Bellinzago (NO) : Badia di Dulzago e chiesa di San Giulio
Storia del sito:
L’ABBAZIA O BADIA, fondata dai canonici regolari agostiniani nei primi anni del XII secolo, svolse funzioni spirituali nei confronti delle popolazioni contadine dei centri circostanti durante l’età medioevale. Nel corso del Duecento i canonici tentarono di costituire una piccola congregazione e sottoposero alla loro autorità le chiese di Santa Maria di Linduno e di Sant’Alessandro di Besozzo. Allo scorcio del Medioevo il centro religioso fu affidato all’abate commendatario Leonardo Sforza che soppresse la comunità canonicale e trasformò la Badia in una ricca e fertile cascina agricola che ospitò le famiglie dei massari che lavoravano le antiche terre canonicali. Il chiostro fu trasformato in casa di abitazione dell’amministratore e la chiesa fu officiata da un parroco nominato dagli abati commendatari.
Le soppressioni napoleoniche abolirono la commenda e il complesso con tutte le terre fu confiscato dallo stato Francese e venduto alla famiglia francese Reynier e in seguito da questi ai Borromeo Arese, che diffusero la coltivazione del riso sui beni badiali. Dopo la prima guerra mondiale la proprietà della Badia fu ceduta dalla famiglia Borromeo e divisa in quote.
La CHIESA DI SAN GIULIO è il nucleo vitale della badia: eretta nel secolo XII, venne consacrata dal vescovo di Novara Litifredo. Gli interventi maggiori sulle strutture della chiesa vennero effettuati in età barocca, durante il XVII e il XVIII secolo e oggi rendono faticosa la lettura delle parti architettoniche più antiche. La facciata romanica della chiesa fu rifatta nella seconda metà del Settecento, quando venne innalzata a nord dell’edificio la torre campanaria (1755-56) per sostituire il piccolo campanile posto sul tiburio. All’inizio del XVIII secolo venne rimosso il pavimento originale poiché furono realizzati tre sepolcreti ancora esistenti. Il primo intervento venne fatto sulla navata laterale sinistra. Fu demolita la seconda campata per edificare una cappella dedicata a Sant’Antonio di Padova; lo stesso venne fatto per la campata laterale di destra con la cappella dedicata alla Beata Vergine del Rosario. Le due cappelle vennero affrescate e ornate di stucchi. Attorno al 1736 vennero anche eseguiti gli affreschi che decorano le volte della prima e seconda campata della navata maggiore.
Oggi la piccola comunità ancora residente nelle strutture della Badia, costituitasi in Associazione, intende salvaguardare e valorizzare il monumento.
Descrizione del sito:
Nel COMPLESSO ABBAZIALE si entra da sud: un rustico acciottolato conduce alla chiesa, attraverso una successione di archi, a loro volta elementi di comunicazione tra il cortile delle vecchie scuderie e la corte del pozzo, detta anche dei Conversi. Molte parti della badia risultano purtroppo degradate, come i palazzotti del ‘400 e del ‘500, le stalle e il chiostro.
La CHIESA DI SAN GIULIO. La facciata, restaurata in anni recenti, in origine doveva presentare un profilo a capanna, come sembrerebbe confermato dall’andamento degli archetti pensili di cui si conservano tracce nella parte centrale del prospetto. Sovralzata poi nella parte centrale con timpano a cornici modanate, presenta ora un profilo a salienti. La parte inferiore è organizzata con tre portali ad arco a tutto sesto, di cui i due laterali ciechi (ma aperti nelle lunette). Le forme romaniche dell’edificio sono visibili sul lato settentrionale, soprattutto nella linea dei nove archetti pensili dell’ultima campata, sottostanti al tiburio, con mensoline in cotto a varie modanature, inseriti in un paramento di mattoni regolari. Sotto questa decorazione riprende la muratura di corsi di mattoni e ciottoli disposti a spina di pesce resi regolari da solchi tracciati a cazzuola in senso orizzontale e obliquo sui letti di malta. Addossato alla parte inferiore di questo stesso muro sorge il vano della sacrestia, di mattoni in origine intonacati. Il fianco sud della chiesa è quasi completamente coperto da corpi di fabbrica addossati: alcuni archetti pensili sono però ancora visibili all’interno di un locale del primo piano.
La parte posteriore della chiesa è quella più integra poiché nel corso degli anni non è stata manomessa. Possono essere individuate tre ABSIDI semicircolari; a esse è sovrapposto il tiburio. All’interno della chiesa esisteva una porta che comunicava con la casa dell’abate, chiusa però nel XVII secolo. Le absidi presentano un pronunciato basamento in mattoni da cui partono le lesene collegate superiormente da coppie di archetti. L’abside maggiore doveva presentare originariamente tre feritoie a doppio strombo, di cui quella centrale fu eliminata per aprire un’ampia finestra semicircolare, distruggendo così una buona parte di affresco. La copertura è costituita da lastre di beola in spacco.
Il tiburio, a pianta quadrata, è probabilmente il primo rilevante intervento aggiuntivo alla struttura romanica; sopra di esso esisteva un piccolo campanile; sul lato orientale, sotto una decorazione romboidale, si aprono due monofore, che campeggiano su una muratura molto regolare, eseguita con mattoni di accurata fattura, legati con sottili strati di malta.
All’interno, la chiesa di San Giulio presenta nella prima campata una volta a crociera non nervata, nella seconda campata una volta a crociera con costoloni a sezione quadrata, assai massicci. La terza campata ha una volta ormai gotica, eretta in un secondo tempo (XIII secolo) e poggiante sui sostegni originali. Questi sono costituiti da pilastri in cotto a sezione frazionata, destinata a servire contemporaneamente l’originaria suddivisione della navata maggiore in tre campate e quelle delle volte a botte delle navate minori. La prima campata centrale è collegata a quella laterale mediante coppia di archi a tutto sesto poggianti su colonne in mattoni di diverso spessore: la colonna di sinistra presenta un basamento la cui forma originaria è illeggibile perché scalpellata e un capitello cubico molto ribassato; quella di destra ha un capitello ancora più ribassato con una modanatura a cavetto e uno pseudo-ovolo agli spigoli. Questi archi, ora presenti solo nella prima campata, probabilmente esistevano anche in quella successiva: sono stati demoliti in epoche diverse durante i lavori per la costruzione del tiburio e delle due cappelle.
Gli AFFRESCHI più antichi presenti nella chiesa sono databili tra il 1132 e il 1151. Alcuni di questi affreschi sono stati trovati sulla parete ovest del tiburio sopra il presbiterio e raffigurano Angeli e Apostoli. Altri frammenti di affreschi romanici sono stati trovati in varie parti della chiesa; ciò fa supporre che tutto l’interno fosse affrescato in epoca romanica, con decorazioni riconducibili alla cultura lombarda. L’edificio venne però continuamente aggiornato nelle decorazioni, perché sulla parete perimetrale della navata destra sono raffigurati San Rocco, opera di un pittore operante anche in San Giulio d’Orta alla fine del XV secolo e Sant’Agata, San Sebastiano e Santa Marta, figure databili tra la fine del secolo XV e l’inizio del XVI secolo.
Descrizione dei ritrovamenti:
Nel cortile delle vecchie scuderie si trova un SARCOFAGO DI EPOCA ROMANA, adibito ad abbeveratoio; ad esso sono addossati due pilastri reggenti il porticato antistante le stalle e le scuderie. Ulteriori notizie su: www.badiadidulzago.it
Informazioni:
Frazione Badia di Dulzago – Strada Provinciale n.102 Sologno – Bellinzago Novarese al Km. 3 . Tel 0321 985469; e-mail: info@badiadidulzago.it
Links:
http://www.badiadidulzago.it
http://www.comune.bellinzago.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=19589
wikipedia
Bibliografia:
G.M. Gavinelli, Dulzago e la Badia di San Giulio, Novara, 1980
AA.VV., Guida alla visita della Badia di Dulzago, Associazione “Comunità della Badia di Dulzago” NO, 1991, ristampa 2002
Fonti:
Foto in altro da www.tripadvisor.it
Foto 2, in basso, da www.badiadidulzago.it Foto 3 archivio GAT
Data compilazione scheda:
20/12/2006 – aggiorn. 2012 e marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese