Manta (CN): Chiesa di Santa Maria del Monastero

Storia del sito:
La chiesa, di proprietà comunale, fu il primo luogo di culto di Manta ed è uno dei più antichi monumenti cristiani del Piemonte sud-occidentale e le sue origini appaiono legate all’Abbazia di Pedona, oggi Borgo San Dalmazzo. Venne edificata con annesso un convento di monaci benedettini (da qui il nome di Santa Maria del Monastero) e le caratteristiche architettoniche consentono di collocare la costruzione negli ultimi decenni dell’XI secolo.
Nel 1483 venne aggregata alla Collegiata di Saluzzo e nel 1511 entrò a far parte della diocesi di Saluzzo su supplica di Margherita di Foix.
Il monastero fu distrutto per lasciare posto ad una fornace di mattoni, da molto tempo anch’essa scomparsa.
Nel XV secolo assunse il ruolo di cappella cimiteriale per le “ famiglie importanti“ del paese. A tal fine fu sopraelevato di circa 90 cm. il livello della pavimentazione originale. Conservò questa funzione per secoli e si può ancora notare una lapide del 1539.
Fu frequentata dalle genti di pianura fino al 1673, quando si aprì al culto l’attuale parrocchia di Santa Maria degli Angeli, mentre la popolazione della collina usava raccogliersi nella parrocchiale annessa al castello. (vedi scheda http://archeocarta.org/manta-cn-castello-e-chiesa-di-santa-maria-al-castello/)

Nel corso dei secoli, come testimoniano le relazioni di visite pastorali, venne assai trascurata. Solo nella seconda metà del 1700 si ebbe un rinnovato interesse per la chiesa, con il rifacimento della facciata, la costruzione del campanile, la copertura dell’abside centrale con una volta a spicchi, con la posa dell’altare che è un classico esempio del barocco saluzzese dell’epoca. Nel XIX secolo non venne praticamente più usata e subì un grave progressivo degrado. Nel corso della seconda guerra mondiale venne utilizzata come comando militare di artiglieria alpina e poi come presidio di truppe tedesche, infine come deposito e magazzino. In quegli anni si verificarono gravi danni alle pitture parietali.
A partire dagli anni 1970 ebbero inizio gli interventi di conservazione con un primo restauro degli affreschi, staccati per essere poi conservati, parte in Casa Cavassa a Saluzzo, parte alla Galleria Sabauda di Torino, sino al 2001.
Nel 1986 venne completamente rifatta la copertura lignea a capriate, poi si procedette al risanamento dell’abside centrale, alla sostituzione dei serramenti e al rifacimento del pavimento. Un’importante serie di lavori ha interessato nel 2006 e 2007 sia l’esterno che l’interno dell’edificio. Al suo interno sono stati ricollocati nella navatella destra, loro luogo di origine, gli affreschi strappati nel 1979.
Tranne quelli della parete sud, tutti gli altri affreschi sono stati oggetto di pulitura e restauro nei primi mesi del 2007. Anche l’abside centrale ed il relativo altare sono stati restaurati ripristinando l’effetto “trompe l’oeil”.

Descrizione del sito:
L’edificio ha oggi solo in parte conservato il suo aspetto originario. La facciata a capanna, rifatta nel 1760, è segnata da quattro lesene che la dividono in tre parti corrispondenti alle navate interne. Fortunatamente non hanno mai subito interventi le absidi esterne, segni inconfondibili della loro origine romanica.
L’interno si presenta nella forma classica della basilica a tre navate, spartite da quattro pilastri, coperte da armatura lignea e chiuse con absidi semicircolari. L’abside maggiore è illuminata da una coppia di monofore. Gli scavi del 1995 hanno portato alla luce sul fronte di un altare trecentesco una splendida Veronica, sovrastata dai volti della Vergine, di san Pietro e di San Paolo, molto ben conservata.

Gli splendidi affreschi sono attribuiti ad un anonimo artista che li realizzò verosimilmente intorno al 1430 con la collaborazione della sua bottega e che fu influenzato dall’anonimo Maestro della Manta che in quegli stessi anni affrescava il Salone Baronale del castello.
Gli affreschi che si trovano ora appoggiati alla parete della navatella destra raffigurano: san Nicola; san Leone Papa; La deposizione di Cristo nel sepolcro; san Biagio; L’Annunciazione.
Nel semicatino, purtroppo frammentaria, la Santa Trinità in mandorla con angeli che le fanno corona.
Ai due pilastri del lato sud sono appoggiati gli affreschi con le figure di san Giacomo e san Benedetto.
Vi è anche uno stemma: su sfondo bianco una pianticella verde sradicata, con piccole foglie e una banda rossa che attraversa il tutto. L’ipotesi più verosimile è che si tratti dell’insegna della famiglia Urtica di Verzuolo, vassalli dei marchesi, forse i committenti di questi affreschi.
L’affresco più vasto presente nella chiesa, che domina la parete sud per tutta la sua altezza, oggetto di un restauro conservativo e fissativo nel 1995, raffigura un Giudizio Universale, con Cristo giudice al centro della mandorla sostenuta da sei angeli. Ai cui lati sono la Madonna e San Giovanni. Nella zona inferiore la raffigurazione della città celeste con san Pietro che accoglie le anime dei salvati sulla porta di un edificio gotico. Solo poche tracce rimangono dell’Inferno perché la scena risulta in parte distrutta da un’apertura ad arco praticata successivamente ai dipinti.
Lungo la parete sono altre scene. Una, poco leggibile e di difficile interpretazione; l’altra il martirio di san Sebastiano. Un successivo riquadro ritrae san Fabiano, sant’Antonio abate e ancora un san Sebastiano rappresentato questa volta nelle vesti di un nobile cavaliere.
Nell’absidiola del lato nord vi è un’Annunciazione molto simile a quella che del santuario di San Leone sulla collina di Manta, datata 1422.
Sulla parete a sinistra san Benedetto e san Bernardino da Siena (1380-1444).

Informazioni:

Via Rivoira, 11/7



Links:

https://www.comune.manta.cn.it/archivio/pagine/Santa_Maria_del_Monastero.asp

https://www.chieseromaniche.it/Schede/538-Manta-Santa-Maria-del-Monastero.htm

Bibliografia:
Ponso, A., Guida ai Santuari Mariani del Saluzzese – Arte – Storia – Devozione, Gribaudo, Cavallermaggiore, 1992

Fonti:
Notizie dal sito del Comune. Immagini dai siti sopra indicati.

Data compilazione scheda:
14 gennaio 2022

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese