Provincia di Cuneo

Monterosso Grana (CN) : cappella di San Sebastiano

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Storia e descrizione del sito:
La piccola cappella presenta un esterno disadorno, che non corrisponde alla conformazione antica. L’interno rivela invece uno dei cicli pittorici di Pietro da Saluzzo, attribuito alla fase giovanile del pittore, circa 1470. Sull’intradosso dell’arco è raffigurata santa Barbara e altra Santa; sulla parete di fondo una Madonna col Bambino in trono tra san Sebastiano a sinistra e a destra san Nicola e Santo martire. Nella volta i quattro Evangelisti accompagnati dai rispettivi simboli. Sulla parete di destra vi sono le scene del martirio di san Sebastiano trafitto e percosso dagli sgherri; la sua decapitazione e trasporto dell’anima in cielo.

Nella PARROCCHIALE DI SAN PIETRO si conserva un fonte battesimale, opera dei fratelli Zabreri risalente al 1456. Intorno al 1286 il marchese di Saluzzo fece costruire un castello poco distante dal concentrico, di cui oggi resta il rudere della “TORRE DI VEDETTA”. A poca distanza, sull’opposta riva del Grana, sorge il Castello dei conti di Monterosso, risalente al XVII secolo; nel suo cortile è murato un frammento di lapide romana del II secolo.

La chiesetta e il campanile romanici di Sancto Lucio si trovano nella frazione Coumboscuro.

Informazioni:
A qualche centinaio di metri dall’ingresso dei paese, accanto al cimitero. Chiavi in Comune, tel. 0171 98713

Links:
http://www.comune.monterossograna.cn.it/

http://www.coumboscuro.org/sancto_lucio/index.php

Fonti:
Fotografia e parte delle notizie da: www.ghironda.com

Data compilazione scheda:
10 dicembre 2011 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Montanera (CN) : Cappella – santaurio di Santa Maria Assunta detta “Madonna Lunga”

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Storia del sito:
Forse una cappella sorse intorno all’anno mille per iniziativa dei monaci di Consovero, dipendenti dal monastero di Val Casotto, che a Montanera possedevano alcuni beni: si sa comunque della sua esistenza già nel 1200, come si leggeva un tempo sull’iscrizione in facciata. Montanera venne distrutta nel 1363. I nuovi abitanti si preoccuparono fin da subito di ricostruire la cappella in stile romanico come era in origine, senza soffitto e con entrata laterale. All’opera di ricostruzione partecipò tutta la comunità, che poi commissionò gli affreschi della parte absidale. Sul muro di fianco fece apporre la scritta: “Hoc opus fecit fieri Communitas Montaneriae ut a periculo calamitatis adeo sibi colat MCCCCLXXXII die XVI iunii”, cioè “Questa opera fu fatta fare dalla comunità di Montanera per ottenere la liberazione dal pericolo di calamità. 16 giugno 1482”. Forse fu questo il motivo per il quale la cappella venne dedicata a Maria, madre delle Grazie.
Nel 1836 il santuario di “Madonna Lunga”, definizione con cui la cappella viene popolarmente nominata a causa dell’affresco absidale, verrà ancora ampliato. In questi ultimi anni sono stati eseguiti importanti lavori di restauro e risanamento conservativo. Oltre al rifacimento del tetto, dell’l’intonaco e del pavimento, sono stati restaurati tutti gli affreschi esistenti portandone alla luce altri, nascosti sotto il vecchio intonaco.

Descrizione del sito:
Nel catino dell’abside è raffigurata una “Madonna del manto” in atto di accogliere sotto il suo mantello protettore due gruppi di personaggi adoranti. La raffigurazione absidale della Madonna, invece del Cristo Pantocratore, è un raro reperto. Il nome di “Madonna Lunga” è chiaramente dovuto alle particolari proporzioni della figura.
Sotto questa scena due file di personaggi: i dodici Apostoli e una serie di santi tra i più venerati nell’antico Piemonte (tra cui sant’Antonio Abate) fanno da cornice ad un’altra immagine di Maria, risalente alla fine del XV secolo: una delicata “Madonna del latte” (o Madonna di misericordia), tra san Giovanni Battista e san Giuliano.
Non si conosce l’autore (o gli autori) degli affreschi.

Informazioni:
Parrocchia, tel. 0171 798106

Links:
http://www.comune.montanera.cn.it

Bibliografia:
AA.VV. Preghiera dipinta. Itinerari artistici e naturalistici tra Tanaro e Stura. Assoc. “Terra dei Bagienni”, Beinette CN, s.d.

Fonti:
Notizie in parte tratte dal sito del Comune. Fotografia in alto dal sito del Comune; in basso da www.cittaecattedrali.it

Data compilazione scheda:
10/07/2007 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

Montaldo di Mondovì (CN) : reperti preromani e medievali

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Descrizione del sito e dei ritrovamenti:
Intorno al X-XI secolo a. C., all’inizio dell’età del Ferro, si insediò, in quello che è oggi Comune di Montaldo, un popolo di pastori e agricoltori del ceppo dei “Ligures Montani”. Scavi archeologici nell’area del Castello medievale (di cui rimangono ruderi) hanno riportato alla luce strati databili tra il IV e l’inizio del II secolo a. C. in rapporto a una capanna di forma quadrangolare sul margine dell’altura. In questo sito vi sono pietre con incisioni coppelliformi che fanno presumere la presenza di un’area destinata al culto nel periodo preromano.
Lo storico Tito Livio narra della campagna di invasione dei Romani che si insediarono in un luogo posto lungo la via per il mare (l’attuale Roà Marenca); due lapidi, ora murate nella cappella di San Rocco, testimoniano tale insediamento.
Il nome Montaldo compare per la prima volta intorno all’anno 1000 su un documento dell’imperatore germanico Enrico III che cita il “Romitorio di S. Ambrogio detto di Montaldo”.
Nel 2012 è stata inaugurata l’area archeologica dell’insediamento dell’età del Ferro e del castello medievale duecentesco.

A Montaldo rimangono edifici di origine medievale: la chiesa dell’Assunta costruita nel 1500 sui resti di un precedente edificio del 1200; scendendo verso Torre, seminascosta dalla vegetazione, si trova una piccola cappella sorta sui resti dell’antichissimo Romitorio di Sant’Ambrogio, che conserva l’abside romanica e un affresco gotico.

Per approfondire, scarica il pdf:  scheda_storico-territoriale_Montaldo

Informazioni:
info Comune tel. 0174 323105

Links:
http://www.comune.montaldodimondovi.cn.it/

http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_1803650735.html

Bibliografia:
MICHELETTO E.; VENTURINO GAMBARI M. (a cura di), “Montaldo di Mondovì dal villaggio preistorico al castello medievale”, guida breve, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte e del Museo antichità egizie, Torino 2012
FOSSATI M.; RICCA:R., Montaldo di Mondovì: guida al sito archeologico storia-natura-turismo, Comune Montaldo di Mondovì, 1996
MICHELETTO E:,VENTURINO GAMBARI M.,Montaldo di Mondovì: un insediamento protostorico. Un castello, Quaderni della Soprintendenza archeologica del Piemonte. Monografie ; 1; Leonardo-De Luca, Roma 1991
CORTELAZZO M., (Cuneo) Montaldo di Mondovì. Castello, in “Schede 1983”, Archeologia Medievale, XI, Firenze, p. 361
MENCARAGLIA F., Un antico centro di culto e di convegno in Val Corsaglia: le incisioni rupestri in regione “Il Castello” a Montaldo Mondovì, Estr. da “Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo” N. 81, 2° semestre 1979

Fonti:
Foto in alto dal sito www.mongioie-leader.it

Data compilazione scheda:
11 dicembre 2011 – aggiornameno marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Mondovì – San Quintino (CN) : Parrocchiale

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Storia e descrizione del sito:
Il primo edificio fu una cappella campestre edificata intorno al 1455, a pianta quadrata, con volta ogivale. Essa divenne il presbiterio di una chiesa più grande che nei secolo XVII e XVIII assunse la forma attuale a tre navate. Dipendente dalla parrocchia del rione Carassone, divenne autonoma solo a metà del XX secolo. Il campanile è ottocentesco.
Nell’antica cappella, oggi presbiterio, sulle vele della volta si sono conservati AFFRESCHI del XV secolo: il Cristo pantocratore in mandorla e i quattro Evangelisti intenti a scrivere il Vangelo seduti su scranni ricchi di guglie gotiche e rappresentati con una prospettiva ingenua.
La sigla H Z potrebbe rimandare al pittore Henricus Zabreri di Cuneo. Altri frammenti di affreschi sulle pareti, ma parzialmente coperti da quadri, tra essi un angelo con una lira rettangolare. Lo stile è vicino a quello delle pitture di Bastia, San Michele Mondovì e Molini di Triora.

Informazioni:
Frazione San Quintino. Parrocchia tel. 0174 61100

Bibliografia:
BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’artistica Editrice, Savigliano CN, 2002

Fonti:
Tratto dal testo indicato in bibliografia.

Data compilazione scheda:
3 gennaio 2012 – agg. marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Mondovì – San Biagio (CN) : Antico Priorato di San Biagio

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Storia del sito:
L’antico priorato benedettino, anticamente nel territorio di Morozzo, venne costituito nel 1040 con beni provenienti dall’eredità di Eremberto di Morozzo e rimase legato a questa famiglia, anche se di fatto dipendeva da San Benigno di Fruttuaria. I benedettini resero fertile un’area in origine malsana ed inospitale. Il monastero venne citato in documenti nel 1101 e nel 1173. Nel 1440 i benedettini furono costretti ad abbandonare il priorato a causa della soppressione attuata dall’antipapa Felice V e il monastero passò al Capitolo dei Canonici di Mondovì.
Nel 1675 la chiesa assunse la funzione di parrocchiale per la frazione di San Biagio. Dopo la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale nel centro dell’abitato, nella seconda metà del XVIII, secolo avvenne la trasformazione del priorato in cascina; nel 1788 esistevano solo più alcune camere del convento e il restante era stato ristrutturato per usi agricoli.
Dal 1973 i resti dell’antico priorato sono tornati ad essere la sede di una piccola comunità monastica. Da allora sono stati eseguiti lavori di scavo archeologico e recupero che hanno consentito di ricostruire le vicende degli edifici del monastero.
Si è appurato che la costruzione del complesso avvenne in diverse fasi. La prima costruzione fu una piccola cappella altomedievale ad aula rettangolare, abside rotonda con la curvatura irregolare, con murature di ciottoli posti a spina di pesce in abbondante malta, i cui resti, secondo Bertone, potrebbero risalire al VII-VIII secolo. Probabilmente nel X secolo la cappella fu ricostruita con strutture murarie insistenti sulle precedenti. In una successiva fase costruttiva furono edificati una chiesa più grande, con tre navate tutte absidale, accostata a sud della prima cappella, e alcuni edifici del monastero. Per le murature in ciottoli con giunti ripassati è databile al secolo XI.
Nel XIII secolo la chiesa fu rimaneggiata mantenendo la pianta a tre navate come la primitiva, ma realizzando un intervento radicale che portò a mantenere i lati nord e sud, arretrare le absidi, costruendone tre ex novo e radendo al suolo le preesistenti. Da documenti si sa che vi era un portico davanti alla chiesa, il chiostro e la sala capitolare. La muratura era con ciottoli a spina di pesce e blocchi di pietra provenienti dalle precedenti costruzioni. Venne affrescata nel XV-XVI secolo.
Non si sa quale fosse la lunghezza originale dell’edificio del XIII secolo, perché nel XVI-XVII secolo venne molto modificato con una riduzione dell’area adibita al culto; dovrebbe verosimilmente risalire a questo periodo l’arretramento della facciata al livello attuale, risultato di drastici interventi di abbattimento di una buona metà del complesso edilizio; le navate ridotte a due e quella nord trasformata in sacrestia, come documentato dalla relazione del vescovo Scarampi nel 1583.

Descrizione del sito:
La chiesa è quella derivante dalle modifiche del XVI secolo e successivi. Il campanile romanico è in mattoni, irrobustito negli spigoli con ripiani segnati da archetti pensili, coperto da un tetto; la cella presenta bifore con colonnina. Al momento gotico appartengono capitelli, finestre e porte ogivali. Alla base del campanile vi è di un vano quadrato, absidato verso oriente, che è stato possibile riferire all’edificio del secolo XI.
Gli AFFRESCHI che decorano l’interno della chiesa di San Biagio nei vani absidali e pareti contigue sono stati recentemente restaurati. Sulla parete del vano alla base del campanile è affrescata una Madonna del XV secolo, di notevole livello.
Gli altri affreschi risalgono ai primi decenni del ‘500 e presentano alcune iconografie più antiche e particolari. La parete destra, accanto all’abside minore, conserva una raffigurazione di sant’Anna “Metterza”, con in grembo la Vergine Maria la quale, a sua volta, regge sulle ginocchia il Bimbo Gesù: questa iconografia, resa celebre da Masaccio, è assai rara in Piemonte, mentre ebbe una discreta fortuna nei paesi nordici soprattutto fra Tre e Quattrocento. Un secondo e singolare particolare all’interno del ciclo pittorico è rappresentato (abside maggiore) dal Bimbo Gesù, recante la croce, il quale seguendo la traiettoria di un raggio che parte dall’Eterno, si dirige in picchiata verso la Vergine Annunciata. E’ una raffigurazione del parvulus puer preformato, severamente criticata fin dal Quattrocento ed in seguito dal Concilio di Trento, pertanto bandita dall’iconografia ufficiale. Nell’abside maggiore compare centralmente un incombente Padre Eterno circondato da angeli e cherubini; al di sotto è rappresentata l’Annunciazione. Nell’abside minore un’Assunta, con veste in broccato e manto azzurro, viene sollevata dagli angeli sopra le anime del purgatorio; ai lati due riquadri di epoca posteriore: a sinistra vi è sant’Antonio e, a destra, san Biagio.

Informazioni:
Il Priorato si trova oggi nel territorio della frazione San Biagio, in una tranquilla borgata. Nei  locali vi era il “Monastero di San Biagio, Madonna della Fiducia, centro di spiritualità”, che è stato  chiuso.

Link:
http://www.monasterosanbiagio.com

Bibliografia:
BERTONE L:, Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
COMBA R.; MERLO G.; San Biagio di Mondovì, un Priorato fruttuariense tra XI e XV secolo, Atti Convegno 3-5 Novembre 2000, Quaderni di storia a arte, Soc. per gli Studi Storici,Archeologici ed artistici della Prov. di Cuneo, Mondovì. Centro studi Monregalesi, Cuneo, 2003

Fonti:
Fotografie dal sito sopra indicato. Piantina da Bertone 2002.

Data compilazione scheda:
17/05/2007 – aggiornamento marzo 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

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Mondovì – Pogliola (CN) : Antico monastero di Santa Maria della Carità

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Storia del sito:
Nei pressi dell’attuale abitato di Pogliola nel 1173 o 1176 venne fondato un monastero di monache cistercensi per iniziativa di tre dame della famiglia Morozzo. Nel 1180 il vescovo Guglielmo consacrò la chiesa. Si narra che, nel X secolo, nei pressi di Pogliola vi fosse un castello da cui partirono i predoni che catturarono e martirizzarono il vescovo Bernulfo. Il castello venne poi distrutto per recuperare il materiale con cui costruire il monastero.
Il monastero fortificato, denominato “Santa Maria della Carità” venne dotato di vasti poderi ed ebbe donazioni dai marchesi di Ceva, di Saluzzo, dagli Angiò e in seguito dai comuni vicini (Mondovì, Cuneo, Fossano, Alba). Per quattro secoli il monastero ebbe influenza sul territorio e promosse opere di bonifica e di irrigazione sotto la giurisdizione di Staffarda; ma dalla metà del XV secolo vi furono lotte per liberarsi da questa soggezione, sino a che nel 1592, dopo che il Concilio di Trento prescrisse che i conventi isolati nelle campagne si trasferissero nella città più vicina, le monache si trasferirono in Mondovì nel palazzo dei conti Taddei nel rione Carassone.
Il monastero venne quindi chiuso e iniziò la sua rovina.
Per appofondire scarica il pdf: mondovi merati-pogliola

Descrizione del sito:
La costruzione era un complesso di fabbricati disposti attorno ad un chiostro rettangolare: sul lato nord la chiesa, negli altri lati vi erano le celle e gli ambienti comuni. Il porticato al piano terreno aveva archi a pieno centro, il loggiato superiore con archi ribassati, le volte a crociera senza costoloni, capitelli cubici e colonne rotonde.
Oggi rimane integro il lato est del chiostro con resti di affreschi con santi, datati al XV secolo; la struttura di alcune celle ed un ambiente che forse era il refettorio, che successivamente venne anche adibito a cappella e dotato di altare con volta a botte.
È rimasta un porta d’ingresso fortificata, turrita con un grande arco ogivale bianco e rosso con mattoni alternati ad arenaria e stipiti in pietra ben squadrati; al piano superiore sono visibili due finestre centinate, oggi murate; il terzo piano era probabilmente una loggia aperta con funzioni di guardia e difesa. Il resto del monastero e gli ambienti agricoli che lo circondavano sono in completa rovina.

Informazioni:
In frazione Pogliola, sulla strada verso Morozzo.

Bibliografia:
Bertone L., Arte nel Monregalese, L’artistica Editrice Savigliano CN, 2002
Mellano M.F., La controriforma nella diocesi di Mondovì (1560-1602), Torino, 1955, pp. 99-100, 219-227, 239
Piovano A.; Fogliato L., Abbazie e Certose. Religione, economia e arte nel Cuneese medievale, Cavallermaggiore CN, 1979, pp. 81-94
Merati P., Diplomi imperiali e bolle pontificie a favore delle monache di Pogliola e
Grillo P., Il monastero di Pogliola nella concorrenza dei poteri (1180-1280), in “All’ombra dei signori di Morozzo: esperienze riformate ai piedi delle Marittime (XI-XV secolo)”, Atti del Convegno: San Biagio Mondovì – Rocca de’ Baldi – Mondovì, 3-5 novembre 2000, a cura di R. Comba e G. G. Merlo, Cuneo 2003, anche in «Scrineum»
Bacino D., Il monastero di Pogliola e la sua proprietà fondiaria dal 1180 al 1289, in «Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo», (1991), 2, p. 5-28. 83

Fonti:
Fotografia tratta nel 2009 dal sito: http://www.dcia.it/sezione/Documenti/IO1dci_p.htm, pagina non più reperibile nel 2014.

Data compilazione scheda:
07/01/2009 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

Mondovì – Piazza (CN) : Cappella di Santa Croce

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Storia del sito:
La Cappella esisteva già nel 1297 e apparteneva al Convento dei domenicani, distrutto nel XVI secolo. In origine era un piccolo edificio a pianta quadrata coperto con volte a crociera ogivali.
Nel 1745 fu impropriamente chiamata Cappella di San Magno, in occasione di un’epidemia di peste bovina.
Nei secoli XVII-XVIII venne ampliata con un portico antistante l’ingresso e un campanile a pianta quadrata.
Contiene AFFRESCHI datati 1450-1470, attribuiti ad Antonio Dragone da Monteregale. Il ciclo pittorico ricopre, per 55 metri quadrati, le pareti e la volta della cappella e si presenta come un’elevata iconografia particolarmente originale e rara per i temi trattati e la ricchezza di figure simboliche che rappresentano un unicum nell’ambito del gotico piemontese. Nell’opera si notano influenze dello Jacquerio e si riconoscono elementi di continuità con gli affreschi della chiesa di N.S. della Monta di Molini di Triora (Imperia).

Descrizione del sito:
L’edificio è molto semplice, con la struttura architettonica tipica delle cappelle campestri dell’epoca e del luogo.
L’affresco sulla parete dietro l’altare rappresenta la “Croce vivente o Croce brachiale” perché la Croce presenta  i bracci che terminano con mani.
Il braccio orizzontale  termina con la mano destra che tiene la chiave del Paradiso e incorona la Chiesa che sorregge un modellino della basilica di Assisi, alle sue spalle la Madonna; la mano sinistra  regge una spada con cui trafigge la Sinagoga che cavalca un caprone acefalo, alle sue spalle Eva. Il braccio superiore con la mano regge una chiave che apre la porta della Città Celeste; quello inferiore è mutilo, ma doveva aprire la porta del Limbo.
Ai lati della Croce vi sono s. Gregorio Magno e s. Bonaventura (in questa immagine, precedente la beatificazione del 1482, è rappresentato senza l’aureola) altri  interpretano questa figura come quella del beato Pietro del Lussemburgo.
Le quattro vele della volta raffigurano Cristo Pantocratore, la Flagellazione, la Salita al Calvario, la Deposizione dalla Croce.
Nell’arcone di apertura, a sinistra s. Domenico e s. Stefano, e a destra s. Francesco e s. Lorenzo. Tutti entro edicole gotiche cuspidate.
La parete destra della cappella raffigura il “Cristo di Pietà”: un grande trionfo araldico con gli strumenti della Passione, detto anche “Visione di S. Gregorio”, al di sotto una fascia con sei tondi con i volti di Apostoli. Al di sotto, in una nicchia, un’immagine di s. Elena che ritrova la Croce.
La parete sinistra della cappella ha una “Risurrezione”, sotto la fascia con altri sei volti di Apostoli e ancora al di sotto, in parte sovrapposto, un dipinto posteriore con la Vergine col Bambino circondata da s. Pietro da Verona e s. Bernardino da Siena.

Informazioni:
Nel rione Piazza, sulla strada da Mondovì a Vicoforte, nell’antico “Prato della Fiera”. Via di Santa Croce.  Rivolgersi al sig. Luca Barucco, tel. 0174 41988 oppure info Ufficio I.A.T. Città di Mondovì – tel. 0174 40389

Links:
http://www.youtube.com/watch?v=XgYde0ijo3M  (Il video contiene immagini degli affreschi)

http://www.jaquerio.afom

www.sebastianus.org

Bibliografia:
RAINERI. G., Cappella di S. Croce a Piazza, Ed. Parrocchia della Cattedrale Tip. Ghisleriana,  Mondovì CN, 1982
BERTONE L. , Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002

Fonti:
Immagine dal sito al n° 2.

Data compilazione scheda:
17/09/2005 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

Mondovì – Ferrone (CN) : Cappella di San Bernardo delle Forche

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Storia del sito:
Non si sa quando venne costruita la cappella, dedicata a san Bernardo di Chiaravalle; il nome popolare è dovuto al fatto che nelle vicinanza dell’edificio si ergevano i patiboli per i criminali, in una posizione chiaramente visibile dalla Piazza, anticamente il centro della città. Le pareti della cappella riportano molte incisioni, spesso datate, dei condannati che chiedevano la grazia di evitare l’impiccagione o di ringraziamento per averla evitata (croci, simboli, date, figure di impiccati e di diavoli, invocazione a santi…).
Sulle pareti è affrescato uno straordinario ciclo pittorico dedicato alla maternità di Maria, di Antonio da Monteregale (Antonio Dragone da Mondovì), che ha lasciato la propria firma sul manto di santa Caterina d’Alessandria. Si ritiene sia stata affrescata nel 1473, comunque prima del 1478, data graffita da un pellegrino. Gli affreschi sono stati recentemente restaurati.

Descrizione del sito:
La struttura è quella originaria: un’aula rettangolare con un portico munito di tetto a capriate. L’interno ha un soffitto a botte.
Gli AFFRESCHI, che risentono dell’arte nordica e provenzale, sono ispirati probabilmente dagli scritti di san Bernardo su Maria madre di Gesù, che egli chiama mediatrice di grazie. L’affresco sulla parete dietro l’altare è una sacra rappresentazione, una iconografia forse unica, che prende ispirazione dal “lactatio virginalis” (dall’omonimo sermone di Arnaud de Chartres); i cartigli riportano scritte in caratteri semigotici. Gesù crocifisso è al centro della scena, ai lati due angeli e ai suoi piedi un morto è disteso su di un letto, mentre un diavolo (semicancellato) lo tira per i piedi, tentando di trasportarlo all’inferno. La Vergine, a sinistra, intercede per il defunto (forse il committente della cappella o degli affreschi), mostrando al Figlio il seno scoperto. Cristo stacca la mano destra dalla croce ed offre il suo sangue dicendo a Dio Padre, rappresentato circondato da angeli sulla parte alta a sinistra del dipinto, nel latino del tempo: “Voluere quesso pater quod rogitat mea mater” (Vuoi accogliere o Padre quello che chiede mia madre). Dio risponde che nulla può rifiutare ad un tale intercessore: “A te petita dabis quo vis tibi nulla negabo” (A te darò quello che chiedi perché nulla posso negare). A sinistra di Maria si trova santa Barbara che insieme a san Bernardo, rappresentato a grandi dimensioni sulla destra, ricordano la morte violenta.
Sulla parete destra, vi è una “Madonna del Latte”: la figura elegante di Maria seduta su un trono allatta il Bambino, che porta al collo una collanina con un ciondolo di corallo. A fianco vi sono san Bartolomeo, santa Maria Maddalena e san Tommaso, l’apostolo incredulo, che testimonia l’assunzione in cielo della Vergine. Infine vi è l’enorme san Cristoforo con Gesù bambino sulle spalle, protettore dei viandanti.
Sulla parete sinistra (di fonte alla Vergine della parete opposta), vi è sant’Anna che tiene in braccio la Vergine nell’atto di allattare il bambino nell’iconografia piramidale di “sant’Anna Metterza”. Sant’Anna porta un grande mantello rosso e sovrasta l’esile figura della Madonna, col mantello blu, che allatta il Bambino vestito d’oro. Segue la figura di santa Caterina d’Alessandria che porta la corona tra i capelli biondi, simbolo di regalità; nelle mani stringe un libro ed una palma che sorregge fra le foglie una ruota dentata, simbolo del suo martirio. Al centro della parete sinistra sono rappresentate “la Buona e la Cattiva preghiera”. È un soggetto abbastanza raro: un monaco ed un laico sono inginocchiati ai piedi della Croce. Dalle labbra del monaco partono dei lunghi raggi che toccano le piaghe di Cristo, il cui volto è inclinato verso la figura dell’ecclesiastico. Questa è la preghiera disinteressata e piena d’amore. Dalla bocca del laico, invece, i raggi bianchi che rappresentano la preghiera raggiungono i suoi possedimenti e quindi non raggiungono la Croce. All’estremità sinistra, san Grato ha in mano un vassoio con la testa di Giovanni Battista.

Informazioni:
In Borgo Ferrone, sulla Via Vecchia di Cuneo, a sud-ovest della città, a circa 1,5 Km in direzione Sant’Anna di Avagnina, V. S. Bernardo 88.
Associazione Monregaltour, tel. 0174 47428 oppure  IAT tel. 0174 40389

Link:
http://www.comune.mondovi.cn.it/vivere-la-citta/turismo/conoscere-mondovi/fuori-porta/cappelle-e-affreschi/

https://www.sanbernardodelleforche.it/it/affreschi.htm ( foto affreschi)

Bibliografia:
Ranieri G., Antonio da Monteregale – Santa Croce – San Bernardo delle Forche, Ediz. Antoroto, Mondovì CN, 1976
Cuniberti G. (a cura di), Mondovì. Guida-ritratto della città, Editris Duemila, Torino, 2002

Fonti:
Fotografie tratte dal sito del Comune.

Data compilazione scheda:
09/01/2009 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Mondovì – Ferrone (CN) : Cappella di San Bernolfo o Bernulfo

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Storia del sito:
La cappella di San Bernulfo o Bernolfo (o Arnulfo o Eilulfo, martirizzato dai Saraceni nella prima metà del X secolo), la cui primitiva costruzione risale al secolo XI o XII, probabilmente conservò le spoglie del santo martire sino al 1514, quando vennero traslate nella Cattedrale cittadina. La cappella viene ricordata in un testamento del 1301. Durante il Medioevo ed il Rinascimento la costruzione, a navata unica di forma rettangolare, fu sottoposta a modifiche ed ampliamenti. Nel XV secolo fu aperta una nuova porta più grande, sullo stesso lato della preesistente, con un bel protiro gotico formato da una crociera con costoloni sostenuti da colonne circolari in cotto con capitelli cubici ed archi ogivali eleganti e di buona fattura.
Decorata con affreschi raffiguranti la vita di san Bernulfo intorno al XIII o XIV secolo; nel 1582 il vescovo Scarampi ordinò di coprire le pitture con uno scialbo di calce, o per disinfettarla in quanto era stata destinata a lazzaretto durante una pestilenza, oppure perchè le ritenne non dignitose, poiché probabilmente raffiguravano il martirio del santo le cui viscere vennero avvolte alla ruota del pozzo della vicina Cascina Pogliola.
Successivamente la cappella venne ampliata con un’abside circolare e con la facciata di mezzogiorno in cui venne aperto un portale con architravi in pietra.
Conserva resti di AFFRESCHI del XIII – XIV e del XV secolo.

Descrizione del sito:
In origine fu costruita in stile romanico, di cui rimangono l’antico portale in arenaria murato nella parete in mattoni dove vi era l’originario ingresso, la finestra ogivale al centro del catino absidale, molti tratti delle murature a spina di pesce e le lesene in mattoni.
Degli affreschi più antichi rimangono scarse tracce sulle pareti; invece ben conservato è l’AFFRESCO sopra l’altare maggiore; staccata dal muro e fissata su un pannello di supporto era in origine un’ancona, o pala d’altare, dipinta sul muro invece che su una tavola: i vari riquadri sono separati da file di mattoni imbiancati al posto delle cornici lignee. Viene datata alla fine del XV secolo. È divisa in sei riquadri: in alto a sinistra l’arcangelo Gabriele, al centro il Cristo seduto sulla croce in atteggiamento pensoso, una iconografia rara e originale del “Cristo di pietà”. Al di sotto i tre riquadri di maggiori dimensioni che raffigurano: san Bernulfo in vesti episcopali; la Madonna in trono col Bambino; a destra san Donato vescovo di Arezzo e patrono di Mondovì. In basso, sulla predella, una fascia continua con le figure degli Apostoli.

Informazioni:
Strada Provinciale Mondovì-Villanova. In Borgo Ferrone, percorrere Corso Europa, dopo la piscina: la cappella sorge presso l’incrocio della strada per Villanova. Via della Rosa Bianca, 52.
Ufficio I.A.T. Città di Mondovì – tel. 0174.40389 oppure Parrocchia, tel. 0174 42398

Bibliografia:
Bertone L., Arte nel Monregalese, L’artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
Cuniberti G. (a cura di), Mondovì. Guida-ritratto della città, Editris Duemila, Torino, 2002

Fonti:
https://www.sanbernolfo.it/la-storia-della-cappella-di-san-bernolfo/#pitture

Foto in basso da http://peintures.murales.free.fr/fresques/Italie/Piemont/Monregalese/Mondovi_San_Bernulfo/bernulfo.htm

Data compilazione scheda:
04/01/2009 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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Mondovì – Carassone (CN) : Cappelle di Santa Maria delle Vigne e dei SS. Pietro e Paolo

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Storia dei siti:
La CAPPELLA DI SANTA MARIA DELLE VIGNE, il cui corpo centrale e l’abside risalgono al X secolo, fu ampliata nel XIV secolo. Sorgeva vicino all’antico borgo e al castello di Lupazzanio (o Lupazzano).
L’edifico originario aveva una navata con due campate a vela rettangolare separate da un arcone e l’abside cilindrica. Successivamente vennero aggiunte la sacrestia sulla destra dell’abside, il campanile ed un atrio a due piani (con l’ingresso e al piano superiore l’alloggio per il cappellano). La facciata a capanna che chiude l’avancorpo risale al 1900, in stile neogotico con mattoni ed elementi decorativi prefabbricati in cemento. La cappella conserva nell’abside un ciclo di AFFRESCHI trecenteschi che sono stati accuratamente restaurati nel 1990-94 rimediando ai danni delle ridipinture, anche arbitrarie come quelle del 1896.

La CAPPELLA DEI SANTI PIETRO E PAOLO è una tipica cappella quattrocentesca. In origine aperta, successivamente venne tamponata l’apertura ad arco e venne costruito un piccolo portico. Nel 1583 la cappella era ancora dedicata al solo san Paolo e ne resta traccia nella denominazione locale di “San Pò”. La nuova denominazione risale presumibilmente a fine Ottocento.
Si sa che la cappella esisteva nel 1480 e probabilmente a quell’epoca risale l’affresco sulla parete destra che raffigura la Madonna col Bambino. La cappella fu restaurata esternamente ed internamente nel 1984-85.

Descrizione dei siti:
CAPPELLA DI SANTA MARIA DELLE VIGNE. La parte più interessante è il nucleo più antico (abside e ultime due campate di navata) costruito in arenaria delle Langhe. L’esterno dell’abside presenta i caratteristici archetti e lesene che, nei fianchi, sono stati alterati dalla costruzione di contrafforti a seguito del terremoto del 1896. Alcune feritoie tamponate sono ancora visibili.
Gli AFFRESCHI absidali risalgono alla prima metà del XIV secolo. Nel catino absidale, il Cristo Pantocratore in mandorla attorniato dai simboli dei quattro Evangelisti su uno sfondo blu stellato. Nel cilindro absidale, con sfondo un continuo drappeggio, sono dipinte le figure degli Apostoli disposti in tre gruppi; a destra sopra la porta della sacrestia, una Madonna col Bambino seduto sulle ginocchia. Le figure, ieratiche e grandi, realizzate con cura e raffinatezza, presentano ancora un’impronta bizantineggiante, con lo sguardo sgranato e fisso e i volti luminosi, con aureole decorate e drappi ricchi e morbidi. Sulla parete laterale destra una Natività, opera più tarda forse del XVI secolo. Dopo i recenti restauri, appare molto arbitraria l’attribuzione degli affreschi a Giovanni Mazzucco (XV secolo), dovuta al Nallino (1788) che sostenne che il suo nome fosse scritto sotto l’affresco.

CAPPELLA DEI SS. PIETRO E PAOLO. All’esterno dell’edificio un affresco del ‘700. All’interno conserva affreschi di varie epoche; il più antico (1450 circa) è quello della Madonna in trono con, sulle ginocchia, il Bambino che le porge tre spighe di grano. All’interno una decorazione absidale tardobarocca.

Il rione di Carassone è di antichissima origine e conserva i resti della abbandonata CHIESA DI SANT’EVASIO con il basso campanile, del XIV secolo.
Sulla Piazza San Giovanni sorge la PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI E SAN DOMENICO, di antica origine, fu ricostruita nel XIV secolo, poi molto rimaneggiata e ampliata nel XVI e XVII secolo. Presenta abside poligonale e campanile cuspidato con monofore e bifore

Informazioni:
La chiesa di Santa Maria/Madonna delle Vigne è ad un Km dal rione di Carassone, sulla strada che sale dietro la Chiesa Parrocchiale, in posizione panoramica sotto la collina ove sorge Mondovì Piazza.

La cappella oggi intitolata ai SS Pietro e Paolo, conosciuta anche come “San Pò”, è in frazione San Giovanni dei Govoni, sulla strada di Gratteria. Ufficio I.A.T. tel. 0174 40389 o Associazione Monregaltour, tel. 0174 47428

Link:
http://www.comune.mondovi.cn.it/vivere-la-citta/turismo/conoscere-mondovi/fuori-porta/cappelle-e-affreschi/

Bibliografia:
BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
GALANTE GARRONE G.; REVIGLIO DELLA VENERIA G., La cappella di san Paolo a Mondovì Carassone, Valeo Torino, 1986

Fonti:
Fotografie di S. Maria delle Vigne dal sito del Comune.
Notizie e particolare di affresco della cappella di San Paolo dal testo di GALANTE GARRONE G.; REVIGLIO DELLA VENERIA G. 1986

Data compilazione scheda:
17/01/2008 – aggiornamento marzo 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese

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