentale di San Gaudenzio ha origini molto antiche; infatti i primi documenti che testimoniano l’esistenza di una primitiva cappella, risalgono ai primi anni del 1000. Mons. Bascapè, vescovo di Novara dal 1593 al 1615, cita documenti che riguardano una “capella” donata ai canonici di s.ta Maria di Novara da Gualberto, vescovo di Novara dal 1032 al 1039. L’edificio, a pianta rettangolare, era ubicato ove attualmente vi è il presbiterio. Costruita in romanico lombardo, fu dedicata a S. Gaudenzio, primo vescovo di Novara (337-417).
Il primo ampliamento va collocato fra il XII e il XIII secolo. Non essendovi spazio sufficiente, fu mutato l’orientamento, da est a sud, edificando quella parte che oggi è la navata centrale (comprese due navatelle) e la facciata romanica compresa fra le due lesene. Nel 1326, ove era situato l’accesso alla primitiva cappella, il chierico Signebaldo de Baceno figlio di Giacomo eresse la “Cappella della Madonna”.
Alla fine del XV secolo si avvertì la necessità di un nuovo ampliamento e di un abbellimento della chiesa che vennero realizzati mediante la riduzione dell’ampiezza della navata centrale e il successivo ampliamento in larghezza con la creazione delle navate laterali, in stile gotico. L’occasione fu data nel 1486 dal matrimonio di Bernardino de Baceno, valvassore imperiale di Antigorio e Formazza, con la nobildonna Ludovica Trivulzio, figlia di Antonio Trivulzio, rappresentante del duca di Milano in Ossola Ebbe anche inizio la stesura degli affreschi che furono completati solo nel 1542 con la grande Crocifissione sulla parete di destra del presbiterio.
baceno pianta A partire dall’ultima decade del Cinquecento, in conseguenza delle nuove norme dettate dal Concilio di Trento, l’interno della chiesa fu soggetto a nuovi interventi tali da modificarne sensibilmente la struttura. Nel 1522-23 avvenne la costruzione del campanile; nel XVII secolo furono trasformati gli altari laterali; chiuse le grandi finestre bifore e aperte nuove ai lati dei quattro altari. Nel 1628 fu costruita la Cappella della Confraternita del SS. Sacramento. Nel 1696 fu abbattuta la parete di fondo, vennero costruiti una nuova abside, il coro e la nuova sagrestia. A metà Ottocento venne restaurata e parte degli affreschi vennero ritoccati. Nel 1914 avvenne la costruzione della cappella esterna. (vedi piantina con le varie fasi costruttive)

Descrizione del sito:
La facciata romanica è in pietra, il portale centrale è sovrastato da un rosone; si nota l’ampliamento ai due lati. Il portale fu terminato nel 1505, nella lunetta un affresco quattrocentesco ritoccato nel XIX secolo. A destra un enorme S. Cristoforo dipinto nel 1542. Il campanile è a base quadrata col lato di sette metri; i muri sono spessi due metri, dentro i quali sale la scala. La torre è alta 31 metri e la cuspide ottagonale, aggiunta nel XVII secolo, misura 19 m.
All’interno si evidenzia l’ampiezza della chiesa basilicale a cinque navate, divise fra loro da quattro serie di diverse colonne. Il pavimento in notevole salita è formato da lastroni di serizzo. Il dislivello fra l’inizio della navata e la base dei gradini del presbiterio è di circa 90 centimetri. Le navate laterali, sono formate da 10 crociere affrescate. Oltre all’imponente ciborio che costituisce l’altare maggiore, vi sono sette altari laterali In fondo alla navata di levante vi è il cinquecentesco Battistero costituito da un piedistallo in marmo bianco di Crevoladossola sormontato da un ciborio ligneo contenente la vasca battesimale. Le pareti e le volte sono coperte di affreschi dal XIV al XVII secolo.
LA CAPPELLA DELLA MADONNA (ora DEL ROSARIO) è situata in fondo alla navata destra ed è artisticamente considerata la parte più pregevole ed antica della chiesa. E’ stata costruita con le volte a costoloni nel 1326 sfruttando il corpo edilizio formato dalla gradinata e dal ripiano che consentiva l’ingresso nella primitiva cappella; i suoi AFFRESCHI sono tutti dedicati alla vita della Madonna. Sulle vele le figure della nascita di Maria; lo sposalizio della Vergine, la nascita di Gesù e l’adorazione dei Magi. Sulla parete di fondo, sopra a destra, l’Annunziata. Sulla parte inferiore della parete è raffigurata il “Transito” della Madonna attorniata dagli apostoli con aureola. I dipinti sono stati gravemente danneggiati quando agli inizi del ‘700 si volle trasformare la cappella della Madonna in cappella del S. Rosario, inserendo due armadietti barocchi per la conservazione delle reliquie. Sotto l’armadietto di destra è ancora visibile la parte inferiore di un precedente affresco dedicato a S. Antonio Abate. Sulla parete di ponente, a sinistra della finestra, è affrescata una squisita Madonna del latte, detta anche Madonna delle Grazie. Sulla destra è rappresentata la Visitazione della Madonna a santa Elisabetta; questo affresco ne ricopre uno precedente con la probabile figura di san Domenico; in alto un angelo adorante. Nessuna firma e nessun documento consentono di individuare con certezza l’autore di queste opere (forse i Cagnola), databili alla fine del Quattrocento.
Sull’imponente pilastro di sinistra, prima di accedere alla cappella dedicata alla Madonna, si presenta un affresco con una Madonna in trono che sorregge il figlio, opera del XIV secolo in stile tardo gotico. Nella parte di affresco sotto i piedi, sono rilevabili alcuni graffiti con date del XVI secolo.
Sopra l’arco che immette al presbiterio è affrescata una singolare serie di “ex voto” e sull’intradosso un’ Annunciazione dei Da Campo, del 1509.
Nel presbiterio, sulla destra, una grande Crocifissione opera del 1542 di Antonio Zanetti detto il Bugnate; al di sotto le figure di Adamo ed Eva; sulla volta a botte è rappresentato il Drago dalle sette teste dell’Apocalisse. La crociera del presbiterio è racchiusa da tre archi finemente affrescati: otto belle immagini di Profeti, sull’intradosso dell’arco trionfale, e sugli intradossi delle volte laterali due belle serie di Sibille. Nelle vele La Maiestas Domini; l’Ascensione della Madonna, e quattro Dottori della Chiesa e i simboli degli Evangelisti, opera dei fratelli Cagnola, attivi tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.

Informazioni:
tel. 0324 62045

Links:
http://www.chiesa-baceno.it
http://www.comune.baceno.vb.it

Bibliografia:
Basello E., San Gaudenzio in Baceno,Grafiche Fovana & Caccia, Gravellona Toce VB – 3a ediz. 2010
“OSCELLANA”, anno XXXVIII n° 2 Luglio-Settembre 2008 pp. 1333-137 (reperibile anche sul web)
(s .n.), La chiesa parrocchiale di Baceno: monumento nazionale, Ed. Stampa Diocesana Novarese, NO, 7a edizione, 1997

Fonti:
Notizie e fotografie tratte dai siti sopra indicati.

Data compilazione scheda:
16/01/2008 aggiornamenti 2012 e febbraio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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