Caltignaga (NO) : Oratorio di San Salvatore
Storia del sito:
L’organizzazione pievana nella diocesi di Novara risale all’età Carolingia e culmina con gli episcopati franchi del IX secolo. Il territorio della Pieve di Dulzago agli inizi dell’XI secolo era delimitato a levante dal Ticino, a mezzogiorno dalla pieve di Novara e ad occidente da quella di Proh e comprendeva anche la chiesa di San Salvatore di Caltignaga. Secondo il Verzone l’edificio è databile all’ultimo quarto dell’XI secolo. La prima menzione esplicita della fondazione è del 1074. Nelle Consignationes del 1347 si viene a conoscenza che San Salvatore aveva un preposito e due chierici beneficiari. Nel 1476, venne affrescata da Giovanni De Campo e dalla sua bottega, artista operante nel novarese tra il 1440 ed il 1483.
Descrizione del sito:
L’oratorio, orientato secondo la tradizione con l’abside a levante, è ad aula unica. La pianta si presenta a forma trapezoidale molto accentuata (cm 654 e cm 512) conclusa da un catino absidale semicircolare. La facciata, senza decorazione, mantiene la forma a capanna su cui è stata ricavata una finestrella a croce posta immediatamente sotto la trave di colmo. La posizione di questa trave non proprio corretta dal punto di vista statico-costruttivo induce alla supposizione di un rilassamento nel tempo della copertura, del resto confermata all’interno dalla bassa controsoffittatura lignea, coprente parte degli affreschi dell’arco trionfale (Annunciazione). Questo intervento di rimaneggiamento della parte superiore delle pareti laterali ha comportato la demolizione di una probabile cornice con archetti.
La porta di ingresso presenta un architrave curvo di epoca secentesca che ha modificato la lunetta originale. Sotto la finestrella a croce, leggermente spostata a destra, è stata ricavata in epoca settecentesca una finestrella a profilo rettangolare. La muratura del fianco sud, scarsamente leggibile per gli strati di intonaco sovrapposti in epoche successive, si presenta liscia, senza lesene ed archetti, con una sola finestra cinquecentesca in origine contornata da una fascia di intonaco “fino” bianco. Questa finestra è stata ridotta successivamente nella parte inferiore. All’altezza del presbiterio una porzione di arco in mattoni ben disposti denuncia l’esistenza in origine di una porta, murata probabilmente nel XV secolo. Su questo fianco non si denotano tracce del campanile i cui ultimi resti crollarono tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Sul fianco settentrionale è ben visibile l’apparato murario costituito da materiale vario: ciottoli, frammenti di laterizio disposti disordinatamente su spessi strati di malta e alternati da corsi regolari di mattoni di reimpiego. Dalle parti di intonaco staccatesi dalla facciata si nota come la muratura di questa parete sia costituita da corsi orizzontali di mattoni alternati a strati di ciottoli disposti a spina di pesce anche questi annegati in spessi letti di malta.
L’abside, ampia e piuttosto tozza, presenta alla base un robusto basamento e la parte superiore è coronata da una serie di archetti pensili molto irregolari poggianti su rozze mensoline cuneiformi. Su questa parete in origine si aprivano tre monofore a doppio strombo con piano orizzontale e apertura architravante. Le due laterali sono ancora esistenti mentre la terza, posta al centro del catino absidale, è solo leggibile sotto l’intonaco esterno poiché la parte interna è stata murata intorno al 1476, in occasione della realizzazione del ciclo di affreschi.
L’interno dell’oratorio rispecchia la semplicità del suo impianto con l’abside preceduta da una breve volta a tronco di cono che si innesta su spalle leggermente divergenti in modo da creare un arco trionfale. Il livello del presbiterio è differenziato da un basso gradino.
Gli AFFRESCHI. Solo il primo riquadro sulla parete di sinistra, verso il presbiterio, in cui sono raffigurati la Madonna in trono con Bambino tra angeli e ai lati san Rocco e san Pietro, appare più tardo e di mano diversa.
Il ciclo del De Campo inizia sulla stessa parete con un san Francesco che riceve le stigmate (l’iconografia è riconducibile a quella proposta da Giotto nella cappella dei Bardi nella chiesa di Santa Croce). Conclude la parete il riquadro con san Biagio vescovo.
Ai lati dell’arco trionfale, nella collocazione tradizionale, è raffigurata l’Annunciazione: a sinistra l’Arcangelo Gabriele, a destra la Vergine, purtroppo molto danneggiati. Nell’intradosso dell’arco, a partire dalla base di sinistra, è dipinta una Madonna in trono con Bambino dove la ricchezza decorativa delle vesti e del trono ricordano i modi dello stile cortese. Segue una sequenza di eleganti edicole trilobate di colore rosso mattone ove sono collocati a mezzo busto, su un fondo azzurro, Re Davide, i quattro Dottori della Chiesa (san Girolamo, san Gregorio Magno con la colomba sulla spalla, sant’Ambrogio con il flagello, sant’Agostino) ed infine il profeta Isaia.
Nel catino è rappresentata la maestà di Cristo come Lux mundi. Nell’elegante contorno della mandorla, realizzata con i colori dell’arcobaleno, compaiono quattro medaglioni con il monogramma di Cristo nella formulazione grafica divulgata da Bernardino da Siena. Sul lato di sinistra della mandorla è posto sant’Andrea che regge la croce e, davanti al santo, un offerente e degli storpi, mentre a destra è raffigurato san Pietro con poveri e derelitti. Il registro sottostante si apre con san Giovanni Battista; segue la figura di santa Caterina d’Alessandria. Nel riquadro successivo è dipinto san Dionigi, Vescovo di Milano. Il santo reca le insegne episcopali e davanti a lui si intravede una figura molto danneggiata e pertanto non identificabile. Segue san Nazzaro raffigurato come un giovane con la spada ed eleganti abiti di corte secondo il modulo tardo gotico. Al centro dell’emiciclo una suggestiva Deposizione di impostazione arcaica. Il riquadro a destra della deposizione comprende i santi Secondo e Gerolamo. Gli ultimi due riquadri rappresentano ancora santa Caterina d’Alessandria con un offerente. Conclude il ciclo pittorico del catino absidale il dipinto della Madonna con Bambino e sant’Anna; di questa opera molto danneggiata restano solo i tre volti, mentre la parte sottostante è andata perduta.
L’altare in muratura era a sua volta affrescato e presentava in origine un Cristo in pietà successivamente coperto da una decorazione del tipo a tappezzeria. Sulla mensa è collocata un interessante dorsale su cui figurano una Crocifissione tra i santi Bartolomeo e Bernardino da Siena a sinistra e san Francesco d’Assisi e san Zeno a destra.
Informazioni:
All’interno al Cimitero di Caltignaga. Parrocchia, tel. 0321 652858
Link:
http://www.comune.caltignaga.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=976
http://www.provincia.novara.it/Editoria/EditoriaDoc/oratori/caltignaga.htm
Bibliografia:
M.R. FAGNONI (a cura di), Alla scoperta di antichi Oratori campestri, Provincia di Novara, Novara. 2003
F. PORTALUPPI, San Salvatore di Caltignaga, Università degli Studi, Pavia, Facoltà di Ingegneria, 1998
P. VERZONE, L’architettura romanica nel novarese, Tip. Cattaneo, Novara, 1935-1936
Fonti:
Notizie e fotografie dai due siti sopra indicati.
Altre fotografie da novartestoria.wordpress.com
Data compilazione scheda:
14/1/2007 – aggiornam. marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese