Bra (CN) : Museo Civico di Archeologia Storia e Arte di Palazzo Traversa
Storia del Museo:
Il museo attuale, sito in Palazzo Traversa, è l’erede del Museo Popolare di Storia e d’Arte braidese, fondato nel 1919 su iniziativa di Euclide Milano, studioso braidese di storia locale, e funzionario dell’Amministrazione Comunale di Bra. Milano raccolse nel tempo reperti della vicina Pollentia e dell’area comunale, nonché opere d’arte e oggetti antichi.
Palazzo Traversa è risalente al XV sec., la cui edificazione è attribuita alla famiglia artigiana dei Malabaida.
Descrizione delle collezioni:
Il percorso di visita segue un criterio cronologico a partire dal secondo piano dove si trovano le testimonianze storiche antecedenti l’epoca romana.
Sala preistorica e preromana: La sala, in cui è documentata la presenza umana nel territorio braidese sin dal periodo neolitico, si pone come una sorta di prefazione alla narrazione della storia pollentina. Nella vetrina sono esposti un rasoio lunato di epoca etrusca, il calco di un’ascia bipenne in bronzo rinvenuta durante i lavori ottocenteschi di sterro presso il castello reale di Pollenzo e una spada in ferro ripiegata su se stessa a uso rituale. Si sta preparando un nuovo allestimento con ritrovamenti recenti nel territorio di Pollenzo.
Sala romana e salone degli stemmi: Attraverso testi e immagini si illustrano vari aspetti della vita quotidiana pollentina. Le necropoli, localizzate fuori dell’abitato (rio Laggera e Cascina Pedaggera), non sono state toccate dall’espansione degli insediamenti abitativi e produttivi e hanno perciò restituito la maggior parte dei materiali esposti.
Nella sala sono presentate due diverse tipologie funerarie: la sepoltura ad anfora segata, proveniente dalla necropoli della Pedaggera, documenta la consuetudine al riutilizzo di questi contenitori per deporvi le ceneri del defunto cremato e il suo corredo; le urne cinerarie in marmo attestano invece una tipologia funeraria più ricercata a testimonianza di una maggior agiatezza economica.
I reperti databili per la maggior parte tra il I e il II sec. d.C. sono suddivisi per tipologie. Troviamo dapprima gli oggetti in vetro, soprattutto balsamari che contenevano anticamente aromi, unguenti, cosmetici, medicamenti e profumi. Si tratta di oggetti comuni, prodotti localmente. Le bacchette ritorte in vetro verde-azzurro o blu erano invece usate probabilmente per mescolare gli unguenti. Di particolare interesse una coppa biansata in vetro trasparente verde chiaro, realizzata mediante soffiatura entro stampo, tecnica che consentiva di ottenere decorazioni a rilievo sulla superficie esterna. La coppa presenta un cartiglio entro cui il vetraio siriano Ennione ha impresso il suo nome in caratteri greci. In pasta vitrea bianca o nera sono alcune pedine da gioco, provenienti in genere da sepolture maschili e associate spesso a dadi di osso o avorio: testimoniano l’ampia diffusione della passione per il gioco, a cui sin dall’epoca repubblicana si era cercato invano di porre un freno e che era già molto diffusa nel mondo greco.
Sono presenti reperti in metallo: elementi di arredo, applicati come guarnizioni a cassetti, ante o cofanetti, chiavi, un’interessante serratura in bronzo. Le due campanelle (tintinnabula) di forma troncopiramidale venivano utilizzate non solo tra le pareti domestiche, ma anche in pubblico in occasione dell’apertura dei mercati o durante alcune cerimonie religiose. Assai prezioso è il set di strumenti chirurgici. Il gusto per gli ornamenti personali è documentato da anelli di bronzo, bracciali e fìbule. Sempre al mondo femminile rimanda un piccolo gruppo di manufatti in osso: le fusaiole, dischetti forati in cui veniva infilato il fuso per filare. Una vetrina è riservata alle lucerne: da quelle di età repubblicana, dal tipico becco a incudine, si arriva fino a quelle di epoca tarda, ornate con borchiette, motivi geometrici e vivaci figure.
Ricca la collezione di ceramica: da quella comune a quella più raffinata da mensa, comprendente la ceramica a pareti sottili e la cosiddetta terra sigillata. La prima tipologia, ottenuta grazie all’utilizzo di un impasto molto depurato, è esemplificata essenzialmente da vasi per bere. Fra la terra sigillata compaiono invece soprattutto piatti di diversa provenienza e datazione, decorati con motivi a rotella o semplici figurine applicate. I servizi da mensa di epoca romana erano composti da diversi pezzi di ceramica fine, ma anche di vetro e, quando il censo lo consentiva, di metallo pregiato. I recenti rinvenimenti nella necropoli monumentale di piazza Vittorio Emanuele a Pollenzo (vetri, anfore, lucerne, elementi lapidei) andranno ad arricchire un panorama già ampio di documenti della vita quotidiana di età romana, nei suoi molteplici aspetti, e delle vicende del centro antico fino all’Alto Medioevo.
Il percorso cronologico di visita prosegue nella sala riservata all’età tardo-antica, periodo di cambiamento dell’abitato romano di Pollentia. La lucerna fittile a forma di pesce documenta la diffusione della religione cristiana in quest’area. Analoga simbologia cristiana si riscontra anche in altre due lucerne, l’una decorata con due colombe affrontate, l’altra con un pavone. Il motivo della colomba, in questo caso raffigurata con un ramoscello nel becco, ritorna anche nell’ornamento di un frammento di lastra in marmo lavorata a bassorilievo.
Un esiguo numero di reperti documenta l’età medievale, epoca in cui ebbe origine l’abitato di Bra. Il frammento di lastra marmorea decorata con motivi geometrici fu rinvenuto durante alcuni lavori di scavo. I due leoni in arenaria furono invece acquistati da Euclide Milano nel 1917 dall’antiquario Giovanni Savanco. Provenienti dall’antica chiesa di Sant’Andrea, facevano parte di un portico romanico: sul dorso sono ancora chiaramente visibili le impronte circolari per l’alloggiamento delle colonnine. La protome leonina in pietra fu recuperata, insieme a un altro esemplare analogo, durante i lavori di ristrutturazione della scomparsa chiesa di San Giovanni Vecchio e donata al museo nel 1959.
Dalla stessa chiesa proviene anche il frammento di affresco gotico in cui è raffigurata Santa Lucia.
Infine lo stemma dei Visconti, scolpito a bassorilievo su una lastra di marmo murata fino alla metà degli anni Novanta in una casa nel centro storico di Bra, dimostra che la città entrò a far parte dei domini viscontei a partire dalla metà del XIV secolo.
Sala numismatica: La collezione di monete è formata da tre nuclei principali che coprono un arco cronologico amplissimo, che spazia dall’antichità fino al Regno d’Italia. Per quanto riguarda gli esemplari classici, è nota con certezza solo la provenienza di otto antoniniani, originariamente facenti parte del cosiddetto Tesoro di Demonte. Sono presenti esemplari che coprono l’intero arco della storia romana, dall’epoca repubblicana fino alla caduta dell’impero d’Occidente. Le monete medievali e moderne formano infine un complesso assai articolato in grado di fornire un esaustivo colpo d’occhio sulle principali zecche italiane.
I reperti lapidei e le epigrafi Al piano terra del museo sono stati sistemati i reperti lapidei di cospicue dimensioni: monumenti a carattere funerario e alcuni materiali di spoglio provenienti da edifici civili. Di particolare pregio è l’ara di Castricia Saturnina, rinvenuta ad Alba nel 1779 e in seguito trasferita nella tenuta reale di Pollenzo. Sul fianco destro è rappresenta una scena di sacrificio, mentre sul lato opposto si intuisce una figura femminile ritta sopra un podio all’interno di un tempio. Nella parte frontale, sotto l’iscrizione, due amorini sorreggono uno scudo rotondo con i busti della piccola Castricia Saturnina e del padre, Publio Castricio Saturnino, preside del collegio degli Augustali a Pollentia e Augusta Bagiennorum.
Il museo conserva inoltre un significativo gruppo di stele funerarie. Si segnala innanzitutto quella del merkator vinarius, importante testimonianza della presenza, già in epoca antica, di un’attività tuttora largamente praticata. La professione svolta dal purpurarius (tintore di stoffe) Quinto Vansidio Nasone ci riconduce invece alle fonti letterarie, che ricordano Pollentia a proposito della produzione delle lane nere. Infine una stele in arenaria, rinvenuta lungo la strada che collega Pollenzo a Cherasco, apparteneva a un liberto originario di Rieti, Tito Titio Felice. Nato probabilmente in condizione servile, fu poi acquistato da un ricco cittadino di Pollenzo e qui finalmente restituito alla condizione di uomo libero.
Il restante materiale epigrafico conservato nel museo esula dal contesto funerario. Un’epigrafe di ragguardevoli dimensioni, rinvenuta all’inizio del XIX secolo dall’architetto Carlo Randoni e appartenente a un tempio dedicato alla Vittoria, fu in seguito spezzata in diversi frammenti utilizzati come pavimentazione e quindi dispersi. Tre di essi tuttavia furono recuperati dal museo, dove tornarono nel 1934 e nel 1973. Un curioso blocco di marmo, rinvenuto nel sito del teatro, reca sullo spigolo tre nomi incisi. Si trattava probabilmente della parte superiore dello schienale di una gradinata con l’indicazione dei tre personaggi a cui erano riservati i posti a sedere.
Informazioni:
Ingresso da Via Parpera, 4 ; tel. 0172 423880 ; email: traversa@comune.bra.cn.it
Link:
http://www.palazzotraversa.it/
Bibliografia:
SAPELLI RAGNI M. (a cura di), Tesori del Piemonte. Il Piemonte degli scavi. Siti e musei di antichità, La Stampa, Torino 2004
FILIPPI F. (a cura di), Museo – Territorio. Guida alla sezione archeologica “Edoardo Mosca”, Bra, s.d.
BARELLI C., CRAVERO G. (a cura di), 2001, Il Museo Civico di archeologia, Storia e Arte di Palazzo Traversa a Bra, Guide ai Musei in Piemonte, 7, Regione Piemonte
CARITA’ G. (a cura di), 2004, Pollenzo. Una città romana per una “Real Villeggiatura” romantica.
Fonti:
Fotografie tratte dal sito del museo: www.palazzotraversa.it/
Data compilazione scheda:
04/09/2004 – aggiornam- luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Gianfranco Bongioanni e Mauro Marnetto – G. A. Torinese